Nestalienia
La sposa sirena
Molti
secoli fa, Marina era un mondo come un altro; la gente viveva pacifica sulle
isole, c’erano scuole, edifici e, soprattutto, c’erano le donne e gli uomini.
Tuttavia,
l’intensa attività industriale legata all’energia nucleare portò la popolazione
a mutare. Dapprima si trattava solo di mutazioni secondarie: i neonati
nascevano con colori di occhi, capelli e pelle insoliti – per esempio azzurri,
rosa e viola – ma mantenevano immutate le loro caratteristiche fisiche; col
tempo, soprattutto nella popolazione che abitava più vicino all’isola centrale,
Chrisma, le mutazioni si fecero più marcate: i bambini cominciarono a nascere
con organi genitali ambigui, o con malformazioni embrionali. Alcuni stadi dello
sviluppo prenatale sembravano bloccarsi alle prime fasi, rendendo i feti più
simili agli anfibi che agli esseri umani; alcuni bambini nacquero con branchie
sviluppate, altri con mani e piedi palmati; altri ancora presentarono
malformazioni ancora più marcate, come lo sviluppo degli arti inferiori uniti
da una sottile membrana cutanea coperta di scaglie, simile a una coda di pesce.
Nel
corso dei secoli, l’aumento della radioattività influì sullo sviluppo della
civiltà. Dopo l’esplosione della grande centrale di Chrisma, gli elementi
mutogeni si divisero in due grandi razze e civiltà: gli esseri umani e le
sirene, che tutt’oggi abitano Marina.
Gli
umani, discendenti della razza primordiale del pianeta, sono considerati
universalmente come “maschi”, sebbene il loro apparato riproduttivo si avvicini
a forme di ermafroditismo più o meno marcate a seconda dell’isola abitata e
della sua vicinanza a Chrisma. Ciò nonostante, la loro società non differisce molto
da quella dei progenitori: l’istruzione viene trasmessa in seno alla famiglia,
visto che le scuole rimaste risiedono solo a Chrisma e muoversi per mare per
lunghi periodi è sconsigliato anche ai marinai più intrepidi. La principale
fonte di reddito e d’alimentazione viene dalla pesca e dalla coltura delle
differenti specie di palme presenti sulle isole.
Le
sirene, specie esclusivamente femminile, si è evoluta dalle discendenti delle
donne mutate in forme anfibie; vivono nei mari attorno alle isole, in città
sottomarine governate da piccole monarchie che fanno capi alla Regina,
residente nella capitale marina vicino Chrisma.
Come
i pesci, depongono le uova, ma come le tartarughe la deposizione avviene sulla
spiaggia, in quanto la sabbia fornisce il calore necessario alla schiusa e i
cuccioli nascono privi di branchie. Dalle uova possono nascere sia individui
maschili, che femminili, ma solo quest’ultime sviluppano la coda e raggiungono
la madre nel mare. I bambini maschi, se non cambiano sesso entro due giorni
dalla schiusa, restano sulla spiaggia e vengono accolti dalla comunità umana
come semi divinità, in quanto non presentano caratteristiche ermafrodite e
possiedono colorazioni atipiche, più simili a quelle ereditate dalla madre che
dal genitore paterno.
La
comunità delle sirene è soggetta a svariate leggi che limitano la loro libertà
personale, come il non poter restare con un umano per più di tre mesi, o il divieto
di innamorarsi di essi. Questo causa molti problemi alle sirene che subiscono
il mal d’amore; difatti, se esse scelgono di restare con l’umano,
verranno bandite dalla comunità e non potranno più avvicinarsi all’acqua. In
caso contrario, moriranno di solitudine. A prescindere dal caso, qualsiasi
sirena si accorga di provare sentimenti forti per un umano, finirà col
prediligere il suicidio alla sofferenza.
Sono
per lo più creature anfibie; prediligono la vita sottomarina, ma possono uscire
in superficie e rimuovere la propria coda per camminare sulla terra. Entro i
suoi primi dieci anni di vita, la sirena sceglie l’umano con cui accoppiarsi –
a differenza di questi, infatti, non sono fertili tra membri della stessa
specie – e lascia trovare la sua coda in un posto a lui visibile. L’umano che
la raccoglie, riceve entro due giorni la visita della sirena che giungerà a
rivendicare la propria coda.
Terminata
questa cerimonia, la sirena tornerà nel mare e si ripresenterà all’umano nel
momento in cui questo raggiungerà la maturità sessuale per accoppiarsi e
mettere al mondo le proprie uova. Non è raro che l’umano venga scelto, infatti,
quando è ancora bambino.
Nella
comunità umana, ha preso piede una teocrazia, con al centro del culto il popolo
delle sirene, viste dalla maggior parte della popolazione come vere e proprie
divinità. Tale culto nega totalmente gli effetti della radioattività e la parte
che essa ha giocato nello sviluppo delle due società presenti a Marina. Alle
Sirene vengono annualmente lasciate offerte per assicurarsi una tranquilla
navigazione e una pesca prospera, mentre ogni quarant’anni, alcuni gruppi di
Sirene salgono in superficie lasciando le loro code appese su appositi tralicci,
per partecipare alla Cerimonia dello sposalizio col mare (o Nestaliena,
la sposa sirena, nella popolazione marittima, dal nome della prima sirena
che praticò con nove sorelle questa pratica per la prima volta). Durante la
cerimonia, le sirene e gli umani si accoppiano per generare nuove figlie e
figli del mare.
La
storia che vi voglio raccontare, però, non è quella del nostro mondo, ma quella
che mi è stata tramandata da mio padre; una storia che ha il sapore di
leggenda, acre come la salsedine, dolce come il riverbero delle onde sulla
battigia.
Questa
è la storia dell’unico figlio delle sirene nato con la coda e dell’uomo che la
raccolse per errore.
È
la storia di mio zio tritone Itachi e del suo mal d’amore per l’umano Shisui.
N/A:
a
me piacerebbe scrivere one shot, ma a quanto pare la mia testa si ribella.
Quindi eccomi qui con una mini-long di non so quanti capitoli (spero di
rimanere su un massimo di 5) su ciò che detesto di più: le sirene e il mare.
Però
è per una persona che, anche se non conosco di persona, ha contribuito a
portare un po’ di gioia in una giornata speciale, oltre che rendere felice
giorno per giorno un’altra brutta personcina a cui temo di essermi affezionato,
quindi si merita tanto ShiIta e tante storie per il suo compleanno.
Quindi,
Kyuukai, accetta questo piccolo regalo da parte mia. Non sarà il
massimo, ma spero che possa ricambiare anche solo in piccola parte la felicità
che tu hai dato a noi.