Eccomi
ancora qui con la mia seconda one-shot...spero che la prima sia
piaciuta....
Devo
assolutamente
ringraziare Uchia-chan, la prima che ha commentato "Quando puoi vivere
per sempre, per cosa vivi davvero?"...grazie mille!!!
Spero che
altri commenteranno...
Anime
legate
Filadelfia,
1948
“Ma
dove diavolo si è cacciato?”
“Aspetta
qualcuno signorina?”
“Uh…sì,
il mio fidanzato!”
L’uomo
che mi si era
avvicinato se ne andò all’istante; per sua
fortuna,
perché quel giorno stavo per esaurire la mia dose di
pazienza
quotidiana.
Lo stavo
aspettando da sempre: anni prima, avevo avuto una visione fugace di lui.
Era in qualche
sotterraneo, non so di quale città, insieme ad una donna che
lui chiamava Maria.
Sapevo che ci
saremmo incontrati: era scritto nel nostro destino.
Ero arrivata a
Filadelfia
una settimana prima e subito avevo visto il futuro: io che lo aspettavo
in una bettola semideserta, mentre fuori infuriava la tormenta.
E
così, ogni mattina
guardavo speranzosa il cielo che ogni giorno si faceva sempre
più plumbeo: qualche fiocco di neve misto ad acqua aveva
cominciato a scendere già la sera prima, ma sapevo per certo
che
la vera tempesta sarebbe arrivata solo l’indomani.
E adesso eccomi
qui.
“Dannazione,
ma dove sei?”
Non era da me
usare un simile linguaggio, ma ero troppo impaziente di conoscerlo.
Una folata di
vento e un fiocco di neve che si posò sulla mia mano mi
fecero girare verso l’entrata.
E lui era
lì.
Alto, con i
capelli color miele e gli occhi quasi neri…un momento:
“Occhi neri?
Ma avrà mangiato?”
Saltai
letteralmente
giù dallo sgabello vicino al bancone su cui ero seduta;
erano
passati meno di 5 secondi da quando Lui era entrato.
Gli andai
incontro con un
sorriso a 32 denti stampato in faccia: se il mio cuore avesse potuto
battere ancora, probabilmente a quel punto avrebbe battuto tanto forte
che tutto il locale si sarebbe girato.
“Perché ringhia?”
mi guardava confuso: forse pensava che volessi attaccarlo…
“Mi
hai fatto
aspettare parecchio!” lo apostrofai, divertita dalla sua
faccia:
era piuttosto sconvolto, ma si riprese subito.
Da bravo
gentiluomo del sud
qual’era chinò la testa verso di me e con voce
contrita
mormorò: “Mi dispiace, signorina”.
“Alice”
non
potei fare a meno di correggerlo; lui ripeté la scena di
qualche
attimo prima, usando il mio nome.
Lo presi per
mano e, insieme, uscimmo da quella bettola maleodorante.
Fuori, la
tormenta
imperversava ancora e il nevischio si era trasformato in raffiche di
gelidi fiocchi bianchi: “Meglio così!”
con quel
tempaccio non avremmo trovato umani in giro.
Nel breve
tragitto che ci
portò all’hotel dove alloggiavo, la mia mente era
invasa
da mille pensieri che nulla avevano a che fare con il futuro.
“Ma
lo sai che sono anni che ti aspetto? Non si fa aspettare
così tanto la gente, Jasper!”
“Mi
dispiace ancora, Alice…un momento, come fai a sapere il mio
nome?”
“Dio, che
palle!” si era messo di nuovo sulla
difensiva… “Di
questo passo mi ci vorrà un’eternità a
spiegarli
tutto!”
"Ascolta...non
posso certo
spiegarti tutto nel mezzo della hall, quindi hai due
possibilità: o ti fidi di me e ti spiego tutto, o te ne puoi
andare!" ero un pochino alterata, ma sperai che la curiosità
che
percepivo in lui lo facesse restare.
"Umpf! Ok,
vengo!" mai fui più contenta di sentirlo parlare.
In fondo lo
sapevo: questa
storia lo incuriosiva più di quanto dasse a vedere; infatti,
appena arrivammo in camera, mi subissò di domande. Lo
lasciai
andare avanti, prendendo mentalmente nota di tutto quello che mi
domandava.
Lo bloccai alla
trentesima
domanda: "Mi hai appena fatto 30 domande tutte assieme. Se ti aspetti
anche una risposta, forse ti conviene lasciare parlare anche me!".
Mi acciambellai
sul
sofà, mentre Jasper continuava a restare in piedi di fronte
a
me, guardingo, come se da un momento all'altro io potessi attaccarlo:
"Che scemo!"
"Guarda che non
ho nessuna intenzione di attaccarti, quindi puoi anche rilassarti!"
Puntò
su di me i suoi
occhi, ormai neri come l'onice, ma non mi preoccupai: nella mia visione
era apparso chiaramente il suo potere, quindi mi rilassai e lasciai che
"assaggiasse" l'atmosfera circostante.
Sembrò
soddisfatto
perchè si sedette sulla poltrona di fronte a me, invitandomi
con
un gesto a parlare: "Allora...io sono Alice e posso vedere nel
futuro...ti spiego meglio: io vedo le decisioni delle persone e quello
a cui queste decisioni portano...cambia la decisione, cambia il futuro!
E' un lavoraccio!" terminai con una mezza linguaccia.
"Uhm...da
questo deduco che tu mi abbia visto arrivare...quello che non capisco
è perchè?"
Probabilmente
lo guardai scioccata, perchè fece un mezzo sorriso: "Incoraggiante!"
"Perchè
ho deciso di
aspettarti? Semplice: sapevo che tu eri stato creato per me!" la faccia
che fece avrebbe meritato una fotografia formato gigante: in termini
umani si potrebbe tradurre con mascella che tocca i piedi ed occhi
fuori dalle orbite...un vero spasso!!
"C...cosa?"
dovetti
trattenermi per non scoppiare a ridergli in faccia; invece mi alzai e
andai ad accoccolarmi tra le sue braccia...mi guardò come se
mi
fosse appena spuntata una seconda testa: "Certo che è proprio
ostinato...sarebbe più semplice se la smettesse di restare
sulla
difensiva!"
"Deduco che tu
non gradisca la cosa...se è così..." feci l'atto
di alzarmi, ma come mi aspettavo (è utile saper
leggere nel futuro! :-P ndAlice)
mi cinse la vita con le braccia tirandomi a sè:
"Uhm...spiegami
un po' sta cosa...non che mi dispiaccia avere un folletto tanto carino
che mi aspetta..." e mi fece il suo primo vero sorriso.
Ne rimasi
estasiata: se
fossi stata ancora umana, sarei arrossita per l'emozione
perchè
era la cosa più bella che avessi mai visto: "Bisogna che non lo
faccia in pubblico, altrimenti dovrò cacciare sgallettate a
palate!".
"Ehi...tutto
bene? Alice?" mi guardò leggermente preoccupato: "Eh?"
"Tutto bene?
Qualcosa non
va?" anche se cercava di mantenersi distaccato, cominciavo a notare un
accenno di interesse nei miei confronti: "Che sia la volta buona che si
scongela?"
"Ah,
sì, sì
tutto ok!" e gli rivolsi uno dei miei sorrisi più
smaglianti:
"Se non mi sbaglio volevi che ti spiegassi la mia frase di prima..."
sviai il discorso in corner: non era il caso di fargli sapere che i
suoi sorrisi avevano un effetto tanto deleterio su di me.
"In
effetti...mi hai messo KO...ma mi pare che tu ti diverta a sconvolgere
le persone, o no?" mi chiese, facendomi l'occhiolino.
"Nooo, ma cosa
mai te l'ha
fatto pensare? Comunque...quello che ti ho detto prima significava
più o meno: ho avuto una visione di me e te e in quella
visione
tu eri il mio compagno!".
"E poi dici che
non ti piace
sconvolgere la gente?" fece una faccia talmente buffa che non potei non
scoppiare a ridere; mi guardò un attimo e si unì
anche
lui alla risata.
Quando
riprendemmo fiato -
metaforicamente si intende - continuò: "Beh...devo ammettere
che
è stato leggermente shockante entrare in quella bettola e
vedere
te che mi venivi incontro come se ci fossimo visti soltanto il giorno
prima, però..." fissò i suoi occhi dritti nei
miei:
"Però, magari ti sembrerà strano, ma anch'io
sentivo che
prima mi mancava qualcosa e da quando ti ho vista quel vuoto si
è riempito".
Beh...dopo una
frase così secondo voi non si meritava un bacio? E chi ero
io per essere tanto cattiva da non darglielo?
Dopo questa
piccola parentesi che non racconterò (esiste la privacy!
ndAlice&Jasper), Jasper mi sorprese con un'altra
domanda: "Perchè i tuoi occhi non sono rossi?".
Povero caro,
lui aveva
conosciuto solo vampiri che si nutrivano di umani: "Ma quanto è
carinoooo!" la mia mente tendeva e tende tutt'ora a
divagare quando lo
guardo: "Non sono rossi per il semplice fatto che io non mi nutro di
sangue umano, ma animale e questo fa sì che i miei occhi
siano
color topazio! Non sono di tuo gradimento?".
"Veramente
è tutto di
mio gradimento...solo...come fai a resistere agli umani?" sembrava
confuso e in effetti in due secondi netti avevo smantellato tutto
quello che credeva di sapere.
"La ragione
domina gli istinti...me l'ha insegnato un altro vampiro. Sai...lui ha
una famiglia e una casa."
"Una casa?
Stabile?" era sempre più sconcertato il mio tesoro.
"Certo...se
vuoi ci andiamo
assieme...vuoi?" lo guardai speranzosa, facendo anche gli occhioni un
po' da cucciolo: "Non
che serva, ma non si sa mai...".
"Con te anche
in capo al mondo!".
Forks, oggi
E' da quel
giorno che io e
Jasper siamo assieme. Con lui non ho bisogno di nient'altro e per lui
è lo stesso: ci completiamo a vicenda, anche se a volte mi
dice
che sono un piccolo mostriciattolo dispettoso.
Alla fine
abbiamo trovato la
famiglia di cui gli parlai quel giorno ed ora ne facciamo parte: una
grande famiglia di 7 vampiri ed un'umana...beh, ancora per poco umana!
Ma questa
è un'altra storia.
Bene...sono
arrivata alla fine anche di questa...mi piace esplorare i
"vuoti" che la Meyer ha lasciato nei suoi libri, quindi aspettatevi
altre storie di questo genere...o magari potrei mandare tutta la
famiglia Cullen da uno strizzacervelli e vedere cosa ne viene
fuori...hihihi
Beh...che
altro dire...commenti, commenti e ancora commenti!!
See you soon
XXX
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