Storia
partecipante al contest : “Aiutiamo le specie in via
d’estinzione!”
indetto da Rohan, sul forum Efp
Nick
Efp / Nick Forum: Zappa (Efp) Whatzapp (Efp Forum)
Personaggi:
Videl / Gohan
Rating: Verde
Genere: Generale, comico
Una
passeggiata in città era quello che ci voleva per
sgranchirsi i
muscoli dopo ore di studio. In mezzo al viale verde smeraldo di Satan
City, la ragazza di vent’anni suonati correva veloce sullo
sterrato
del marciapiede, a bordo di un paio di scarpe fiammeggianti e con la
musica sparata nelle orecchie a fargli da compagnia.
Correva
veloce, nel ritmo travolgente della melodia, saltando da una
mattonella all’altra del tracciato, agile e svelta, per
contrastare
l’arsura fastidiosa che si aggirava nel pomeriggio tra i
vicoli
della città.
A
inizio giugno, si teneva sotto allenamento con lo studio in vista
degli esami, ma quel giorno non aveva avuto voglia di continuare a
bruciarsi gli occhi sui libri, così aveva abbandonato gli
appunti
alla scrivania ed era sgattaiolata fuori di casa, complice del bel
tempo, e aveva deciso di correre per un paio di chilometri sulle note
di Paradise City, affidando ogni pensiero disperato riguardo
l’esame
alla voce graffiante di Axel Rose.
Di
pomeriggio la città, come ogni grande città, era
affollata di gente
che faceva via vai dal lavoro o dall’università, ma
per fortuna il
sentiero dei frassini era meno trafficato dalle auto ed era perfetto
per fuggire un po’ dal trambusto quotidiano della
città.
Videl,
correndo nell’ombra dei grandi alberi, ad un certo punto,
passò
davanti un furgoncino nero, al cui interno, subito, gli occhi di
quattro furfanti si fissarono su di lei e la riconobbero, nonostante
i capelli legati e gli occhiali da sole, come la figlia del famoso
salvatore del mondo, Mister Satan.
I
quattro loschi figuri, appostati abusivamente sul marciapiede della
strada, non poterono non agitarsi per l’improvvisa sorpresa.
<<
Hey, ma quella non è la figlia di-? >>
<<
Esatto, è la figlia di Mister Satan! >>
sghignazzò uno dei farabutti, dopo aver scrutato attentamente
dietro il binocolo la ragazza che correva, e subito il più
astuto del
gruppo rifletté sovrappensiero: << Quella
piccola canaglia ci
ha sempre impedito di portare a termine i nostri piani, come
l’ultima
volta, quando ci ha presi con le mani nel sacco prima di svaligiare
la gioielleria… >>
<<
Chi se lo immaginava di trovarsela qui, sola soletta, a correre nel
sentiero… >>
Nel
loro furgoncino nero, molto mimetico e assolutamente poco
sospettabile, i quattro scagnozzi ghignarono rapaci, bisbigliarono
qualcosa di losco tra di loro ed improvvisarono un piano che, sicuro,
avrebbe fatto molta leccornia a qualsiasi furfante.
Accesero
il motore per mettere in atto il loro diabolico piano e partirono per
inseguire Videl.
Dall’altra
parte della strada, seguendo la seconda fila dei brillanti frassini
verdi, ma abbassando lo
sguardo più
in basso, un ragazzo cercava disordinatamente di riordinare i fogli e
gli appunti di studio che aveva utilizzato per la lezione di storia.
Trovava
sicuramente contagioso il brio della professoressa a narrare
l’intrigante storia di guerra tra Greci e Persiani, ma
avrebbe
preferito scrivere un po’ di meno, visto il malloppo di fogli
che
si ritrovava ad ordinare e la scadenza delle lezioni quasi attaccata
alla data dell’esame che avrebbe dovuto conseguire.
Stropicciò
ancora qualche foglio, quando alzò la testa al rumore di un
insospettabile e comunissimo furgone nero con a bordo quattro uomini, che partiva dietro una
ragazza. Aguzzò, curioso, la vista, grazie ai poteri quasi
magici
derivati dal papà, e notò che i quattro uomini
erano vestiti di
nero, con gli occhiali neri, i guanti neri, i cappotti neri,
all’interno, guarda caso, di un furgoncino proprio nero.
Per
quanto insospettabili e comuni più del prezzemolo, a Gohan
venne il
dubbio che, forse, i quattro stessero tramando qualcosa di losco e
cercò di capire che volessero dalla ragazza in topless e
cuffiette
che correva a più non posso davanti a loro.
Spostò
lo sguardo sulla ragazza e per poco non svenne sulle mattonelle,
quando si rese conto che, non sono era Videl, ma che era Videl in un
bellissimo e strettissimo topless, e che proseguiva tranquillamente
la sua corsa, ma non pareva essersi resa conto dei quattro signori
che, sebbene paressero tranquilli, volevano raggiungerla con cattive
intenzioni.
Prese allora
una decisione fulminea, al volo, e si lanciò dietro al
furgoncino. I
suoi beneamati appunti, invece, volarono a terra, spargendosi
sull’erbetta verde.
Il
furgoncino aveva iniziato ad accelerare e il più astuto dei
quattro
rideva all’impazzata, spingendo i suoi colleghi a stare
pronti a
sbalzare fuori dal furgone per afferrare la ragazza: <<
State
pronti! Al mio via saltate fuori e catturate la ragazzin-
>>
ma neanche il tempo di sputare l’ultima parola che, qualcosa,
o
meglio, qualcuno s’intromise sulla strada, facendo sbattere
violentemente l’auto contro ciò che parve un muro
di cemento
armato, ma che in realtà apparve solo come un ragazzino in
calzamaglia.
Il
furgoncino balzò all’indietro e uscì
dall’impatto con la sagoma
del supereroe impressa nel motore: gli scagnozzi sollevarono gli
occhiali dagli occhi dalla meraviglia e il più furbo di loro
contenne a malapena un’espressione sbigottita.
Dal
fumo e dalle lamiere polverizzate si levò una voce possente
sebbene
un po’ impacciata di ragazzo che si annunciò come:
<< Io
sono Great Saiya - >>
<<
Il mio furgone! >>
Esclamò,
invece, il malfattore, scendendo veloce dal sedile, per mettersi le
mani nei capelli davanti all’insolita scultura contemporanea
scaturita dalle lamine accartocciate. Il piccolo ragazzo meraviglia
da dietro il suo casco, si grattò il mento, pensieroso,
pensando di
avere un po’ esagerato e lanciò
un’occhiata alla ragazza che,
per fortuna, aveva proseguito la sua corsa, senza accorgersi di
nulla.
Un
cazzottone sulla guancia lo riportò alla realtà,
soprattutto per le
urla di dolore del delinquente che conseguirono dopo il colpo.
<<
Oh, mi scusi… >> si scusò subito
Gohan con il criminale,
costernato per avergli rotto l’auto e, a questo punto, anche
la
mano. Gli altri scagnozzi assistettero sbalorditi alla scena.
<<
Io ti ammazzo, supereroe da strapazzo! >>
sibilò il furfante,
tenendosi la mano con dolore, e caricò contro il ragazzo,
cercando
di travolgerlo per farlo cadere al suolo, come farebbe un toro con il
suo matador nell’area, ma il toro venne subito preso per le
corna
da Gohan, che, afferrandolo per il giubbotto, lo fece volare
dolcemente un paio di metri, per farlo atterrare un po’ meno
dolcemente contro l’albero del viale.
Videl,
intanto, si era allontanata di circa un chilometro e ora era passata
alla playlist degli ACDC. Evitò una cacca di cane,
lamentandosi dei
soliti padroni incivili che non pulivano mai le strade, e
proseguì
fischiettando.
Great
Saiyaman squadrò come un gatto che soffia i tre briganti
rimasti che
si misero sulla difensiva: << Pensavate di farla franca,
eh? Ma
avete incontrato me! Great Saiyam - >>
<<
Non state lì impalati, idioti! Prendete la mocciosa!
>>
Lo
superò la voce del capo della combriccola, accovacciato ai
piedi
dell’albero, mentre, questa volta, si teneva la spalla e ululava
come un
lupo di mare ordini confusi.
Gohan
aggrottò la fronte: << Hey, perché
non mi lasci mai finire le
fras - >> ma nessuno diede ascolto alla sua domanda, e i
tre
corsero all’impazzata verso la ragazzina che ormai era alla
soglia
dei due chilometri, per obbedire agli ordini del capo.
I
tre corsero alla rinfusa, un po’ per scappare dalle grinfie
del
giustiziere in maschera cui ignoravano il nome, perché
ancora non si
era presentato decentemente, e un po’ perché
correre con addosso
impermeabili neri sotto il sole di giugno era peggio di sottoporsi ad
una sauna rigenerante con addosso un maglione, di quelli pungenti, di
Natale.
Il
piccolo Saiyan non si fece trovare impreparato e corse dietro alle
tre canaglie, rischiando di inciamparsi più volte, anche
lui, nel
suo mantello rosso.
Mentre
la ragazza continuava a balzare allegra per la strada, gli
instancabili tre bruciavano le scarpe per avvicinarsi a lei il
più
in fretta possibile: uno dei briganti, quello un po’ meno
furbo del
capo, ad una certa si accovacciò a terra e tirò
fuori
dall’impermeabile un bazooka, prese la mira e in due secondi
il
missile terra-aria sfrecciò nel cielo.
Great
Saiyaman allora accelerò la sua corsa, riuscì ad
afferrare il
malavitoso a terra, prendendolo per la colletta del cappotto, e lo
lanciò a tutta a velocità verso la direzione del
missile: il
missile terra-aria andò a frantumarsi contro il secondo
missile
lanciato da Gohan, il povero mascalzone, che atterrò qualche
chilometro più in là, sciando sopra la testa
della ragazza, che,
ovviamente, non si avvide di nulla, e si appollaiò sul ramo
più
alto del trecentesimo frassino della strada.
Gli
altri due banditi non mollarono, però, la loro corsa,
risoluti a
rispettare gli ordini del più sveglio del gruppo, che, nel
frattanto, aveva recuperato sensibilità alla spalla e al
polso:
adocchiando la bicicletta del postino sul prato di una delle villette
ai lati della strada, ora pedalava a gran velocità per
raggiungere
la ragazzina, ormai al quarto chilometro.
Il
quarto criminale, quello normale, non particolarmente sveglio ma
neanche da sottovalutare, quando riuscì, a grandi falcate, a
raggiungere Videl, ormai era passata agli Aerosmith,
incoraggiò
l’altro che lo seguiva a fare più in fretta:
l’ultimo
malvivente, che era stato assunto a tempo determinato, dopo un breve
tirocinio per acquistare le basi della malvivenza, lo seguì
celere e
si appostò anche lui per saltare alle spalle di Videl.
Calcolarono
la distanza e il tempo di reazione giusti per prenderla di sorpresa:
ci pensarono su un paio di volte, perché non erano molto
furbi e la
laurea al Cepu era quello che era, ma quando decisero di scattare, si
ritrovarono davanti nuovamente il supereroe.
Questo
afferrò il giovane stagista per il polso, glielo storse,
portandoglielo dietro la schiena, e lo accompagnò a terra
con un
calcio in schiena, mentre pigliò il secondo giusto in tempo
per
fargli assaggiare la consistenza delle mattonelle con i denti, con un
piccolo sgambetto al piede.
I
due ruzzolarono a terra affogando nei loro lunghi cappotti neri e la
ragazza si allontanò ancora, canticchiando un bel motivetto
aggressivo per spingere ancora di più nella corsa.
Il
brigante normale, non particolarmente sveglio ma neanche da
sottovalutare, non alzò ancora bandiera bianca: si
levò di scatto e
si mise nuovamente ad inseguire la povera ragazza ignara di tutto;
quello più piccolo, invece, quello che era stato assunto a
tempo
determinato dopo un breve periodo di tirocinio per acquistare le basi
della malvivenza, cercò di imitarlo, ma a parte riuscire a
coordinare la coppia gamba destra e gamba sinistra nella corsa, si
avvide che più correva, più rimaneva fermo sul
posto.
Si
sforzò di correre ancora, di aumentare il passo, di spingere
con
ferocia sulle gambe, ma le mattonelle che calpestava erano sempre le
stesse. Al quarto tentativo si rese conto che non si era mosso dal
posto perché l’eroe in calzamaglia lo stava
tenendo dal cappotto e
man mano lo stava facendo scivolare sempre più
all’indietro invece
che in avanti.
Il
giovane apprendista si schiarì la gola e chiese a quel punto
sommessamente
di potersene andare.
<<
Io ho appena finito il tirocinio e sono nuovo del mestiere: volevo
solo pagarmi il master e poi andarmene in un’altra
città, non
voglio mica fare il criminale per tutta la vita... >>
Gohan
gli sorrise, bonario, e lo lasciò andare, consigliandogli
una buona
università fuori città, dove avrebbe potuto
conseguire il suo
sogno: fare l’artista a tempo perso, visto che mamma gli
aveva
detto che aveva del talento, e creare delle sculture di marzapane da
regalare ai bambini del mondo. Si salutarono con una stretta di mano,
augurandosi buona fortuna a vicenda e si separarono.
Dopo
aver salutato il giovane malfattore che voleva fare
l’artista,
Gohan vide da lontano che il delinquente normale, non particolarmente
sveglio ma neanche da sottovalutare, aveva ormai raggiunto la ragazza
e che aveva srotolato una lunga corda per legarla, mentre quello
furbo che prima si era storto il polso e poi la spalla contro un
albero, e che aveva raggiunto la combriccola con la bicicletta del
postino, pedalava a fatica davanti a lui e s’angosciava per
raggiungere la giovane che, quel giorno, aveva proprio gli occhi e le
orecchie foderati di prosciutto.
Great
Saiyaman sbuffò, scrollando le spalle davanti ai due
criminali, e
pensò che quella giornata non accennava a finire:
chissà, poi, dove
erano finiti i suoi appunti di storia, rifletté, grattandosi
il
naso, e vide che si erano allontanati di parecchio dai suoi appunti.
<<
Probabilmente il vento lì avrà portati
via… >> sussurrò
triste e notò in lontananza il postino che faceva le grandi
corse
nella sua direzione, per raggiungere, a quanto pareva, la bicicletta
rubata.
Intanto,
i due malfattori stavano cercando di stare dietro il passo di Videl
che, mannaggia, ancora non si stufava di fare i chilometri e che,
ora, era passata ai Boston, cantando a squarciagola More Than A
Feeling, con la parte di polmone che le restava; bruciava sempre
più
le scarpe sulle lastre di marmo e faceva urlare di dolore gli
abitanti delle villette vicino cui passava al sentire la sua voce
molto accordata: in particolare, un vecchietto di una novantina
d’anni che non fu particolarmente felice di trovarsi
disturbato nel
suo riposo pomeridiano e che le lanciò giù dalla
finestra una delle
sue ciabatte ortopediche, anche se beccò in faccia solo uno
dei due
uomini che la rincorrevano.
Quello
furbo della combriccola e quello normale, non particolarmente sveglio
ma neanche da sottovalutare, cercarono, questa volta, di agganciare
la ragazzina con la lunga corda: la srotolarono e ci fecero un nodo
da cowboy. Nel primo tentativo, quello furbo lanciò la lenza
ma finì
per afferrare il secondo, che scivolò a terra, calpestando
il suo
stesso cappotto nero; il secondo tentativo parve andare a buon fine,
ma quello furbo del gruppo, che questa volta si dimostrò un
po’
tonto, rimase incastrato nel nodo della corda e vi si
attorcigliò da
solo, lasciandosi sfuggire ancora una volta la ragazzina.
Tralasciata
la corda, le si gettarono addosso per prenderla alle spalle, ma
finirono l’uno addosso all’altro: quello normale,
non
particolarmente sveglio ma neanche da sottovalutare, si
lagnò per
qualche istante con il capo, che rispose alle sue lamentele con un
pugno tra i denti.
Questo,
disperato, afferrò la pistola dalla tasca e la
puntò alla schiena
della giovane, deciso a finirla una volta per tutte: il colpo
partì,
impazzito, e sgusciò nell’aria, ma andò
a piantarsi nel ramo
dell’albero, facendo, inaspettatamente, cadere da questo il
terzo
del gruppo, quello un po’ meno furbo, ma non ci possiamo
lamentare,
che, bruciacchiato dalla botta con il missile, svenne a terra con un
sospiro di commiserazione e con un fiorellino, che gli cadde sul
cuore.
Il
capo del gruppo, a questo punto, lanciò un urlo di isterismo
e si
portò le mani ai capelli, iniziando a piangere
convulsamente: c’era
da capirlo in fondo, il furgoncino andato, il piano e la reputazione
rovinati per colpa di un supereroe da strapazzo e mezza squadra
dimezzata non erano una roba da tutti i giorni.
Il
membro normale della banda, quello non particolarmente sveglio ma
neanche da sottovalutare, gli si accostò, costernato, gli
accarezzò
dolcemente la testa e lasciò che il suo capo gli piangesse
sulla
spalla, abbracciandolo e tranquillizzando i suoi singulti. Lo
accompagnò poi vicino all’albero, dove era
crollato l’altro
amico, e lo fece sedere a terra, sempre stringendolo caramente al
petto per calmarlo e sussurrargli parole gentili
all’orecchio.
Gohan
non si scomodò neanche a catturare i tre malviventi, che
quello
normale gli fece segno di non agitarsi: si legò assieme agli
altri
due all’albero, chiamò la polizia, e
tornò a consolare il capo
che, ormai, aveva abbandonato tutta la sua cattiveria per piangere
tra le braccia del compagno come un bambino, forse anche
perché si
era reso finalmente conto che era stato circondato da una squadra di
deficienti.
Dopo
qualche minuto, giunse di corsa anche il postino che si poté
riappropriare della sua bella bicicletta: tirò un pedale in
faccia
al capo del gruppo e se ne andò, offeso.
Gohan
o meglio, Great Saiyaman poté finalmente tirare un sospiro
di
sollievo, quando i tre malavitosi furono nelle mani della polizia e
il suo compito da super giunse al termine. Appena la strada fu
sgombera dalle volanti e dalla gente, si tolse velocemente la tuta e
indossò gli abiti da civile. Diede un’ultima
occhiata alla strada,
chissà che non scorgesse Videl tornare indietro, e in
effetti la
vide a pochi passi da lui, con un’espressione stranita, appena
tornata dalla sua corsa.
<<
Ciao, che ci fai qui? >> chiese lei con il fiatone,
poggiando
le mani sulle ginocchia per riprendere il fiato che le era venuto a
mancare per l’esercizio prolungato.
Gohan
fece il vago.
<<
Ciao! Nulla di che, stavo passeggiando per la via e ho incontrato te!
Oggi è una noia pazzesca >>
<<
Hai ragione, >> ripeté Videl, <<
non accade mai nulla di
divertente ultimamente: qualche inseguimento, qualche ladro che ruba
in una gioielleria, qualche sparatoria o combattimento con qualche
criminale! Niente di niente, una noia pazzesca! >> si
lamentò,
portandosi le braccia ai fianchi e sbuffando, risentita.
Gohan
si aprì nel sorriso più genuino che aveva e si
grattò la zazzera
eredita da papà, ridendo sommessamente.
Si
offrì di riaccompagnarla a casa, per farle compagnia e per
trovare,
nella speranza che non fossero completamente spariti, gli appunti di
storia, finché ad una certa non lei non gli
confessò una cosa.
<<
Ma sai che, mentre stavo correndo, alcune volte, mi pareva di sentire
dietro di me delle urla e dei rumori di esplosioni? Come se stesse
succedendo il finimondo alle mie spalle! >>
<<
Sarà stata una tua impressione, non succede mai nulla da
queste
parti! >> le sorrise, sottolineando l’ovvio.
Videl
insistette: << Ti giuro! Era come se qualcuno stesse
cercando
di raggiungermi e, poi… >> iniziò a
confabulare muovendo
agitatamente le mani << … poi
c’erano esplosioni, urla,
rumori di lotta e- >>
<<
Videl… >> la richiamò Gohan,
mettendole una mano sulla
spalla << non succede mai nulla da queste parti,
è una noia
pazzesca! Te lo sarai immaginato e basta, avevi anche le cuffie, come
facevi? >>
La
ragazza guardò prima gli auricolari e poi Gohan e,
infine, fece
spallucce.
<<
Probabilmente hai ragione, è una noia pazzesca da queste
parti... >>
<<
Già, è una noia pazzesca >>
Ripeté
Gohan e le sorrise dolcemente.
Fine
Angolo
dell’autrice
Ciao
a tutti/e!
Questa
è una sciocchezzuola che ho buttato giù di questa
nuova coppia che
non ho mai trattato!
Il
nome della storia è il nome della canzone di Robbie Williams
che mi
ha ispirato.
Spero
vi sia piaciuta e che vi abbia strappato un sorriso!
Grazie
a tutti!
Zapppppppppppa
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