Con passo leggero entrasti nella mia vita,
giovane e senza esperienza, come fui io.
Mi parve di vedere del rosso sul tuo mignolo,
così come me, e pensai che fummo legati.
Legati da un filo rosso lungo 70 chilometri.
Ci scambiammo dolci e tenere parole, piccole ed
innocenti promesse d’amore, dove in parte speravo s’avverassero.
Arrivarono le dolci piogge di Aprile
e sentii quel filo stringermi il mignolo.
Caddero lievi gocce di sangue, nascoste dal colore del filo.
Ma con la fine della primavera e
l’inizio della calda stagione, il filo iniziò a stringermi sempre più.
Non al dito, bensì al cuore.
Ti guardai con occhi sbiaditi e ciechi dalla pioggia,
non ti vidi più col filo, ma con un arco teso.
Scoccasti una freccia, che mi colpì al petto.
Caddi in ginocchio, con il cuore sanguinante,
e rimasi lì in attesta che tu arrivasti per riprendere la tua arma.
Ma non venisti.
Mi tolsi la freccia, col sangue e con le lacrime,
e mi rialzai.
Ricordo ancora come ci chiamavamo
Ricordo ancora come si chiama la forza che mi guidava verso di te
Ma non ricordo più che volto ha.
Non ricordo come si ama.
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