Parte Prima
Capitolo
1
«Allora, signore, cosa ne direbbe di
sfidare la sorte?»
Una ragazzina di bassa statura e dall'aspetto
piuttosto esile, con il volto nascosto dal cappuccio di una mantella
scura, aveva indicato con l'indice un uomo sulla cinquantina,
stempiato, seduto a un tavolo assieme ad altri tre uomini poco
più giovani di lui. Il tipo in questione stava bevendo con
avidità da un boccale di vino rosso scuro e
impiegò numerosi secondi, prima di rendersi conto che quella
voce squillante e giovane sembrasse avercela con lui.
Sollevò gli occhi per cercare quelli nascosti della ragazza,
senza ovviamente riuscire a intravedere molto più di alcune
ciocche bionde che uscivano scomposte dal cappuccio.
Poggiò il boccale ormai vuoto sul
tavolo, con un sopracciglio sollevato mentre continuava a scrutare la
sconosciuta, la quale ormai aveva attirato l'attenzione di tutti i
presenti nella taverna, oste compreso. Trascorsero altri secondi, ma il
tipo non disse niente.
«Dico proprio a lei, il signore con la
maglia rossa,» disse di nuovo la ragazza, abbozzando un
sorriso sotto il cappuccio.
Era ben conscia di avere tutti gli sguardi fissi
su di sé, ma era una cosa a cui era abituata e, sebbene a
volte preferisse agire nell'ombra, senza mai essere osservata, a volte
le piaceva essere al centro dell'attenzione. In più, per far
sì che il suo piano avesse successo, doveva cercare di
attirare quanta più attenzione possibile.
Il tipo, dal volto paonazzo per via della gran
quantità di vino che doveva aver ingurgitato,
scambiò un'occhiata con i suoi amici. Questi annuirono, come
per incitarlo ad accettare la sfida, quindi gli occhi piccoli dell'uomo
dalla maglia rossa si posarono sul tavolo di fronte alla ragazza, in
particolare sulle tre tazze di porcellana che lei vi aveva
posato sopra. Esitò all'inizio, ma alcuni degli altri
uomini, ormai quasi tutti ubriachi, iniziarono ad acclamarlo a gran
voce e a sollevare i boccali.
Seral non riuscì a trattenere un
sorriso soddisfatto: quando si trattava di attirare l'attenzione,
nessuno poteva starle dietro. Fece cenno all'uomo che aveva chiamato
con una mano di avvicinarsi. Questi si alzò con la fronte
corrugata e le sopracciglia abbassate, ma nonostante si vedesse
chiaramente che non fosse convinto di voler partecipare a quel gioco,
aggirò il proprio tavolo e la raggiunse.
«Di cosa si tratta?», chiese
lui, posando una mano sulla sedia di legno di fronte a Seral, che
tuttavia aveva allontanato la propria e se ne stava in piedi.
Fischi di incoraggiamento si sollevarono per
l'interna taverna. Per una volta, gli ubriaconi di quel locale
avrebbero finalmente avuto un passatempo diverso dal bere il solito
vino scadente per dimenticare quanto le loro vite fossero prive di
significato.
«Prego, si accomodi,» gli
disse Seral, accompagnando le parole con un gesto teatrale della mano.
L'uomo l'assecondò, ma la sua
espressione rimase corrucciata.
Seral per un attimo si maledisse per aver scelto
forse il meno ubriaco dell'intera taverna, ma si riprese subito,
pensando che, se ci fosse riuscita con lui, tutti gli altri ormai
più che brilli avrebbero seguito il suo esempio e per lei
sarebbe stato un vero successo.
«Vede questa moneta da cento
vor?» Seral mostrò una moneta brillante che teneva
sul proprio palmo prima all'uomo che aveva di fronte, poi la
sollevò in alto e roteò su se stessa, lentamente,
per permettere che tutti quanti la vedessero. I volti di tutti i
presenti si illuminarono di fronte a una tale bellezza, accattivandosi
l'attenzione di chiunque, proprio come la ragazza aveva immaginato.
«Voglio proporvi un gioco, a tutti quanti voi, a cominciare
dal gentile signore qui presente,» continuò a
spiegare. «Il gioco è semplice.
Metterò questa moneta sotto una di queste tazze.»
Sollevò quella centrale per posarvi la moneta e quindi
nasconderla sotto la tazza, in modo piuttosto lento e teatrale.
«Dopodiché, muoverò le tazze per
confondervi, e alla fine voi dovrete dirmi dentro quale di queste tazze
si trova la moneta. Se indovinate, sarà vostra.»
Rimase in silenzio per qualche secondo, per
permettere a tutti i presenti di assimilare bene le sue parole. Ci
furono dei versi sconcertati, altri interessati, poi dei borbottii,
finché Seral non decise che era venuto il momento di
terminare il proprio discorso.
Non appena le sue labbra si schiusero, tutti
quanti si zittirono per ascoltare. «Per partecipare chiedo
soltanto un piccolo contributo di due vor per ogni tentativo.»
Nel corso della propria
“carriera”, aveva provato a chiedere diverse cifre,
passando da alcune troppo alte ad altre decisamente troppo basse. Alla
fine, aveva capito che due vor era la somma giusta per convincere i
polli a rischiare, anche più volte, ma era abbastanza
perché a fine giornata si ritrovasse con abbastanza soldi
per affittare una stanza nella locanda migliore della città.
Così, proprio come si aspettava, gli
uomini iniziarono a cacciarsi le monete dalle tasche dei pantaloni per
contarle, già pregustandosi la felicità di poter
vincere una moneta da cento vor senza dover lavorare.
Seral comunque rimase concentrata sul tipo che
aveva di fronte, il capo inclinato da un lato, stando però
ben attenta a non far ricadere il cappuccio sulle spalle.
«Allora, signore, cosa ne dice? Accetta la sfida?»
«Ecco, vedi signorina, il problema
è che se dovessi perdere mia moglie mi caccerebbe di casa
per aver sprecato tutti i nostri risparmi»,
bofonchiò.
Seral dentro di sé provò
quasi pena per quel povero idiota. Nella propria vita ormai aveva
incontrato un sacco di diversi tipi di quel genere, uomini con poca
spina dorsale che si lasciavano comandare a bacchetta dalle mogli, che
non erano capaci mai di pensare con la propria testa e che
perciò dovevano affidarsi per forza a qualcun altro. Il loro
unico compito era lavorare, e spesso mentre loro si facevano in quattro
per riuscire a portare un po' di pane in tavola, le loro mogli li
tradivano. Aveva sempre pensato che la loro vita non dovesse essere
bella, né facile, ma aveva anche sempre creduto che buttarsi
sul vino fosse soltanto un modo codardo per fuggire dalla
realtà, anziché affrontarla.
Oh, be', in ogni caso, quello non era un suo
problema. Anche lei doveva guadagnarsi da vivere, dopotutto, e ognuno
aveva il proprio modo.
«Ma si tratta solo di due
vor,» provò a convincerlo. «Se li perde,
sua moglie non se ne accorgerà nemmeno. Mentre, se dovesse
riuscire a vincere, pensa a quanto la renderà felice
riportandole a casa un bottino così grande.»
Per sua fortuna, tutti gli altri presenti
iniziarono a incitarlo fischiando, compresi i suoi amici.
Così, dopo alcuni secondi di riflessione, alla fine l'uomo
cacciò dalla tasca due monete e le porse alla ragazza.
Seral le afferrò e le ripose in un
sacchetto che teneva allacciato alla cintura. «Ottima
decisione, signore,» disse con un sorriso. Quindi
mostrò un'altra volta la tazza in cui si trovava la moneta,
per poi spostarle tutte e tre a gran velocità. L'uomo tenne
gli occhi incollati su una di quelle tazze, ma presto iniziò
a perdersi, e non appena Seral se ne accorse, avvicinò
quella contenente la moneta al bordo del tavolo. Il pezzo di finto oro
le cadde sul palmo, ma lei tornò a mescolarle talmente in
fretta che nessuno ci fece caso. Continuò per un altro
minuto buono, tanto per fare scena.
Quando finalmente si fermò, l'uomo
sbatteva le palpebre con fare perplesso. Rifletté per
parecchi secondi, quindi indicò la tazza al centro.
Seral non si scompose. «È
sicuro della sua scelta, signore?», gli chiese. La sua
domanda, come si aspettava, lo lasciò ancor più
perplesso di prima. Se i suoi calcoli erano giusti, in quel momento
nella testa dell'ubriaco doveva essere iniziato un conflitto interiore
per capire se lei avesse fatto quella domanda per aiutarlo o per
prenderlo in giro. In realtà, l'aveva chiesto solo per fare
più scena.
«Mmm, no, forse... credo sia
quest'altra, in effetti», borbottò l'uomo,
accennando alla tazza alla sua sinistra con il capo. Aveva deciso di
fidarsi, quindi.
Da quella decisione, Seral capì di aver
abboccato un povero fesso.
Sollevò quindi la tazza interessata,
solo per rivelare che al di sotto non c'era niente. I presenti si
mostrarono delusi, ma subito dopo un altro tipo si alzò e
intimò al primo giocatore di spostarsi in fretta,
perché era arrivato il suo turno.
Ovviamente, perse anche quello. E anche quello
dopo di lui, e quello dopo ancora.
Trascorse forse un'intera ora di gioco, o magari
anche di più, e Seral ormai aveva racimolato un bel
gruzzoletto. Sapeva che avrebbe fatto meglio a ritirarsi
finché poteva, magariprima che si accorgessero della truffa,
ma la sua avidità le impedì di fermarsi.
Perciò, quando un omone grande e grosso
perse la sfida per la terza volta di fila, si aspettava già
quello che sarebbe successo. L'uomo si sporse in avanti e
sollevò anche le altre due tazze, rivelando che la moneta
non era in nessuna di esse.
I suoi occhi neri e piuttosto grandi, sebbene
annebbiati, erano pieni di rabbia. «Lo sapevo, sei soltanto
una truffatrice!», sbottò. Seral sentì
il puzzo del suo alito nonostante la distanza. «Ridammi i
miei soldi!»
A quel punto, tutti i presenti si alzarono in
piedi e iniziarono a urlare in coro. «Ridacci i nostri
soldi!»
Seral sospirò in modo teatrale.
Ovviamente era ben preparata a un'evenienza del genere, sapeva anche
che avrebbe potuto evitarla, se solo fosse stata capace di controllare
la propria avidità, ma ormai non c'era più tempo
per auto commiserarsi. L'omone che le stava di fronte
sfoderò la sciabola che teneva appesa al fianco.
«Ridammi i miei soldi, se non vuoi che
ti riduco a fettine, marmocchia!», sputò.
Seral si scrollò nelle spalle.
«Be', mi spiace, ma se ora ti ridessi tutti i soldi, avrei
solo sprecato un pomeriggio.»
«Brutta, piccola...»
Non appena l'uomo sollevò l'arma sulla
testa, pronto a colpirla, lei rovesciò il tavolo con un
calcio, che gli cadde sulle ginocchia, facendogli
perdere l'equilibrio. L'uomo si ritrovò così
lungo disteso per terra, mentre Seral già aveva iniziato a
correre verso la porta a doppio battente che l'avrebbe condotta fuori
da quel posto che puzzava di alcol.
Un altro tipo corpulento, ma talmente ubriaco da
reggersi a malapena in piedi, ruppe una bottiglia sul tavolo e le
bloccò la strada brandendo ciò che ne restava
come arma. Provò a colpirla alla testa, ma Seral
scartò di lato e, con uno sgambetto, lo fece crollare con la
faccia sul pavimento.
Prima che altri potessero intervenire, la ragazza
era già piombata sulla strada affollata della
città. Ovviamente, gli uomini al suo seguito, barcollanti e
confusi dall’alcol, erano molto più lenti,
perciò lei ebbe tutto il tempo di togliersi la mantella e
gettarla in aria, per poi mescolarsi con la folla e allontanarsi a
passo svelto. Con la coda dell'occhio, notò che ormai almeno
una decina di uomini la stavano cercando con lo sguardo, mentre alcuni
stavano osservando la mantella, ormai caduta a terra e calpestata da
decine di persone, con sguardi perplessi.
La città di Nailde era grande e, a
quanto pareva, di teste bionde ce n'erano a bizzeffe, perciò
per la ragazzina non fu difficile far perdere le proprie tracce e far
finta di niente.
Mentre passeggiava per le strade larghe e
affollate, diede un colpetto al sacchetto che portava appeso alla
cintura. Lo soppesò, per scoprire che, in fondo, aveva
raccolto molte più monete di quanto avesse creduto in un
primo momento. Quella era la prima volta che riusciva a raggiungere un
traguardo simile, perciò dedusse che la gente in quella
locanda dovesse essere davvero molto ubriaca.
Soffocò a stento uno sbadiglio. Aveva
trascorso una giornata tutt'altro che tranquilla, per quanto fruttuosa,
perciò si disse che in fondo si meritava un po' di riposo.
Pensandoci bene, le sembrava proprio di aver intravisto una locanda da
qualche parte entrando in città.
Note dell'autrice:
Ok, eccoci alla
fine del primo capitolo. Lo so che non sono molto brava a scrivere le trame, ma abbiate pazienza, ho fatto talmente un intreccio con questa storia che vi assicuro, non è facile.
Comunque, ho delle
premesse da fare. Ho inserito la dicitura femslash anche se, di fatto,
non c'è nessuna vera e propria storia d'amore in questa
storia (non per ora almeno). Tuttavia ho trovato giusto metterla per
via di due personaggi (che usciranno più in là)
che hanno un'amicizia che, in realtà, vorrebbe diventare
qualcosa di più. Se accadrà oppure no, questo lo
scopriremo solo leggendo (e scrivendo, nel mio caso), ma in ogni caso
ho preferito dirlo subito, non si sa mai a qualcuno dovesse dare
fastidio.
Vorrei inoltre aggiungere che in questa storia non c'è una
vera e propria protagonista unica. Sebbene Seral possa sembrare la
più importante, sono in realtà cinque le ragazze
che si ritroveranno coinvolte negli eventi e prenderò il
punto di vista di ognuna di loro secondo l'esigenza del momento, senza
fare favoritismi.
Per ora è tutto, spero mi facciate sapere cosa ne pensate.
Grazie mille per aver letto fin qui! ^^
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