CL01
CRYSTAL LAKE - 1984
- Sei realmente conscio di ciò che stai facendo, Eye?
- Ho assunto i miei rischi e sono arrivato fin qui. Intendi fermarmi o lascerai che vada avanti?
- La scelta è solo tua. Io però ti avverto: questo luogo è folle. Non vi è speranza al suo interno.
- Nulla potrà farmi cambiare idea. Ora, se non ti dispiace...
Un turbine azzurro rischiarò la sala, per poi farla ripiombare nell'oscurità.
- Il momento che tanto aspettavo è finalmente giunto. Sono
riuscito a completare il puzzle, i segreti di questa città sono
miei. Perché ostinarsi ad ostacolarmi?- si chiese l'Occhio. Dopo
anni di ricerche la sua missione andava finalmente concludendosi...
positivamente.
Accese la lanterna ad olio e procedette lentamente verso la stanza
seguente. Il corridoio che stava percorrendo era completamente
ricoperto di strane rune in una lingua sconosciuta. Ogni tanto queste
erano accompagnate da piccole scene, raffiguranti raccapriccianti
eventi. Nonostante avesse combattuto a lungo per ottenere questo,
l'Occhio non si sentiva più così spavaldo.
Tutto si faceva sempre più angusto, l'aria gli mancava.
- Questo corridoio pare infinito. Forse è meglio tornare
indietro a prendere qualche strumento, potrebbe certamente tornarmi
utile.
Quando però fece per girarsi, qualcosa lo trattenne. Lo
percepiva nell'aria, era in pericolo. Dopo tutto quel tempo passato a
stretto contatto con le anomalie del luogo aveva imparato a non
abbassare mai la guardia e a percepire se era minacciato o meno.
Si abbassò tentando di fare il minor rumore possibile, si stese,
accostò l'orecchio al terreno e, trattendendo il respiro,
ascoltò.
Passi. Passi di più persone o... altro. Si stavano velocemente
avvicinando a lui; doveva muoversi, sperando di non incontrare un
vicolo cieco. Per sicurezza non si mise a correre, temendo che chiunque
lo stesse seguendo potesse udirlo.
Intravide un portone, non molto distante da lui. Imponente, in quercia
e rinforzato in metallo; per un attimo temette di doverlo forzare o,
peggio, sfondarlo. Fortunatamente questo era aperto, quindi
bastò una lieve spinta per poter entrare.
Si fiondò all'interno. Era necessario inventarsi qualcosa: la
stanza non era un vicolo cieco, ma aveva due sole vie d'uscita. La
prima era il corridoio da cui era appena arrivato, l'altra era un
pertugio al quale, almeno per il momento, preferiva non accostarsi.
L'importante era seminare gli inseguitori e sarebbe stato ovvio per
loro che il bersaglio si fosse infilato nel cunicolo.
Decise alla svelta: spostò rapidamente delle casse che erano
lì da chissà quanti decenni alzando un'enorme nube di
polvere, poi vi si nascose dietro. Aggiunse anche qualche oggetto per
coprire al meglio il suo capo.
Non ci volle molto tempo prima che gli inseguitori facessero irruzione
all'interno della stanza, colpendo violentemente la porta con un calcio.
Cominciarono a ispezionare attentamente la zona e più di una
volta passarono vicini al nascondiglio dell'Occhio, facendolo
silenziosamente rabbrividire.
- Dove diavolo si è nascosto quel bastardo? Deve essere qui, da
qualche parte...- esclamò frustrato uno di loro. Adesso che si
erano avvicinati all'unico candelabro acceso poteva vederli
chiaramente. Ormai poteva esserne certo: erano umani, simili a dei
membri di sette sataniche. Infatti indossavano lunghe tuniche di un
rosso molto scuro, sulla schiena era presente un marchio che, per la
scarsità di luce, l'Occhio non riusciva a riconoscere e, per
coronare il tutto, gli immancabili cappucci, che coprivano
completamente il volto.
- Non ne ho la benché minima idea. Secondo voi ci ha sentiti?
- Molto probabile. Altrimenti perché avrebbe accelerato il passo in quel modo?
Poco più in là uno degli incappucciati stava rovistando
tra i libri di uno scaffale, cercando chissà cosa. Sembrava
essere nervoso, arrabbiato e anche di fretta, buttava tutto quello che
non lo interessava sul pavimento. Prese un tomo particolarmente
voluminoso e lo tirò a sé, scatenando un forte e
cigolante rumore.
- Ho trovato il passaggio. Forza, sbrighiamoci! Non dobbiamo
permettergli di raggiungere l'ultima sala!- disse rivolgendosi al
gruppo quello che pareva essere il loro capo.
La libreria tremò e per un attimo gli uomini temettero che si
sarebbe rovesciata su di loro. Fortunatamente gli ingranaggi non erano
stati consumati del tutto, così questa si spostò
lateralmente con successo.
- Cosa vi ho appena detto? Non abbiamo molto tempo e... Terence, ti ho
visto, posa subito quel sacchetto- ammonì uno degli
incappucciati, che si era giusto infilato nella toga un piccolo
sacchetto di tessuto, probabilmente contenente monete o pietre preziose.
- Scusi, capo- fece quello, posando sul mobile vicino a lui il contenitore, palesemente a malincuore.
- Non possiamo sottrarre oggetti in questo luogo, potrebbe andarne
della nostra vita. Adesso, discorso chiuso. Procediamo, fratelli.
Così, come erano entrati, uscirono tutti. Finalmente l'Occhio
era di nuovo solo e poté tirare un sospiro di sollievo. Quando
però fece per alzarsi urtò una mensola che gli era
accanto, facendone cadere il contenuto.
- Questa non ci voleva...- si lasciò sfuggire. Provò a
raggiungere il cunicolo che, fortunatamente, gli adepti non avevano
notato, ma udì due di questi fin troppo vicini alla libreria.
Non ce l'avrebbe mai fatta a raggiungere l'altra uscita, dunque
cambiò direzione e si nascose in un logoro armadio, tenendo
un'anta socchiusa per poter guardare fuori.
- Perché sei tornato indietro? Il capo ci farà a pezzi, lo sai.
- Ho sentito un rumore, ed era anche piuttosto forte.
- Cosa vuoi che sia successo? Questo posto è pieno di topi o peggio, avranno rovesciato qualcosa...
- Che intendi dire con "o peggio"?
- Sei un novellino, eh? Lo immaginavo, ce l'hai l'aria inesperta.
Ciò vuol dire che non ti sei ancora accorto di quello che
avviene in queste foreste... Tranquillo, te lo spiegherò strada
facendo.
- D'accordo, lasciami soltanto controllare la stanza.
Il compagno acconsentì con un gesto scocciato della mano,
così l'altro incappucciato si diresse verso la mensola
rovesciata, scostando le scatole che gli bloccavano la strada.
- Topi, dici? E dimmi, da quando i topi camminano sui muri?-
domandò, scettico e ovviamente insospettito, sollevando la
mensola.
- Questo sotterraneo ha la stessa età di George Washington,
più che altro c'è da stupirsi che un simile pezzo di
legno marcio abbia resistito per tutto questo tempo- sbuffò
infastidito il primo.
- Già, e chissà per quale motivo è caduta proprio
adesso!- ribatté l'altro, guardandosi intorno circospetto.
Quando posò lo sguardo sull'armadio l'Occhio credette che il suo
cuore avesse smesso di battere del tutto.
- E poi te l'ho detto, non ci sono solo topi qui sotto.
- Infatti ci sono anche degli intrusi, sbrighiamoci a trovarlo e magari verremo anche ricompensati.
- Come se il capo potesse farlo. Non accadrà mai, smettila di
farti illusioni, amico. Comunque non c'è da scherzare con
l'Occhio, quel tipo fa sul serio...
L'armadio cigolò. I due si girarono verso il nascondiglio del fuggitivo.
"Maledetto rottame, non mi sono neanche mosso! Dovevo trovarmi un altro posto per nascondermi..."
- Hai sentito anche tu stavolta, vero?
- Non eccitarti troppo. Qui cade tutto a pezzi.
- Sì, certo, certo. Lasciami lavorare, adesso...
L'Occhio sudava copiosamente. Uno dei due incappucciati si stava
pericolosamente avvicinando al mobile e lui non aveva modo di fuggire o
distrarlo. Davvero sarebbe stato fermato così facilmente?
- Ohi! Che vi prende, ragazzi? Il capo mi ha mandato a prendervi, era
verde di rabbia, o almeno lo sarebbe stato, se non indossasse il
cappuccio... Muovete il vostro culo pigro, o finirà col punire
anche me!- disse all'improvviso un terzo uomo, appena entrato.
- Te l'avevo detto che ci avresti messi nei guai, idiota!
Il primo, che era ormai a meno di un metro dall'armadio, chinò il capo in segno di sconforto.
- Okay, okay, andiamo... probabilmente era solo un falso allarme.
Preparatosi al peggio, l'Occhio era nuovamente al sicuro.
Sgusciò fuori dal suo nascondiglio e si infilò nel
cunicolo. L'aveva scampata bella, decisamente.
- Mi manca il respiro. Qui dentro è davvero stretto- disse tra
sé e sé, mentre strisciava in quel tunnel. L'avrebbe
davvero portato da qualche parte? E se non avesse avuto uscita? Ormai
era troppo tardi lambiccarsi inutilmente il cervello, procedette senza
farsi ulteriori domande.
Un sibilo alle sue spalle lo fece fermare per qualche istante.
"Un Horlock! Maledizione, non adesso!"
Si mosse più velocemente. Qualunque cosa lo stesse inseguendo
era decisamente grande e più veloce di lui, lo stava
raggiungendo.
Un muro di mattoni gli si presentò davanti, bloccandogli il
passaggio. L'Occhio raccolse una pietra che era nelle vicinanze e
cominciò a battervi sopra, sperando che si sarebbe rotto. Nel
mentre il sibilo si faceva sempre più incombente dunque, preso
dalla foga, raddoppiò la forza nei colpi.
Il muro cedette e l'Occhio si gettò dall'altra parte picchiando la schiena a terra.
"Merda, devo coprire l'ingresso!" pensò agitato, poi si
guardò intorno alla ricerca di qualcosa con cui bloccare il
cunicolo. Fortunatamente nei pressi c'era un grande tavolo che l'uomo
rovesciò per poter tappare l'entrata. Vi spinse contro anche
qualche altro mobile per assicurarsi che non sarebbe caduto. Si
sedette, stremato.
Era sicuro che nel corso di quella "caccia al tesoro" avrebbe
incontrato più che numerose avversità, ma queste erano
davvero troppe. Tra l’altro gli Horlock solitamente non si
trovavano in luoghi del genere, qualcuno ce l'aveva inserito, forse per
fare da guardia.
- L'avete trovato?
- Non ancora, capo.
Le voci provenivano da una piccola grata, alla sua destra. Da questa
filtrava una luce spettrale e poco rassicurante ma, nonostante
ciò, l'Occhio decise di avvicinarsi e spiare al suo interno.
Una sala? No. Una caverna? Sì, più adatto.
Un'enorme caverna, costellata da cristalli blu mai visti, si stagliava
davanti a lui in tutta la sua magnificenza. Rimase senza parole.
- Dunque... sono arrivato.
Ventitre lunghi anni erano passati da quando aveva intrapreso la sua
ricerca ed ora... ora finalmente era a pochi passi dalla vittoria.
- Che il Custode l'abbia già catturato?- domandò uno della setta.
- Non è ancora entrato in funzione. Ciò significa solo
una cosa: l'Occhio è nascosto qui da qualche parte. Non
abbassate la guardia, non deve prendere il tesoro, per nessun motivo!
"Merda, credo che non sarà così facile entrare là
dentro... Ma chi diavolo sono questi tizi? E chi è il Custode?"
- Temo tu non lo voglia sapere veramente. Dico bene?- cominciò una voce alle sue spalle, prendendolo alla sprovvista.
- Cos... CHI CAVOLO SEI T...- non riuscì a finire la frase, il
misterioso interlocutore gli aveva tappato la bocca con la mano.
- Sssst! Vuoi farci scoprire in questo modo?
- N... no... ma che ci fai qui? Non sei uno di loro?
- Certo che no! Lascia che mi presenti, il mio nome è Daniel Kayne, sono un demone.
Più che un demone sembrava uno di quei borghesotti spiantati e
decaduti ormai vicini alla quarantina, una razza, fortunatamente,
estinta ormai da tempo, almeno negli Stati Uniti. Alto, con una faccia
da schiaffi ed un perenne ghigno che mostrava due ampie file di denti
bianchissimi. Capelli bianchi, certamente tinti, abbinati al suo lungo
mantello e gli occhi... iridi di un giallo così acceso che
sembravano illuminargli il volto e la sclera inquietantemente nera. Il
vestito che indossava pareva appartenere all’epoca vittoriana.
L'Occhio non gli credette, pensò che lo stesse prendendo in
giro. Gli si allargò sul volto un sorriso divertito e si rivolse
a Daniel.
- Dunque, mio caro... "demone"... per quale motivo saresti qui? Non mi
pare di averti evocato- fece con tono provocatorio l'uomo.
- Sono qui per aiutarti, Eye. Il momento è giunto, il mondo
presto conoscerà tutta la verità. La Creazione,
l'Evoluzione e la Distruzione. Non è così? Tutto
ciò di cui l'umanità necessita si trova in quella grotta,
ed è rimasta un mistero per tutti fino ad ora. Ingiusto, non
trovi? Ma ora tu hai trovato la via, e sei qui. Quegli uomini ti stanno
sbarrando la strada, io però so come aiutarti ad ottenere quello
che vuoi, tutto ciò che dovrai fare sarà accettare un mio
patto. Conveniente, te lo assicuro.
I due discussero a lungo, poi il demone tese la mano all'Occhio che, esitando per qualche istante, infine la strinse.
E, come se nulla fosse, l'intero luogo fu divorato dalle fiamme.
CONFINE NORD DI CRYSTAL LAKE - OGGI
L'estate? Oh, io adoro l'estate. Senza dubbio. Finisce la scuola e
inizia il divertimento, anche se non per tutti. Per me divertimento
è: computer, videogames, racconti horror e cibo spazzatura. Cosa
posso chiedere più dalla vita?
Peccato che i miei genitori avessero piani diversi per la mia diciassettesima estate.
Morgan Hoperick, sedici anni. Non molto alto, capelli neri
scompigliati, pelle più che pallida ed enormi occhiaie,
principalmente dovute dalla sua dipendenza da computer.
- Ti divertirai, ne sono certo, ragazzo mio. Quando avevo la tua
età feci la mia prima vacanza da solo e adesso è il tuo
turno. Fossi al posto tuo ci correrei senza pensarci due volte. I
problemi sono il lavoro e tua madre, che mi tengono incatenato qui a
Boston!
- Spiritoso, tesoro. Comunque tuo padre ha ragione, è una grande
occasione. E poi la mia città natale è davvero un luogo
interessante, la gente è molto socievole. Ti ci troverai
benissimo, ti farai un sacco di amici.
- Ho scelta?
- No.
- E allora. Come avete detto che si chiama questa cittadina?
- Crystal Lake, nel cuore più verde del Montana.
- Il Montana... non voglio crederci.
- Devi. Questo è il biglietto del pullman, partirai domani
mattina alle dieci. Sarà davvero un lungo viaggio e dovrai
cambiare mezzo più volte, quindi sarà meglio che ti
riposi bene stanotte. Niente computer.
- Starai scherzando, spero. Tu mi privi della vita.
- Invece te la sto restituendo. Fidati, ti divertirai.
Dunque, dopo un interminabile viaggio, mi trovo alle porte della
città. Due mesi lontano dal mio computer non riesco proprio ad
immaginarmeli, spero ci sia almeno un internet café. Ho deciso
di appuntare le varie cose che accadranno in questo diario, per
dimostrare che i miei vecchi AVEVANO TORTO.
Improvvisamente il pullman si fermò, nel bel mezzo della foresta.
"Che diavolo succede adesso?" pensò irritato il ragazzo.
Già gli piaceva poco l'idea di dover andare a Crystal Lake, ma
il dover stare lontano da un divano lo faceva soffrire ancora di
più.
Il conducente schiacciò il bottone per aprire la porta, scese
dal mezzo e aprì il cofano. Quest'ultimo rilasciò una
fittissima cortina di fumo bollente, che per poco non stese l'uomo.
- Ah, ma vogliamo scherzare?- esclamò atterrito il conducente.
- Cosa succede?- domandò nervoso Morgan.
- A quanto pare un procione si era infilato nel motore. Credo che questa carcassa abbia finito il suo viaggio, per oggi.
- Mi prende in giro? Siamo ancora nel bosco, mancheranno almeno dieci chilometri alla città!
- Non ci posso fare niente, non credo che il meccanico
risponderà alle mie chiamate, anche perché da queste
parti non c'è campo.
- Niente autobus, niente campo, e ora come faccio!
- Non preoccuparti, la strada è dritta, l'importante è che non attraversi la foresta.
- Sono pur sempre dieci chilometri...
- Allora stanotte potresti dormire sui sedili in fondo.
- D'accordo, mi incammino. Arrivederci.
Come prima esperienza di viaggio indipendente non era certamente un
granché. Solo, appiedato in una zona sperduta e a lui
sconosciuta, senza aver modo di contattare chiunque e sotto il sole
cocente.
- Qua non si arriva più. Non ce la faccio, sono completamente
disidratato. Possibile che non passi neanche un'auto? Ah, certo che no.
Anche sul pullman, c'eravamo solo io e il conducente. Nessuno vorrebbe
andare in questo posto di merda, chi lo farebbe?
Dopo un'attenta riflessione decise che avrebbe tagliato per la foresta,
nonostante glielo avessero sconsigliato. Ombra assicurata e
probabilmente meno strada. Almeno secondo lui era la scelta più
giusta.
Il Montana si distingueva dalla maggior parte degli altri Stati per le
sue foreste rigogliose, ma soprattutto per la loro estensione. Prima di
partire aveva cercato di informarsi sulla zona, ma a quanto pare
Crystal Lake non era riportata sulle cartine. Si stava avventurando
nell'ignoto.
- Sono senza dubbio un genio. Qui fa un po' più fresco, e credo
proprio che quello sia... un ruscello!- disse, per poi correre eccitato
verso il corso d'acqua. Si fermò per bere, ma d'un tratto si
fece inquieto.
Vi è mai capitato di sentirvi osservati? Un brivido vi corre lungo la schiena e sentite come un peso sulla nuca...
Si mise a sedere. La foresta era insolitamente silenziosa. Non un
uccello, non un insetto, neanche le fronde degli alberi smosse dal
vento. Solo lo scorrere dell'acqua. Dette un rapido sguardo all'area
circostante: nulla di sospetto, decise però comunque di muoversi
e rimettersi in marcia.
- Non sono abituato a tutto questo sport. Non ne posso più. E da
che parte era Crystal Lake? Ho scordato di fotografare il cartello con
le indicazioni...
- Se vuoi ti do uno strappo.
Colto di sorpresa, Morgan balzò da un lato, con gli occhi spalancati. - Chi ha parlato? Dove sei, fatti vedere!
- Sono qui, guarda giù, nel cespuglio.
Abbassò lo sguardo, cercando a chi appartenesse la voce. Dentro
ad un cespuglio, non molto lontano, vi era nascosto un ragazzo, poco
più grande di lui, con la faccia tinta mimeticamente, un
binocolo e un paio di macchine fotografiche e videocamere. Aveva i
capelli biondi molto lunghi, lasciati crescere apparentemente senza
cura, gli occhi di un blu profondo e indossava una canottiera sportiva
macchiata in più punti e dei jeans logori.
- Uhm. D'accordo, ma si può sapere che stai facendo? Una sorta di appostamento?
- Ci sei quasi. Sto cercando di fotografare un Wendigo. Mi sono
accampato qui tre giorni fa e non si è ancora fatto vedere.
Forse la vista del mio pick-up lo disturba... merda, dovevo escogitare
qualcosa di meglio... sarà per la prossima volta- si alzò
lentamente, una pioggia di foglie cadde dalla sua schiena.
"Ma da quanto tempo stava lì fermo?" si chiese incredulo Morgan.
- Scusami, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Gabriel Barnard, vivo a Crystal Lake. Sei... un turista?
- Una cosa del genere. Morgan Hoperick, sono qui in vacanza. Questa
è la città natale di mia madre, mi ha dato la sua vecchia
casa.
- Incredibile, è da un sacco che non vedo volti nuovi. Una ventata d'aria fresca non potrà farci che bene.
- Comunque... fotografare un Wendigo? Non è uno di quegli strani demoni della cultura nativo americana?
- Certo che sì. Nativi Americani Algonchini, quelli che ne
sapevano di più. Questa è la zona giusta, siamo
più vicini al confine con il Canada. Scommetto che sei qui
perché l'autobus ha fatto il giro più lungo e si è
guastato, giusto?
- Proprio così. Ma dimmi, come faresti a fotografare una figura mitologica?
- Figura mitologica? I Wendigo esistono. Queste zone boscose pullulano
di quelle bestiacce. Una volta hanno provato a salire sul mio
camioncino, mi hanno graffiato tutta la verniciatura.
- Uh, sì… certo. Allora, questo strappo?
- Un attimo, fammi recuperare la mia attrezzatura.
Morgan lo osservò leggermente inquieto. Quel tipo era matto da
legare e se guidava come si comportava, forse era meglio rimanere nella
foresta.
Gabriel infilò tutto il suo materiale in una vecchia sacca e se
la caricò sulle spalle. Fece cenno al ragazzo di seguirlo e con
un salto superò il masso vicino al quale c’era il suo
amato cespuglio. Dietro di questo si nascondeva uno sgangherato Chevy
Truck dell’81, con un’enorme ammaccatura sul lato destro.
- Bello, vero? Rosso fiammante. Lo adoro. Con questo ci si va in giro il sabato sera a fare strage di cuori!
“Più che altro fare strage di gente, non credo che questo
ferrovecchio sia molto solido…” pensò intimorito
Morgan.
- Avanti, salta su. La strada è ancora lunga e dovremo passare
nella parte più fitta della foresta- disse Gabriel, con un tono
tra l’emozionato e il divertito.
- Non possiamo semplicemente andare da dove sono venuto prima?
- No, troppe rocce, non riuscirei a passare. Bene, mettiamo in moto
questo bel ragazzone- dette un colpetto al volante del furgone che
rumoreggiò amorevolmente, probabilmente per via della ruggine.
Girò le chiavi e il motore si accese, dopo almeno quattro
tentativi.
- Ti consiglio di chiudere il finestrino, non si sa mai cosa possa entrare in auto.
Spaventato, Morgan lo chiuse di corsa. Non credeva alla storia del
Wendigo, ma c’era sempre la possibilità che vi si
infilasse un leone di montagna o altro. Il sentiero era pieno di buche
e ad ogni sobbalzo sembrava che le ruote sarebbero partite da un
momento all’altro. Fortunatamente il paesaggio era piacevole,
così potette godersi il viaggio.
- Forte, non ero mai stato in una foresta prima di adesso.
- Seriamente? E che fai tutto il giorno, allora? Io passo praticamente
tutto il mio tempo qui, cercando di fotografare quante più
creature possibili. Peccato che il Bigfoot non sia di questa zona.
- Credi anche nell’esistenza del Bigfoot?
- Ovvio che sì! Fidati, queste parti pullulano di mostri di ogni
genere. Ci è stato addirittura ordinato dallo sceriffo di non
andare in giro la notte.
“Andiamo, ti divertirai! Come no, sarà uno spasso.”
Una decina di minuti dopo giunsero in città. Morgan si era
immaginato un piccolo borgo quasi del tutto disabitato e novecentesco,
ma venne sorpreso. Pareva essere piuttosto grande ed abitata, con anche
molti edifici moderni. Mentre percorrevano una strada principale
notò una sala giochi. Dopo casa sua, aveva trovato la sua nuova
meta. Qualche chilometro più in là c’era un enorme
lago cristallino, certamente l’origine del nome del luogo.
- Visto che bello? è il nostro orgoglio. La principale
attrazione turistica della nostra città, il meraviglioso Lago di
Cristallo. Si dice che nei suoi anfratti più oscuri vi si
nasconda un mostro marino- aggiunse soddisfatto. Più che altro
pareva il SUO orgoglio. - Sono anni che gli do la caccia, e non sono
ancora riuscito a vederlo, neanche una volta! Mi chiedo quale sia il
motivo…
“Mi pare ovvio, i mostri non esistono!” pensò
Morgan, che preferì tenere le sue opinioni per sé.
- Da quanto tempo vivi qui?
- Ci sono nato. Potrà sembrare noioso stare qui, ma in
realtà ci sono davvero parecchie cose che puoi fare. E poi non
è proprio un borgo qualunque, il centro è abbastanza
gremito di gente. Nonostante ciò non ci sono turisti, in nessun
periodo dell’anno. Per questo mi sono sorpreso quando ti ho visto.
- Sarà perché non è segnata sulle mappe.
- Potrebbe anche essere, però c’è stato un periodo
in cui il nome di Crystal Lake era sulla bocca di tutti, parliamo di
circa metà anni ’80. Ci fu un assurdo andirivieni di
appassionati del paranormale, poi più nulla. Non ne so molto,
dovrei andare a dare un’occhiata alla biblioteca comunale.
Passarono il resto del tragitto in silenzio. Morgan guardava pigramente
fuori dal finestrino, sperando di vedere qualche negozio di videogiochi
o altro, vanamente. Una bella vacanza lontano dai dispositivi
elettronici!
“Begli stronzi, i miei genitori.”
- Eccoci arrivati! Wow, davvero abiti qui? Ma è fantastico, io adoro questa casa!
Aveva fermato il pick-up davanti una di quelle villette in stile borghesia americana, anche se abbastanza malandata.
- Se ti interessa così tanto potrei anche invitarti, sempre che
tu ne abbia voglia. A proposito, come mai ti piace? A me pare una casa
piuttosto comune.
- Oh, qui pare si sia svolto un omicidio ed un rapimento, ancora irrisolti. Emozionante!
Seguì una breve pausa di silenzio.
- Stai scherzando, vero?
- Nient’affatto. È uno dei tanti misteri di Crystal Lake,
uno dei più affascinanti. Vuoi che te ne parli? Un po’
sanguinosa, violenta, splatter ed inquietante come storia ma pur sempre
affascinante.
- Senti, adesso non sono proprio sicuro di voler rimanere qui a
dormire. Indicami un buon bar o un posto dove possa distrarmi un
po’, o magari un negozio dove possa comprare un sacco a
pelo…
- Ho come l’impressione che non ti ecciti troppo l’idea di dormire lì dentro…
- In effetti non mi eccita proprio per niente. Non mi addormenterò in una scena del crimine!
- Amico, quante energie negative! Scommetto che non sei un appassionato del paranormale.
- Ci hai preso, non credo minimamente negli eventi paranormali, ma negli omicidi sì.
- Intesi, ti scarrozzo al bar di Frank, accanto c’è un
negozio per gli escursionisti per la tenda o sacco a pelo. Anzi, potrei
farti stare da noi, almeno per la prima notte!- propose Gabriel. A
Morgan parve un’ottima idea. In una situazione del genere
qualsiasi cosa sembrerebbe migliore del dormire con i morti.
- Sei davvero gentile, sì, mi farebbe proprio comodo!
- No problem.
Lo portò fino al bar che aveva citato.
- Allora i bagagli me li porto io. Tieni questo bigliettino,
c’è scritto l’indirizzo di casa mia. Adesso vado ad
avvertire i miei della tua visita. Ah, giusto, c’è anche
mia sorella in casa. La cosa non ti da fastidio, no?
“Una ragazza? Fastidio? Ma nient’affatto, anzi, era anche ora!” pensò entusiasta Hoperick.
- Uh, no, tranquillo, è tutto okay- balbettò, tentando di
nascondere la felicità. Gabriel accennò ad un sorriso e
mise in moto.
- Allora ci si vede stasera! Buon Wendigo, fratello!
- Eh, ciao…
Dunque, da vacanza perfetta di meraviglioso ozio, passò
improvvisamente ad un incubo rurale. Sperò che finisse il
più in fretta possibile.
Crystal Lake, località così poco frequentata e poco
abitata da non essere nemmeno presente sulle mappe. Come può,
dunque, essere il fulcro di un’avventura densa di pericolo e
mistero?
Ancora poco e Morgan sarebbe stato costretto a scoprirlo, in un modo o nell’altro.
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