“Non
l’hai più cercato da allora?”.
È Hilary a porgermi questa domanda.
Le ho finalmente raccontato tutto: di me e di Rai. Di come mi ha
lasciata e del perché abbia deciso di farlo.
Fa ancora male raccontarlo.
“ No…”. Questa parola esce come un
soffio dalle mie labbra.
“ E Hope ti chiede ancora di lui?”. Hilary cerca il
mio sguardo, per incitarmi a parlare.
“ Qualche volta me lo ha chiesto. Ma da qualche settimana non
lo fa più…” spiego brevemente,
torturando un lembo della tovaglia del tavolo al quale siamo sedute.
Hilary chiude gli occhi, inspirando profondamente. “ Sai ci
sono rimasta molto male per il fatto che tu non mi abbia detto niente.
Per questo ho reagito così” confessa con aria
dispiaciuta.
Ne sono dispiaciuta anch’io, credimi. Mi sono comportata
molto male, lo ammetto, ma…
“Ero sconvolta, Hilary. E sai che ti ho sempre raccontato
tutto. Ma in quel momento mi sentivo uno schifo, ecco. Non mi andava di
raccontarlo a tutti, perché sarebbe stato come se potesse
divenire ancora più reale di quanto già non lo
era e… non volevo che lo venisse a sapere Kai”.
Sì, questa è la verità.
“ Ma ti sei fidata di Boris”. Suona più
come un’accusa che come una domanda.
“ Sì, mi sono fidata di Boris, perché
credevo che fosse l’unico, in quel momento, in grado di
aiutarmi” rispondo con una certa convinzione. Una
risposta che lascia Hilary decisamente perplessa.
“ Beh, se lo dici tu… Ad ogni modo, promettimi che
d’ora in poi, per qualunque problema, per qualunque
difficoltà, verrai prima da me!” dice fissandomi
dritta negli occhi per poi prendermi le mani e stringerle.
“Non mi fido di Boris, lo sai” confessa, poi.
Il mio petto viene pervaso da un dolce calore. Un calore che non
sentivo da tempo. Quel calore che solo una persona che tiene davvero a
te può infonderti. Un doloroso magone stringe la mia gola e
Sto per piangere, lo so. Ma non me ne vergogno, perché
voglio farlo e stavolta insieme alla mia migliore amica,
l’unica in grado di potermi dare un sincero conforto.
“ Mi manca tanto, Hilary” confesso tra i
singhiozzi, col viso infossato nel cavo della sua spalla.
Anche se ultimamente le cose sembrano andare meglio, in
realtà penso ancora a lui.
E mi manca, ancora tanto.
***
Le cose ultimamente sembrano andare, stranamente, meglio. Dico
stranamente perché mi sorprende il fatto che Eva non sia
più stressante e psicopatica nell’ultimo
periodo. Sembra essersi tranquillizzata e la presenza di Hope
non le pesa più come prima.
Aspiro il fumo della sigaretta, perso nei miei pensieri, osservando il
paesaggio di edifici che si erge di fronte alla finestra del mio
ufficio, quando all’improvviso arriva un messaggio al
cellulare.
*pranzo
insieme?* - Eva
E, stranamente, anche io mi sento molto più tranquillo e
disponibile in questo periodo.
*ok* - Kai
Non starò per caso diventando un bravo
maritino?
Un’espressione di disgusto si dipinge sul mio volto.
Riprendo a fumare e decido di spazzare via questo assurdo pensiero
dalla mia mente.
***
“ E quindi, come si chiamano i gemelli??” chiede
curiosa Anya. Ha ancora gli occhi arrossati per via del pianto, ma
adesso sembra aver ripreso il suo buon umore.
“ Beh, in realtà è una
sorpresa!” affermo, servendole una tazza di tè
verde.
“ In che senso?” domanda ancora più
curiosa.
“ Nel senso che il loro nome verrà annunciato
durante la cerimonia dell’Oschichiya(1)
che si terrà tra
due giorni!” spiego brevemente.
“ Davvero?? Wow! Da una vita non partecipavo ad una simile
cerimonia! Beh, a dire il vero dalla nascita del mio ultimo
fratellino” confessa allegramente. “ e pensandoci,
Hope non ha avuto l’opportunità di averla, ma
questa è un’altra storia!” conclude,
spazzando via questo ricordo.
“ Io non vi partecipo da non so quanto tempo, forse ero
piccola e non me lo ricordo. Quando è nato un mio cugino,
credo. E pensa che Yuri non sapeva niente di questa tradizione
giapponese. Ho dovuto spiegargliela e convincerlo e alla fine ci sono
riuscita!” esclamo in gran risata.
“ Beh… cosa vuoi che ne sappia lui e tutti i suoi
amici russi delle nostre tradizioni!” aggiunge con aria
schifata, per poi assaggiare uno dei biscotti che le ho servito.
È vero. Yuri non è nato in Giappone e, anche se
vive qui da tanti anni ormai, non conosce bene alcuni particolari delle
nostre usanze. Quando gli ho raccontato della cerimonia
dell’Oschichiya1 mi ha guardato come se avessi detto una
parolaccia. Poi gli ho spiegato cosa fosse e lui ha risposto “ Sembra qualcosa di
simile al nostro Krescheniye(2)
”, marcando l’ultima parola con un forte accento
russo. A quel punto ho capito che neanche io sapevo niente delle
tradizioni della cultura russa, del luogo in cui mio marito
è nato. Non me ne sono mai interessata perché lui
non ama parlarne, ogni volta diventa serio e triste.
“ Non vedo l’ora!” esclama Anya
entusiasta.
Anch’io, penso tra me e me sorridendo.
***
Cammino a passo svelto. Anzi, corro.
Ho perso più tempo del previsto a casa di Hilary e sono in
ritardo di mezz’ora.
Dana sarà arrabbiata.
Arrivo e apro bruscamente la porta, avviandomi al bancone
sotto gli occhi furiosi di Dana.
“ Scu…scusa…”. Non riesco a
parlare perché mi manca il fiato. Mi fa male pure il fianco.
“ Scusa!” ripeto tossendo.
“ Il mio turno è finito mezz’ora fa! Mi
devi un favore: sabato farai il turno di pomeriggio al posto
mio” asserisce seria e impassibile, togliendosi il grembiule.
“ Ok…” riesco a dire tra un respiro e
l’altro. Figuriamoci se non approfittava della situazione:
lei odia lavorare il sabato pomeriggio. Ottima mossa Dana.
“ Serve un po’ di respirazione bocca a
bocca?” sento dire a una voce alle mie spalle.
“ No, grazie!” rifiuto prontamente. Solo adesso mi
accorgo della presenza di Boris al bancone.
“ Dovresti correre con una bombola di ossigeno in borsa,
sai?” afferma ridendosela.
Divertente…
“ Sono un po’ fuori allenamento” spiego,
indossando il grembiule e mettendomi subito al lavoro.
“ Un po’?” ripete a mo’ di
presa in giro.
“ OK. OK.” Rispondo con aria arrendevole.
“ Diciamo che correre non è proprio il mio
forte!”.
“ Sai, non l’avrei mai immaginato!”.
Sfotte ancora.
“ Vuoi il tuo caffè o no?” chiedo
scocciata.
“ Certo! Ma sai… sei fortunata!” inizia
a dire cambiando tono di voce, seguendomi in cucina.
“ Ovvero?”. I miei occhi lo fissano interrogativi,
mentre mi abbasso ad aprire la lavastoviglie.
Lui poggia il suo sedere su un mobile iniziando a dire
“Guarda caso, avevo intenzione di andare a correre questo
fine settimana!”.
Guarda caso… ripeto mentalmente, sistemando delle tazzine.
“ Quindi?”.
“ Quindi…” dice, avvicinandosi e
piegandosi sulle ginocchia per meglio incontrare il mio sguardo,
“ Potresti venire a correre insieme a me” propone
con sguardo furbetto.
Mi fermo un attimo a fissarlo con sguardo investigativo, tenendo una
tazzina sospesa in mano, per poi rispondere in modo secco “
Non ho tempo per andare a correre!” e proseguire il mio
lavoro.
“ Andiamo! “ mi incinta nel tono.
“ Boris, io lavoro e poi… hai appena visto che
poco fa, per una corsetta, stavo per morire! La corsa non fa per
me!” spiego categorica, muovendomi da un lato
all’altro della cucina.
“ Lavoreremo proprio su questo. Sarò il
tuo…personal trainer!” aggiunge esibendo il suo
sguardo più seducente.
Ma io non mi faccio incantare dal suo bel faccino. “ Si
può sapere perché insisti tanto?”
chiedo sospettosa.
“ Non mi va di andare a correre da solo” confessa
sbuffando.
Ah, ecco spiegato il motivo. “ E non ci andare. Nessuno ti
obbliga a correre!”. Semplice.
“ Lo so, ma ultimamente faccio una vita troppo sedentaria e
tra fumo e alcol non mi sento proprio in gran forma” spiega,
massaggiandosi con una mano l’addome.
“ Capisco e apprezzo la tua offerta, ma come ben sai, non ho
tempo!” dico, seriamente dispiaciuta.
“ Mi è sembrato di capire che sabato mattina sarai
libera…” mi ricorda.
Arriccio le labbra, consapevole del fatto di essere stata appena presa
con le mani nel sacco. “ Tu ascolti
troppo…”.
La sua risposta è un movimento delle spalle che vuole dire – sì,
è proprio vero –.
Espiro sonoramente.
“ Allora, a sabato mattina?” chiede fiducioso.
A sabato mattina…
***
Poco fa è arrivato il pezzo da montare nell’auto
di Kai.
Lo avevo prenotato mesi fa ed è arrivato solo adesso. Me ne
ero persino dimenticato.
Mannaggia.
Ora come lo chiamo per dirglielo? Ultimamente non ci siamo visti, anzi,
non ci siamo voluti vedere. O meglio, lui sembra avercela con me, per
chissà quale motivo. Beh il motivo in realtà lo
so e mi sembra assurdo.
-
È arrivato il pezzo dell’auto. Puoi
venire quando vuoi e lo monto.- Boris*
Fatto.
Io ho appena fatto il mio dovere.
La decisione di venire o meno è sua.
Rimetto il telefono in tasca e torno a lavorare, ma due secondi dopo lo
sento vibrare.
“Wow. Rapido…” penso tra me e me,
leggendo il nome di Kai sul diplay. Non ha perso tempo a rispondere.
*Vengo domani mattina*,
leggo mentalmente.
Cavoli, perché proprio domani mattina? Ho già un
impegno.
*Domani mattina vado a
correre. Facciamo di pomeriggio*, scrivo velocemente.
Ecco. Non complicarmi la vita, stupido Hiwatari. Non hai un cazzo da
fare tutto il giorno.
Il messaggio è stato inviato, e nonostante sia stato
visualizzato immediatamente, la risposta tarda ad arrivare.
Il mio sguardo impaziente è fisso sulla scritta * Kai sta scrivendo…*
E sbrigati, e soprattutto, dì sì…
“
Domani mattina presto. Dopo andiamo a correre *Kai.
Andiamo? Ma chi lo ha invitato?
*dai meglio di
pomeriggio*. E convinciti, cazzo!
Attendo una risposta. Il messaggio non è ancora stato
visualizzato e Kai non è più online.
Ma perché?? Provo un odio profondo verso questi messaggi.
Basta, lo chiamo.
Immediatamente porto il cellulare all’orecchio avviando una
chiamata ma “Siamo
spiacenti, il numero da lei chiamato…”
è la segreteria a rispondere.
“ Porca tro…”esclamo imprecando, mentre
stringo quel telefono in mano.
Devo sempre mettermi nei casini da solo.
Ora chi glielo dice ad Anya?
Quel sabato mattina arriva.
E come al solito Kai si presenta alla mia porta per farmi fretta.
Lo odio.
Dopo averlo fatto attendere qualche minuto, scendiamo e raggiungiamo
l’officina.
“ Si può sapere perché non rispondi ai
messaggi o alle chiamate?” chiedo con tono scocciato mentre
apro il cofano anteriore della sua auto.
“ Perché avevo da fare…” si
limita a rispondere, aggirandosi curioso all’interno
dell’officina.
Sì. Da fare. I ricchi del cazzo non hanno mai niente da
fare.
Ma decido di tenere per me questo pensiero e mi concentro, piuttosto, a
finire il lavoro il prima possibile.
“ Finito!” esclamo, chiudendo il cofano con
attenzione.
“ Bene” dice, posando il cellulare nella tasca dei
suoi pantaloncini. Cavoli, solo adesso mi sto accorgendo che
è arrivato in perfetta tenuta da corsa. Segno che ha preso
la cosa molto seriamente. “ Vieni a correre
così?” domanda, osservando stranito i jeans che
indosso.
“ Ehm no, devo cambiarmi. Dammi un attimo!”.
Velocemente mi chiudo nel bagno dell’officina per cambiarmi.
Anya dovrebbe arrivare tra qualche minuto. Mi sono già
pentito di aver insistito tanto con lei…
***
Eccomi pronta. Sono scesa da casa in perfetto orario, in tuta
ovviamente.
Mi chiedo come farò a correre visto che ho già il
fiatone solo per avere camminato a passo veloce fin qui.
Non appena metto piede in officina, rimango sorpresa dalla presenza di
Kai.
“Kai…”. Ecco che al suono della mia voce
si volta, fissandomi perplesso.
“ Sarizawa”. Mi fissa come a voler dire –cosa ci fai qui?-
“ Sai dov’è Boris?” chiedo,
sfuggendo al suo sguardo.
“ In bagno” si limita a dire.
Ok. È in bagno.
Silenzio. Rimango lì, ferma su due piedi a osservarmi
intorno, mentre lui se ne sta poggiato a un tavolino guardando altrove.
Boris, sbrigati. È pesante l’aria qui dentro.
“ Hope come sta?” chiedo, rompendo la tensione.
“ Stava dormendo quando me ne sono andato”.
***
Ma che cosa diamine ci fa qui?
Gironzola sempre in questa officina. È sempre e ovunque con
Boris. A proposito di questi, che fine ha fatto? Probabilmente non
doveva solo cambiarsi, ma fare qualcos’altro in bagno, visto
che non ha avuto tempo a casa, affrettato dalla mia presenza.
Comincio a muovere le dita che poggiano sul tavolo, con fare
impaziente, poi istintivamente guardo l’orologio al polso.
“ Vai di fretta?” chiede curiosa, o forse
perché annoiata dal silenzio.
“ Aspetto Boris per andare a correre” spiego
brevemente. In seguito al pronunciare di queste parole, mi accorgo che
il suo viso cambia espressione.
“ Aspetta un momento…”. Si ferma a
pensare. “Tu vai a correre con Boris?”.
“ Sì…” rispondo prontamente
accompagnandomi con un gesto della mano che vuole dire –qual è il
problema?-.
Segue un’espressione stizzita da parte sua e un
“non ci credo”, che esce in un sussurro.
Stavo per aprire bocca ma vengo interrotto dall’arrivo di
Boris.
“ Eccomi, oh Anya anche tu qui…” dice,
sfregando nervosamente le mani. “Pronti per andare a
correre?”.
Un momento. Perché ho l’impressione che sia
inclusa anche Anya?
***
Perfetto. Dalle loro espressioni mi sono già pentito di
andare a correre. Ma chi diamine me lo ha fatto fare??
Mi osservano perplessi, in attesa di una spiegazione.
“ Anya, non ti dispiace se viene anche Kai,
giusto?” dico rivolgendomi a lei con un tono che le
suggerisce già la risposta: dì di no, ti prego.
“ Non … mi avevi detto che c’era anche
lui!”.
Risposta sbagliata, Anya.
“ La verità è che si è
aggiunto dopo, lui” spiego, calcando bene le ultime parole.
Diciamo che si è autoinvitato.
***
Io non capisco. Già non volevo andare a correre, e adesso
che si è aggiunto Hiwatari, mi ha fatto completamente
passare la voglia.
Che diavolo combini Boris??
Nella mia mente si stanno formulando una serie di insulti che
preferisco conservare per il futuro.
***
“ Se la mia presenza vi dà fastidio, posso anche
andarmene” interviene seccato Kai, messo in disparte.
Sento il suo sguardo omicida su di me.
Porca miseria, chissà cosa starà pensando.
“ No. assolutamente no! Vero Anya!” affermo,
lanciandole segretamente strane occhiatacce.
E ci mette una manciata si secondi per riuscire a decifrarle.
Ti prego Anya. Dì di no. Prima muoviamo il culo per andare a
correre, prima finirà questa assurdo teatrino.
“ Certo che no”. Il tono con cui ha proferito
queste tre semplici parole non avrebbe convinto neanche il
più stupido degli esseri umani. Ma spero quantomeno che
bastino per far finta di convincere i qui presenti.
Facciamola finita dai.
“ Visto!”. Questa volta mi rivolgo a Kai, che
continua a fissarmi in quel modo.
Eccolo che porta gli occhi al cielo e rilassa le sue spalle rigide e
tese.
“ Andiamo…” mormora a tono basso,
passandoci davanti e incamminandosi verso il parco.
Meno male.
***
Io mi rifiuto di crederci.
Sto andando a correre al parco con Kai e Boris. Con Kai???
Deve essere una maledizione.
“ Si può sapere cosa hai in quel
cervello??” affermo in tono di rimprovero a Boris, intento a
stirare i muscoli.
“ Senti. Io non c’entro niente! È stato
lui ad autoinvitarsi!” sussurra a denti stretti per non farsi
sentire da Kai, impegnato a riscaldarsi a pochi passi da noi.
“ Lui sapeva della mia presenza?” chiedo,
mantenendo un tono basso.
“ No!”.
Ah! Ecco perché. Non penso si sarebbe presentato se avesse
saputo della mia presenza, e lo stesso sarebbe valso per me.
“ Io inizio a correre” ci avverte Kai, rivolgendosi
più a Boris che alla sottoscritta.
“ Arrivo!”.
Ecco che Boris mi fa cenno con la testa di iniziare a muovermi. Ed io
molto stancamente e con la stessa voglia di vivere di un bradipo, mi
avvio a seguirli.
Ma cavoli. Vanno un po’ veloce per i miei standard e credo si
stiano limitando proprio a causa della mia presenza.
Cadrò a terra tra dieci minuti, me lo sento.
***
Questa situazione è davvero assurda.
Da quanto questi due vanno a correre insieme? Sono diventati
inseparabili.
“ Potevi dirmelo che ci sarebbe stata Anya, così
non avrei dato fastidio!” dico in tono un tantino pungente al
mio amico che mi corre affianco.
“ Senti, non voglio che pensi male!” inizia a dire,
controllando che Anya sia a debita distanza da noi.
Devo dire che è molto lenta.
“ Perché dovrei pensare male?”. Cosa
vuole insinuare.
“ So che ce l’hai con me perché pensi
che io ci stia provando con Anya, ma ti assicuro che non è
così!” spiega, in tono di giuramento.
Perché dovrei pensare che Boris Huznestov, colui che ci
prova con qualunque essere che respiri su questo pianeta, ci stia
provando con Anya?
“ Io non lo penso” mi limito a dire, fissando il
percorso innanzi a me.
“ Io voglio solo che tu lo sappia. So che ce l’hai
con me per via di quella volta…” .
Mi chiedo a quale volta si riferisca.
“ Intendi quella sera in cui ho dovuto recuperarvi in una
centrale di polizia ubriachi o quella mattina in cui lei era nuda sul
tuo divano?”.
***
Devo dire che hai un’ottima memoria, Hiwatari.
E meno male che dice che non gli importa. Si ricorda persino
l’ora in cui queste cose sono successe!
Pensa se gli importasse…
“ Non era nuda, ok? E poi lo so che ti dà
fastidio!”. Forza ammettilo, Hiwatari.
“ Non mi dà fastidio!”. Bugiardo. E
allora perché lo dici con quell’espressione
incazzata?
“ Sì invece!” ribatto a mia volta.
“ Perché dovrebbe darmi fastidio?”
controbatte acido. Non fare il finto tonto con me, Kai. Ti conosco
meglio delle mie tasche.
Mi limito a sorridergli maliziosamente, per poi aggiungere
“Lo sai benissimo”, ma lui, da bravo Hiwatari, opta
per ignorarmi.
A proposito, dov’è finita Anya?
***
Sono rimasta indietro, parecchio indietro, e sto quasi per avere un
infarto. Mi sento il cuore in gola. Quindi decelero e da corsetta sono
passata a camminata veloce, anche se poi, così veloce non
è.
Ed è imbarazzante vedersi sorpassare da anziani signori, che
mi fissano preoccupati e a cui io sorrido forzatamente come a dire
–tutto ok, penso di non morire-.
Maledetti. Erano troppo impegnati a correre per i fatti loro e a
confabulare su chissà che cosa per accorgersi che io sono
rimasta indietro
Grazie Boris, per la tua fantastica idea. Grazie.
Ma ecco che adesso proprio lui si volta.
Alzo un braccio per avvertirlo di aspettarmi, mentre Kai, ignaro,
continua la sua corsa.
***
“ E’ proprio lenta!” sento dire a Kai che
decide di non aspettarla.
Ma io mi fermo. Dopotutto le ho chiesto io di venire, sotto precise
insistenze, e non sarebbe giusto abbandonarla.
La osservo da lontano, approfittandone per riprendere il respiro nel
frattempo.
Sì, è proprio lenta.
Ma che le succede? Perché si è fermata e si
è seduta a terra?
Preoccupato, mi appresto a raggiungerla.
***
“ Che succede?” domanda Boris, appena giunto.
“ Un crampo” spiego, stringendo i denti e
toccandomi la zona dolorante.
Fa malissimo. Non riesco a muoverla perché è un
dolore che attraversa tutta la gamba.
“ Oh cavolo!” dice lui, portando gli occhi al
cielo. “ Ma non hai fatto il riscaldamento?”.
“Il riscaldamento? Non me lo hai detto!” dico
alterata.
“ E cosa pensi che stessi facendo io all’inizio,
mentre tu eri troppo occupata ad accusarmi per la presenza di
Kai?” mi rivolge con tono duro.
“ Si può sapere cosa avete?”.
È appena arrivato Kai, che ci fissa in maniera perplessa.
“ Ha un crampo alla gamba! A te l’onore!”
afferma Boris, invitandolo ad aiutarmi.
Cosa? Un momento. No grazie. Ce la faccio da sola.
Ecco che provo ad alzarmi.
***
Mi tocca pure soccorrerla adesso?
Ma è stupida? Perché si sta alzando?
Non ho neanche il tempo di avvertirla che è già
in piedi che prova a camminare con una gamba rigida. “ Ecco.
Tutto apposto!”.
“ Anya, non puoi camminare se hai un crampo, figuriamoci
correre!” gli spiega intelligentemente Boris.
“ Passerà tra qualche minuto da solo, non
preoccupatevi!”.
“ Ti prego, fa qualcosa o la strozzo” mormora a
denti stretti il platinato, rivolgendosi a me.
“ Perché proprio io?”.
“ Perché sei tu l’esperto in crampi,
ricordi?”.
Sì è vero. Quando giocavo a calcetto e mi
allenavo in palestra era facile avere crampi e di solito aiutavo gli
altri a farli passare.
Ok. Finiamola qui.
Ecco che la raggiungo e le chiedo di fermarsi, ma lei mi sembra molto
contrariata.
“ Non ti passerà così in
fretta!” le spiego, abbassandomi.
“ Che diavolo stai facendo?” chiede vedendo le mie
mani avvicinarsi alla sua gamba.
“ Vuoi che ti faccia passare questo crampo o no?”.
E’ stupida forse?
Dopo alcuni secondi di resistenza decide alla fine di arrendersi.
“ Posso?” chiedo gentilmente, prima di toccarla.
Non mi avrà mica preso per un pervertito?
Sbuffa portando gli occhi al cielo e un gesto della sua mano mi
dà un segno positivo.
Finalmente.
Ecco che con una mano tengo la sua caviglia e con l’altra
massaggio in modo energico dietro la coscia, facendo attenzione a non
arrivare ai glutei.
Avverto una certa tensione nel suo corpo, ma mi sembra normale.
È imbarazzante anche per me.
***
Non posso crederci.
Non posso crederci.
Non voglio crederci.
Non sta succedendo veramente.
È una situazione davvero assurda, oltre che imbarazzante.
Sono qui in piedi mentre Kai, in ginocchio, massaggia una mia coscia.
Suona davvero osceno eppure non ci dovrebbe essere niente di osceno.
Ma perché doveva capitare proprio a me ??
“ Ahia!” esclamo, sentendo improvvisamente un gran
dolore. È stato lui a premere col dito una parte molto
dolorante.
“ E’ qui che ti fa male?” chiede.
“ Tu che dici?”. Ho appena gridato ahi.
“ Bene, allora sdraiati!” mi ordina, alzandosi.
Cosa? perché?
“ Perché adesso sciogliamo il crampo
definitivamente!”.
Sembra molto serio. Ok, meglio sbrigarsi.
Anche se è davvero imbarazzante sdraiarsi sul prato di un
parco. Che schifo.
***
Come da me richiesto, Anya si sdraia a terra osservandomi perplessa.
Perfetto. Fase due.
Prendo la sua gamba e la alzo delicatamente tirando verso
l’interno la punta del piede e massaggiando il muscolo
posteriore della coscia.
Piano piano dovrebbe decontrarsi.
Rimaniamo in questa posizione per alcuni minuti. Lei a terra a
osservare imbarazzata il cielo ed io a fissare la sua gamba, mentre una
mano le accarezza la coscia. Cioè, la massaggia.
Il pantalone aderente risalta la forma del suo polpaccio, del
ginocchio, del muscolo della coscia e dell’interno coscia,
per non parlare del…
Ecco che i miei occhi si fanno curiosi, addentrandosi in parti
più…intime, ecco. Ma mi riprendo subito dopo
avere avvertito Boris ridere sotto i baffi e scuotere la testa come a
voler darsi ragione su qualcosa.
Idiota!
“ Per quanto ancora devo rimanere così?”
lamenta Anya.
Credo sia passato ormai.
La aiuto ad alzarsi e dopo essersi convinta, ecco che riprende a
camminare normalmente.
***
Beh suppongo dovrei ringraziarlo. Ma che umiliazione!
“ Beh io direi che per oggi può bastare. Non
vorrei che ti rompessi qualcosa” mi fa notare Boris con tono
sarcastico.
“ Sì. In tal caso sarebbe colpa tua!”
ribatto acidamente.
“ Anche io devo andare. Ho promesso a Hope che
l’avrei portata al negozio di giocattoli e da brava donna non
lo avrà dimenticato!” aggiunge pungente Kai,
alludendo probabilmente alle forti capacità mnemoniche di
noi donne.
“ Non viziarla troppo” gli raccomando severa.
Ultimamente il suo numero di giocattoli è aumentato. Non so
più dove metterli.
Ma la sua risposta è il silenzio, come sempre.
Che fastidio.
“ Ci vediamo domani sera allora, per la festa organizzata da
Yuri e Hilary per i neonati” esordisce Boris, una volta
arrivati a piedi alla sua officina.
“ Vuoi dire alla festa dell’Oschichiya?”.
“ Sì, quella cosa lì!”,
conferma con fare vago.
“ Io non ho ancora capito che diavolo sia, ma credo che io ed
Eva ci saremo” risponde con aria di sufficienza Kai.
“ è una festa in cui si annuncia il nome dei
neonati davanti all’intera famiglia e si dà una
sorta di benedizione!” spiego con aria saccente.
“ Interessante…” mormora con tono
scocciato.
Ma cosa ne vuole sapere lui. Lasciamo stare.
“ Beh, io devo andare. Ci si vede!”. Decido di
dileguarmi. Ho passato già troppo tempo con
quell’essere e la cosa sta cominciando a pesarmi.
Vado a fare una doccia e poi dritta a lavoro, al posto di
Dana.
***
“ Quindi? Cosa ne pensi?” domanda Boris, con uno
strano sorrisetto stampato in volto.
“ Di cosa?” chiedo a mia volta, non capendo dove
voglia andare a parare.
“ Dell’interno coscia di Anya!” rivela,
usando un tono alquanto malizioso.
Interno coscia di Anya?
“ Ma di che diamine stai parlando?”.
“ E dai!” inizia a dire dandomi un colpo sul
braccio “ho notato come i tuoi occhi hanno fatto una
radiografia completa!” afferma, ridendosela.
“ Non so di cosa tu stia parlando” mi limito a dire
con sguardo serio.
“ Oh sì che lo sai! La tua mano non voleva solo
massaggiare la coscia!”. E se la ride ancora, mentre il mio
sguardo serio e impassibile gli ordina di smetterla.
“ Non dire stronzate!”.
“ Andiamo, vuoi farmi credere che anche tu, come Yuri, da
quando ti sei sposato sei diventato un santarellino?!” dice,
con aria di sfottimento.
“ Tszè!”. Alla fine cedo e la mia risata
stizzita lascia intendere la risposta.
Santarellino, io?
Si fa quasi ora di pranzo e, arrivato a casa, mi dirigo subito in
doccia per togliermi tutto questo sudore di dosso. Da tempo non andavo
a correre. Mi ha sempre aiutato a scaricare la tensione e ultimamente
ne avevo accumulata parecchio.
Mentre l’acqua tiepida scorre sul mio corpo, le mie mani
sfregano con forza la faccia e poi passo ai capelli.
Non posso credere che quei due vadano a correre insieme e non capisco
neanche perché Boris sia così preoccupato di
quello che io possa pensare di questa loro
“amicizia”.
Boris non è un tipo che si limita ad una
“amicizia”.
Se lui crede di conoscere me, beh io posso dire di conoscere bene lui.
E lui non è, ripeto, un tipo da
“amicizia”.
Semmai da “scopa-amicizia”.
Si è sempre comportato in questo modo con le ragazze,
perché con Anya dovrebbe essere diverso?
Crede che io sia stupido?
Ma soprattutto, perché mi sono fissato con questa storia?
Cosa me ne importa?
***
Sono in bagno e mi sto preparando per andare alla festa di Hilary e
Yuri. Tra pochi minuti Boris sarà qui. È stato
lui a offrirsi di accompagnarmi ed io, essendo a piedi, non ho potuto
rifiutare.
È stato gentile dopotutto.
Perfetto, rossetto messo e ora mi dirigo in stanza a mettere le scarpe,
ma durante il tragitto mi accorgo che il mio telefono vibra sul
tavolino del salotto. Che sia tardi?
Cavolo, ben cinque chiamate perse da Boris.
Non ho il tempo di realizzare che immediatamente suonano alla porta. Ed
ecco che corro alzando il vestito per non inciampare.
“ Boris, che ci fai qui?” esclamo una volta aperta
la porta.
“ Perché non mi rispondi al cellulare?”
chiede innervosito.
“ Era in modalità vibrazione e non l’ho
sentito!” spiego in tono di scuse.
“ Sbrigati!”. Mi incita impaziente.
Ascolto il consiglio e corro via a mettere le scarpe, lasciando la
porta aperta per lasciare entrare Boris.
***
Donne.
Sempre in ritardo.
Con passo felpato mi introduco in casa, guardandomi intorno con
indifferenza.
Wow. Che pulizia. Anche io vorrei una casa così pulita.
“ Sai…” inizio a dire con tono alto per
farmi sentire da Anya, ovunque lei sia. “ Hai una casa
davvero pulita!” commento, passando un dito sulla superficie
di un mobile.
“ Grazie!” risponde urlando da una stanza.
“ Non è che daresti una pulita anche a casa
mia?” le propongo in tono scherzoso. Anche se non sarebbe una
cattiva idea.
“ Scordatelo!”. È la sua risposta acida.
Immaginavo.
Eccola che arriva, finalmente pronta.
“ Wow, che sventola!” esclamo con sguardo
malizioso, provocando in lei una reazione di disgusto.
“ Smettila, andiamo!”. Asserisce, iniziando ad
avviarsi alla porta. “Mi fanno male le gambe, per
colpa della corsa!” aggiunge aprendo la porta e invitandomi
ad uscire.
Mica è colpa mia.
“ Se corressi più spesso non avresti di questi
problemi. E poi, puoi sempre chiedere a Kai un massaggio alle
cosce!” aggiungo passandole davanti per uscire, ma
improvvisamente il mio sedere viene colpito dalla sua borsetta.
“ Ahia!” esclamo, fingendo.
“ Non ricordarmelo!” borbotta infastidita chiudendo
la porta a chiave.
“ Avresti voluto che lo avessi fatto io?” chiedo
maliziosamente.
“ No. Avrei preferito non essere mai venuta a
correre!” ribatte acidamente, avviandosi a scendere le scale.
Quanto è tragica. Sembra quasi che l’abbia
costretta a scalare l’Everest.
***
“ Mamma!”.
L’urlo di Hope mi costringe a voltarmi nella direzione
interessata. È arrivata Anya, e guarda caso, con Boris.
La piccola abbandona la mia mano per correre verso la madre che, con un
sorriso a trentadue denti, si abbassa a braccia aperte per accoglierla.
In effetti non si vedono da tre giorni.
Io rimango qui, accanto ad Eva, che come al solito non tiene per se i
suoi commenti
“ Ancora insieme quei due…” afferma
sospettosa.
“ Chi?” chiedo, fingendo di non avere capito.
“ Anya e Boris, ovviamente!”.
Sì, ovviamente.
“ Guarda caso da quando si è lasciata con Rai, ha
iniziato a girare intorno a Boris. Una pura coincidenza?”
aggiunge, alludendo a chissà cosa.
Beh io so che cosa, ma decido di non alimentare la conversazione.
Così, cerco di distrarla.
“ Un altro drink?” propongo.
Io ne ho necessariamente bisogno.
***
“ Ragazzi, benvenuti!” dico avvicinandomi a Boris e
Anya.
“ Anya, bel vestito!” interviene Hilary.
“ Grazie! Wow ma sono così teneri!”
esclama Anya osservando meravigliata i due bambini che teniamo in
braccio.
“ Ti somigliano Ivanov” commenta Boris,
osservandomi.
“ Posso vederli anch’io?” sento dire da
una voce alle mie spalle. È Eva, appena avvicinatasi con
Hiwatari, che mi saluta con un gesto del capo.
***
“ Scusate ma adesso dobbiamo andare a salutare alcuni miei
parenti! Andiamo Yuri!” dice Hilary, congedandosi e invitando
il marito a seguirla.
Così rimaniamo solo noi: io, Kai, Boris e…Anya,
con in braccio la sua bambina.
Tra noi regna il silenzio, ognuno fa vagare il suo sguardo altrove,
probabilmente non si sa cosa dire.
“ Hope è stata un amore in questi
giorni!” esclamo, rompendo la tensione.
“ Ah, mi fa piacere” si limita a dire lei, forzando
un sorriso.
“ Sì. Le ho pure fatto io stessa i capelli per
stasera!” le faccio notare.
“ In effetti avevo notato che era ben pettinata!”
risponde, osservando i capelli della bambina.
“ Mamma, mi dai l’acqua?” chiede la
piccola.
“ Certo! Andiamo a prenderne un bicchiere.
Scusate!” dice, congedandosi. Sembrava che non aspettasse
altro: trovare una scusa per scappare.
E così rimaniamo solo io, Kai e Boris.
“ Io vado a fumare, vieni Boris?” chiede mio marito
all’amico.
“ No. Ti raggiungo dopo. Ho appena puntato gli occhi al
buffet degli aperitivi!” spiega, toccandosi la pancia, forse
affamato.
“ Ok. Tu vieni? Propone adesso alla sottoscritta.
Ma io decido di rifiutare “ No, grazie. Rimango
qui!”.
Ed ecco che senza ulteriori insistenze si dilegua all’istante.
E Boris è già scappato verso i tavoli degli
aperitivi a mangiucchiare qualcosa.
“ Boris!” esclamo allegramente, avvicinandomi.
“ Hernandez, tu non hai fame?” chiede, mentre si
ingozza di cibo.
“ Mmh no. Prenderò qualcosa dopo!”.
“ Io mi sono svegliato alle quattro del pomeriggio e non ho
toccato cibo dopo la sbornia di ieri sera…” spiega.
Ho capito. Non cambia mai abitudini il nostro Huznestov.
“ Da tempo non ci sentiamo…” inizio a
dire con aria investigativa. “ Novità da
raccontare?”.
Lui si sofferma a pensare per qualche secondo “ In
realtà no. Solita vita: dormo, lavoro, sesso, alcol e
fumo” spiega brevemente, esibendo un sorrisetto beffardo.
Capisco…
Ma meglio arrivare al dunque.
“ E di Anya che mi dici?”.
“ Anya?” dice, continuando a mangiare e osservare
altrove, come a cercare una via di fuga.
“ Sì, Anya!” ripeto, calcando bene le
parole. “ Ho notato che ultimamente passate molto tempo
insieme!”.
***
Mi sento sotto interrogatorio. Perché continua a chiedermi
di Anya? Anche lei si sta facendo strane idee.
Possibile che nessuno mi creda? Ok, non ho una bella reputazione in
fatto di donne, ma può anche capitare che Boris Huznestov ,
per una buona volta, non abbia cattive intenzioni? È un
reato forse?
Io non li capisco.
Andrà a finire che me la porterò a letto per far
contenti tutti.
“ Sì, è vero. Ma solo in
amicizia!” ripeto per l’ennesima volta.
“ In amicizia? Pff.”.
“ Cosa vorresti dire?” chiedo scocciato, poggiando
il piatto vuoto a un tavolino.
“ Niente. Solo che mi sembra strano che si sia avvicinata a
te proprio dopo essere stata lasciata da Rai!” commenta
sarcastica, alludendo chissà a cosa.
Ok. È vero, si è avvicinata a me solo dopo essere
stata lasciata da Rai, ma so per certo che non lo ha fatto con precise
intenzioni. Me ne sarei accorto.
“ Beh, non ci vedo nulla di strano” mi limito a
dire, mentre nella mia testa cerco una scusa per andare via.
So dove vuole andare a parare e conoscendola riuscirebbe a
combinare dei casini anche senza delle prove certe. Quindi meglio
allontanarsi da lei.
Sei riuscita a raggirarmi per anni, ma adesso tutto è
cambiato, Hernandez.
“ Scusa, ma vado a fumare anch’io!” le
dico, prima che lei possa aprire bocca per replicare.
***
Inizia la cerimonia.
Come vuole la tradizione, la settima notte dopo la nascita
del bambino avviene la cerimonia del nome.
Con la cerimonia del nome entra a far parte del mondo
“umano”. Secondo la tradizione, il nome viene
scritto dal padre in calligrafia giapponese nel meimeisho , ovvero il
certificato del nome, su cui sono raffigurate le gru, simbolo di
longevità.
Ecco che il certificato viene esposto alla presenza dei nostri parenti
e amici più stretti, i quali portano il loro dono, in genere
una busta contenente dei soldi.
“ Bene, miei cari amici e parenti…” .
È Yuri che decide di prendere parola, chiamando
l’attenzione degli invitati per annunciare ad alta voce i
nomi dei nostri figli.
“ Vi presento lei, Hiromi Ivanov” annuncia,
indicando la piccola che tengo in braccio, “ e lui, il
piccolo Aleksandr Ivanov” conclude mostrando il piccolo tra
le sue braccia.
Segue un applauso generale durante il quale io e Yuri ci osserviamo,
sorridendoci complici.
Ebbene sì. Abbiamo scelto dei nomi ben precisi: uno della
cultura giapponese ed uno della cultura russa. Hiromi e Aleksandr. Ci
abbiamo messo giorni per riuscire a scegliere e alla fine abbiamo
optato per questa soluzione.
Sono emozionata e soprattutto felicissima. Questo è il
secondo giorno più bello della mia vita. Il primo
è stato quello in cui ho sposato lui, Yuri Ivanov.
***
Sono felicissima per Hilary. Quando ne avrò
l’occasione, mi congratulerò con lei per la scelta
dei nomi. Adesso è troppo occupata a gestire i suoi parenti
che non smettono di stare intorno alla nuova piccola famiglia
Ivanov-Tachibana.
Esco dal bagno delle donne e mi appresto a lavarmi le mani, quando
improvvisamente qualcuno esce dal bagno degli uomini. Ebbene
sì, l’entrata è in comune, poi le due
aree si dividono, a destra donne, a sinistra uomini.
E secondo voi chi è colui che è appena uscito e
si avvicina ai lavabi?
Alzo gli occhi e osservo attraverso lo specchio: Kai Hiwatari.
“ Hope verrà con me stasera o dorme a casa
tua?” chiedo, mentre asciugo le mie mani con un foglio di
carta.
Lui si volta verso di me e mi osserva con aria di sufficienza.
“ Può anche venire con te, ma non ho la borsa con
le sue cose” spiega brevemente.
Quindi è un no.
“ Ok. Non fa niente. La porti domani!” rispondo
avviandomi all’uscita.
“ Aspetta”.
È questa parola a costringermi a fermarmi.
Cosa vuole?
Il mio corpo si gira meccanicamente verso di lui, intento a cercare
qualcosa nel suo portafogli.
“ Ecco, tieni!” dice, porgendomi una card, che
inizio a fissare perplessa.
“ Cos’è?”.
Espira, con fare seccato “ è la carta di credito.
Qui caricherò i soldi per Hope ogni mese”.
Ah!
Me ne ero persino dimenticata.
Cosa dovrei fare? Dovrei prenderla?
Continua a tenerla sospesa tra le dita, incitandomi a prenderla. Ed io
la osservo, e poi osservo lui, e poi riosservo la carta.
Qualcuno entra e ci passa accanto, per dirigersi ai bagni.
Mio dio, che umiliazione.
“ Ok” dico in un sussurro, prendendola.
Rimango qualche secondo lì con in mano quella card, mentre
Kai, senza esitazione, riposa il portafogli in tasca e va via.
Cavolo, che strana sensazione.
Espiro profondamente tutta l’aria che ho accumulato nei
polmoni non appena lui va via.
Non lo so. Mi sembra tutto così strano…
“ Sei diventata pensierosa durante la
serata…” mi fa notare Boris, parcheggiando
l’auto sotto casa mia.
Se se n’è accorto Boris, si deve vedere
proprio tanto.
“ Qualcosa non va?” aggiunge.
“ No, tranquillo. Sono solo stanca”.
In realtà ho troppi pensieri, ma preferisco tenermeli per me.
“ Ok. Ti aiuto a portare su Hope, allora. Dorme come un
ghiro.” Afferma, guardando verso i sedili posteriori.
“ Bene. L’ho messa a letto!” esordisco,
raggiungendo l’ingresso, dove è rimasto Boris ad
aspettare.
“ Allora vado…” dice uscendo dalla porta
rimasta aperta. “ A meno che tu non voglia che io
rimanga…” aggiunge con aria furbetta.
“ Ehm, no” rispondo secca e coincisa.
“ Sicura?”. Ma cos’è quel
sorriso malizioso?
“ Sicurissima. Buonanotte Boris…”
concludo chiudendo piano piano la porta, mentre il suo viso da finto
cane bastonato scompare.
“ Ciaoo” saluto un’ultima volta prima di
chiudere definitivamente ed emettere un sospiro di sollievo misto a
stanchezza e a voglia di evadere dalla realtà.
Sarà meglio andare a dormire e dimenticare per un
po’ questa giornata.
A domani mattina, pensieri.
***
Ok, ci ho provato. Lei non ha ceduto, perciò è
come dico io: non c’è nessun secondo fine.
Non hanno nulla da sospettare, soprattutto Kai, che fa il finto
“non me ne importa niente”, ma io lo vedo, so, che
dietro quelle parole si nasconde un grandissimo “se ci provi,
ti uccido”. Non sono mica stupido.
E poi Anya non fa per me. È troppo complicata e ha una
figlia con uno dei miei migliori amici, motivo per cui non ho la minima
intenzione di cacciarmi nei guai.
Ho già i miei “da fare”. E stasera, ho
“da fare” con una certa Victoria, che dalle foto su
Instagram promette proprio bene.
Non mi resta che ricambiare qualche like qua e là, iniziare
una breve conversazione per poi arrivare al boom finale.
Mi chiedo perché complicarsi la vita con stupide relazioni
serie.
***
L’indomani mattina…
“ Tieni”.
Sono andato a lasciare Hope a casa di Anya e non appena ho consegnato
la figlia e il borsone, lei mi porge un enorme libro.
“ Un libro?” chiedo serio e interrogativo.
“ Non è un libro, è un album
fotografico” spiega annoiata.
“ Di cosa?”.
“ Qui dentro ci sono tutte le foto di Hope, da quando
è nata fino ad ora. Mi sembra giusto fartelo vedere, visto
che non sai niente di lei. Sempre se ti va!” conclude in tono
di sfida.
In genere non amo le fotografie e non amo vedere le fotografie, tranne
quelle sui social di alcune ragazze, quelle possono anche essere
interessanti. Ma siccome so già che se mi rifiutassi Anya la
prenderebbe come un’offesa enorme, e me lo rinfaccerebbe per
tutta la vita, sono costretto ad accettare.
E poi è vero. Non so niente di Hope, non so
com’era quando è nata.
Quindi, non mi costa proprio nulla.
Lo afferro per prenderlo ma lei oppone una certa resistenza.
“ Mi raccomando. Questa è la cosa più
preziosa che ho. Se lo perdi, lo strappi o lo rovini, sei
morto!” asserisce in tono minaccioso.
Mi limito ad uno sguardo freddo e glaciale, incitandola a mollare la
presa e quando finalmente lo lascia, lo metto sottobraccio e me ne vado.
Perché diamine me lo hai dato allora?
Per cosa mi ha preso? Per un elefante?
Ad ogni modo, appena arriverò a casa devo metterlo al
sicuro. E non per la paura di rovinarlo, ma per la paura che lo possa
vedere Eva.
Chi la sente poi. Proprio adesso che sembra essere nella sua
modalità angioletto. Spero che duri il più a
lungo possibile.
Ciao a tuttiiii!
Sono tornata cari
lettori. Ci ho messo un po’ ad aggiornare ma alla fine ce
l’ho fatta.
Spero che qualcuno
continui a seguirmi e a leggere. Mi piacerebbe sapere il vostro parere.
Da tempo non scrivo e la cosa mi mette sempre una certa agitazione XD
Non è un
capitolo molto avvincente, lo so.
Ma tranquilli,
è solo una transizione verso qualcosa di più
grande e disastroso.
Tenete a mente le ultime
parole di Kai “Proprio adesso che sembra essere nella sua
modalità angioletto. Spero che duri il più a
lungo possibile.” .
Vi anticipo
già che non durerà a lungo.
Le acque si agiteranno
molto presto, soprattuto per Kai che si ritroverà in mezzo
ad una situazione davvero drammatica per lui XD
Grazie mille a tutti voi
che continuate a seguirmi.
Un bacione e alla
prossima :*
Note:
1- L’Oschichiya è una cerimonia Buddhista per la
longevità che si celebra la settima notte dalla nascita del
bambino, e con questa cerimonia si dà anche un nome al
neonato. (oshichiya= settima notte; meimeishiki= cerimonia del nome).
2- Krescheniye: dovrebbe essere la parola in russo per battesimo.
Correggetemi se sbaglio XD
|