Stelle e grattacieli

di Clan della rosa
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Capitolo 1 Parte 1
Sebbene fosse una mattina d’inverno e sebbene fossero solo le 4:00, quattro figure correvano rapidamente e indisturbate, per i tetti di New York City. Le mattinate d’inverno erano l’ideale per eseguire la solita ronda di pattugliamento, il sole sarebbe sorto non prima di 3 ore, di conseguenza la città era ancora celata dietro un velo d’ombra. Ai lati della strada vi erano ancora i lampioni accesi che emanavano un luce tenue. Illuminavano lo spazio circostante a loro, poi, se ci si spostava di qualche metro si ricadeva nell’ombra. Tutte le finestre dei palazzi non erano ancora illuminate se non per poche sparse qua e la: la gente dormiva ancora
I quattro fratelli si muovevano rapidamente, eseguendo salti ed acrobazie in aria a moltissimi metri dal suolo.
L’aria umida e fredda sferzava violenta sulla loro pelle come se mille pugnali tagliassero la loro carne ad ogni movimento.
Leonardo, il maggiore, durante le ronde, rimaneva sempre quattro o cinque metri più indietro, in questo modo si assicurava di tenere sotto d’occhio i fratelli e, nel contempo, di osservare lo spazio intorno a loro.
Michelangelo rallentò il passo, affiancandosi a Leonardo.
-Senti, emh… cosa stiamo facendo esattamente oltre a saltare qua e la per i palazzi?-
La domanda fece rimanere di stucco il maggiore che si fermò di colpo osservando il fratellino, sgomento. Raph e Donnie si accorsero che i fratelli si erano fermati e si scambiarono un’occhiata d’intesa
-Torniamo indietro Raph-
La tartaruga dalla fascia rossa osservò Donatello poi la scena con Leonardo e Michelangelo poco distante e fece una faccia quasi disgustata
-Nah, vado avanti, forse mi fermerò da Casey, dovrebbe andare a lavoro tra un’ora e dev’essere già sveglio-
Senza aggiungere un’altra parola Raph scomparve dietro i profili dei tetti.
-In che senso cosa stiamo facendo? Michelangelo lo sai benissimo cosa!-
-Si, lo so… cioè… voglio dire…. Ora che Shredder non c’è non pensi che dovremo prendercela comoda? Che senso hanno tutte queste ronde? Non c’è più alcun pericolo-
Leonardo venne preceduto da Donatello che si intromise per salvare il minore da un imminente strangolamento
-Emh, quello che Michey voleva dire era…-
-Lo so benissimo quello che voleva dire!-
Leonardo osservò i fratelli e si accigliò
-Dov’è Raph?-
Rivolse i suoi grandi occhi azzurri al fratello in viola, anche quest’ultimo sospiro scuotendo leggermente la testa
-Io gli ho detto di tornare indietro ma ha preferito andare da Casey-
Leonardo cerò di mantenere il controllo, era abituato al carattere ribelle di Raph ma ogni volta che faceva di testa sua, il corpo gli ribolliva di rabbia. Passarono alcuni secondi poi il maggiore prese la parola
-Molto bene, torniamo a casa, tra poco il sole tramonterà e saremmo più visibili agli occhi degli umani-
I tre se ne andarono furtivamente e dopo pochi metri scomparvero all’orizzonte.
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Raffaello era quasi arrivato a casa di Casey. Si appollaiò in uno dei tetti e osservò che non ci fosse nessuno in giro successivamente con un salto atterrò nel piccolo balconcino della casa del suo amico, aprì di poco la finestra ed entrò.
Dentro il caos regnava sovrano, non si poteva certo dire che il ragazzo fosse un mago dell’ordine. La tartaruga si fece strada tra cartoni di pizza, mazze da hockey e bilancieri con cui Casey si allenava. Andò in cucina dove trovò il ragazzo alle prese con il tosta pane.
-Maledetto…. Coso! Perché non funzioni?!-
Raph osservò la scena divertito appoggiando le mani suoi fianchi.
-Non pensi che dovresti attaccare la spina alla corrente, Casey?-
Il ragazzo sussultò e girandosi riconobbe il suo amico
-Si… certo, ma… hei! Come hai fatto ad entrare?-
Rapf sospirò portandosi una mano alla fronte
-Ti sei dimenticato di chiudere la finestra… ancora!-
-Non farmi la paternale! Ero stanco…-
-Io non faccio la paternale proprio a nessuno! ma se qualcuno avesse cattive intenzioni sfonderebbe una porta aperta! Andiamo Casey, lo sai bene quali sono i rischi per essere nostro amico… per essere mio amico!-
-Che vengano pure!-
Prese una mazza da hockey appoggiata poco distante e la roteò in aria con violenza

-Gli aspetterò a braccia aperte!-
Raph preferì non parlare ulteriormente e si diresse al frigo, prese un cartone di latte e lo bevve d’un sorso
-Hei! Era la mia colazione quella!- br /> -Oh, ora è diventata la mia-
rispose con un sorriso sarcastico sulle labbra. Appoggiò la corazza al muro e osservò Casey indaffarato a preparare la borsa da lavoro
-Si può sapere cosa stai combinando?-
-Emh… forse devo andare a lavoro? Tu che ne dici?-
Disse indicando un mucchio di scartoffie
-Wow e quella che roba è?-
-Pratiche che devo finire entro stasera altrimenti, non sono certo ci sarà un altro giorno di lavoro!-
Raph sorrise poi guardò l’orologio appeso al muro: segnava le 6:30. La tartaruga si accigliò osservando fuori dalla finestra: il sole stava per tramontare
Casey si accorse della preoccupazione dell’amico, si schiarì la voce attirando la sua attenzione
-Ti do uno strappo a casa, possiamo usare il mio furgoncino così non ti vedrà nessuno-
Raph lo ringraziò con un cenno del viso.
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Ultima chiamata: treno diretto a Manhattan in partenza dal binario 5
-Forza muoviti! Se perdiamo anche questo giuro che ti ammazzo Lidia! Muoviti!.
-E non correre così!-
-Muoviti! Altrimenti ti butto sotto al treno!-
-Si ti voglio bene anch’io Dominik!-
Le due ragazze fecero appena in tempo ad entrare nel vagone che le porte dietro di loro si chiusero. Dominik lanciò uno sguardo furente all’amica e si morse il labbro inferiore, Lidia dal canto suo sfoderò il miglior sorriso che aveva in repertorio.
Scoppiarono a ridere, una volta trovato un posto dove sedersi Dominik si rivolse all’amica


-Si può sapere perché non hai intenzione di andare a New York?-
- Ti ricordo che abbiamo appena preso l’ultimo treno per New York-
-Lo sai cosa voglio dire… le altre saranno già arrivate, perché tu non ci volevi andare?-
-Hai detto male… non ci voglio andare! Non che le cose siano cambiate adesso-
-Hai paura? Lidia sei una bravissima ginnasta, ti ho visto con la trave e le parallele… non riesco a capire quale sia il tuo problema-
-Non ho paura della gara…è solo che….-
Lidia chiuse gli occhi come a riorganizzare le proprie idee
-E' solo… cosa? Cosa c’è che non va?-
-New York fa parte del mio passato, ho lasciato troppe cose in sospeso in quella città…-
-Dici che sono cose in sospeso… non pensi che sia giunto il momento di sistemarle?-
Lidia non rispose appoggiò la testa al sedile e osservò fuori: il treno divorava le rotaie e i chilometri, in poco tempo avrebbero dovuto scendere. La ragazza sentì una morsa attanagliarle il cuore.
Dominik vide il disagio dell’amica e non parlò più per tutto il viaggio. Mise le cuffiette con la sua playlist preferita e si appisolò.
 
 
 
 
 
 




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