A fine
capitolo troverete le note con tutte le spiegazioni e precisazioni
necessarie. Buona lettura.
Mie cari lettori la storia che sto per raccontarvi ha
dell'incredibile, lascerà di stucco la maggior parte di voi,
forse delle domande vi si insinueranno nella mente, forse inizierete a
credere in qualcosa che prima ritenevate impossibile, ma badete bene
questo è un avvertimento per i più scettici, non
leggete
o continuate queste righe e se lo fate vi prego di non giudicare quanto
scritto perché si tratta della pura e semplice
verità, non
fatevi beffa di tutto ciò perché potreste
ritrovarvi un
giorno, anche molto lontano da questo tempo a fare i conti con qualcosa
che nemmeno potevate immaginare, come è successo a me quel
fatidico giorno.
Io mi sono sempre definito un ragazzo ordinario, più che
ordinario,
decisamente nella norma, capelli biondi lisci, occhi azzurri,
abbastanza alto e con un fisico atletico, discendo da una buona
famiglia, non siamo ricchi ma stiamo bene, io e mia sorella abbiamo
sempre avuto quello che desideravamo ma senza vizi, i nostri genitori
erano persone per bene, hanno saputo educarci e di questo ne fanno
sempre vanto, l'umiltà è stata da sempre la base
della
nostra famiglia, ci hanno saputo dire no quando era il
momento e sì ammetto che hanno fatto proprio un buon lavoro.
Viviamo in Italia e siamo a tutti gli effetti italiani ma non
so
perché io ho sempre avuto una particolare passione e
predisposizione per le regioni straniere, in particolare l'Inghilterra,
così io e la mia sorellina -la chiamo così anche
se siamo
gemelli a tutti gli effetti- siamo cresciuti andando a scuola, giocando
con gli amici e ora lei vive in Belgio e fa la scrittrice ed io sono un
produttore cinematografico, e questo mi porta ovviamente a viaggiare il
mondo, unica pecca di questa vita apparentemente perfetta è
il
mio nome Alex Davide dico io i miei non potevano scegliere uno dei due,
cioè perché tutti e due insieme, due nomi che non
hanno
una bella assonanza e messi affianco sembrano un pugno nell'occhio,
mistero.
In realtà da piccolo ho provato a chiedere a mia madre il
motivo
ma lei mi ha liquidato dicendo che in un libro aveva letto di questo
tizio che aveva un nome che le piaceva però era
troppo antico
per la nostra epoca allora ha deciso di tenere solo le iniziali, e
sapete cosa mi ha risposto quando le ho chiesto chi era questo
misterioso personaggio testuali parole "Tesoro non lo saprai mai
perché non voglio che la sua persona ti influenzi" vi
rendete
conto, come diamine poteva un dannatissimo personaggio, vissuto secoli
prima influenzarmi, comunque meglio chiuderla qui perché
altrimenti perdo il nocciolo della questione, e divago, io sono uno che
sproloquia e va molto oltre quello che dovrebbe dire, oh insomma basta.
Ora in ventisette anni di vita non mi è mai e dico mai
capitato
quelcosa di "strano" tipo avvistamenti di dischi volanti, voci
misteriose in casa, apparizioni o tutte quel genere di cose che alle
persone, soprattutto ai ragazzini piace raccontare con entusiasmo e
fierezza, sono andato anche in una casa che doveva essere infestata,
la mi intera classe alle superiori ci era stata dicendo di aver sentito
cose, c'erano persino dei documenti e indovinate un po' ci sono andato
anche io, e sapete che cosa ho sentito, visto, percepito? Niente, nada,
nisba, nemmeno il rumore del vento, fu una completa e totale delusione
quindi come potevo anche solo immaginarmi la cosa enorme che mi sarebbe
successa anni dopo.
La mia stupida sorella adora leggere che siano racconti, romanzi o
poesie lei legge tutto, è ossessionata da diversi autori o
poeti
o come diavolo vogliate chiamarli da Leopardi a Wilde lei sa tutto,
vita morte e miracoli e ovviamente finché non si
è
trasferita il povero martire che si è dovuto subire i
riassunti
di ciò che leggeva, le interpretazioni da oscar delle poesie
narrate in piedi sul tavolo e persino ogni quanto andassero in bagno
questi tizi, ero io.
In realtà in effetti un po' è strano lavoro nel
mondo del
cinema quindi le storie dovrebbero piacermi, cioè mi
piacciono
ma non sui libri, ho una specie di repulsione e li leggo solo se
strettamente necessario.
A proposito di repulsione ecco io per alcune città ho una
vera e
propria fobia, non ci sono mai andato e come per i libri, ci andrei
solo se strettamente necessario, per lavoro per esempio, ma fino ad ora
non mi è mai capitato, e ne sono sollevato non so dire il
perché di questa mia paura, solo a sentirle nominare mi
viene un
nodo alla gola e mi si stringe lo stomaco, forse un giorno ne
parlerò con uno psicologo magari potrà aiutarmi.
Pensate che in terza media la mia classe andò in gita a
Napoli ed io preso dal panico mi sono inventato un terribile
maldipancia, e per l'Inghilterra che tanto adoro diciamo che Londra non
è la prima città che visiterei, e forse nemmeno
l'ultima.
Un po' mi dispiace per questa cosa, sono belle città ed io
per
non so quale causa non riesco nemmeno a pensarci, e mi fa male non
capire il motivo, insomma scientificamente non può essere
possibile una cosa simile o no?
Parlando di stranezze eccone una in arrivo sono gay ma non è
questa la stranezza, per me è una cosa del tutto naturale
come
respirare, fa parte di me, sono io in tutto e per tutto, ci ho
messo un po' a dare la notizia ai miei genitori e a mia sorella,
non perché avessi paura della loro reazione, per loro la
distinzione etero e gay non dovrebbe nemmeno esistere e quando dopo
dieci minuti buoni di balbettii ho dato loro la notizia hanno esordito
così "Tesoro con il tempo che ci hai messo per dircelo
facevi
prima a presentarci il tuo fidanzato" facendomi rimanere, non lo so,
stranito, con la faccia da pesce lesso a fissarli.
Comunque non so perché a quel tempo ci misi tanto a dirlo,
avevo
quindici anni e i miei genitori li conoscevo bene, non avevo nessuna
paura o timore, forse sono stato influenzato dal fatto che la buona
parte delle persone che fa comingout ci mette dei secoli e
c'è
questa sorta di rassegnazione da parte dei genitori, del tipo che ci
hai fatto una doccia fredda ma ti vogliamo bene comunque, nel peggiore
dei casi vengono cacciati di casa, quindi forse io avevo paura
perché gli altri l'avevano, anche se sapevo che in casa mia
non
sarebbe stato così.
Oddio ho divagato di nuovo ma mi sembrava opportuno spiegare questa
cosa, dicevo la cosa strana non è la mia
omossessualità
ma il fatto è che non sono mai stato con nessun uomo o
ragazzo e
nemmeno voglio starci.
Ho ricevuto molti corteggiamente nel corso della mia vita, sia da parte
di ragazze che con giusta ragione rifiutavo, sia da parte di ragazzi,
magari anche di qualcuno per cui avevo una cotta colossale ma rifiutavo
anche loro, mi sono innamorato seriamente due volte, e Dio era tutto
così bello, c'era feeling, intesa, chimica,
l'elettricità
nell'aria ma quando si arrivava al momento del bacio mi tiravo indietro
come il peggiore dei codardi, spezzando il cuore di quei poveri ragazzi
che pensavano ci fosse qualcosa tra noi, e in effetti c'era ma io non
me la sentivo.
Con il tempo ho imparato a capire che non volevo una relazione
perché avevo e ho tutt'ora paura di ferire, fare del male
alla
persona che amo, e non parlo solo di un bacio mancato, quello si
supera, ma di quando ami follemente qualcuno e quel qualcuno ama te e
poi succede qualcosa, tu fai qualcosa che distrugge tutto e ti comporti
da egoista, non so nemmeno perché dovrei comportarmi da
egoista, io non lo sono, ma ho paura di diventarlo, per questo
preferisco non impegnarmi, so che è sciocco e stupido, e
probabilmente dovrei andare davvero da uno psicologo ma per ora
è così, io sono così.
Una volta mi sono pure fatto leggere le carte da una donna, nemmeno
volevo farlo, ma i miei amici mi hanno convinto ed eravamo a un parco
divertimenti, così ho detto perché no, in sintesi
questa
chiromante mi disse che avevo una ferita emozionale, così
l'ha
chiamata e finché non l'avessi superata avrei avuto
difficoltà nelle relazioni.
Comuque non diedi peso alla cosa malgrado il fatto che avevo
difficoltà
nei rapporti fosse vero, fatico a gestirmi fisicamente figuriamoci se
devo pensare a qualcosa di interiore che chissà quando
è
successo, no non fa per me, poi non saprei proprio da dove cominciare
quandi lascio che le cose in quel lato della mia vita vadano come
devono andare, mi lascio trasportare dalla corrente.
Tutto nella mia vita a parte le cose sopracitate continuava a procedere
nella norma finché un bel giorno, quel giorno decisi di
mettere
piede in una libreria, e malgrado la riluttanza, la negazione che ho
verso i libri fu proprio uno di loro a cambiare il corso degli eventi,
a cambiare me e la mia intera esistenza.
Era un giorno speciale per mia sorella, aveva aperto la sua prima
libreria ed io volevo farle un regalo che la
rendesse felice e mi rendo conto che può semprare un
cliché assurdo e noioso ma, niente può rendere
più
felice la mia sorellina di un bel libro che non ha letto, badate bene
da me non ne ha mai ricevuto uno, troppo stress cercare fra tutti quei
titoli e poi ho sempre dubitato che esistessero -almeno sulla terra-
dei libri su cui i suoi occhi non si erano ancora posati.
Però questa volta era diverso, ci tenevo ad essere carino
nei
suoi confronti e volevo pensare a lei per una volta, metterla al primo
posto così entrai in questa libreria, deciso a trovare
qualcosa
di particolare ma, questo qualcosa trovò me.
Me ne stavo lì tra tutti quegli autori, titoli scritti in
grande o in piccolo che mi fissavano, sembrava che quelle parole
volessero cadermi addosso, mi sentivo accerchiato, ovunque mi giravo
c'erano parole o lettere ma nessuna che mi rispecchiasse, o che
comunque mi facesse sentire qualcosa -mia sorella dice sempre che
sono i libri che scelgono te, che devi sentrirli- stetti a
girovagare tra quegli scaffali per un'ora, la testa mi girava
quando ad un tratto, la mia attenzione venne attirata da
qualcosa,
mi avvicinai
lentamente a quel piccolo oggetto, se ne stava lì sullo
scaffale
in basso a destra, sorretto da altri libri, che sembravano spegnersi a
fianco a lui.
Non so cosa mi prese in quel momento il cuore aveva preso a battermi in
maniera incredibile, sudavo freddo e avevo i brividi, mi accasciai
lentamente con la schiena che leggermente sfiorava le pile di libri
accostati l'uno a fianco all'altro, deglutii rumorosamente passandomi
una mano sulla fronte, poi come per istinto allungai il braccio e presi
in mano quel libro che sembrava urlasse il mio nome, in effetti non
appena lo toccai i sintomi si placarono ma decisi comunque di restare
seduto, nel caso mi ripredessero alla sprovvista.
Inizialmente avevo pensato che quel libro chiamasse mia sorella,
siccome siamo gemelli credo fortemente che ci sia una connessione, e
con
tutte le storie che mi ha raccontato ho pensato davvero che il libro
stesse scegliendo lei attraverso me, pensavo che si sarebbe conclusa
lì
con me che compravo il libro e mia sorella che saltava felice, magari
dicendomi che era proprio quello che desiderava, ma invece no, ero io
il diretto interessato.
Lo capii per prima cosa perché il titolo che avevo in mano
mia
sorella lo aveva letto e riletto decine di volte ed era nella lista
della sua top ten, talmente sacro per lei che non mi ha mai permesso
di toccarlo né di guardarlo, i suoi libri preferiti ha
sempre tenuto di
tenerli nascosti, lontani da fratellini dispettosi e burloni, e poi
seconda cosa perché decisi di leggerlo, cioè
rendetevi
conto io, che decido di leggere un libro, di mia spontanea
volontà, se
me lo avessero detto il giorno prima gli avrei riso in faccia.
Mi alzai dal pavimento anche perché avevo già
ricevuto un
paio di occhiatacce, comprai il libro e mi diressi verso casa,
dimenticandomi del regalo per mia sorella, insomma diciamocela tutta io
che leggo dovrebbe già essere un regalo di per
sé, comunque
veramente mi scordai di comprarlo ero talmente sconvolto che mentre ero
in fila alla cassa mi sfuggiva il motivo per cui ero arrivato fin
lì,
in libreria.
Rientrato in casa fortunatamente non vi era nessuno, così
potevo
mettermi tranquillo a leggere senza alcuna domanda sul
perché
del mio viso visibilmente pallido, mi sdraiai sul letto con la
schiena poggiata alla testiera, il libro stretto al petto,
come se
servisse a
rallentare i battiti del mio cuore che aveva ripreso a
martellare,
forse speravo che succedesse lo stesso evento della libreria, speravo
che mi calmasse, ma non fu così.
Chiusi gli occhi e feci un gran bel respiro poi le mie palpebre si
riaprirono e posai lo sguardo sul titolo, scritto in nero, un nero
così tagliente che sembrava squarciarti l'anima De Profundis,
lo aprii lentamente partendo dalla copertina per poi passare alla
pagina iniziale, non feci a meno di chiedermi se anche le altre persone
con questo libro avessero avuto i miei stessi sintomi, o se succedesse
con
tutti i libri oppure se questa era la sensazione di cui parlava
mia sorella.
Iniziava
così "Caro Bosie..."* e
credetemi se vi dico che quelle prime due parole, che dovevano essere
insignificanti per me, colpirono così forte il mio cuore,
come se
una lama affilata lo trapassasse, io nemmeno sapevo di cosa parlava
quel libro, ma decisi comunque malgrado il dolore di continuare a
leggere, di andare avanti e scoprire il senso di quelle sensazioni che
a quel punto non mi sembravano più tanto normali.
Andavo avanti a leggere con gli occhi incollati alle pagine, e
più mi prodigavo nella lettura più quelle parole,
quelle
frasi sembravano rivolte a me, che cosa ridicola pensai, come poteva un
libro scritto più di un secolo fa parlare del sottoscritto,
essere rivolto alla mia persona, come?
Era quanto di più stupido potessi pensare ma quel tarlo che
si
era insinuato nella mia mente continuava imperterrito a battere sulle
pareti del mio cranio, sentivo i sentimenti che quelle frasi sucitavano
pulsare dentro di me, ad un certo punto era come se l'avessi
già
lette quelle pagine, come se sapessi quello che veniva dopo, come se
conoscessi il contenuto e il suo finale.
Stava diventando davvero dura andare avanti, gli occhi mi si riempirono
di lacrime e in quel momento realizzai che avevo realmente un
legame non con il libro in sè ma con la storia che si
portava
dientro, con quello che vi era raccontato io c'entravo qualcosa ma, se
veramente era così, se ero stato uno dei protagonisti chi
poteva
essere?
Forse Wilde, o questo Bosie o quelche suo amico o sua moglie, dio mi
sentivo così idiota a pensare quelle cose, credere che fosse
veramente possibile, cercai di analizzare ciò che avevo
letto,
come mi sentivo in merito e dei forti sentimenti di colpa mi
attanagliavano le viscere.
Mi sentivo frustrato, arrabbiato, triste, amareggiato e in colpa,
tremendamente in colpa, era questo il sentimento che predominava,
perciò non potevano essere i sentimenti di Wilde lui in un
certo
senso era la vittima, nemmeno sua moglie o i suoi amici che per quanto
si potessero sentire responsabili per non averlo salvato, sottratto al
carcere, sapevano che comunque non potevano fare niente di
più
di ciò che avevano fatto, e comunque tutte le altre
sensazioni
che sentivo, i flash che ogni tanto apparivano nella mia mente non
potevano appartenere a loro.
Questo amore/odio che percepivo crescere dentro di me accompagnati dai
ricordi di una forte passione tramutatasi poi in qualcosa di
più,
ricordi che non potevano essere miei, non di questa vita almeno, io non
ero mai stato con nessuno, e nemmeno avevo mai baciato qualcuno, quindi
non poteva essere il mio cervello a giocarmi brutti scherzi
o condizionandomi attraverso ciò che stavo leggendo.
Ero confuso, l'unico a cui potevano appartenere quei sentimenti
così forti e contrastanti era quel ragazzo, Lord Alfred
Douglas,
ripetei dentro di me quel nome Alfred Douglas, le sue iniziali AD, Alex
Davide, oh merda...
Quando quella consapevolezza mi raggiunse iniziai a tremare, ancora non
volevo crederci, sperai fosse tutto uno scherzo dettato dalla mia
fervida immaginazione, non potevo veramente essere lui, no doveva
esserci una spiegazione, continuai a leggere e dopo poco rimasi
pietrificato.
"E
non mi
sarà affatto difficile perdonarti. Ma se vuoi che questo sia
per
me un piacere, devi sentire di volere il mio perdono. Quando realmente
lo vorrai, lo troverai pronto ad attenderti." *
Alla fine, dopo aver letto queste righe crollai, gettai il libro con
forza in fondo al letto come se fosse rovente, mi accasciai con la
testa sul cuscino, stringendone con forza il lembi e iniziai a
piangere, rumorosamente, con singhiozzi che risuanavano in tutta la
stanza, per un momento temetti quasi di affogare nelle mie stesse
lacrime, che scendevano copiose ed anch'esse bollenti.
Passai interi minuti in quello stato, con il corpo scosso da fremiti,
le gote arrossate, mi sentivo male e volevo solo che quel
tormento finisse, volevo tornare ad essere quel ragazzo ordinario,
senza qualità particolari e con strane fobie, mi piaceva
essere
me stesso, non volevo essere nessun altro men che meno un ragazzo
tanto egoista e pieno d'odio come, come lui.
La testa mi scoppiava e più cercavo di lottare contro la
consapevolezza, più tentavo di rifiutare la
realtà
più mi sentivo male, così pensai che se avessi
accettato
di essere stato Lord Alfred in un'altra vita quel malessere tremendo mi
avrebbe abbandonato, e così feci accettai la
realtà che mi
aveva colpito più forte di un macigno, io ero Bosie,
l'amante di
Oscar Wilde.
Mi tirai su mettendomi seduto e asciugandomi gli occhi ancora pieni di
lacrime, gattonai fino in fondo al letto per riprendere il libro che
avevo lanciato, deciso a terminarlo, anche perché non
ricordavo
ancora tutto, le immagini erano ancora annebbiate e frammentate e poi
volevo un'ulteriore conferma certo che arrivato fino alla fine le cose
mi sarebbero sembrate più chiare.
In effetti fu così quando giunsi all'ultima riga " Il tuo affezionato amico Oscar
Wilde" * capii
subito cosa dovevo fare, quale fosse il mio compito in questa vita,
dovevo trovarlo, e come non avevo fatto nella vita precedente
chiedergli perdono.
So che sembra folle ma in quel momento pensai che se io mi ero
reincarnato poteva essere successo anche a lui, e dentro di me quella
speranza non voleva abbandonarmi, era come se sapessi che su questa
terra oltra a me, era tornato anche Oscar, insomma non poteva essere un
caso che mi fossi ricordato di chi ero stato prima, non capita tutti i
giorni una cosa simile, anzi a dire il vero mai.
Mi diressi in bagno per guardare il mio riflesso allo specchio, il mio
nuovo volto, questo corpo era quasi simile a quello precedente, non
potei fare a meno di chiedermi se anche Wilde avesse qualche
somiglianza con il suo vecchio sè. Mentre fissavo i miei
azzurri
occhi altri flash illuminarono la mia mente noi due insieme
abbraccitai, poi il processo e poi... Mi aggrappai fortemente al
lavandino per non cadere rovinosamente a terra, ebbi un mancamento che
con il tempo scoprii capitarmi ogni qual volta i ricordi che
riaffioravano erano negativi, e questo avvalorò la mia tesi,
la
mia anima era tornata con lo scopo di ripulirsi dalle colpe di cui
l'avevo macchiata.
Il punto era questo io non ho mai fatto niente per Oscar, non ho mai
cercato di allieviare il suo dolore, le sue sofferenze, lui ha scritto
che mi avrebbe perdonato se io lo avessi voluto, ma non ho mai voluto
chiedere il suo perdono, il mio ego ha sempre vinto contro il senso di
colpa, contro la coscienza, ma ora che sono in questa vita che ha avuto
uno sviluppo diverso dalla vecchia facendomi crescere come una persona
migliore, sono sono capace di dare il giusto valore ai sentimeti.
Mi importa degli altri e soffro se le altre persone soffrono e proprio
per questo che se riuscissi a trovarlo ho paura di come reagirebbe,
chissà se si ricorda di tutto, e se così fosse a
lui
come è successo? Poi la cosa che mi preouccupa è
se mi ha
perdonato, perché magari quando era Oscar Wilde ha perdonato
Bosie ma ora se ricordasse quelle cose terribili riuscirebbe a
perdonarmi, di nuovo?
Forse adesso vive una vita felice senza mocciosi pronti a rovinargli
l'esistenza, e magari se si ricorda pensa che tutto il bello che ha ora
avrebbe potuto averlo anche a quei tempi ma per colpa mia non
successe, ebbi una specie di attacco di panico, perciò non
mi
restava che trovarlo per avere risposta a tutte queste domande che mi
tormentavano,
anche se non avevo idea di come avrei fatto a rintracciarlo.
Così partii alla volte dell'Inghilterra nella fattispecie
Londra, il mio istinto mi aveva guidato fino al libro sicuramente mi
avrebbe portato da lui, se il nostro destino era quello di unirci gli
ostacoli non mi avrebbero impedito di farlo accadere.
NOTE: De profundis citato sopra
è il titolo che diedero alla lettera scritta da Wilde per
Bosie.
* Citazioni prese direttamente e
testulamente dal
libro De Profundis, perciò non sono mie, non mi
appartengono, sono di Wilde scritte e
pensate da
lui. Io le ho solo prese in prestito.
Naturalmente le persone di Wilde e
Bosie non mi
appartengono, e siccome ho preso spunto solo visivo e fisico
da
Jude Law(Bosie) e Stephen Fry(Wilde)
per i
protagonisti nemmeno loro mi appartengono tutto il resto
è
inventato e
immaginato dalla mia piccola
testolina. Spero che
questa storia vi piaccia, so che è particolare e magari non
si addice ai personaggi o al secolo a
cui
appartengo però a me stuzzicava l'idea. Grazie a chi legge o
recensisce o altro. Grazie a tutti e un saluto.
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