Io non la conoscevo ma ricordo le sue labbra, ricordo il suo sorriso, ricordo quegli occhi che mi già mi
costringevano a guardarla, ricordo che fuori nevicava piano piano e che ero lì dentro, anche lei era lì
dentro, per caso.
In una libreria.
Io stavo girovagando tra gli scaffali, in tasca neanche un euro, il tempo vuotissimo da riempire in
quell'assurdo pomeriggio di inizio inverno. Lei aveva preso dallo scaffale uno degli ultimi libri che avevo
letto recentemente, "le sere" di Gerard Reve. Io mi sono fermato perchè non solo la adoravo già, ma
perchè ora tra le sue mani stringeva un autore che adorava e che conoscevo bene. Come potevo farmi
sfuggire l'occasione?
Prendilo, davvero, merita, le ho detto.
Lei si è girata di soprassalto e mi ha guardato dietro alla sciarpa che le copriva parte del viso. La parte
superiore del resto della sua incantevole fisionomia era nascosto dietro un paio di spesse lenti che
lasciavano però intravedere due bellissimi occhi verdi. Al di sopra, la fronte anch'essa nascosta,
quest'ultima da una scombinatissima frangetta color oro paglierino.
Mi ha guardato e non so perchè ma dopo un attimo si è messa a ridere.
Perchè ridi, le ho chiesto.
Niente, così, non mi era mai capitato che qualcuno ci provasse con me cercando di farmi comprare un
libro.
Ma io non ci sto, oh. Mi misi a ridere anche io.
Finite le risate, le dissi che se voleva in realtà potevo prestarglielo io il libro, se le interessava, che era
davvero un capolavoro, tutta quella frustrazione, quel vagare sconclusionato del protagonista da un
dialogo all'altro, il cinismo, il nichilismo, il freddo del nord, la speranza, il bagliore di riscatto che
emergeva nelle ultime pagine...
Lei mi ha ascoltato un pochino, poi mi ha interrotto con un classico, dai, così mi spoileri tutto però.
Io ho chiesto scusa, ma le ho ricordato che si trattava pur sempre di un libro scritto più di 60 anni fa, che
non sapeva un po' di cosa parlava?
Lei mi ha guardato a metà tra lo stizzito e il divertito e mi ha detto una cosa che mi ha fatto molto ridere,
guardandosi intorno come a controllare se qualcuno la ascoltava mentre diceva la sua battuta: mi ha detto
mia mamma di non accettare mai libri dagli sconosciuti.
Sono rimasto lì immobile davanti a lei, davanti a quegli occhi che mi sorridevano insieme a quelle labbra
che si prendevano gioco di me unite a quella frangetta che oscillava di qua e di là all'impercettibile
oscillare del suo viso e quella inutile sciarpa che le nascondeva il mento e parte della bocca tenuta su
dentro a quella libreria con il riscaldamento sparato a palla e rimanevo immobile per quella che sembrava
un'eternità per il semplice fatto che lei rimaneva immobile impettita di fronte a me palesemente
compiaciuta del farmi attendere per un tempo che mi ricordo essere stato paragonabile a diverse ere
geologiche la sua immancabile, sdolcinata, banale, scontatissima ma comunque adorabile frase che
metteva la parola fine al racconto di quel perfetto primo incontro in libreria tra noi due che ancora non
sapevamo avremmo fatto l'amore tantissime volte (anche se io già ci speravo)
"però se vuoi puoi offrirmi una cioccolata"
era fatta. Solo che come dicevo nelle prime righe ero senza un soldo. |