Just a Night
“Che ragazza carina, vero padre?”
Schivare, preparare il colpo, attaccare.
Schivare, preparare il colpo, attaccare.
Neji Hyuuga smorzava l’aria con i pugni, ritmicamente, durante l’allenamento.
Un calcio, una rotazione, un pugno, un altro calcio.
Era sfinito, l’allenamento durava da più di due ore oramai, ma il padre sembrava non averne abbastanza.
L’aveva lasciato lì, solo; senza pensare che il bambino stava a malapena in piedi, respirava a fatica ed era zuppo di sudore.
Sebbene sentì le gambe cedere, non si fermò, anzi, intensificò ancora di più la potenza e la violenza dei suoi colpi.
Sentì un cigolare, si voltò di scatto, il padre era tornato.
Quando, però, attivò il Byakugan e scrutò l’ambiente circostante, disse.
-Hinata-sama.-
Prima che la bambina uscisse allo scoperto, Neji si legò nuovamente la fascia sulla fronte, non doveva vedere il Sigillo Maledetto.
-Neji-kun…d-disturbo?- sussurrò in modo impercettibile lei, avvicinandosi.
Il bambino ansimava ancora dalla fatica, cercò di far tornare normale il battito cardiaco, a stento.
-No, affatto. Vuole allenarsi con me, Hinata-sama?- chiese gentilmente Neji, indicando la palestra.
La bambina annuì, timidamente.
Hinata attivò il Byakugan e iniziò a far vedere ciò che sapeva fare, Neji la guardava, cercando i punti deboli e facendole notare come migliorare.
-Sì, così.-
-Grazie, Neji-kun.- rispose lei, non guardandolo in volto.
La fece fermare per recuperare fiato, qualcun altro entrò nella palestra.
-Hiashi-sama.- disse Neji, rispettoso.
L’uomo non rispose, ma fissò i due bambini, con il suo volto inscrutabile.
-Scusi, ma dov’è mio padre, Hiashi-sama?- chiese Neji, notando la sua assenza.
***
-Perché non mi parli più…Neji-kun?- sussurrò triste Hinata.
Da quando il padre di Neji era morto, il bambino era diventato sempre più freddo e distante.
Non assisteva più agli allenamenti della bambina, non le rivolgeva più la parola, se non in tono ossequioso.
Hinata, però, aveva notato lo sguardo che le rivolgeva ogni volta, accusatore e perfido.
Riteneva che lei fosse la causa della morte di Hizashi.
Era riuscita, quella sera, a fermarlo, prima di andare a dormire.
-Hinata-sama, non capisco a cosa si riferisca.- aveva risposto lui, compunto e distaccato.
-N…non volevo che a-accadesse, Neji-kun. Mi dispiace.- mormorò la piccola, trattenendo a stento le lacrime.
Nessuno dei due parlò per un po’, si sentiva solamente il lento cadere della pioggia, che faceva da sottofondo ai loro pensieri.
-Neji-kun, io…io ho paura dei tuoni.- disse a bassa voce, soppesando ogni parola.
Il bambino la fissò confuso, non capendo cosa c’entrasse in quel momento.
-Venga, Hinata-sama.-
Al mattino, un raggio di sole colpì i due bambini che, abbracciati nello stesso letto, si riparavano dalle loro paure.
Per quella notte, solo per quella notte, poi tutto sarebbe tornato uguale.
Per quella notte, niente Casata Cadetta o Casata Principale.
Solamente Neji ed Hinata.