Fuochi d'artificio

di InCercadAutore
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Che strana connotazione che diamo alla parola “arrivederci”. Pronunciarla, in ambito solitamente formale, implica che ci sarà un incontro futuro con la persona cui si sta parlando, eppure questo non è sempre vero. “A rivederci”, suona così familiare e poco drammatico. Eppure se penso che io e i miei compagni abbiamo appena detto “addio” alla nostra vita da liceali, alla scuola e ai professori, stento ancora a crederci. Abbiamo appena detto addio a una parte di noi, ma, forse un po’ ipocritamente o scioccamente, abbiamo preferito usare un apparentemente più caldo, comodo e meno definitivo “arrivederci”. So che potremo rincontrare sia i compagni che i professori, ma quante volte? Una, due, tre volte…? Di certo non saranno una costante della mia vita come è accaduto finora.
Un capitolo della nostra vita si è concluso la sera di giovedì 12 luglio 2018, alla cena post-maturità con i professori. Molti non vi hanno dato troppo peso, l’hanno presa con leggerezza, un po’ come se tutto fosse destinato a restare sempre uguale, ma così non è: le cose cambiano, le persone cambiano, tutto si modifica. “Tutto cambia, nulla muore” disse un tale Ovidio, nelle sue “Metamorfosi”. Di certo “Omnia mutantur”, ma i miei sentimenti, ciò che ho provato quella sera, ciò che provo tuttora, di certo non lo dimenticherò e so non morirà mai.
Alla felicità di poter essere se stessi di fronte ai professori, si è poi aggiunta una forte dose di amarezza al momento dei saluti, che ha raggiunto il suo apice nell’ultimo incontro con un insegnante di lettere che penso tutti ci porteremo nel cuore finché avremo vita, o almeno avremo voglia di ricordare.
Mentre giravamo per la città, dopo la cena, ho avuto la netta sensazione che tutte le cose belle del liceo mi stessero scivolando via dalle dita, letteralmente. Come una sorta di materia semiliquida, per quanto io cercassi di trattenerla, quella continuava a scivolare e cadere e, nonostante i miei sforzi, non sono riuscita a fermarla. Allora sono rimasta ferma, impotente, a guardare quella massa di ricordi, quella parte di me, che si staccava dalle mie mani per poi cadere a terra.
Un po’ come i fuochi d’artificio, quando fanno intravedere il razzo acceso, creando aspettativa; esplodono, suscitando gioia e meraviglia; scompaiono, lasciando solo una scia di fumo come prova del loro passaggio; così i miei vividi ricordi mi fanno presente che i giorni della scuola sono finalmente finiti.
Nonostante questo però la coltre di fumo, il segno che tutte le cose belle del liceo, seppure poche, hanno lasciato è indelebile, impresso a fuoco nella mia mante e nel mio cuore.
Ho una sola parola da dire a tutti coloro che mi hanno sostenuta e aiutata a maturare tanto in questi anni: grazie.

-InCercadAutore
aka A.F.T.

 




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