Lunedì
10 luglio, Ore 08:20
Il
capitano Reed Richards aveva due
folte basette bianche.
Era molto alto e doveva chinarsi sempre per passare dalle strette
aperture
della Going Merry. Nonostante questo si muoveva sulla sua barca con una
tale
grazia e naturalezza che sembrava quasi ci fosse nato e vissuto da
sempre. Al
capitano non piacevano molto i discorsi, tranne quando era lui a
tenerli.
«Nessuno di voi è qui di sua spontanea
volontà, per il semplice desiderio di
imparare a navigare» La sua voce era ferma e sicura di se.
«Molti di voi
arrivano da situazioni difficili, alcuni hanno avuto problemi con la
legge»
Sora arrossì visibilmente a quell’affermazione.
«Ma a me non interessa chi
eravate prima di salire sulla Going Merry. Adesso siete una ciurma, la
mia ciurma.
Questa è l’unica cosa che conta ormai, seguitemi e
navigheremo insieme verso
l’avventura!». «Abbiamo forse
scelta?» sibilò Sora nell’orecchio di
Ron. Darkos
si occupava di mettere in riga. «Zitto moccioso! Quando il
capitano parla solo
lui ha diritto di parola!»
La prima
“avventura che
dovettero affrontare fu la pulizia
del ponte. Sora si ritrovò a passare straccio e spazzolone,
mentre la sua
collera cresceva sempre di più Solo tre dei sei membri erano
li a fare la
ciurma, dove erano finiti gli altri tre? Accanto a lui lavoravano Ron e
sua
sorella Ginny Wesley, e non avevano smesso un attimo di litigare.
«Perché passi
lo straccio lì? L’ho già fatta io
quella zona!». «Davvero? Ecco perché
bisogna
ripassarla!». Sora sorrise suo malgrado. Ron e Ginny erano
così diversi che era
logico che litigassero. Lui era robusto, lei pelle e ossa. Lui aveva il
viso
tondo, lei triangolare. Gli occhi di Ron continuavano a vagare
guardandosi
attorno, Ginny non staccava mai lo sguardo dallo spazzolone.
L’unica cosa che i
due fratelli condividevano erano i capelli, rosso fuoco. «Ho
saputo che sei un
delinquente?» gli disse allegramente Ginny a un certo punto.
Sora arrossì
violentemente, forse i fratelli Wesley non si sopportavano ma non
potevano
evitare di dirsi tutto. «È una lunga
storia» borbottò il castano evasivo.
«Anche noi una volta stavamo per finire sotto processo ma il
nostro avvocato è
riuscito a farcelo evitare» continuò Ginny
allegra. «Ehi!» urlò Darkos
dall’albero maestro dove si era arrampicato per controllare
il sartiame. «Meno
chiacchiere! Più olio di gomito! Capito ragazzi?!»
Urlò con il suo solito tono
sibilante.
Sora
osservò Ron e Ginny
mentre continuavano a beccarsi.
Certo che quella famiglia era proprio un capolavoro! Che delicatezza
parlare di
processi scampati a chi, come lui, ne aveva subito uno vero. E poi
quale
genitore spedisce i propri figli al “Giro di Boa”
solo perché litigavano come
qualsiasi fratello e sorella del mondo? Ma poi… accadde. In
mezzo secondo Ginny
era passata dalla semplice provocazione verbale alle mani. La rossa
prese lo
spazzolone e lo tirò sulle gambe del fratello. Ron
schivò il colpo saltando e
lanciò alla ragazza il secchio con il quale stava pulendo.
Furono mosse
fulminee. Darkos scese veloce dall’albero e si frappose tre i
due che stavano
per saltarsi addosso. «Se volete mettervi nei guai non fatelo
con me di
guardia!». E fratello e sorella si rimisero a lavoro come se
niente fosse.
“Pazzi scatenati” pensò Sora
impressionato. “Sono circondato da pazzi
scatenati”.
Fortunatamente
lavare il ponte fu un
lavoro rapido, anche se
sgradevole. La Going Merry infatti era lunga solo ventuno metri e lo
spazio
lasciato libero dalle attrezzature di bordo era pochissimo. In
più anche gli
alberi ingombravano molto. “Geniale”
pensò Sora sarcastico “c’è
posto per
tuttoi tranne che per le persone. Perfino il riformatorio aveva
più spazio! Uno
che, come Sora, non aveva mai dovuto condividere la sua stanza con
nessuno si
sentirebbe male anche solo all’idea di dover trascorrere un
mese su quella scatola
di sardine galleggiante.
Oltre a
essere il comandante in
seconda e responsabile della
disciplina a bordo Darkos era anche il cuoco della Going Merry.
Effettivamente
aveva un incredibile talento naturale ad aprire le scatole di fagioli
lessi.
Dopo pranzo Sora e Ron ebbero modo di scoprire un’altra
eccitante “avventura”
che prevedeva il GB: lavare i piatti e mettere a posto la dispensa..
Questa
zona prendevaaria solo da un piccolissimo boccaporto ed era la stanza
più calda
di tutta la barca. I due ragazzi svolsero il lavoro in silenzio e
grondando
sudore, il soffocante caldo umido di Guam non lasciava loro neanche la
forza di
parlare. Più tardi mentre Darkos andava
all’aeroporto a prendere altri due
malcapitati della ciurma il capitano Richards propose a Sora, Ron e
Ginny di
visitare la zona di poppa. «Qual è lo strumento
più importante che vedete
qui?». «Il timone?»Suggerì
timido Ron. «Ovviamente no!» scattò
Ginny
scandalizzata. «Allora la radio?» tentò
Sora. «Ma no, ragiona, la radio sta giù
da basso, con gli altri strumenti di navigazione»
commentò Ron. «Sotto coperta»
corresse Ginny. Ron ci riprovò energicamente «La
bussola?». Il capitano fece un
cenno di dinnego con la testa «Tutti gli strumenti che avete
nominato sono
importanti, ma…» Ginny intervenne «Ma il
più importante è il pulsante del
compressore». Sora e il capitano guardarono Ginny stupiti.
«Fa girare la
ventola del motore, se non lo si aziona prima del motore i vapori del
gasolio
potrebbero far esplodere la nave» spiegò la
ragazza con tono saccente. Sora
guardò il capitano chiedendo conferma e Richards fece si con
la testa.
«Incredibile, effettivamente quello che la signorina Wesley
ha appena detto è
giusto, non bisogna mai accendere il motore senza prima aver azionato
il
compressore» disse il capitano indicando un piccolo bottone
rosso sulla
pulsantiera accanto al timone. «Dimenticatevi pure tutto
quello che vi ho detto
ma ricordatevi almeno questo». Quest’ultima s
dimostrò essere la frase
preferita del capitano Richards. La usò anche quando
spiegò loro che una barca
ci mette un po’ a reagire ai movimenti del timone.
«Non è come una bicicletta,
che va dove volete nel momento in cui volete. Un timoniere inesperto
infatti
vira sempre troppo, perché non smette di girare il timone
finché non sente che
la nave cambia direzione. Dimenticatevi pure tutto quello che vi
dirò ma
ricordatevi almeno questo.». Alla fine della lezione il
capitano indicò il
molo. «Guardate ragazzi, il signor Darkos sta per presentarci
altri due membri
della ciurma. È importante che li facciate sentire subito a
proprio agio.».
«Dimenticatevi pure tutto quello che vi dirò ma
ricordatevi almeno questo»
sussurrò Sora all’orecchio di Ron. Il rosso
soffocò la risata in un colpo di
tosse.
I due
nuovi arrivati avevano
un’aria distrutta, probabilmente
per via del volo transoceanico. Nihal aveva quattordici anni, la stessa
età di
Sora; era alta, magra come uno stecco e si muoveva come un gatto. Aveva
lunghi
capelli blu, due magnetici occhi viola e un buffo paio di spropositate
orecchie
a punta. Vestiva semplicemente e nel
complesso aveva un aspetto… efficiente. Archimede Pitagorico
aveva tredici
anni; era un ragazzo esile e alto, con gli occhi tristi. La pelle del
ragazzo
era molto pallida, praticamente bianca, e aveva un grosso naso
aquilino. In
effetti molto di lui ricordava un aquila. In quel momento stava
discutendo
animatamente con Darkos, che gli aveva proibito di portare a bordo il
suo
computer portatile nuovo di zecca. Archimede aveva tutta
l’aria di voler
restare sul molo piuttosto che salire a bordo se non avesse potuto
portarlo con
se. Il capitano li interruppe. «Ragazzo, qui lascerai la tua
vecchia vita per
una nuova e migliore». «E internet?»
chiese il ragazzo mesto. «Sulla Going
Merry troverai qualcosa di meglio, i chiama lavoro di squadra,
solidarietà e
collaborazione. Un aggeggio elettronico può offrirti simili
esperienze?»
Darkos
vedeva le cose in modo molto
meno tragico.«Niente
computer a bordo sapientone! È la regola!» Archi
aveva un’aria disperata.
«Coraggio» gli disse Sora in tono cordiale
«Quando vedrai la tua stanza sarai
felice di aver lasciato il PC a terra. Abbiamo meno spazio di sardine
in
scatola». Subito dopo Sora rifletté su quello che
aveva appena detto: quella
era una consolazione?
«Bene,
abbiamo caricato
tutti, possiamo partire» esclamò
allegro Reed Richards. «No capitano! Manca un
passeggero!» lo corresse Darkos.
«Ma, non ci sono più voli in arrivo».
Darkos sogghignò. «Questo non è il tipo
da prendere un volo qualunque! Arriva con un jet privato!»
Note
dell’autore:
ecco il
nuovo capitolo finalmente, spero che vi piaccia. Ormai manca solo un
membro
della ciurma e poi i ragazzi potranno salpare. Grazie a tutti quelli
che mi hanno lasciato un commento.
|