Cadere

di Moncai_Iora
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Le tenebre mi accerchiavano, come a voler predire il futuro che mi avrebbe preso per mano da quel momento in avanti.
Nessuno mi vedeva.
Nessuno udiva il mio respiro.
Io, il mostro deforme della famiglia Mikalov, ero lì e dall'alto osservavo il Canal Grande a Venezia.
Avrei voluto ridere, lasciar scappare quella grossa risata che minacciava di abbandonare le mie labbra.
Ero in alto, il più in alto, e da quel punto potevo godere dell'intera veduta.
Lo sai chi sono io?
Il figlio della Madonna Nera, la pazza.
Colei che aveva bruciato il viso del sangue del suo sangue, divertendosi nel sentirlo gridare di dolore.
Figlio di colui che aveva cercato di salvare la propria famiglia e che alla fine era morto.
Morto fuori.
Morto dentro.
Io ero vivo?
Una piccola risatina si allontanò da me e scosse il mio esile e gracile corpo, come se dovesse scomporsi da un momento all'altro.
Ero vivo?
Lo ero stato.
Mossi un piede in avanti, facendolo oscillare nel vuoto e iniziai a sentire maggiormente l'aria notturna, quasi volesse spingermi a compiere quel passo che sembravo temere.
Dovevo prendere una decisione.
Non dovevo voltarmi indietro.
Quando mai ero stato indeciso? Mi ero anche rivolto alla bellissima Anna Rodcenko, nonostante fossi consapevole dell'enorme abisso che ci separava a causa del mio aspetto.
Mi aveva deriso alle mie spalle.
"Do svidaniya.", pronunciai con tono secco, senza alcun ripensamento.
Allargai le braccia e finalmente volai o, meglio dire, lasciai che il piede abbandonasse l'ultimo appiglio e iniziai la caduta.
Tre.
Nessun rimpianto.
Due.
Qualcuno avrebbe pianto la mia morte?
Uno.
Forse si sarebbero limitati a litigare per chi meglio rappresentava il dolore della mia scomparsa.
L'acqua mi accolse e mi abbracciò come una madre.
Molti dicono che essa sia la terra, ma io scelsi l'opposto al suo posto.
Sorrisi.
Presto la vera oscurità mi avrebbe raggiunto.




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