Questa flashfiction partecipa alla challenge
#26promptchallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart
#26promptschallenge
#7/26CURA
/cù·ra/
sostantivo femminile
1.
Il complesso dei mezzi terapeutici e delle
prescrizioni mediche relative a determinate malattie o condizioni
fisiche; terapia.
2.
L'opera prestata dal medico o altra persona per
guarire un ammalato.
Titolo opera:
Tu non sei malato
Fandom:
Saint Seiya
Ship:
Aspros/Deuteros
Parole:
455
Tags:
#cura #rimediare #fratelli #vita #morte #colpa #resurrezione #amore
Warning:
*****
Una cura non c'era. Una cura per farlo tornare com'era da
bambino,
con l'animo puro e altruista, prima che qualcosa in lui si rompesse e
iniziasse a meditare la sua rivolta, non esistava. O forse, all'uomo
non era concesso averla.
Deuteros lo strinse forte fra le braccia. Lo
aveva deluso. Quello
sguardo di sfida che gli aveva lanciato nei suoi ultimi attimi di vita,
era stata la più fatale delle accuse. Lo aveva tradito, nel
modo
peggiore che potesse esistere; si era rivoltato contro di lui e aveva
decretato la sua fine. Ogni cosa di buono che aveva fatto Aspros nella
sua vita era stata cancellata.
Perché era dovuto andare in quel modo?
Pulirgli il viso dal sangue era l'unica cosa che
poteva fare per
lui. L'ultima premura di un fratello verso un fratello, prima di
trasformarsi nel demone che tutti credevano fosse.
«Ora, l'armatura di Gemini
è tua», disse Sage,
raccogliendo da terra l'elmo dai due volti e accarezzandolo con sguardo
addolorato.
Il vecchio guerriero comprendeva molto bene la
sofferenza di quei
due fratelli sfortunati, poiché lui stesso aveva un fratello
gemello. Ma il fato era stato benevolo con loro, facendoli nascere
sotto il segno del Cancro; aveva dato loro la possibiltà di
vivere entrambi nella luce e di lottare fianco a fianco per Athena.
Ma Gemini...
Gemini era un segno maledetto e Deuteros, con la
sua pelle scura,
incarnava tutto ciò di cui la gente di quel tempo aveva
paura.
Il giovane reietto tratteneva le lacrime. Quelle
lacrime che
sarebbero state la prova della sua umanità, a dispetto di
quanto
credeva la gente. Quelle lacrime che avrebbero lavato via la colpa dal
viso del suo amato fratello.
Non c'erano lacrime che solcavano il suo viso,
poiché al
demone non si addicevano. Non doveva cancellare nessuna colpa del
fratello, perché quella colpa l'aveva sempre portata lui su
di
sé. Perché se lui non fosse mai esistito, Aspros
sarebbe
stato il più retto e giusto, un vero paladino di Athena.
Invece,
Deuteros il secondo, Deuteros la copia, aveva portato la maledizione su
Aspros la luce.
«Questa armatura appartiene a mio
fratello. Io non ne sono
ancora degno», rispose al Grande Sacerdote.
«Diventerò più forte. Abbastanza da
poterla portare
fino al momento di restituarla al legittimo proprietario.»
E poi... poi avrebbe posto rimedio a tutto.
Si alzò e uscì dalla sala
del trono, portando fra le
braccia il corpo inerme del gemello avvolto in un sudario cremisi.
Nelle sue orecchie risuonava ancora la minaccia pronunciata da Aspros
con il suo ultimo alito di vita. La promessa che sarebbe tornato a
rivendicare ciò che spettava a lui.
Una cura esisteva. Deuteros la conosceva e
sapeva anche quando
sarebbe stata necessaria. E avrebbe lenito le sofferenze di entrambi.
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