Requiem dell’Estate
Kalidom
Non
fosse stato per quello sarebbe stata una notte d’estate come tante altre…
Ventosa e tiepida.
Non fosse stato per quello l’aria non sarebbe stata
carica di tensione e di brividi.
Non fosse stato per quello il cielo nuvoloso sarebbe
stato messaggero solo di un giorno fresco… e sotto di esso i bimbi avrebbero
dormito tranquilli.
Invece la notte ed il suo coro di grilli era spezzata
dal clangore dell’acciaio e dal roco suono di gridi di guerra che stringevano
il buio in una morsa sempre più stretta di furia ossessiva.
Il Potere, il Potere del Sangue, il Potere delle Ossa,
Il Potere della Carne, Il Potere della Morte, Il Potere delle Anime… Chiamarli
uno a uno, risvegliarli anche nell’involucro che una volta aveva chiamato “corpo”.
Anche se ora non era più che un semplice guscio che a malapena poteva contenere
la sua immensa potenza spirituale, esso era il perfetto ricettacolo per i
Poteri che il Grimorio gli aveva insegnato a dominare. Veloce oltre ogni limite
umano poteva muoversi agile come una pantera e i muscoli in cui scorrevano
ormai solo flussi di energie blasfeme anziché sangue potevano colpire con la
forza di un toro. Aveva lasciato dietro di sé la sensazione di paura che
accompagna gli uomini quando si confrontano con l’Acciaio… Non esisteva mano
mortale che potesse più avvicinarsi a lui… O così almeno aveva creduto prima di
quella notte… Kalidom non pensava di poter vedere riaffiorare quella parte di
lui che aveva tanto fatto per cancellare… ma non l’avrebbe lasciata arrivare
oltre la soglia del suo cuore scuro. Con tecniche precise, reagendo con rabbia
a quella sua debolezza, frapponeva le lame maledette dei suoi katar ai colpi
della Cacciatrice, usando la sua sovraumana velocità per sfuggire un solo
istante prima che l’acciaio lo toccasse, scattava poi nuovamente all’attacco
cercando un varco nel vortice di lame nel quale la donna mascherata tentava di
trascinarlo.
Intorno a loro il campo erboso destinato a diventare
fieno ondeggiava alto mosso dal vento d’estate e a ciuffi cadeva quando le lame
si incontravano stringendolo fra di loro o quando saettavano invisibili. La
luna piena che a tratti si faceva largo tra le nubi rendeva i loro volti ancora
più inumani, gettando una luce pallida sull’intera campagna e sul villaggio
vicino i cui abitanti sognavano al suono martellante e allo stesso tempo
lontano dell’incrocio dell’acciaio.
Il Potere… Il Potere che brandiva era troppo grande
per essere contenuto in un corpo vivente, in un corpo mortale… Ma mentre in
acrobazia schivava quei letali affondi e tentava di catturare tra le sue lame i
fendenti, non poteva fare a meno di stupirsi di quanto Potere stesse
richiamando per contrastare quella misera figura di carne che era venuta a
dargli la caccia… Certo, l’odore della magia era forte su di lei e certo
l’odore dei figli della notte le aleggiava attorno, ma… Era umana! Come
poteva un semplice brano di carne opporsi così al suo Potere? Da dove traeva,
da dove aveva tratto, la forza per forgiare fino a quel punto quel suo involucro?
Al punto di poter reggere il confronto con la sua disumana forza… Col suo
disumano Potere? Mentre cercava di trovare traiettorie più insidiose per i suoi
pugnali disarticolando i suoi arti per sorprendere con tecniche certo fuori dal
concetto mortale di combattimento, il pensiero di Kalidom era però rivolto a un
altro tipo di mancanza nel suo Potere… per quanto non avesse mai avuto dubbi
sulla sua totale onnipotenza, adesso sentiva quel pensiero sfiorarlo
pericolosamente… E non erano le lame della Cacciatrice, seppur anche troppo
vicine al suo involucro, il nemico di quella sua certezza… ma lui stesso. Tutto
il suo Potere non sembrava essere in grado di fermare il suo pensiero da
indugiare sui sinuosi e aggraziati movimenti che la donna compiva in quella sua
stupenda danza di Morte… dal pensarli… ricordarli in qualcosa di simile… una
memoria di quando ancora la sua carne era viva… Una memoria di un anno prima…
Un’Estate prima… Quando in quello stesso villaggio stava preparando la sua
ascesa al Potere…
Di un’intelligenza brillante e certo fuori dal comune,
l’uomo, lui, era il giovane che scelse poi di chiamarsi Kalidom, cioè il
Signore dei Morti. Lui, con quel suo desiderio di scoprire e il coraggio di
osare, si era sempre sentito costretto in un luogo troppo piccolo per il suo
talento, per le sue ambizioni. Il villaggio e le estati sapevano pur essere
generosi con coloro che avevano la pazienza di dedicarvisi, ma era davvero
arido per chi sapeva pensare in grande… Così fu che la sua più grande dote
divenne la sua più grande maledizione… Deriso da tutti aveva trascorso
un’adolescenza incapace di scrollarsi di dosso quella brama di conoscere e
spiare i segreti di ogni cosa, nonostante non ci fosse spazio per simili
pensieri in una comunità tanto stretta al perpetuo circolo della vita rurale…
Sapeva dentro di sé che aveva ragione… Che aveva un dono e non una tara… come
la chiamava Otis… Sapeva che in altri luoghi avrebbe potuto essere grande con
quella sua fame di conoscenza… ma lì c’erano solo i campi, il grano, gli
alberi, i bovi… Ma poi… Poi scoprì che c’era anche qualcos’altro… C’era quel
vecchio mausoleo… Là, oltre la collina del cimitero… Dove una volta stava la
magione del marchese… Nessuno osava andarci… Era infestata... Dicevano… Il
marchese era un uomo strano.. Dicevano… Aveva perso la testa quando gli era
morta la figlia… Dicevano… E dicevano che aveva a lungo cercato un modo per
ingannare la Morte… Ma in fondo erano solo dei bifolchi… Lui invece voleva
vedere, voleva sapere… E seppe… Seppe che, per una volta, i bifolchi dicevano
il vero… Il mausoleo… lì, nelle sue viscere, lì dove lui aveva voluto perdersi
per gioco per un paio di giorni, scatenando il panico della madre… Lì era
interrato il Grimorio… Il Grimorio del Sentiero Cremisi… La risposta alle preghiere
del marchese… Una risposta che però strappò le ultime vestigia di sanità a un
uomo piegato dalla sofferenza… Scorrendone le pagine, la sua mente brillante
fece sorprendentemente poca fatica a comprendere i complessi meccanismi della
Ritualistica… della Negromanzia… Sapeva che la sua curiosità avrebbe dato i
suoi frutti… sapeva che sarebbe andato dove quei bifolchi non avrebbero mai
potuto… E ora… Ora poteva andare dove Nessuno era mai giunto… Oltre la
Morte… Eppure Vivo… E quali Poteri prometteva il Grimorio… E quale prezzo…
Seppe sin dal principio perché il Libro giaceva lì
senza essere stato usato… perché nessuno l’aveva preceduto sul Sentiero
Cremisi… La Morte… Le Anime di molti dovevano colmare l’inesperienza di uno…
per poter ottenere il Potere… E il marchese doveva essere pazzo, ma non senza
scrupoli…E preferì dare fuoco a sé e alla sua villa piuttosto che scegliere tra
sua figlia e quelli che ancora considerava i suoi sudditi… E anche lui certo
non aveva meno scrupoli… All’inizio… Ma mentre il Grimorio giaceva sepolto in
un luogo sicuro e lontano da tutti, l’abitudine che aveva fatto allo scherno e all’emarginazione
venne meno… Sapere che aveva un modo per andarsene, per punirli, gli aveva
scrollato di dosso quella rassegnazione ad essere “il fannullone del
villaggio”… O forse era la voce oscura del Grimorio da cui il marchese aveva
cercato riparo nel fuoco… In ogni caso… Lasciò che le genti continuassero a
parlargli e gli dicessero chi era, mentre, giorno dopo giorno, il suo sorriso
si faceva più largo e beffardo… Perché lui sapeva… Sapeva che quelle che loro
consideravano le loro amenità… Erano in realtà la condanna che avevano firmato
da soli… Poi arrivò l’Estate… un’Estate fa… E con lei giunsero quelle
inaspettate novità… Quelle bellissime giovani avvolte in abiti talari… Come
erano diverse… Come erano belle… Soprattutto la loro “Madre”… Aveva qualcosa in
quegli occhi… Qualcosa che gli parlava di un segreto gelosamente custodito… Un
segreto che scatenava in lui la sua curiosità… E anche un altro sentimento che
non sapeva definire… Forse fu per quella bellissima Estate… Quella serena e
perfetta Estate… Forse fu per quello che si lasciò convincere a lasciare da
parte l’immenso segreto del Grimorio per dare la caccia a quella buffa
sensazione di conforto che provava quando stava accanto a quella giovane suora…
In fondo, una volta raggiunto quello stadio di esistenza che gli prometteva il
Grimorio, non avrebbe più avuto tempo per cose come questa… Sarebbe stato il
suo ultimo gioco prima di imboccare il Sentiero Cremisi… Così tornò ad ignorare
i suoi spassosi villici per poter giocare un poco con quella bellissima giovane…
Anzi, giunse persino a dare ai suoi compaesani un po’ di corda pur di poter
essere lasciato un poco in pace con lei… Pur di poterle mostrare dove si
trovava l’acqua più fresca o di farle conoscere il pertugio segreto che usava
per “prendere a prestito” le mele del buon vecchio Otis…Lui… Lui che si
lasciava affascinare da una semplice suora campagnola… Lui che oramai era a un
passo dal conquistare l’immortalità ed un Potere tanto immenso… Ma lui sapeva
perché… Il Potere gli avrebbe consegnato il timoroso rispetto… No,
l’adorazione… Di tutti coloro che egli desiderava… ma non avrebbe mai potuto
dargli quello sguardo, quelle parole… Mai avrebbe potuto dargli quel Sorriso…
Il Potere fa paura… non può far sorridere… E lei gli sorrideva…E il suo Sorriso
era perfetto… Come quell’Estate… E adesso?... Adesso era l’Estate che gli
faceva questo? Era l’Estate che lo faceva sentire così strano? C’era qualcosa
che aveva dimenticato? Come poteva esserci qualcosa oltre a tutto ciò che già
aveva conquistato con il Potere? A parte forse l’Estate… Ma era solo un’Estate…
Un’Estate Fa…
Lo sferzante colpo della Cacciatrice si schiantò sulla
guardia con una forza che perfino lui dovette riconoscere essere ragguardevole.
Colpendo il terreno con il piede sinistro, si spinse lontano dalla portata del
furioso attacco della donna che però non desistette seguendolo nell’arretramento
per sorprenderlo fuori guardia. Le sue capacità di reazione erano tuttavia
troppo accelerate dal suo Oscuro Potere per poter essere preso con così poco e,
osservando la traiettoria che le lame seguivano intorno a lui, lasciò che la
Potenza che animava il suo involucro trasformasse il pensiero in azione così
rapidamente da farlo scivolare con precisione anche nei più angusti e
irraggiungibili spiragli di quell’assalto. Con l’ultimo scatto spiccò un breve
balzo indietro sottraendo le gambe al fendente della Cacciatrice. Non appena
toccò terra tornò a scattare in avanti, deciso a sfruttare quella sua velocità
che sapeva tenerlo distante dalla brama che le lame avevano di falciarlo per
trovare un punto scoperto nella guardia avversaria per trafiggerla con i suoi
pugnali… Ma per quanto gli paresse impossibile… La
Cacciatrice non aveva spiragli nella sua difesa… o meglio, tutti quelli che
riusciva a trovare si rivelavano in realtà punti lasciati in vista apposta…
delle trappole in cui la donna tentava di indurlo perché si scoprisse a sua
volta… e nel contempo tali trappole lo distraevano dalle aperture forse più
minuscole che si aprivano altrove… Perché uno spiraglio doveva pur esserci!
Nessun umano poteva essere tanto veloce da non aver punti in cui lui potesse
colpirlo… Doveva solo avere pazienza e il momento sarebbe arrivato… Prima o poi
lei si sarebbe stancata… In ogni modo lui era troppo veloce perché lo colpisse…
Leggeva i suoi movimenti… Sapeva come si muoveva… Ma mentre pensava questo…
Kalidom pensava anche che conosceva fin troppo bene quei movimenti e che forse
non era la sua sovraumana velocità a predirgli i passi dell’avversaria, ma una
memoria umana che gli parlava di una danza fatta un’Estate fa… I passi di una
danza del villaggio che avevano compiuto assieme… E i movimenti della Cacciatrice
sembravano sovrapporsi così bene ai ricordi di quella danza, di quell’Estate,
che il suo manto nero alla vista di Kalidom si trasformava in quello della
suora che danzava di fronte a lui… Portandogli ricordi che pensava sepolti
insieme alle sue spoglie mortali… e ogni volta che il manto nascondeva per un
attimo il corpo di lei, ecco che da esso ne compariva una spada…e sebbene con
il suo istinto riuscisse a intercettarla all’ultimo istante, il lampo che
scaturiva dall’incrocio delle lame lo accecava con l’immagine di quell’Estate,
di quel gioco che avevano compiuto assieme…
Passo a destra, passo avanti, indietro, giravolta,
passo a sinistra, mezzo giro…
Clang!
…Lui che danzava in precario equilibrio sopra le balle
di fieno appena trebbiate, solo per strapparle un sorriso e qualche attenzione
quando sarebbe caduto…
…Era Stata l’Estate?…
Doppio passo avanti, uno indietro, un giro a destra,
un giro a sinistra…
Clang!
…Lui che si lasciava penzolare a testa in giù da un
albero porgendole delle mele appena colte…
…Era Stata l’Estate?…
Quei passi di danza sapevano fare breccia nel suo
potere ben più di quanto qualunque arma avesse saputo fare… Senza che il suo
Potere potesse fare nulla per impedirlo, il ricordo di lei, il ricordo di
quella giovane donna aveva messo radici tanto profonde in così poco tempo che
nemmeno da morto il suo Potere era stato in grado di cancellarlo, nonostante
fosse stato ben in grado di impedire al suo cuore di battere… E adesso… proprio
adesso, quel seme sembrava germogliare con tanto vigore da riuscire quasi a
distrarlo, intrecciando i rami della memoria al punto che quasi riusciva a
vedere con chiarezza le immagini di quell’Estate… Un’Estate fa… le Parole…
quante parole… lui che fino a quel momento aveva pensato che le parole fossero
solo un utile mezzo con cui gli altri lo potevano schernire… Quell’Estate
invece… erano diventate così piacevoli… non aveva mai saputo che fosse così
bello parlare… e loro parlarono così tanto… scoprì che gli piaceva persino
ascoltare…. E lei aveva una voce così dolce… e le sue parole… gli piaceva
sentire le cose che diceva… anche se non erano nulla di importante… anche se
era solo per sentire quale dei gatti di Nora lei trovasse più carino… era bello
sentire di poter condividere qualcosa con qualcuno… parlarono così tanto… forse
non ci fu nemmeno una sola parola che non condivisero… lei riusciva a trovare
interesse in ogni cosa che li circondasse… proprio come lui… c’era un senso da
trovare in ogni cosa intorno a loro… e potevano parlare per ore anche del più
piccolo dettaglio… senza stancarsi… senza sentirsi soli… Forse era per questo…
Aveva sentito qualcosa… Era come se volesse dirgli
qualcosa, quell’Estate… Ma sentiva l’avvicinarsi della fine… della fine di quel
gioco… della fine di quell’Estate… e mentre le ombre si facevano sempre più
lunghe, quella buffa sensazione che lo aveva colto durante quel fugace sogno si
dileguava lentamente, lasciando che la sua razionalità gli rammentasse quanto
sciocco fosse affidarsi a quell’effimera sensazione nata solo da un suo
capriccio e quanto invece potesse trovare in quel trattato di Arti Oscure che
aveva lasciato sepolto in segreto per potersi godere quest’irriverente Estate…
Ed infine anche le suore dovettero lasciare il villaggio, sparendo chissà dove…
lasciandolo infine nuovamente libero di tornare alla sua conquista della morte…
di tornare solo… Nel suo gioco aveva lasciato in sospeso il conto che i villici
si erano meritati con il loro sarcasmo, ma non lo aveva dimenticato… E non
aveva dimenticato nemmeno il prezzo che il Sentiero Cremisi gli chiedeva per
condurlo al Potere… Tornò così ai suoi preparativi, nella solitudine del
mausoleo, ora parlava solo con i morti e condivideva solo la loro brama di
liberarsi dalle catene del ciclo della vita e della morte… Solo di tanto in
tanto il suo pensiero tornava all’Estate… a lei… a chiedersi dove fosse, cosa
stesse facendo e cosa avrebbe detto se l’avesse saputo tanto Potente… E ora…
Ora mentre seguiva i volteggi delle lame e i passi degli stivali, ora che li
vedeva danzare come in quel ballo alla festa del villaggio, sapeva senza ombra
di dubbio con chi stesse danzando… aveva ora la risposta alla domanda che si
era posto quando si era chiesto dove una suora avesse imparato a ballare quegli
strani passi di danza tanto agili e per nulla pacati… Eppure, sebbene nemmeno
il suo Potere potesse frenare la sua mene dal porsi mille domande… nemmeno per
un istante si pose quella più ovvia… Se quello di lei non fosse stato un gioco…
ma se lo avesse saputo… se lo stesse spiando… per dargli la caccia… Per lui, la
risposta a quella domanda… era ancora più ovvia della domanda stessa… No… No…
Forse il Destino li aveva legati con un unico ironico filo destinato a
strangolare uno dei due, ma in quei giorni… in quell’Estate… ricordava bene gli
occhi di lei… Era Estate per lei… Era Estate per lui… quello strano gioco aveva
cancellato la Caccia dagli occhi di lei… come aveva cancellato il Grimorio da
quelli di lui… e per una sola Estate avevano voluto conoscere ciò che per un
capriccio inappellabile il Destino aveva forse negato a lei e a cui lui si
preparava a rinunciare per ottenere il Potere…. Il Potere… Rinunciare… era
strano… quando l’Estate era finita aveva provato una strana sensazione… come di
sollievo… era come se la scomparsa di quella sensazione che provava quando era
insieme a lei lo avesse liberato… liberato dalla minaccia che quel gioco estivo
sembrava star diventando… perché più e più l’Estate si faceva calda e
accogliente, più il suo pensiero si distoglieva dal Sentiero Cremisi… e la sua
parte più razionale cominciava a temere che sarebbe davvero stato tanto stupido
da lasciarsi tentare da quel banale dolcetto che la vita gli offriva per non
essere ripudiata… ma quando lei se ne era andata, per fortuna la ragione gli
era tornata e aveva capito quanto meschino fosse quello stratagemma… Dopo
un’intera esistenza in cui la vita non gli aveva riservato altro che scherno e
spiacevolezze, ora che lui aveva trovato il coraggio… sì, il Coraggio… di dirle
di “No”… ecco che anziché inchinarsi come sarebbe uso di un degno avversario di
fronte a un simile gesto… ecco che invece aveva tentato di dissuaderlo con quel
banale trucco… con quella banale Estate… Come se, ora che stava per afferrare
tutto quel Potere, significasse qualcosa quel brandello di Estate che gli
veniva offerto… Eppure… Era l’Estate? Era l’Estate che lo faceva sentire così?
Aveva letto con gioia le profezie del Grimorio che gli “paventavano” il perdere
un corpo mortale… Che gli dicevano che non avrebbe più respirato o sentito il
cuore affannato o le membra stanche o gli occhi pesanti… Aveva trovato tutto
ciò un Potere straordinario… Liberarsi da quei fastidi mortali sarebbe stato
certo un bene, non aveva mai avuto dubbi, né prima né dopo la sua metamorfosi…
Ma era allora l’Estate? Era una qualche strana magia di quel tempo che
improvvisamente gli faceva desiderare… desiderare di chiudere di più le
distanze tra lui e quella Cacciatrice mascherata che tentava di ucciderlo… e
non per trafiggerla… ma perché gli mancava il tocco della sua pelle, il calore
del suo respiro… Come poteva proprio ora… dopo aver sperimentato la grandezza
dei doni del Sentiero Cremisi… dopo aver ottenuto il Potere di fare ciò che
nessun mortale può fare… come poteva Desiderare ancora?… Desiderare ancora una semplice
Estate… Un’Estate fa…
Un balzo a destra, passo a sinistra, giravolta,
giravolta…
Clang!
…La loro danza durante la festa del villaggio…
…Era Stata l’Estate?…
Porgi il braccio destro, passo indietro, mezzo giro a
destra, mezzo a sinistra…
Clang!
…Lui che cucinava della selvaggina per loro su un
fuoco da campo…
…Era Stata l’Estate?…
Giravolta, passo avanti, a sinistra, avanti il piede
destro, indietro, porgi il braccio…
Clang!
…La ranocchia di fiume con cui aveva pensato di
spaventarla…
…Era Stata l’Estate?…
Passo, passo, giravolta, inchino…
Clang!
…La piuma di fagiano che aveva voluto regalarle…
…Era Stata l’Estate?…
All’ultimo fendente il serrato scambio di colpi e di
ricordi si interruppe per un istante mentre scattava indietro per evitare il
colpo e scagliava verso di lei un ciocco di legno raccolto da terra nel
tentativo di guadagnare tempo.
Lo scontro era finito.
L’esito era già deciso.
Kalidom lo sapeva. Lui contava che la sua inesauribile
energia gli avrebbe permesso di continuare quella danza fino a quando la sua
avversaria, che ancora era costretta a respirare, non avesse avuto le membra
stanche per sostenere quel serrato livello tecnico che impediva alla sua
disumana velocità di affondare le sue lame nella sua carne… ma si era reso
conto che la situazione era in realtà all’opposto… era lei che aveva atteso che
fosse lui a adoperare fino all’ultima delle sue risorse tecniche per scoprirne
ogni segreto… mentre lei ancora conservava il suo arsenale bel lontano
dall’esaurirsi. Non era il suo fiato ad essere corto… era la sua fantasia nelle
tecniche che era venuta meno ben prima di quella dell’avversario. Quel pezzo di
legno che volava adesso verso di lei significava la fine del bagaglio tecnico e
l’inizio dell’improvvisazione, contro cui lei poteva mettere in campo ancora
decine e decine di tecniche. Non c’era più nessuna mossa che lei non conoscesse
di lui, al contrario, lei aveva ancora molte frecce al suo arco e prima o poi avrebbe
centrato il bersaglio…
Mentre il tempo sembrava rallentare, Kalidom poteva
osservare la sua avversaria oltre il legno… le braccia di lei erano distese
lungo i fianchi, ma non per stanchezza, ma perché sapeva di avere già vinto… lo
sguardo di lei freddo, ma tranquillo dietro la maschera d’argento che le
copriva il volto, si era fermato su di lui. Ancora in posizione accovacciata,
dalla quale aveva raccolto e scagliato il legno, la osservava teso… Il legno
volava verso di lei lento, lentissimo… Abbastanza lento per lasciargli il tempo
per poter afferrare quella verità che lo aveva pressato ben più delle lame di
lei durante la battaglia… Se c’era… e c’era… qualcosa che gli mancava di quella
vita che si era lasciato dietro un’Estate fa… Quello che gli mancava di più era
lì nel tocco di lei… Quello che gli mancava di più era il suo caldo respiro…
Quello che gli mancava di più lo aveva trovato e perduto… Quello che gli
mancava di più erano le parole che avevano condiviso…
“…Quello che mi manca di più è tutto quello che sei Tu
…” E mentre questo pensiero silenzioso echeggiava nella brulla distesa che il
Potere aveva lasciato nella sua anima, Kalidom si rese conto che svaniva dentro
di lui quel fulgente attimo di paura che aveva provato di fronte alla
considerazione di star per scomparire… In quel solo istante, si accorse che il passo
che aveva compiuto su quel Sentiero Cremisi… Quel passo che aveva desiderato lo
privasse delle insulse preoccupazioni umane… Quel passo per cui tanto aveva
fatto… Quel passo da cui non si poteva più tornare indietro… Quel passo che era
tutto ciò che aveva… Adesso quel passo non contava più nulla…
Con una mossa fulminea il fendente della Cacciatrice
spezzò in due il tronchetto di legno senza che la lama nemmeno si vedesse e con
esso sembrò spezzarsi l’incantesimo che aveva rallentato il tempo ed incrociato
i loro sguardi, facendo tornare tutto a scorrere con l’inaudita frenesia che
solo una battaglia sa esprimere. E con quel fendente si spezzava anche
l’illusione che il Potere gli aveva portato per allontanarlo dall’Estate…
Senza neanche attendere che i pezzi del legno
toccassero terra, la Cacciatrice scattò in avanti lanciando l’ultimo assalto.
Questa volta i colpi volavano con una forza diversa e anche se tutti gli stessi
ricordi non smettevano di pararsi di fronte a lui come un ultimo melanconico
requiem, nulla potevano fare per riparare al suo errore. Aveva ormai perso la
capacità di bloccare quelle lame, molto più abili di quanto il Potere lo
rendesse svelto… adesso poi… Adesso poi voleva solo danzare un’ultima volta con
lei… Come… Come un’Estate Fa… Ma questa volta… Quando la lama si mostrava
comparendo dal manto dei ricordi, non era un lampo dell’acciaio che accoglieva
l’immagine della loro Estate… Ma lo schizzo del sangue cremisi di cui il
Grimorio aveva riempito le fibre del suo corpo non-morto e che ora cedeva il
passo all’acciaio della Cacciatrice macchiando quei preziosi ricordi con gocce che
potevano ben parere lacrime di sangue…
Passo a destra, passo avanti, indietro, giravolta,
passo a sinistra, mezzo giro…
…Lui che danzava in precario equilibrio sopra le balle
di fieno appena trebbiate, solo per strapparle un sorriso e qualche attenzione
quando sarebbe caduto…
…Era Stata l’Estate?…
Una volta non aveva nulla… Tranne una cosa…
Doppio passo avanti, uno indietro, un giro a destra,
un giro a sinistra…
…Lui che si lasciava penzolare a testa in giù da un
albero porgendole delle mele appena colte…
…Era Stata l’Estate?…
…Ora aveva tutto… Tranne quella cosa…
Un balzo a destra, passo a sinistra, giravolta,
giravolta…
…La loro danza durante la festa del villaggio…
…Era Stata l’Estate?…
Vi era dell’ironia… quella che è propria solo del più
beffardo Destino… Vi era dell’ironia nel fatto che avesse dovuto giungere qui…
per rendersi conto che quell’unica cosa a cui aveva rinunciato… Era l’unica
cosa che gli importasse davvero…
Porgi il braccio destro, passo indietro, mezzo giro a
destra, mezzo a sinistra…
…Lui che cucinava della selvaggina per loro su un
fuoco da campo…
…Era Stata l’Estate?…
…Ironico che quella razionalità che pensava l’avesse
guidato verso la scelta del “beneficio maggiore”… Verso i più numerosi
vantaggi, verso l’avere “tutto, tranne una cosa”… Fosse in realtà la vera
cecità che gli aveva impedito di capire cosa volesse davvero…
Giravolta, passo avanti, a sinistra, avanti il piede
destro, indietro, porgi il braccio…
…La ranocchia di fiume con cui aveva pensato di
spaventarla…
…Era Stata l’Estate?…
Ironico che avesse trovato fosse “logico” riempire più
facilmente quel vuoto dell’anima che sentiva usando “tutte le cose tranne una”
… piuttosto che l’unica che aveva già con sé… Ironico anche il fatto che l’unica
persona che potesse mostrargli la profondità di quell’errore si fosse rivelata
anche l’unica in grado di sollevarlo dal terribile pensiero di dover portare il
peso di quell’errore per l’eternità…
Passo, passo, giravolta, chiudendo in avanti la
Cacciatrice giunse spalla contro spalla con lui, passandolo da parte a parte
con un affondo.
…La piuma di fagiano che aveva voluto regalarle…
“…Un’Estate Fa…” Bisbigliarono le sue labbra dietro la
maschera poco distanti dall’orecchio di lui mentre le sue lacrime cremisi
cadevano anche sull’ultimo dei suoi ricordi. Di nuovo il tempo tornò a scorrere
irregolare, rallentando perché quelle parole non potessero essere perse nel
fragore della battaglia… Perché non potesse ignorare quel turbinante vuoto che
lo riempiva, che lo aveva sempre riempito, che si agitava per un’ultima volta,
come se cercasse qualcosa che solo chi si trova sulla soglia della morte per la
seconda volta può trovare… E lui sapeva… che i suoi ultimi pensieri sulla
soglia del limbo non andavano, come un normale mortale, al dolore della ferita
che lui non poteva più provare… ma a quella domanda che la sua curiosità
insaziabile tentava nell’estremo di risolvere…
Voleva sapere…
Doveva sapere…
“E’ stata l’Estate… Che ci ha separati?” Avrebbe
voluto chiederle mentre sfilava la lama dal suo corpo e volteggiava sul fianco
per tornare pronta in posizione per finirlo.…
No… non se li avesse strappati l’uno all’altra… ma da
loro stessi… Se fosse stata l’Estate a strapparli dalla loro vera natura… se fosse
stata una magia estiva a condurli lontano su un sentiero che nessuno dei due
voleva percorrere… Se per una breve Estate fossero stati strappati a loro
stessi per trasformarsi in quelle cose aliene alle loro Ambizioni… ai loro
Destini… O se invece questo fosse ciò che anche nell’ultimo volevano credere
per non soffrire ulteriormente… per non accettare che forse fosse lì… fosse lì
in quell’Estate che non stessero mentendo… Che forse quell’Estate non fosse un
gioco… Forse non era impossibile… Forse erano davvero loro… Forse era possibile
scrollarsi di dosso il Destino… Se solo avessero avuto il coraggio di crederci…
di credere nell’Estate… Se avessero avuto la forza di essere… Deboli…
E mentre cadeva sulle ginocchia, il Potere ormai in
fuga da quel suo involucro, la domanda non scompariva nemmeno di fronte alla
morte impedente…
Lui voleva sapere…
Lui doveva sapere…
Se fosse stata l’Estate…
Se fosse stata l’Estate…
Che li aveva separati…
…O se avrebbero davvero potuto smettere di essere i
burattini di un Destino tanto triste e tristo…
…Se avevano una possibilità…
…Se avrebbero potuto davvero…
… E sul finire di questo insopportabile dubbio… gli
parve che il suo cuore battesse per un’ultima volta e il suo pensiero si
colorasse ancora per un attimo… forse indicandogli la risposta… E per ultimo,
quando gli sembrò che il suo cuore avesse trovato la risposta… chi una volta
era stato Kalidom, il Signore dei Morti, volse lo sguardo di nuovo umano verso
la sua Cacciatrice con la tristezza nell’animo appena ritrovato… non per lui…
non per la sua morte… ma per lei… per la sua vita… e in quell’ultimo istante
prima che la lama calasse, avrebbe voluto che lei sapesse… che le potesse dire…
“Ho pena per te… Io adesso… Morirò… Scivolerò via in
un Limbo eterno in cui non esiste nulla… E’ questa la pena che devo pagare per
non aver creduto in quell’Estate che ci aveva abbracciato… E’ questo il prezzo
per non aver avuto il coraggio di non credere al Destino… Ma per chi ho davvero
pena… Chi paga davvero il prezzo più terribile per questo nostro errore… Non
sono io che posso scivolare in un quieto silenzio dove il dolore per questa
Estate perduta non può raggiungermi… Chi compie il sacrificio più grande… Chi sconta
la pena più orribile per il nostro errore… Chi deve rimanere di qui da sola… Serbando
il ricordo di quell’Estate senza poterla mai raggiungere…
…Quella sei Tu…”
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