Red Burley Tobacco
***
Percival stava fumando una sigaretta
con un gomito appoggiato al parapetto di uno dei tanti ponti che
collegavano l'isola di Manhattan al resto del continente.
L'acqua salmastra del fiume Hudson
scorreva lenta sotto di lui, e man mano che la sera calava il colore
naturale dell'acqua scompariva per lasciare posto al nero liquido ed
al riflesso delle luci.
Per l'ennesima volta Percival pensò
di riporre il pacchetto di sigarette nella tasca ma poi ci rinunciò;
tanto al ritmo con cui le stava accendendo una dopo l'altra sarebbe
stato completamente inutile posarle.
Percival sapeva di dover aspettare. Era
un incontro troppo importante per farlo saltare a causa di una
questione di puntualità.
Si passò una mano sulla fronte
per scacciare la noia; la noia e qualche dubbio che ogni tanto lo
faceva rabbrividire più che il vento di novembre incanalato
tra i grattacieli di New York City o l'umido che saliva dal fiume.
La brace della sigaretta brillava
sempre di più man mano che calava la notte.
Arrivato all'ultimo tiro Percival la
lasciò cadere nel fiume.
Stava giusto pensando se fosse il caso
o meno di accenderne subito un'altra quando uno schiocco alle sue
spalle gli fece capire che era arrivata la persona che stava
aspettando.
-Alla buon'ora- disse brusco.
-Perdona l'attesa. Io non posso
muovermi allo scoperto come te-
Gellert Grindelwald era diverso da come
Percival ricordava di averlo visto l'ultima volta.
Era più maturo, più uomo.
I boccoli morbidi attorno al viso avevano lasciato il posto ad un
taglio spartano, per qualche infelice coincidenza molto simile al
suo.
Tutto in Gellert era spigoli, adesso
che non era più un ragazzo, dalle guance scavate, al taglio
degli occhi, alla posizione delle braccia contro i fianchi.
Il suo cappotto blu scuro faceva
risaltare ancora di più il pallore della pelle, e la luce del
lampione accentuava l'eterocromia dei suoi occhi rendendo quello
azzurro quasi glauco.
Percival scosse la testa e gli porse il
pacchetto di sigarette che aveva tenuto in mano tutto quel tempo.
-L'importante è che tu sia
arrivato. Vuoi?-
Per un attimo il viso severo di
Grindelwald si illuminò di una gioia pura e semplice come un
bambino la mattina di Natale.
-Ah, tabacco americano! Finalmente
qualcosa di buono in questo paese! Cos'é? Virginia?-
-No, è Red Burley. E farai
meglio ad abituarti al resto del paese, dato che ci resterai per un
po'-
Grindelwald accese la sigaretta e nel
riverbero della fiammella Percival vide che sull'accendino era inciso
il simbolo dei doni della morte, quello che ormai era famoso in tutto
il mondo magico.
Non era troppo elaborato, e Percival
era pronto a giurare che Gellert lo avesse inciso da sé in un
momento di noia o di delirio di onnipotenza.
Cose che a volte coincidevano.
Il mago tedesco aspirò a fondo e
lasciò andare una boccata di fumo che si perse nel buio della
notte oltre l'alone di luce del lampione.
-Allora, Percival? Sei sicuro di
volerlo fare?-
-Ne abbiamo già parlato. Non mi
tiro indietro. Ho cercato altre strade ma non c'è altro modo-
-Va bene. Fammi vedere cosa hai
trovato-
Percival prese dalla tasca interna una
pergamena con una stampa della donna a capo della Seconda Salem.
Gliel'aveva mandata Gellert mesi prima,
uno schizzo di una delle sue visioni, e lui aveva passato molto tempo
tempo a setacciare le strade alla ricerca della “donna
fanatica” descritta da Grindelwald.
-È lei: Mary Lou Barebone. È
a capo di una specie di setta convinta che la magia esista e che sia
un'opera del demonio da estirpare. I suoi raduni preoccupano molto il
MACUSA, ultimamente, perché sembra che sappia cose che non
dovrebbe sapere. Come se avesse avuto a che fare direttamente con la
magia, in passato-
-Questo è un problema del
MACUSA. Che hai per me?-
-Sì, anche per me è un
piacere stare a sentirti, Gel-
-Primo: non mi chiamare in quel modo;
secondo: lo sai che abbiamo poco tempo-
-Lo so. Per te ho lui-
Percival evocò l'immagine di un
ragazzo.
Avrebbe potuto essere alto se non fosse
stato con le spalle così curve, ed i capelli erano tagliati in
una maniera davvero terribile.
In mano reggeva un mazzo di fogli e
sembrava volerli distribuire a qualcuno.
-Lui? Speravo in qualcosa di meglio.
Chi è?-
-Si chiama Credence. È il figlio
adottivo di Mary Lou. Non sottovalutarlo, Gellert, perché è
molto più di quello che sembra-
-Lo spero proprio. Perché
sarebbe speciale?-
-Te ne accorgerai quando lo vedrai. La
magior parte del tempo è timido, silenzioso ed in cerca di
rassicurazioni, ma poi, ogni tanto, ci sono momenti in cui la magia
brilla dentro di lui-
Era difficile da credere. Il ragazzo
sembrava non avere nulla di speciale a parte il modo fuori moda di
vestire.
Eppure Percival aveva visto oltre tutto
quello, e sapeva che c'era qualcosa che aspettava solo l'occasione
giusta per fiorire.
-Quanta poesia-
-Piantala, idiota!-
-Argomento sensibile, eh? D'accordo...
Non potrebbe essere un magonò?-
-No. Non con quella forza. Secondo me è
un mago, ma è finito a crescere in un posto con un sentimento
antimagico e la sua magia non può manifestarsi-
Grindelwald girò attorno
all'immagine semitrasparente come quella di un fantasma, con il fumo
che saliva dalla sigaretta rigirata tra le dita tra un tiro e
l'altro.
L'immagine era la proiezione di un
ricordo di Percival, e forse la sua mente aveva esasperato ed
accentuato l'aria di supplica silenziosa che l'intera figura del
giovane emanava.
Il mago biondo lo studiò
attentamente per un paio di minuti, fermandosi a leggere con una
smorfia il volantino che aveva tra le mani.
Niente stregoneria in America.
-Eppure la sua magia non è
soffocata, da quello che mi dici. Potrebbe essere davvero
interessante. Come ha a che fare lui con te?-
A quel punto Percival fece sparire la
proiezione con un cenno di bacchetta.
In realtà non gli piaceva
esporre Credence in quel modo, ma era davvero per un bene superiore.
-Gli ho rivelato dell'esistenza del
nostro mondo. Gli ho detto cosa è lui realmente e perché
deve aiutarmi a trovare l'obscuriale-
Senza nessun apparente motivo,
Grindelwald scoppiò a ridere.
-Che hai da ridere, imbecille?-
-Oh, Percival, non cogli la crudele
ironia della situazione? Il Direttore della Sicurezza Magica che
rompe per primo lo Statuto di Segretezza-
-Se è per questo sto anche per
diventare complice di un criminale-
-È questo che pensi di me? Che
io sia un criminale?-
-Non lo sei?-
Grindelwald tornò immediatamente
serio.
La luce arancione del lampione scavava
ancora di più gli spigoli del suo viso e lo rendeva davvero un
personaggio inquietante.
- La morale è un problema che
non posso pormi. Io faccio ciò che va fatto-
Rispose secco.
Si portò di nuovo la sigaretta
alle labbra ma ormai era arrivato a consumarne più di metà.
Da parte sua Percival non voleva che
quell'incontro fosse più difficile del necessario, per questo
ci tenne a chiarire subito la sua posizione.
-Lo so. Per questo ti sto aiutando-
Rimasero a fissarsi ed a valuarsi a
vicenda.
Percival non sapeva cosa stesse
passando per la mente dell'altro mago, ma era sicuro di ciò
che stava facendo lui; non aveva bisogno di nascondersi dietro
trucchi e giochetti meschini.
-Va bene. Dimmi di più sul
ragazzo-
-Mary Lou Barebone lo ha adottato, ma
lo picchia e lo umilia continuamente. Qualche volta ho curato le sue
ferite. Si sta affezionando a me, credo, quindi stai attento a come
comportarti-
Il sogghigno di Grindelwald nella
penombra non era per niente rassicurante.
Il mago si appoggiò con schiena
e gomiti al parapetto con fare indolente, come se fosse lì in
gita di piacere e la sua unica preoccupazione fossero i pettegolezzi.
-E tu, Percy? Tu si stai affezionando?-
Lui scrollò le spalle.
-I sentimenti sono un problema che non
posso pormi. Ascoltalo, aiutalo se serve, ma non dargli illusioni-
-Chiaro. Altro?-
-Sì: mentre sei qui, fammi il
favore di non reclutare teste di cazzo come fai in Europa-
-Ho reclutato te-
-No: sono stato io a cercarti. E
comunque mi riferivo a quegli invasati che agiscono senza un minimo
di logica e pianificazione e riescono a fare solo casino-
Stavolta fu Grindelwald a fare
spallucce.
-Che vuoi farci? Compensano la scarsa
intelligenza con l'entusiasmo-
-Sono dei pessimi soggetti. Non
abbassarti al loro livello-
-Non ho molta scelta, Percy. Dovresti
sapere che si fa quel che si può con quel che si ha-
-Adesso hai di meglio. Hai il
Dipartimento della Sicurezza Magica e mi aspetto che tu ne faccia
buon uso-
Sotto di loro la corrente del fiume
Hudson sciabordava con un mormorio lento e costante. Chissà
che momento della marea era?
Ma forse non era il momento di pensare
alla marea quando il mago che avrebbe dovuto essere suo avversario lo
stava studiando attentamente per valutare la sua proposta di
collaborare.
-Ancora non posso credere che tu mi
stia proponendo di fare questa cosa. Sul serio, Percy, credevo che
questa fosse una trappola! Mi stai offrendo di prendere il tuo posto
all'interno del MACUSA. Non avrei mai sperato tanto. O forse la
trappola deve ancora scattare?-
Percival scosse la testa.
-Se non avessi visto quello che ho
visto in questi anni da Auror, fidati che ti avrei affrontato in
duello, sconfitto ed arrestato. Ma adesso ne ho abbastanza di
ipocrisia, di divieti assurdi e di ingiustizie. Se c'è un
obscuriale nella nostra società vuol dire che non siamo
abbastanza protetti, ed allora l'unica soluzione è risolvere
il problema alla radice-
Gellert annuì.
-Sono contento che la pensi anche tu
così. Ma dimmi, cosa ti impedisce di mollare tutto e di unirti
a me. Percival Graves, discendente di una famiglia di Auror, non ha
il coraggio di esporre le sue idee in pubblico?-
Per poco Percival non lo affatturò
per poi gettarlo in pasto ai pesci.
-Quanto sei stronzo, Gel! Non sono mai
stato un ipocrita e tu lo sai, quindi sfoga la tua acidità su
qualcun altro-
-Non capisco perché te la prendi
con me. Tu non saresti sospettoso? Non sono ancora del tutto convinto
che tutto questo non sia una trappola-
Stavolta fu il turno di Percival di
sogghignare.
-Dunque Gellert Grindelwald
rinuncerebbe a cogliere un'occasione unica per codardia? Non varrebbe
la pena di rischiare una trappola per un bene superiore?-
-Fanculo, Percy-
Lui fece spallucce. Essere mandato era
il minimo che poteva succedergli.
-Hai iniziato tu. Adesso occupiamoci di
cose serie invece di litigare come ragazzini-
-Per un bene superiore. D'accordo, che
altro devo sapere?-
-Quando sarai me ricordati di non
fumare mentre sei in servizio. E non bere percé io non lo
faccio mai. Inoltre non provarci con nessuno. Io non l'ho mai fatto e
questa sarebbe la cosa che più desterebbe sospetti-
-Va bene, mi tratterrò. Sarà
noioso essere te-
-Arrangiati e ricordati che avrai cose
più importanti a cui pensare piuttosto che a Bacco, Tabacco e
Venere-
-Hu-hum... Detesto ammetterlo ma hai
ragione-
-Un'ultima cosa-
-Cosa?-
-Stai attento a Credence. Ha già
una vita difficile, quindi non azzardarti a farlo soffrire-
Lo sguardo di Gellert si fece distante
e duro oltre la nuvola di fumo appena espirato.
-È la guerra, Percy. I forti
sopravvivono ed i deboli soccombono-
-Questa patetica scusa di ideologia non
ti servirà a giustificarti con me, se scoprissi che lo hai
deliberatamente messo in pericolo-
-Quanta premura nei suoi confronti. C'è
di più, non è vero Percival? Non è solo un gatto
randagio a cui fai la carità-
Quelle allusioni facevano venire voglia
a Percival di strappargli la sigaretta di mano e di fargliela
inghiottire ancora accesa.
-Gellert, il fatto che tu sia uno
stronzo privo di empatia non vuol dire che tutti debbano essere come
te. Voglio evitare di fare del male ad una persona se posso evitarlo,
e siccome tu sarai me voglio che tu faccia lo stesso-
-Che pessima opinione che hai di me. Va
bene, d'accordo, tratterò bene il tuo prezioso fianceé-
-Quando fai finta di essere raffinato
sembri più coglione del solito. E poi fianceé è
femminile, quindi se devi rovinare il francese con il tuo fottuto
accento tedesco almeno rispetta le concordanze-
-Quanto sei pignolo. C'è altro?-
-Dentro il MACUSA devi stare attento ad
una legilimens-
-Dovrebbero essere tutti abili
legilimens. Il sistema americano è così scarso da avere
una sola legilimens in tutto il MACUSA?-
-Stronzo. Lei è diversa: ha il
dono dalla nascita-
-Oh. Interessante-
-No, non è interessante. Sta
lontano da lei. Si chiama Queenie Goldstein: è una bionda con
i boccoli corti, si veste economico ma con grande attenzione alla
moda. Sembra fragile ma non lo è affatto, quindi non
sottovalutarla. Non è una dei miei diretti collaboratori, e
non cercare di avere a che fare con lei più del necessario-
-Peccato. Una bella bionda con un
simile potere avrebbe potuto essere perfetta-
-No, scordatelo. E stai attento anche a
sua sorella Porpentina. È tenace, testarda ed è
indisciplinata. Ho dovuto relegarla all'ufficio permessi per le
bacchette, due mesi fa, perché metteva in pericolo la
sicurezza magica più di quanto non la proteggesse-
Un accenno di qualcosa che era assieme
divertimento ed ammirazione passò sul viso di Gellert.
-Addirittura?-
-Già. Un vero spreco di talento,
il suo, ma non potevo tollerare altri atti di insubordinazione-
-Che genere di insubordinazione?-
Certo, sia mai che quando si trattava
di insubordinazione, caos e mancato rispetto delle autorità
Gellert non fosse interessato!
Accidenti, che razza di idea che aveva
avuto a voler restare in contatto con un soggetto del genere! Ed
ancora di più a coprire la sua fuga, latitanza ed a proporgli
quel piano folle.
Ma ormai era fatta.
-Era una cosa grave: si immischiava
troppo spesso nelle faccende dei Secondi Salemiani. Forse è
stato un mio errore di valutazione chiederle di controllare quella
setta. Avrei dovuto capire che si sarebbe lasciata coinvolgere a
livello personale, eppure non tutto il male viene per nuocere, perché
è proprio grazie a lei che ho saputo di Credence-
Troppo tardi si accorse del suo errore.
-Il discorso torna sempre lì,
eh, Percy?-
-Fottiti, Gel-
Per tutta risposta Gellert scoppiò
in una sonora risata.
-E quel tuo amico britannico,
Theseus... che ne penserebbe?-
Non gli piaceva che Gellert avesse
tirato in ballo Theseus.
Lui sapeva che Gellert era pericoloso,
e mai avrebbe voluto che si scontrasse con Theseus.
-Cosa ne penserebbe di cosa?- chiese
cauto.
-Ad esempio del fatto che tu abbia
mantenuto rapporti segreti con un criminale ricercato. O di questa
tua brillante idea dello scambio di persona-
Perché accidenti Gellert non
stava mai fermo quando parlava?
Quando ascoltava qualcuno si muoveva di
meno, ma quando parlava lui era un moto continuo, difficile da
seguire per lo sguardo e per la mente. Oltretutto con la sigaretta
accesa creava ghirigori di fumo che rendevano tutto più
caotico.
-Non so cosa ne penserebbe Thes e non
posso preoccuparmene. La posta in gioco è molto più
importante delle amicizie e delle personali antipatie e simpatie-
Gellert annuì soddisfatto.
-Fortunatamente c'è ancora
qualcuno con un po' di buonsenso in questo mondo. So che mi detesti,
Percy, eppure ti fidi di me-
-Vero: ti detesto. Sei arrogante,
egocentrico e megalomane. Ma sei intelligente e le tue idee mi
convincono. Personalmente ti metterei sotto cruciatus, ma il mondo
magico ha bisogno proprio di uno stronzo come te in questo momento-
-Hai un vero talento per fare i
complimenti, lo sai?-
-Sei tu che ispiri-
Gellert gettò il mozzicone di
sigaretta giù dal ponte ed entrambi rimasero a seguire la
lucciola rossa con lo sguardo finché non scomparve nell'acqua.
Senza nemmeno una parola, Percival
estrasse il pacchetto dalla tasca interna del cappotto e ne offrì
un'altra a Gellert.
Ne prese anche una per sé, e lui
gli porse l'accendino per tirare le prime boccate.
Forse era una forma di cortesia o forse
era un modo per fargli notare il simbolo dei doni e costringerlo a
commentare.
Nel dubbio, per non dargli nessun tipo
di soddisfazione, Percival rimase in silenzio.
Tirarono un paio di boccate appoggiati
al parapetto, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Grindelwald aveva un piede sul gradino.
Qualsiasi cosa facesse doveva sempre
stare più in alto di qualcun altro.
Stronzo.
Il sapore del tabacco Red Burley si
mescolava al sentore salmastro del fiume intorno a loro, e per un
attimo rimasero in pace, senza complessi scontri ideologici e senza
tentare di colpirsi al fianco scoperto.
A vederli da lontano si sarebbe potuto
pensare che fossero amici.
Gellert aspirava lunghe boccate e
lasciava sfuggire il fumo tra le labbra molto lentamente.
Chissà a cosa stava pensando.
Sembrava inconsapevole della presenza
di Percival accanto a lui, o semplicemente non gli badava.
Da parte sua Percival se la prese
altrettanto comoda.
In quel lasso di tempo si chiese come
fosse possibile che le idee di Gellert lo convincessero tanto e che
invece lui di persona gli facesse tanta antipatia.
Come fosse possibile essere talmente
d'accordo su poche cose da continuare a cercarsi anche a costo di
azzuffarsi su cento altre.
Come aveva potuto mantenere con lui un
contatto epistolare pieno di insulti, accuse reciproche e
denigrazioni dopo averlo incontrato solo una volta in Europa ed
averlo odiato a prima vista.
Avevano continuato a rispondersi per
offendersi e per il piacere di argomentare minuziosamente ogni
offesa, per vedere come l'altro avrebbe smontato le accuse o se fosse
stato costretto ad ingoiare il rospo.
Era stata una bella storia, la loro.
Di odio, antipatia e dispetto
reciproco, ma pur sempre una bella storia.
L'importante era l'intensità del
sentimento.
E poi, quando Gellert era finito in
carcere, Percival non aveva resistito alla tentazione di scrivergli
un biglietto con un'unica frase.
“Te l'avevo detto che saresti
finito così, testa di cazzo”.
Ed aveva pure aggiunto una simpatica
effige di dito medio come faceva spesso alla fine delle sue letteree.
Non si sarebbe mai aspettato che
Gellert continuasse a rispondergli persino in latitanza.
Ovviamente senza lasciare indizi su
dove fosse.
Le lettere arrivavano in mezzo alla
posta di Percival, e quando lui voleva rispondere non doveva fare
altro che scrivere “Gellert Grindelwald” sulla busta.
Gellert si era sempre rifitato di
dirgli come diavolo facesse a prendersele, e quel mistero irrisolto
era una spina nel fianco per Percival.
Ma avrebbe atteso anche quello.
Con un obscuriale in pericolo, Credence
maltrattato e la società magica americana sull'orlo di essere
strangolata, Percival aveva concepito quel piano assurdo dello
scambio di persona, ed adesso lo stavano mettendo in atto.
-Va bene, la pausa è finita-
disse a sigaretta consumata.
Spedì la cicca nel fiume e si
voltò verso Gellert -Facciamo questa cosa?-
Lui lo guardò come se stesse
tornando da un posto lontano mille miglia.
-Cosa, esattamente?-
-Di cosa abbiamo discusso fino ad ora?
Tu che prendi il mio posto-
-Ah, giusto... è che stento
ancora a crederci, sul serio. Va bene, facciamolo-
Dopo l'ultimo tiro anche la cicca di
Gellert finì nell'Hudson.
-Sono pronto. Cosa hai in mente?
Pozione polisucco? O solo un incantesimo di disillusione?-
-No, niente polisucco. È la
prima cosa che viene controllata all'ingresso al MACUSA. Solo la
disillusione. La cosa veramente importante è la bacchetta,
perché vengono pesate all'ingresso senza eccezioni-
Grindelwald era perplesso. Forse
confuso. E non erano molte le cose in grado di metterlo in
difficoltà.
-Mi cederesti la tua bacchetta,
Percival? A me, che ti sto così antipatico?-
-Questo è più importante.
E non posso solo cedertela: devi disarmarmi. Le bacchette vengono
controllate più strettamente che i proprietari, quindi devi
possedere la mia bacchetta, con lealtà e tutto-
Gli sembrava impossibile da dire.
E per Gellert doveva essere impossibile
da credere.
-Cioè... mi stai dicendo che
perderesti a duello contro di me, così? Volontariamente?-
-Non c'è altro modo. Devi avere
la lealtà della mia bacchetta. Un incantesimo di disarmo
basterà-
-E tu come farai senza?-
-Me la caverò. Posso sempre fare
incantesimi senza bacchetta, ricordi? E non guardarmi in quel modo-
Gellert era un invasato, e Percival ci
teneva a zittirlo prima che partisse con un'orazione su quanto fosse
nobile quello che lui stava facendo. A quanto stava rinunciando per
il bene superiore.
-Se solo più persone fossero
come te, Percival! Tu sei...-
-Sbrigati oppure il mio ultimo
incantesimo sarà per legarti la lingua-
Grindelwald aveva assorbito troppo
dello spirito romantico diffuso in Europa il secolo scorso, Percival
invece ci teneva a restare piantato nel pragmatismo americano.
-Sempre a rovinare i bei momenti-
sospirò Gellert.
Percival sfoderò la bacchetta e
si mise in posizione di guardia.
Stava per fare la scelta più
difficile della sua vita.
Era ancora in tempo per difendersi, per
tenersi la sua bacchetta e la sua vita e dire a Gellert che lo
avrebbe aiutato in ogni altro modo possibile.
Lui si allontanò di un paio di
metri e solo allora sfoderò a sua volta.
-Quando sei pronto, Percy, fammi un
cenno-
Si morse le labbra.
Per la prima volta in vita sua la
bacchetta tremava tra le sue mani, e Grindelwald, guardandolo come un
condannato a morte che dovesse decidere il momento esatto della sua
esecuzione, non lo stava aiutando.
Percival sapeva che fargli scegliere il
momento era una contorta forma di mostrare rispetto, e forse lui, in
fondo ed in modo altrettanto contorto, gliene era grato.
Respirò a fondo per schiarirsi
le idee e rimettere sotto controllo le emozioni.
Gellert era ricercato dall'intera
comunità magica, ed essere in cima ad un organo di governo
avrebbe potuto essere per paradosso il posto più sicuro in cui
stare, per lui.
Nessuno avrebbe mai pensato che potesse
arrivare a tanto.
E da lì, dalla posizione di
Direttore per la Sicurezza Magica, non controllato e libero da
vincoli, Gellert avrebbe potuto realizzare molto.
Per i ragazzi come Credence: esclusi
dal mondo che era loro di diritto ed abbandonati in un mondo che non
era il loro, ad essere tormentati da mostri o a diventare mostri a
loro volta.
Per l'obscuriale, di cui il MACUSA si
rifutava di ammettere l'esistenza e che sarebbe di certo stato
condannato a morte nonostante fosse un bambino.
Per l'intera comunità magica
americana, ancora giovane ed indebolita dall'epidemia di vaiolo di
drago di solo vent'anni prima e costretta a vivere nella paura di
essere scoperta e sterminata dai nomag che li superavano enormemente
di numero.
Se Gellert fosse riuscito a liberare i
maghi dalla clandestinità, allora sarebbe valsa la pena di
rinunciare ad una vita.
Che la vita fosse la sua non aveva
importanza.
-Adesso-
-Expelliarmus-
L'incantesimo lo sbalzò
all'indietro e lo fece sbattere di sciena contro il lampione.
La bacchetta gli sfuggì di mano
e roteò in alto, ma prima che cadesse a capofitto tra i flutti
dell'Hudson una forza invisibile la sollevò e la portò
in mano a Grindelwald.
Ormai non poteva più tornare
indietro: la bacchetta aveva cambiato lealtà.
Percival rimase qualche secondo con la
schiena appoggiata al palo di metallo, e non si sarebbe mai aspettato
di vedere Grindelwald avvicinarsi a lui preoccupato.
-Come stai?-
-Tutto bene-
Mentiva.
Si era appena buttato a capofitto
nell'ignoto, aveva appena consegnato il suo paese al caos, ed aveva
meno di una flebile speranza che dalle ceneri del caos potesse
nascere un mondo nuovo.
Si sentiva di merda, grazie tante.
-Se mi scopriranno dirò di
averti assalito alle spalle-
Percival lo guardò offeso.
-Assolutamente no! Se ti cattureranno
dirai esattamente come sono andate le cose. Non sono abituato a
sfuggire dalle mie responsabilità-
Estrasse di tasca una piccola pergamena
ripiegata.
-Ecco: questo è l'indirizzo
della mia casa a New York. Tu abiterai qui finché sarà
necessario, quindi vedi di non rovinare le mie cose. Il secondo è
l'indirizzo di dove andrò a stare per togliermi di mezzo. È
in Oregon, un bel posto. Se tutto andrà bene passa a trovarmi,
prima o poi-
Gellert prese il foglio ma senza
distogliere lo sguardo da lui.
-Non andartene. Resta qui a combattere
per quello in cui credi-
-E come? Senza bacchetta sarei un peso,
e rischierei di essere scoperto. No: è meglio che io me ne
vada- gli scappò una risata nervosa -Che c'è, pensi di
non riuscirci senza di me?-
Gellert gli rispose con uno schiaffo
sul collo, subito ricambiato da Percival con una gomitata tra le
costole.
-Devo ricredermi su di te, Percival:
sei un cretino-
-Mi aspettavo insulti più
fantasiosi-
-Si fa quel che si può. E se
invece andasse tutto storto? Dovrei dire che sei colpevole di alto
tradimento-
-Sì, in linguaggio tecnico si
chiama così-
-E ti condanneranno a morte-
“Grazie per ricordarmelo”
-Conosco le leggi, dato che alcune ho
provveduto io stesso ad approvarle-
Gellert si fermò a guardarlo.
Qualcuno aveva detto che lo sguardo di
Grindelwald fosse impossibile da sostenere, Percival invece lo
trovava affascinante, e non solo per l'eterocromia delle iridi.
Gellert gli si avvicinò e
lentamente gli posò una mano sulla mascella.
Non lo teneva come se fosse fragile, ma
come se fosse qualcosa di estremamente prezioso.
-Se solo tu potessi vedere la
meraviglia che vedo io-
Percival non si trattene più: lo
afferrò da una spalla e poi dietro la nuca per portare i loro
visi quasi a contatto.
Per un attimo riuscì a sentire
l'aroma del Red Burley che gli era rimasto sulla pelle.
-Tu ci devi riuscire, figlio di
puttana!- gli ringhiò addosso -Io ti ho dato la mia vita, ora
fai il tuo dovere. Liberali. Libera tutti noi-
Gellert lo strinse tra le braccia così
forte da fargli male.
-Lo farò. Posso giurartelo-
-Non giurare. Fallo e basta-
Lo respinse come se ce l'avesse con lui
e rimase a riprendere fiato e contegno.
-Addio, Gel. Buona fortuna e non
combinare cazzate quando indossi la mia faccia-
Si voltò per sparire nel buio,
prima di dover sopportare di essere consolato da lui.
Mentre si allontanava sul ponte, come
se non gli pesasse il fatto di andarsene a piedi e di non potersi
smaterializzare, sentì alle sue spalle Gellert che sbaritava
alla faccia dell'essere ricercato e parte di un piano segreto.
-Stai facendo la cosa giusta! Sei una
brava persona in fondo, lo sai, Percy?-
Lui fece un cenno vago con la mano
senza fermarsi.
Non ci teneva ad essere trascinato nei
deliri eroici di Gellert, gli bastava che facesse la cosa giusta:
liberare il mondo magico affinché un talento come quello di
Credence non dovesse mai più essere sacrificato.
-Mi ricorderò di te quando
vinceremo. Sei un eroe, Percival, ed io non ti dimenticherò.
Mi hai sentito? Io non mi dimenticherò di te-
Percival ne aveva più che
abbastanza.
Sapeva che intimargli di piantarla o
altro avrebbe solo peggiorato la situazione, quindi si limitò
ad alzare il braccio ed a fargli l'ennesimo dito medio.
Era una bella soddisfazione farglielo
finalmente di persona, dopo tanti che ne aveva disegnati sulla carta
delle loro lettere.
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Nel Cerchio della Strega
Buooonsalve....
Vorrei darvi delle spiegazioni ma la
verità è che prima dovrei trovarle io, quindi diciamo
che ci provo.
Il fatto è che ho riguardato il
film e credo che, per essere riuscito a spacciarsi per Direttore
della Sicurezza Magica, Grindelwald deve essere o un super genio del
crimine (cosa possibile) oppure che abbia avuto un complice
all'interno del MACUSA.
Non mi andava di battere la solita
strada del “Percival è un cavaliere senza macchia e
senza paura” e così ho provato ad immaginare uno
scenario in cui Percival Graves avesse volontariamente ceduto il suo
posto a Grindelwald perché davvero convinto dalle sue idee.
Ed ecco qui come è nata questa
cosa.
Fatemi sapere se vi convince, se vi è
piaciuta o se vi sembra un delirio.
Lady Samhain
Ps: le sigarette sono una pessima
abitudine, ricordatevelo e non prendete esempio da questi due.
E non buttate cicche o altra spazzatura
nei fiumi.
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