Ciao a tutti!
Premetto che so proprio da dove mi
sia uscita questa roba che chiamo fanfiction,
ma già che l’ho scritta tanto vale pubblicarla.
E’ una UsoppxKaya (O____O), ho visto che in giro non ce ne sono
molte…
Durerà solo un paio di capitoli,
e ho già pronto il secondo, quindi non ci metterò
mesi a concluderla.
Che dire? Buona lettura!
Family
“Usopp! Che
avventura mi racconti oggi?”
Il sorriso che Kaya mi rivolse,
non lo dimenticherò mai.
Era un mese che, tutti i giorni, venivo a trovarla.
Mi piaceva stare con lei, cercare di rallegrarla, per quanto
mi fosse possibile.
Le raccontavo avventure mai vissute, esperienze coraggiose.
Mi facevo bello ai suoi occhi, ben sapendo che lei era
cosciente che le mie erano tutte balle.
Ma vederla felice, in quei pochi
attimi di racconto, mi rendeva felice a mia volta.
E mi sembrava che anche la sua salute stesse
migliorando.
Qualche volta mi capitava di entrare in casa sua, ma non mi
piaceva.
Sapeva di malattia e di tristezza.
“Ti ho mai raccontato di quella volta in cui trovai il
tesoro dei giganti?” le domandai sorridendo.
Con un cenno, lei mi rispose di no.
E io cominciai a narrarle le
avventure del grande Capitan Usopp.
E mentre raccontavo, coglievo
l’occasione per osservarla, guardare le espressioni che il suo viso
creava in reazione ai miei racconti.
E mai, mai mi sarei stancato di
guardarla.
Perché ai miei occhi, lei era la creatura più
bella di questo mondo.
I mesi passarono tranquilli, la salute di Kaya migliorava di giorno in giorno.
Alle volte, la febbre la colpiva, e io mi limitavo a
guardarla, accarezzarle ogni tanto piano una guancia, cambiarle la pezza
bagnata sulla fronte.
Fortunatamente, non era mai niente di grave, e lei si
riprendeva del tutto.
Ultimamente, però, quel suo strano maggiordomo non
voleva che io la vedessi.
Così eravamo costretti a parlarci di nascosto, io in
giardino e lei davanti alla finestra della sua camera da letto.
Ogni volta che la vedevo, e vedevo
il suo sorriso aprirsi per me, il mio cuore perdeva un battito.
Non seppi mai cosa mi spinse a farlo, ma un giorno,
appoggiato alla sua finestra, la baciai.
Dolcemente, accarezzandole piano una guancia.
La sua pelle mi sembrava soffice seta, la
mia piccola Kaya era delicata come un
cristallo.
Non avrei mai permesso a nessuno di farle del male.
Fu strano, poiché io non ero mai stato un uomo
particolarmente coraggioso.
Ma in quel girono, l’istinto
prevalse.
Le confessai che l’amavo.
E la cosa che mi lasciò
più basito fu che anche lei mi amava. Mi amava, ti
rendi conto?
Amava me, Usopp!
Quel giorno, facemmo l’amore.
Tante di quelle volte che persi il conto.
Che importava dopotutto? Ci amavamo, il resto non contava.
Una settimana dopo, conobbi Rufy.