La strega e
il lupo - Epilogo -
[HalloweenAU]:
Ispirata alle strisce di Halloween di BNHA Smash.
Strega = Ochako Uraraka
Lupo mannaro = Katsuki Bakugo
Non aveva esitato. D'istinto si era scagliato su di lei spingendola con
forza, buttandola a terra senza curarsi di ferirla, reagendo prima
ancora di udire cosa gli dicesse la voce della ragione. Era stata la
parte bestiale a destarsi per prima, lasciando quella umana un poco
più indietro, ad elaborare cosa accadesse, cosa di
preciso stesse facendo.
Era sopra di lei e, per la prima volta, Bakugo sentiva con chiarezza il
calore del suo corpo, percependone il sottile profumo di foglie di te e
la morbidezza delle carni.
- Che cos..? - lo fissava Uraraka confusa, le parole a morirgli in un
mormorio mentre il suo sguardo si allargava dalla paura. - Co-cosa stai
facendo, cretino?! - gli domandò quasi urlando, la voce
però a spezzarsi d'improvviso in un gemito di dolore, gli
occhi a riempirsi di lacrime.
"Ah, ho finito per ferirla" pensò Bakugo, il senno che
riemergeva a poco a poco, riprendendo il controllo della sua mente,
spodestando l'istinto primordiale che l'aveva mosso.
- Ehi! Ti ho chiesto cosa stai facendo, stupido! - insistette lei, sta
volta gridando con fare isterico, - Levati subito! -
continuò cominciando a colpirlo, prendendolo a pugni sul
petto, afferrandolo, graffiandolo sulle spalle. Le lacrime le bagnavano
il viso, gemiti frustrati misti ad insulti a raschiarle la gola
infiammata dai singhiozzi.
- Katsuki...- lo chiamò per nome, e solo a quel punto lui si
accorse di aver fissato per tutto il tempo un punto del terreno vicino
al suo viso, senza mai guardarla direttamente. - Perché lo
stai facendo? - gli domandò mentre infine ne incrociava lo
sguardo, affrontando quell'espressione su cui poteva leggere la propria
colpa ed incompetenza.
- . . . - provò a parlare Bakugo, ma codarda la voce non
volle uscire, impedendogli di fornire spiegazioni che comunque non
sarebbe stato in grado di dare.
- Perché sono un cretino - si sforzò, riuscendo a
trovare abbastanza respiro e lucidità da pronunciare almeno
qualche parola, un sorriso simile ad un ghigno a mostrare quelle zanne
non ancora mutate, in forma di una normale dentatura umana.
Ad una simile risposta, Ochako scosse il capo avvilita, le labbra
tirate in una smorfia sofferente, una goccia rossastra diluita dal
pianto a bagnarle la guancia. Lentamente sollevò
le braccia, afferrando da prima il volto umano del lupo, passandogli
poi una mano sulla nuca per costringerlo a chinarsi di più
sul suo viso.
Mansueto come mai era stato Bakugo la lasciò fare, non
ritraendosi da quel bacio che Uraraka, sua antagonista naturale in
un'infinità di scontri, gli volle lasciare.
Una stretta di gelido panico attraversò lo stomaco della
strega, le sue labbra a sporcarsi del sangue dell'altro mentre ne
avvertiva il peso del corpo farsi più pressante su di lei.
Il fisico della bestia era al limite, i muscoli cedevano, braccia e
gambe tremanti nel sorreggere il suo stesso peso; eppure testarda la
volontà umana resisteva, irremovibile sotto la pioggia di
frecce che cadeva su di loro, arrogante nel suo desiderio di
proteggerla dando la propria schiena come unico bersaglio.
Un sussulto aveva scosso il corpo di Bakugo ad ogni freccia da cui era
stato colpito e ormai, la pelle coperta di brividi, non teneva
più il conto di quante lo avessero centrato. Il dolore che
all'inizio aveva trovato insopportabile, a quel punto non lo avvertiva
quasi più. La vista, come la percezione della
realtà attorno a se, aveva iniziato ad appannarsi quando il
sangue, fuoriuscito dalle ferite, aveva cominciato a riversarsi su
Ochako sotto di lui, bagnandola con il suo rosso.
Quando la scarica di frecce fosse finita, l'attacco della strega
sarebbe stato devastante, Bakugo ne era certo e non poteva far a meno
di sentirsene divertito. "Quegli idioti se la vedranno male" non
poté non pensare, avvertendo però un po' di
dispiacere, con quegli occhi incapaci di mettere a fuoco non avrebbe
potuto vederla.
Non lo aveva mai confessato a nessuno, ma la trovava davvero
bellissima con quell'espressione decisa che prendeva ogni qual
volta scendesse in battaglia.
|