Si può dimenticare come amare la Vita?

di dreamkath
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Pareti Bianche


Buio, la prima cosa che penso. E il buio ha come colore il nero. Colore che il più delle volte è associato alla morte, alla cecità e al nulla.
Ed è ciò che vedo l’attimo prima di aprire gli occhi.
Il suo opposto è il bianco. Il colore delle pareti della mia camera da letto.
Colore appena verniciato che dovrebbe dare un senso di nuovo, di appena iniziato.
Eppure non è così.
Il risultato è uguale ai tentativi precedenti.
Ho provato a riempire le pareti di fotografie vecchie e nuove. Le ho rimpiazzate, non appena mi sono sembrate abituali, con pennellate di vernice dai colori più disparati.
Ma non è bastato. La sensazione di disagio è rimasta.
Ho anche tentato di lasciare tutto com’è, per cercare di assuefarmi la vista.
Ma dimenticare mi è impossibile.
Nei momenti meno prevedibili, torna a trovarmi l’esasperante sensazione di… vissuto.
Di abitudinario.
Nulla di confortante.
Solo…
soffocante.
Ieri come oggi.
È forse perché ciò che ho od ho in progetto di ottenere non ciò che voglio nel mio presente e nel mio futuro? Ciò che voglio? E cosa voglio? Troverò mai la risposta a questa domanda?
Servirebbe del tempo.
Tempo?
Avrà qualche utilità quando anche lo spazio sembra essere immutato?
Ieri come oggi, continuo a camminare per queste stanze polverose stipate di vecchi ricordi. Un piano dai tasti coperti da spartiti consunti, memorie d'istanti mezzi sbiaditi dalle nostre memorie, libri letti più di una volta e altri che attendono di essere sfogliati in giorni che dovranno ancora giungere, giornate piovose che si susseguono a quelle di sole, passi di uomini che incrociano le nostre vite senza alterarle, e passi di coloro che si fermano per qualche tempo prima di ripartire.
Ogni singolo evento sembra aggiungere qualcosa di nuovo. Un oggetto, una stanza, o, magari, una persona. Ma… perché, guardando da un’altra prospettiva, ogni singolo evento mi sembra un qualcosa di usato e vissuto (non necessariamente da me, ma da altri)?
È, forse, perché le mie emozioni non sembrano voler sbocciare qualsiasi sia la strada che mi appaia ogni passo che faccio verso il futuro? O, forse, è proprio l’angolazione da cui guado il mondo ad aver congelato il mio cuore?
Non dico che il mio cuore sia sempre un deserto privo di emozioni. Sono solo fugaci. Il tempo di vita di un petardo che sta per prendere fuoco.
Anche il mio primo amore sembra essere durato il tempo della conquista. Occhiate fugaci, sguardi ricambiati, le prime parole, i primi baci, le prime uscite. E poi la scia di un emozione in via d’estinzione.
È stato vissuto come la passione dell’attimo che deve ancora venire e poi, non appena ha messo radici, è marcito fino a non lasciare più nulla. È stato un po' come scrivere una storia riuscendo ad inventare solo l'inizio e la fine (dove l'inizio e la fine sembrano coincidere con la nascita e la morte di ogni emozione).

Dovrei alzarmi.
Lo so.
È razionale che io mi alzi.
Come tutte le mattine.
Fare colazione.
Preparare i documenti per il lavoro.
E, infine, giungere a sera con la testa piena di numeri e le caviglie gonfie per i tacchi indossati per un'intera giornata.
Ma perché inizio a credere che quello che (non) provo sia più razionale di ogni altra normalissima azione?




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