Gli altri o me stesso?

di sky35
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Ama il prossimo tuo come te stesso. Tutto così facile all'apparenza. In fondo dovrebbe essere facile: tratta gli altri come tratteresti te stesso. Ma nella scala delle priorità qual è la giusta successione di io, inteso come singolo soggetto e gli altri. A volte è lecito rinunciare a sé stessi per il bene degli altri? Ma soprattutto è proprio degli uomuni questa predisposizione? L'ultimo che si è sacrificato per gli altri è stato Gesù Cristo oppure un altro essere che non apparteneva a questo mondo o, se ne faceva parte, presentava sfumature divine. Dare senza ricevere nulla in cambio è un principio che mal viene digerito dall'uomo, materialista e spietato eppure nessun'uomo è un'isola e quindi si trova costretto ad agire in una trama di relazioni in cui si prevede il confronto con gli altri. In questo confronto potresti avere due possibilità : dimostrarti egoista e sgomitatore sociale o tener conto della moltitudine di persone che ti porta a pensare prima di agire valutando pro e contro. Eppure la domanda che sorge spontanea a colui che sceglie la seconda opzione non potrebbe essere : loro farebbero questo per me? E se in questo perfetto marchingegno io sono la ruota discordante e non mi piace un qualcosa? Mando a monte l'insieme oppure sacrifico me stesso, quel pezzettino? Colui che si domanda queste cose è da rimproverare? E se la sua felicità dipendesse da questo? Che fare, aspettare la felicità universale o prendersi immediatamente la felicità singola? Egoista o altruista: quale di questi due sentimenti è proprio dell'essere umano? Piccolo sfogo di una serata a tarda notte. Scrivere, anche male, lava via tanti sensi di colpa




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