Promise
Capitolo
uno:Bianco
Il
dolore fisico ormai non ha più significato.
La
vita è scolorita tutta d’un colpo.
No.
E’
diventata monocroma:vedo solo il bianco.
Bianco.
Colore
vuoto e insignificante che mi ritrovo di fronte agli occhi ogni ora.
Sono
bastate due parole a cancellare tre anni trascorsi insieme nei quali
,fra alti e bassi, siamo riusciti a far avverare parte dei sogni che
lui aveva scritto su una lista e ne cancellavamo uno ogni volta che
era prossimo a realizzarsi o già realizzato; io avevo un unico
desiderio che ora non si potrà più attuare.
Forse
sono stata punita per la mia abulia,ma sembra strano poiché
gli dei hanno sempre castigato coloro che peccavano di tracotanza e
non i moderati.
Sono
sempre stata sfortunata e quindi avevamo firmato scherzosamente un
contratto in cui ci impegnavamo a non morire durante la durata dalla
nostra relazione e lui aveva vergato quella finta pergamena con il
suo giuramento e la sua firma, sigillando il tutto con un bacio.
Mi
ha mentito.
So
bene che il mio ragionamento è infantile e di dubbia sanità
mentale, ma lui mi ha mentito mentre io ho sempre mantenuto le
promesse.
Gli
avevo promesso di accettare prima o poi il suo invito a cena e l’ho
fatto.
Gli
avevo promesso di continuare a uscire con lui e l'ho fatto.
Gli
avevo promesso di non giocare con i suoi sentimenti e non l’ho
fatto.
Gli
avevo promesso di non tradirlo mai e non l’ho fatto.
Lui
aveva solo promesso di non morire e invece è morto e ,adesso
che mi trovo davanti il nostro album privo di fotografie, non riesco
a fare a meno di serrarlo fra le mani e pensare che se non odiassi
così tanto le foto potrei avere delle istantanee del passato
su cui piangermi addosso.
Mi
rimangono,però, un mucchio di vestiti impregnati del suo
odore,i libri che amava leggere e le innumerevoli schede dei suoi
pazienti a cui non ho mai messo mano per privacy,spero che le vengano
a prendere loro perché io non farò niente.
Non
mi interessa mangiare,bere oppure dormire,rimarrò
qui in questa casa a contemplare il nulla che è la mia vita.
Stanca.
Distrutta.
Svuotata.
Mi trascino
stancamente sulla sedia a dondolo e ci rimango per un lasso di tempo
indefinito,forse è notte, forse è giorno quando mi alzo
per andare a dormire sul divano;sul letto no,ci sono i vestiti che ha
buttato alla rinfusa prima uscire,quando sarà stato?Ieri? Due
giorni fa?La settimana scorsa?Non so.
Non dormo,mi limito
a rimanere immobile come rimarrà lui finché non diverrà
polvere..oh,sorrido all'appartamento vuoto,dunque sarebbe questo il
primo passo verso l'accettazione?Capire che quel corpo fra un po' di
tempo sarà solo pulviscolo?Però fra consapevolezza e
accettazione c'è di mezzo il mare e questo lo so bene.
Il
cellulare squilla e sul display appare un numero sconosciuto;non
risponderò perché ho paura di avere altre brutte
notizie:un altro incidente, un disastro aereo, lo scoppio di una
bomba nel mio ufficio o a casa di mia madre.
Ho paura di tutto,
anche del gatto che mi fissa con gli occhi giallastri eppure il
bisogno fisico di vederlo è forte, pulsa in tutto il corpo,
martella nella testa e mi costringe a vagare per casa cercando una
maniera di far smettere il dolore e so già che non ci
riuscirò; la sofferenza continua ad aumentare, forse se
andassi a trovarlo diminuirebbe.
Esco;la paura mi
attanaglia:il mondo è ostile e rumoroso.
Non voglio che mi
guardino, non voglio che capiscano che lui non è con me e io
sono sola come lo ero prima perciò corro fino a dove lui
riposa.
Riposa...che
suono dolce ha questa parola, così lontana dalla realtà!
Il
guardiano mi rivolge uno sguardo di sbieco, il cimitero
è assolato e altri come me vi si aggirano, ma sembrano in
pace;mi dirigo alla sua tomba.
La
terra è stata rivoltata di fresco,com'è naturale che
sia, mi sembra quasi di sentire nell'aria il suo profumo speziato e
me ne beo.
Sedendomi
a terra sento tutte le forze che mi abbandonano e chiudo gli
occhi,vorrei essere una scienziata geniale e pazza e potergli dare
vita grazie alle poche cellule e tessuti intrappolati nel suo
pettine.
Ricreerei
lui quasi dal niente, lo farei crescere dentro di me e gli darei la
vita, cercherei di allevarlo nella maniera migliore e ,cresciuto, lo
amerei come ho amato l'originale; questo figlio sarebbe padre di se
stesso e amante di sua madre.
Rabbrividisco.
La
disperazione certe volte da origine a pensieri mostruosi e blasfemi,
li scaccio riaprendo gli occhi e sfregandoli con le mani, un'ombra si
allunga da dietro me.
Lui
è tornato?
No,
che pensiero stupido, non tornerà mai,
si tratta di una bambina che mi fissa con la testa leggermente
reclinata e uno sguardo curioso, si siede per tera accanto a me e si
fa il segno della croce.
-Questo
è tuo marito signora?-
Scuoto
leggermente la testa
-Allora è il
tuo fidanzato?-
Mi schiarisco la
voce per risponderle, non so da quanto tempo non parlo e mi sono
quasi scordata il suono della mia voce.
-Sì piccola-
-Sai signora ce l'ho
anche io il fidanzato,però il mio non è morto-
I bambini,riescono
con la loro vocetta stridula a dire le peggiori cose con il massimo
candore!
-Sono contenta per
te-
-Si chiama Goffredo
e sembra un po' una femmina ma a me piace e il tuo fidanzato come si
chiama?-
-Adam-
Fissa la tomba e
sembra pensare qualcosa di molto serio perché aggrotta le
sopracciglia.
-Però signora
io non ti capisco, il tuo fidanzato è morto e tu non
piangi,quando è morto il mio cane io ho pianto un
sacco, così tanto che la mia mamma si è spaventata e mi
ha portato al pronto soccorso,tu invece niente,perché?-
Le sorrido, il mondo
è bellissimo e lineare a questa età.
-Quanti anni hai
piccola?-
-Ho cinque anni e mi
chiamo Layla e il tuo nome signora?-
-Iris-
Una voce di donna
chiama il nome della bambina e lei risponde,forse un po' troppo
esuberantemente, a colei che dall'espressione contrita e dal tono
della voce preoccupato sembra una madre ansiosa in pieno
regime,sento i vari rimproveri che vengono fatti a Layla e non posso
fare a meno di essere d'accordo con la madre.
La donna si avvicina
per scusarsi del possibile disturbo che mi avesse recato la bambina
ed io la rassicuro che non mi ha affatto importunato poi guarda
stranamente in direzione della sua tomba.
-Mi dolgo per la sua
perdita-
Non so bene che cosa
rispondere pertanto resto in silenzio e faccio solo un cenno con il
capo.
-Mamma l'hai trovato
il signore che cercavi?-
-Sì tesoro,ma
è tardi ci torneremo domani-
-Uffaaaah,io voglio
tornare a casa,mi manca papà!-
Seguo tutta la
discussione indiscretamente,riesco a salutare la piccola prima che si
allontani con la madre e realizzo nuovamente di essere sola.
Eppure..
Una strana
sensazione mi pervade, ma la ignoro:potrebbe essere la fame o la
stanchezza.
Guardo
verso lui,il
dolore è ancora forte,ma l'averlo rivisto lo ha placato un
minimo;mi alzo per dirigermi lentamente a casa.
Sì,il
dolore è ancora forte
Eppure..quella
donna l'ho già vista..
.
*Fine capitolo uno*
Angolino
dell'autrice:
Dovrei
essere a studiare per l'orale degli esami di stato e invece
scrivo..che ci posso fare se mi è ritornata la voglia solo
ora,dopo mesi e mesi di completa inattività?? Mannaggia
mannaggia!! Spero però che venerdì vada tutto
bene,almeno un sessantino scacio me lo daranno,vero? ^__^
Bando
alle ciance, se vi interessa questa storia fatemelo sapere con delle
recensioncine altrimenti mi dispero veramente ç__ç
Si
aprono scommesse su dove Iris(la protagonista) abbia incontrato la
donna!
(Guai
a voi se indovinate eh. ^___^ )
Ciaoooo
alla prossimaa!!
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