ReggaeFamily
Black
Roses
Un
giardino di rose nere.
È
l'unica cosa che riesco a scorgere, tutto intorno a me. Cespugli e
cespugli di fiori scuri.
Pare
la versione macabra di quelli della Regina di Cuori. Quelli che le
carte da gioco stavano ossessivamente dipingendo di rosso per
compiacere la padrona indiscussa del reame.
Queste
rose sanno di lutto e di vanità.
Mi
avvicino e ne sfioro una, ma subito il mio dito viene trafitto da una
spina. Anche il sangue che fuoriesce dalla ferita è nero.
Che
strano, non l'avevo mai visto.
E
non mi fa male.
Mi
assale un terrore oscuro come quei funebri fiori. Non riesco a
controllarlo, mi morde le viscere e mi atterrisce, mi spinge a
toccare quei fiori e a lasciarmi pugnalare dalle loro spine.
La
mia mente mi dice di scappare, ma il terrore mi inchioda in mezzo ai
cespugli.
Comincio
a gridare e le lacrime mi invadono le guance ispide.
Mi
sveglio di botto e spalanco gli occhi. Sono rigido e paralizzato nel
mio letto, mi rendo conto di aver appena fatto un incubo, ma il fatto
che stessi soltanto sognando non riesce a tranquillizzarmi.
Il
sole inonda la mia stanza e io sono consapevole di aver soltanto
sognato quei fiori neri. Sollevo la mano sinistra e controllo le
dita: nessuna ferita, nessun grumo di sangue nero coaugulato.
Afferro
il cellulare: 15 luglio 2018, ore 07:47.
Apro
Google Chrome e faccio una ricerca veloce: significato della rosa
nera nei sogni.
Queste sciocchezze in genere
non mi interessano, però ogni tanto mi piace fare di queste
ricerche quando sogno qualcosa di anomalo.
Trovo un sacco di risultati,
e aprendone diversi mi rendo conto che la rosa nera non è di
buon auspicio in nessun caso.
Direi che il mio
quarantacinquesimo compleanno non comincia nel modo giusto.
Sorrido appena e scuoto il
capo, decidendo di lasciar perdere.
Camminare in un viale
alberato e ombreggiato è rinfrancante anche a luglio.
Ho deciso che non
festeggerò, non mi importa. Sono certo che i miei amici
vorranno offrirmi qualcosa stasera, e a me sta bene uscire con loro.
È pieno di gente qui,
un sacco di persone che portano a passeggio i loro cani e i loro
figli a bordo di carrozzine e passeggini di ogni genere.
Las
Vegas può essere suggestiva in certi momenti, bisogna solo
saperla apprezzare e comprendere.
Chi non ama questa città non riesce a
viverci, scappa o trascorre il suo tempo a desiderare di fuggire
altrove.
Noto un capannello di
persone fermo all'angolo di una via laterale. Non riesco ancora a
capire cosa stia succedendo, così mi accosto per dare
un'occhiata.
Un carretto stracolmo di
fiori è fermo sul ciglio della strada, sotto il vigile
controllo di un anziano signore dall'aria severa e attenta. È
seduto su una sedia in plastica pieghevole e sostiene il suo bastone
come volesse usarlo da un momento all'altro come un'arma.
Questo non spaventa affatto
i suoi clienti, soprattutto per la bellezza dei suoi fiori e della
giovane donna che lo affianca. Forse è sua figlia o sua
nipote, non riesco a capire quanti anni possa avere. È molto
alta e slanciata, ha i capelli lunghi e neri così come gli
occhi, è completamente vestita di nero con un abito che sfiora
le caviglie pallide e magre.
È una ragazza molto
affascinante, e nonostante la sua cupezza nell'aspetto, si mostra
allegra e gentile nei confronti degli avventori che si accalcano
intorno al carretto.
Rimango di sasso quando noto
che sul braccio ha un tatuaggio completamente nero. Poi sposto gli
occhi sul carretto e noto un gruppo di fiori neri.
Sono rose come quelle che ho
sognato.
Sono rose come quella che
spicca sul braccio della ragazza.
È una coincidenza.
«Ehi! Stai bene?
Avvicinati se vuoi.»
Sbatto più volte le
palpebre e mi ritrovo faccia a faccia con la ragazza. Mi sorride con
gentilezza mentre si adopera per legare i suoi lunghi capelli in una
crocchia.
«Sono di fretta...»
farfuglio.
«Non devi comprare per
forza qualcosa» mi apostrofa il vecchio, passandosi una mano
tra i capelli brizzolati. Noto con stupore che i suoi lineamenti si
sono addolciti e che mi sorride gioviale almeno quanto la giovane.
«Nonno, li hai fatti
scappare tutti anche oggi» dice la ragazza, chinandosi per
scompigliargli la folta chioma.
«Lui non è
scappato» la rimbecca l'anziano, facendo un cenno nella mia
direzione.
Mi accorgo che non c'è
più nessuno nelle vicinanze, così decido a fare qualche
passo avanti. I miei occhi si posano ancora una volta sulle rose nere
e un brivido mi corre lungo la schiena.
Mi sto lasciando
suggestionare da uno stupido sogno, non è da me. Devo darmi
una calmata.
«Come ti chiami? Ti
piacciono le rose nere?» mi chiede la ragazza.
«Sono
John, piacere di conoscervi. Non so se mi piacciono, è solo
che stanotte le ho sognate» spiego con titubanza, senza
accostarmi troppo a quei
fiori, timoroso che possano pungermi come nel
sogno.
Lei spalanca gli occhi.
«Davvero?» si sorprende, lanciando un'occhiata a suo
nonno.
Lui si stringe nelle spalle
e prende a parlare con dei nuovi clienti.
«Io mi chiamo Deb.
Scommetto che hai notato il mio tatuaggio, vero? È per questo
che hai fatto quella faccia?» prosegue. Ha un modo di fare
molto aperto ed espansivo, non esattamente come me.
«L'ho notato.»
«Conosci i significati
di questo fiore bellissimo?» vuole sapere Deb, afferrando una
rosa nera e stringendola al petto come fosse suo figlio.
«Ho letto qualcosa su
internet. A te perché piacciono tanto?» le chiedo.
«Tanto per cominciare,
il nero è il mio colore preferito. Si nota, immagino. E
comunque, so che tutti sono convinti che le rose nere portino guai.
Io non amo particolarmente i tatuaggi, e infatti ho impresso nella
mia pelle soltanto delle rose nere: una per ogni perdita che ho
subito. Questa sul braccio è la più recente, in ricordo
di mia madre che è morta l'anno scorso. C'è la sua
iniziale qui al centro, vedi? Si chiamava Marian» spiega con
tranquillità la giovane.
Il
disegno nero a forma di rosa, effettivamente presenta una M
intrecciata al suo centro. La lettera è stilizzata e dello
stesso colore del tatuaggio, ma a colpo d'occhio dà
l'impressione che sia un
bassorilievo sulla pelle nivea di Deb.
Questo tatuaggio è
bellissimo, mi manca quasi il fiato nell'osservarlo.
«Mi dispiace per tua
madre» dico in un mormorio.
«Anche a me, però
la morte fa parte della vita.»
Non so cosa dire, così
abbasso il capo e rimango in silenzio.
«Vuoi sapere perché
mi piacciono le rose nere?» riprende Deb.
«Va bene.»
«Mia nonna mi
raccontava sempre una storia sulle rose nere. Mi diceva che tutti le
demonizzavano, ma c'è una leggenda che sfata questo mito.»
Sollevo nuovamente il capo e
la guardo in viso. «Non ne sapevo niente.»
«Adesso te la
racconto.»
In
un regno lontano e dimenticato da tutti, viveva un giovane uomo di
nome Adam. Amava tantissimo le sue rose nere, erano tutta la sua
vita.
Era
un umile giardiniere, non poteva pretendere niente di più
dalla sua vita, ma a lui bastava così. Era soddisfatto e
felice di prendersi cura delle sue piante, anche se veniva trattato
come un servo dai suoi ricchi padroni.
Le
rose nere coltivate da Adam erano rarissime e bellissime, richieste
anche nei regni vicini.
Un
giorno giunse da lui un uomo molto ricco e potente che nessuno
conosceva e aveva mai visto. Si presentò come uno stregone
molto potente e disse a Adam che doveva assolutamente prendere una
delle sue rose.
Il
giovane giardiniere chiese spiegazioni, ma lo stregone si limitò
a estirpare uno di quei fiori e a lasciare uno scrigno pieno di
monete ai piedi del giovane.
Lo
stregone andò via e da quel giorno le rose nere di Adam
cominciarono ad appassire. Colmo di disperazione cercò di
porre rimedio, ma non ci fu niente da fare.
Adam
perse ogni voglia e gioia di andare avanti e si lasciò morire
in mezzo alle rose di tutti i colori, tutte vive e vegete, tranne
quelle nere.
Quando
il suo corpo venne ritrovato senza vita, tutti i fiori appassiti si
erano depositati su di lui come un lenzuolo nero e vellutato.
Trascorsero
diversi anni durante i quali non si seppe mai che fine fece lo
stregone, finché una giovane donna non scoprì un
bellissimo giardino di rose nere.
Conobbe
il potente stregone e lui le raccontò la storia di Adam e dei
suoi fiori oscuri: le spiegò che era stato necessario
sacrificare la vita del giardiniere per generare quel meraviglioso
parco tenebroso.
La
giovane si chiamava Rose e lo stregone decise di affidare a lei quel
piccolo grande regno magico. Le spiegò che lui era molto
anziano e che non avrebbe più avuto la forza per stare al
comando di tanta magia.
Rose
divenne la strega più potente del suo tempo e riuscì a
scoprire nuove potenzialità nelle rose nere.
Da
allora molte vite furono salvate, molta purezza fu donata e molti
fiori di velluto nero furono coltivati.
Guardo Deb con stupore. «È
una bella storia, però non ho capito cosa voleva dirti tua
nonna con questa leggenda.»
La ragazza sospira appena.
«Non so se mia nonna se la sia inventata o se sia qualcosa di
tramandato. Non me l'ha mai detto e io non gliel'ho mai chiesto
perché temevo di rovinare la sua magia. Però lei voleva
dimostrarmi che questi bellissimi fiori non portano sfortuna e non
simboleggiano solo dolore e sventura.»
«Non ne dubito»
dico confuso, non so più cosa pensare.
Questa ragazza è
molto particolare, con il suo amore per i fiori e con le sue storie
di regni incantati e lontani. Sarà una coincidenza, ma è
strano che io l'abbia conosciuta proprio stamattina, dopo aver fatto
quell'incubo.
«Posso regalartene
una?» mi chiede Deb, attirando nuovamente la mia attenzione.
«No» rifiuto
d'istinto. «Grazie» aggiungo.
«Insisto»
replica Deb, ficcandomi nella mano destra la rosa nera che ancora
stringe in mano.
A disagio, la afferro e la
sposto automaticamente nella mano sinistra. «Grazie, ma non era
necessario» borbotto, sentendomi in profondo imbarazzo. Sono
stranamente sorpreso del fatto che nessuna spina mi trafigge la
pelle.
Sospiro interiormente per il
sollievo e guardo Deb con riconoscenza, poi sposto gli occhi sui
petali scuri e vellutati. Sollevo la mano destra e li accarezzo
piano.
«È bellissimo,
non è vero?»
Annuisco e decido che è
arrivato il momento di andarmene.
«Grazie ancora, Deb.
Buon lavoro e buona fortuna con i tuoi fiori» la saluto, per
poi rivolgere un cenno a suo nonno.
L'uomo mi lancia una breve
occhiata e un accenno di sorriso prende forma sulle sue labbra
sottili.
Mi incammino nuovamente per
la mia strada, tenendo tra le mani quel bizzarro e raro fiore.
Ripenso al mio incubo e non
mi fa più l'effetto lugubre di poche ore fa.
Forse il mio compleanno non
è pieno di oscuri presagi.
«Pronto?»
«Ciao, fratello!
Auguri, buon compleanno!» esordisce Shavo.
È quasi sera e io mi
sono sistemato in terrazza a sorseggiare un tè freddo e
leggere un fumetto. «Grazie amico. Come stai?»
«Benissimo! Ho una
notizia bomba per te!»
Drizzo le orecchie e mi
protendo in avanti sulla poltroncina nera in plastica. «Ovvero?»
«Poco
fa mi ha chiamato Serj e ha detto che vuole vedere noi della band.
Dice di sentirsi pronto a pubblicare
qualcosa. John, stavolta credo sia quella buona.»
Per poco non balzo in piedi
come una molla. Vengo invaso da una gioia immensa, una gioia che non
provavo da tempo immemore. I System sono la mia vita, rinunciare a
creare qualcosa noi quattro insieme per me è stato come
perdere un pezzo di me.
Ora mi sento come se i
frantumi della mia persona si stiano ricompattando in fretta e furia,
come se non aspettassero altro per tornare a incastrarsi
perfettamente.
«Dici sul serio?»
biascico incredulo.
«Sì, Johnny»
risponde Shavo tutto eccitato.
«Ci vediamo stasera?»
chiedo.
«Sì. A casa di
Serj tra due ore, ti va?» mi propone il bassista in preda
all'eccitazione.
«Certo che mi va!»
esclamo.
Ci salutiamo dopo qualche
altra battuta e io mi guardo intorno.
All'interno di un vaso di
vetro azzurro troneggia la rosa nera, immersa in acqua fresca che ho
cambiato da poco.
Sembra che quel bellissimo
fiore mi sorrida e ammicchi verso di me.
Oggi, 15 luglio 2018, ho
ricevuto un bellissimo regalo: tornare a pubblicare qualcosa con i
miei amati System.
Tutto grazie a
un'affascinante e suggestiva rosa nera.
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Ciao a tutti, cari
lettori!
Lo so, lo so...
questa storia è veramente strana per i miei standard, è
permeata da una magia insolita e irrazionale, che di solito non è
da me!
Essendo oggi il
compleanno di John, be', ho voluto fare qualcosa di diverso, proprio
per far vivere al nostro calmo e razionale batterista un pizzico di
magia :3
Che ne pensate? Vi è
piaciuto questo esperimento?
La
leggenda di Adam l'ho inventata io, mentre sul significato delle rose
nere ho fatto un paio di ricerche, ma comunque non prendete tutto per
oro colato perché ho fatto una cosa veloce; volevo soltanto
scrivere pensando a John, lasciandomi ispirare da Black
Roses di Barrington Levy e da
questo prompt che mi ha dato Soul: “Ho bisogno di fogli nuovi
che non abbiano nulla a che vedere col passato”.
L'ho presa un po' in
senso lato, ma si sa che l'ispirazione quando bussa alla nostra porta
non possiamo farci niente: dobbiamo ascoltarla e darle retta,
lasciarci guidare e affidarci a lei.
Grazie a chiunque
legga e recensisca questo piccolo esperimento, grazie a Soul per il
prompt e ancora tantissimi auguri al nostro adorato John Dolmayan *-*
Alla prossima ♥
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