FEBBRE
Nell’angolo
della stanza c’era un trono d’oro, dai
cuscini di raso rosso decorato da dei bottoni d’argento.
La
luce filtrava dalle finestre dai vetri colorati.
Chris
stava in piedi davanti a un letto in
baldacchino, decorato come se il legno fosse fatto di pietra lavica.
Marin
aveva il viso arrossato, gli occhi gonfi gli
bruciavano e il naso gli gocciolava. Scalciò le coperte e
cercò di mettersi in
piedi, ricadendo pesantemente sul letto.
“Sei stato in
coma per parecchio, ti sei svegliato per miracolo. Un abbassamento
delle difese
immunitarie era il minimo” sussurrò Chris.
Prese
una pezzuola da dentro una ciotola di cristallo
colma d’acqua e la posò sulla fronte del malato.
“Non
posso lasciarmi fermare da una cosa del genere”
borbottò
l’esecutore.
<
Persino in queste condizioni il suo odore mi dà
alla testa. Sono sempre più convinto non possa essere una
persona normale, ma
un ‘mio’ raro tesoro… Una parte di me
vorrebbe rimanere qui steso a lasciare
che si occupi di me, magari per ottenere qualche altro atteggiamento di
favore
più in là.
Solo
che non posso! > pensò.
Cercò
nuovamente di alzarsi, vedeva la stanza
leggermente sfocata.
Una
delle pareti era tinteggiata di grigio e v’era
dipinta la statua della libertà, un’altra era
completamente nera con
incastonato una titanica testa di leone d’argento.
Chris
lo afferrò per le spalle e lo spinse,
obbligandolo a stendersi di nuovo.
“Resta
giù” gli intimò.
Marin
ghignò.
“Uh.
Da quando hai affilato le zanne e sfoderato gli
artigli?” chiese. La sua voce era rauca e sentiva un dolore
all’altezza della
gola.
“Fai
davvero uno strano ‘effetto’ sugli uomini del capo,
ma ben poco su di me”
ammise Minerva. Scosse lentamente il capo con un movimento teatrale.
“Non
ho mai fatto colpo sulle ragazze” ammise Chris.
Minerva
si appoggiò al lavandino di marmo, dai rubinetti
d’oro.
“Finalmente
un motivo in più per vantarmi con quegli altri
idioti” disse, accendendosi una
sigaretta.
“T’interessa
la loro stima?” domandò Chris.
“Neanche
un po’, ma voglio che capiscano che questo ruolo me lo sono
meritata senza
bisogno di rinunciare a ciò che sono”
ribatté Minerva.
Chris
osservò la benda che le copriva l’occhio.
“Una
presa di posizione?” domandò. Tossì
sentendo il fumo della sigaretta di lei
pungergli le narici.
“Se
vuoi metterla così. Per me è semplicemente
ribadire che la mia fedeltà è
assoluta e la mia mano ferma nonostante sia nata con un seno. Non temo
i loro
pregiudizi, ma voglio distruggere quelle loro sciocche idee.
Non
sopporto che degl’imbecilli lavorino per il boss”
ribatté Minerva.
“Puoi
insegnarmi a farmi rispettare?” la pregò Chris.
La
donna lo spintonò e Chris rischiò di cadere con
un gemito.
“Non
credo tu possegga il carattere necessario alla cosa. Fatti furbo,
continua a
nasconderti dietro la toga” lo derise lei.
Chris
si rimise in piedi e si sporse in avanti, serrando i pugni.
“Ti
prego. Lo voglio fare anche per ‘lui’, per
restargli accanto” la supplicò.
“Un
miracolo per il boss? Posso provare” disse Minerva. Estrasse
un contenitore di
gomme e glielo porse.
“Grazie”
rispose Chris, prendendone una.
“Chiamali
artigli, zanne o come vuoi, ma non ti
affaticare. Se la febbre sale ancora diventerà
pericoloso” disse Chris secco.
Recuperò il lenzuolo e l’adagiò su
Marin.
“Mi
sento inutile! Voglio alzarmi… Poi come dovrei
fare per andare in bagno?” brontolò Marin.
“Potresti
affidarti a me” rispose Chris. Allungò la
mano e prese quella dell’altro nella propria.
“Come
un cazzo di peso morto?” ringhiò Marin,
rabbrividendo al contatto.
“No,
come una persona che si fida di me” disse Chris,
guardandolo fisso negli occhi.
Marin
gli strinse la mano e lo trasse a sé, facendolo
cadere sul letto.
“Bah.
L’unica cosa è che almeno così ti
avrò intorno
più spesso. Non mi dispiace così tanto”
disse Marin.
“Pensa
positivo, così potrai anche controllarmi
meglio” sussurrò Chris, stendendosi accanto a lui.
“Ti
guarderei a vista anche dalla tomba. Dannazione,
gli affari non si gestiscono da soli” brontolò
Marin. Chiuse gli occhi,
sentendo il respiro di Chris e la pelle gelida di lui, rispetto alla
propria in
preda alla febbre.
<
Però non è così male, dovrei ammalarmi
più spesso
> pensò.
<
Sei tornato a respirare, per ‘noi’ >
pensò
Chris, sorridendogli.
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