CAP.
1
Germania,
Foresta Nera, Arcrow
31
Dicembre, h 23.45
Come
ogni anno, l'ultimo giorno era arrivato.
Per
molti voleva dire bagordi tutta la notte, e non era accezione solo
degli esseri umani, ma per i guerrieri dell'Ordine della classe
più
alta, voleva dire anche un'altra cosa: l'incantesimo di protezione.
L'incantesimo
era attivo da millenni, separava il Mondo Nascosto da quello umano,
ma ogni anno doveva essere rinnovato.
A
tale scopo, il capo dell'Ordine Mirjana e sua figlia Halen, avevano
riunito anche quell'anno la classe più alta nella Cripta.
La
Cripta era un'antica città di fattura gotica edificata ai
tempi
della caccia alle streghe dalle streghe bianche per non essere
bruciate sul rogo insieme alle streghe oscure.
La
città era ben custodita da streghe e druidi che vi abitavano
tutto
l'anno. Per quanto facessero del loro meglio, allo scorrere delle ere
non potevano opporsi nemmeno loro: la città era stata, in
buona
parte, ingoiata da diversi strapiombi che si erano aperti, tuttavia
la piazza principale e l'immensa si erano momentaneamente salvate.
Ed
era proprio nella piazza principale, che il capo della sezione
militare, Hathor, osservava con finto interesse la cupola in
cristallo nero e filigrane dorate che attendeva solo di essere aperta
per l'incantesimo.
Impegnata
a lottare col colletto della divisa che la soffocava, nemmeno si
accorse della presenza di Mirjana che l'affiancò, per poi
alzare lo
sguardo anche lei verso la cupola nera.
-
Se ne va un altro anno, eh? - ruppe il silenzio Hathor, voltandosi
verso l'amica.
-
E' così che deve essere. Prima o poi il tempo si
prenderà anche noi
- rispose Mirjana, voltandosi anche lei verso Hathor.
-
Sei così stanca di vivere? -
-
Beh, ho diversi anni più di te... -
L'espressione
di Hathor la convinsero a cambiare argomento.
-
Aeni ti ha dato molti problemi? -
Aeni
era una ragazzina diciottenne che Hathor aveva trovato un anno prima
in missione. La ragazzina l'aveva volontariamente seguita all'Ordine,
ma probabilmente non aveva ben capito dove l'avrebbe portata;
così
tutto d'un colpo le erano state imposte regole che lei non aveva mai
seguito.
Hathor
la trovata insolente e irritante, con la curiosità tipica di
chi non
aveva mai visto il mondo e la presunzione di chi pretendeva di sapere
tutto.
-
Effettivamente è stata parecchia dura. Quella ragazzina
è furba: mi
chiede le cose dopo l'allenamento così non ho la mente
abbastanza
lucida per ragionare su ciò che mi chiede, per poco non le
davo il
permesso di venire stasera. Alla fine mi son salvata dicendole che
sono la sua insegnante e, come tale, ogni sua eventuale promozione in
una classe superiore dipende da me e che quindi mi deve ascoltare
senza fare troppe storie -
Quello
che sembrava uno sbuffo da parte di Mirjana, costrinse Hathor, che
era tornata a fissare la cupola, a girarsi verso di lei.
Infatti
la donna si era portata un mano davanti alla bocca pitturata di blu,
tentando di non scoppiare a ridere.
-
Non pensavo arrivassi a tanto pur di farti obbedire -
-
Nemmeno io, ma in amore e in guerra tutto è lecito. Aeni
impara in
fretta, ma non altrettanto in fretta impara la disciplina -
-
Già, chissà chi mi ricorda... -
Mentre
Mirjana assumeva un'espressione di pensierosa canzonatura, l'occhiata
che le rivolse Hathor fu più esaustiva di qualunque insulto.
Come
guidata da un sesto senso, Mirjana si girò verso il centro
della
piazza dove incrociò lo sguardo di sua figlia Halen, segno
che era
il momento.
Hathor
si stava portando al centro della piazza, quando notò con la
coda
dell'occhio una figura che si nascondeva rapidamente dietro a una
delle numerose colonne.
Stava
per andare a prenderla per i capelli quella dannatissima ragazzina,
quando Mirjana la richiamò.
-
Faremo
i conti più tardi, maledetta - pensò
ferocemente Hathor mentre si sbrigava a raggiungere gli altri
Cacciatori.
Mirjana
e Halen presero posto al centro dl cerchio magico inciso nel selciato
della piazza. Dopo un breve discorso di ringraziamento e per
ricordare le regole, si posizionarono l'una di fronte all'altra
mentre i Cacciatori, già disposti sul cerchio più
esterno, misero
le mani parallele a quelle del compagno accanto in modo che fra di
esse vi fosse almeno una decina di centimetri a separarle.
Madre
e figlia iniziarono a intonare una nenia in una antica lingua ormai
scomparsa, seguite a poco a poco da tutti i Cacciatori.
In
breve gli occhi delle due sembravano spegnersi della poca
umanità
che avevano, per accendersi di una fredda e inumana luce bianca.
Completamente
in trance, i Cacciatori non si accorsero dei globi di luce che
andavano a formarsi tra le loro mani.
Man
mano che il ritmo della nenia incalzava, i globi si espandevano
sempre di più, formando una vera e propria barriera
luminescente che
occupò l'intera piazza.
Di
colpo tutti tacquero.
Senza
farsi notare, i Warlords, i soldati semplici dell'Ordine, aprirono la
cupola che dava su un cielo notturno coperto di nuvole che
cominciavano a lasciar cadere i primi fiocchi di neve.
Tutto
d'un colpo la barriera creatasi, si ridusse a una piccola stella
luminosa che occupò lo spazio tra madre e figlia; rimase a
galleggiare lì per qualche istante, mentre gli occhi delle
due
tornavano normali.
Un'ultima
frase in lingua antica pronunciata da Mirjana, mentre gran parte dei
Cacciatori crollavano a terra privi di energia, e la stella si
proiettò velocemente verso il cielo separandosi in tante
stelle
cadenti che si diressero ognuna verso una città dell'Ordine.
La
Bolla, la barriera protettiva di ogni città, si
rianimò di
un'accecante luce bianca che abbagliò tutti gli abitanti di
Arcrow,
la metropoli che dava sede all'Ordine, per poi tornare trasparente
come suo solito.
Con
l'élite dei guerrieri dell'Ordine stesi a terra provati dal
rito,
nessuno poté fare qualcosa per impedire che due oblunghe,
ossute
braccia nere afferrassero una ignara Aeni trascinandola nel portale
che si richiuse immediatamente.
Pianeta
Gaia, Midgar, ShinRa building,
h
23.55
La
riunione era stata estenuante.
Lunga
ed estenuante.
Tra
il tedioso riassunto di come procedevano i lavori per completare
Midgar di Tuesti e l'esaltazione del Professor Hojo per i risultati
del suo progetto, era stato arduo per il Presidente fingersi
quantomeno toccato da ciò che dicevano.
La
cavia su cui tutti contavano per ottenere la chiave di accesso alla
Terra Promessa, fino a quel momento, non aveva minimamente mostrato i
segni di possedere il potere dei Cetra che si sperava possedesse.
Aveva,
invece, manifestato un'inclinazione al combattimento notevole: era
agile e fin troppo forte per un bambino di 6 anni.
In
privato, Heidegger gli aveva comunicato che considerava l'esperimento
di Hojo una perdita di tempo. Più di una volta, durante le
riunioni,
aveva chiesto a gran voce la testa del ragazzino: se non possedeva
quello per cui era stato creato, non serviva a nulla; inoltre
dubitava fortemente che un ragazzino pallido e smilzo sarebbe mai
stato adatto alla vita militare.
Doveva
essere eliminato, era solo una spesa inutile che la compagnia in
piena espansione non poteva permettersi.
Le
altre nazioni non vedevano di buon occhio l'espansione della ShinRa,
non erano ancora arrivati a veri e propri scontri, ma Heidegger
riteneva che non ci sarebbe voluto molto e loro erano penosamente
scoperti; stava, infatti, tentando di mettere in piedi un esercito
sfruttando i poveracci dei bassifondi che avevano bisogno di lavoro,
ma non erano minimamente competitivi con nazioni come Wutai che,
oltre a un solido esercito, poteva contare anche sulla Crescente.
La
Crescente, l'élite dei combattenti di Wutai.
Se
Wutai era considerata in una botte di ferro, era proprio grazie a
loro.
Il
Presidente si sedette pesantemente sulla poltrona del suo ufficio,
ormai era molto più che in ritardo per la cena e non aveva
voglia di
sentire i piagnistei della moglie.
Prese
uno dei suoi sigari e lo accese cominciando a fumare pigramente.
Pensando
alla sicura scenata isterica della moglie, non poté non
pensare a
suo figlio.
Rufus
aveva già 10 anni e non era mai andato a scuola, studiando
da
privatista, e questo era un altro motivo di conflitto con sua moglie
che insisteva perché Rufus andasse a scuola come ogni
bambino
normale.
Lui,
invece, insisteva nel dire che non era un bambino normale, doveva
prepararsi a gestire l'impero della ShinRa e come tale era necessario
che avesse l'istruzione migliore, gli abiti migliori e che vivesse in
una casa migliore.
Anche
per lui doveva trovare la Terra Promessa, sarebbe stato un enorme
lascito per suo figlio.
Proprio
mentre pensava a tutto questo, un lampo di luce illuminò a
giorno il
suo ufficio.
In
un altro momento della sua vita l'avrebbe ignorato perché
doveva
rimanere concentrato sul lavoro, ma ora non poteva lasciare che
qualcosa disturbasse il suo “regno”.
Per
questo afferrò il telefono e avvisò Heidegger di
mandare
immediatamente Veld del Settore Investigativo del Dipartimento Affari
Generali di andare a controllare prima che lo facesse qualche
cittadino curioso.
Pianeta
Terra, Germania, Foresta Nera, Arcrow
h
03.30
Hathor
si svegliò di soprassalto, ma non poté fare molto
altro, perché un
dolore lancinante le attraversò il cervello costringendola a
ristendersi.
Solo
allora si rese conto di essere nell'infermeria dell'Ordine accanto a
tutti quelli che avevano partecipato all'incantesimo.
Lentamente
cominciò a ricordare cosa fosse successo.
L'incantesimo.
Il
portale.
Aeni.
-
Aeni! - urlò realizzando cosa fosse effettivamente accaduto.
In
breve fu raggiunta da Sissel, la responsabile dell'infermeria e capo
del reparto scientifico, che tentò di calmarla
più che poteva.
-
Hathor! Hey, rilassati -
Non
servì a molto.
Hathor
tentò nuovamente di alzarsi, probabilmente per precipitarsi
da
Mirjana, ma Sissel la fermò ancora.
-
No, devi riposare -
-
Non posso, Aeni... - disse in pieno panico Hathor.
-
Già, ma sei ancora debole e non puoi seguire ora Aeni -
Sissel
la fece dolcemente ridistendere.
-Mirjana
mi ha ordinato di non farti muovere da qui finché non sarai
in grado
di stare in piedi da sola. L'incantesimo ti ha debilitata, la tua
natura di demone ti ha aiutata a riprendere conoscenza in fretta,ma
sei ancora molto debole -
Effettivamente
Hathor si guardò intorno e tutti i Cacciatori presenti al
rito erano
ancora privi di conoscenza.
-
Che tu sappia, Mirjana sa qualcosa di Aeni? - volle sapere Hathor,
rimettendosi comoda a letto.
Ma
il sospiro sconsolato di Sissel non le fecero ben sperare.
-
Purtroppo pare sia completamente scomparsa. Mirjana non riesce a
rintracciare il suo sangue, è come se non fosse
più su questo
pianeta -
-
Ma che... Scherzi? -
Purtroppo
l'espressione di Sissel rispose al suo posto.
-
Beh ora riposa, ne avrai bisogno per quando Mirjana sarà
riuscita a
rintracciarla -
Midgar,
ShinRa building, Dipartimento Scientifico
h
00.50
Ogni
volta che si parlava di “dipartimento scientifico”
a Veld si
palesava in testa un reparto con muri e pavimenti completamente
bianchi e un forte odore di disinfettante e medicinali, ma quello che
vide effettivamente quando portò la ragazza che aveva
trovato nel
deserto non era proprio quello che si aspettava: il laboratorio era
illuminato solo da fredde luci al neon, nessuna finestra e un
disgustoso odore di disinfettante e morte.
Veld
non aveva mai avuto troppe occasioni di avere a che fare con quel
dipartimento prima d'ora, e comunque mai con chi lo dirigeva di
recente.
Praticamente
nessuno alla ShinRa vedeva Hojo di buon occhio, e il fatto che fosse
implicato nella “scomparsa” del suo collega
Valentine glielo
faceva piacere ancora meno.
Per
cui fu non poco riluttante nel lasciargli in custodia la ragazza, ma
non poteva fare altro: gli ordini erano ordini e non voleva essere
giustiziato per insubordinazione.
Hojo
la fissò deluso.
Praticamente
era stato costretto dal Presidente a esaminare la ragazza o avrebbe
perso i finanziamenti delle sue ricerche, quindi si aspettava
quantomeno qualcosa di bizzarro, invece era una normale ragazza.
In
ogni caso, per non essere tacciato di negligenza, procedette con gli
esami base facendola spogliare da due assistenti e mettendo abiti e
intimo in due buste sigillate.
Quella
che sembrava una normale ragazzina, però, nascondeva un
segreto:
durante il prelievo di sangue si accorsero che il sangue era
più
scuro del normale.
Questo
accese l'interesse di Hojo e gli cambiò anche le carte in
tavola.
Ora
la faccenda si faceva interessante.
Mentre
gli assistenti continuavano a visitare la ragazza, Hojo fece
analizzare il sangue da uno dei suoi esperti.
Poco
dopo lo chiamarono.
-
Abbiamo analizzato il sangue della ragazza e abbiamo scoperto che nel
suo sangue sono presenti due tipi di sangue differenti -
Ad
un cenno di Hojo, proseguì.
-
Anche l'altro sangue presenta un DNA femminile, ma... Non è
umano -
Gli
occhi di Hojo si illuminarono, non ricevendo cenni di sorta,
l'assistente proseguì.
-
L'altro sangue è effettivamente nero e funziona come un
parassita
benevolo. Al momento è inattivo, ma i globuli si sono
talmente
attaccati a quello dell'ospite da vivere in simbiosi. Per un simile
risultato, deve avere l'altro sangue in circolo da almeno un anno -
Silenzio.
Non
una parola dal Professore, ma sorrideva in modo inquietante e si
sfregava il mento soddisfatto.
-
Un'altra cosa: questo tipo di DNA non è di nessuna creatura
che
abbiamo nel database. O è di una creatura che ancora non
conosciamo,
oppure... - sapeva di azzardare molto con quella teoria, ma era
l'unica possibile – Non è di questo mondo -
Gelo.
Solo
un suono ruppe il silenzio che era appena sceso: la disgustosa risata
di Hojo.
Il
timore che Hojo incuteva non era a livello fisico: era basso,
mingherlino e contrito; era il suo atteggiamento, il suo modo di fare
che faceva ribrezzo.
Intorno
a lui erano scomparsi sia sua moglie, sia un Turk; anche il Professor
Gast era stato una sua vittima, ne erano convinti tutti.
Era
tornato da Nibelheim solo con una donna e una bambina che somigliava
a Gast, ma dello scienziato nessuna traccia.
-
Vuoi forse farmi credere che questa ragazzina, con questo particolare
DNA che ancora non abbiamo scoperto, è stata portata qui da
un altro
mondo? Magari con la magia? Proprio come ne sono convinti quei
cittadini idioti? -
Tutti
gli altri assistenti si erano fermati per assistere alla scena.
-
Beh, le spiegazioni scientifiche scarseggiano... In fondo ancora oggi
non sappiamo come funzionano esattamente le Materia e nemmeno
sappiamo la reale storia dei Cetra, quindi... -
-
Sciocchezze! Non esiste cosa che possa essere scientificamente
provabile, la magia non rientra tra queste cose. E ora renditi utile:
trova la creatura a cui appartiene quel sangue a e cosa serve
esattamente, io ho altro da fare. E che non senta più certe
parole
girare nel mio laboratorio -
Solo
quando fu uscito gli assistenti tirarono un sospiro di sollievo.
Arcrow,
città vecchia
h
01.45
-
L'HAI PERSA?! -
Fortunatamente
il palazzo era piuttosto isolato e nessuno si lamentò di
quell'urlo
piuttosto alterato.
La
città vecchia era la parte di Arcrow più antica e
ricca di segreti.
Quando
il padre di Mirjana fondò l'Ordine, costruì per
prima quella parte
di città. In breve tempo divenne ricca e fiorivano mercati e
vari
commerci; poi, con gli anni, venne costruito il resto della
città e
l'altra metà cominciò il declino fino a ridursi a
una baraccopoli
di legno e lamiera.
Col
tempo rifiutarono sempre di più il controllo dell'Ordine,
fino a
diventare terra di nessuno abbandonata a se stessa. Quella parte di
città, divenne terreno fertile per ogni tipo di traffici e
criminalità, luogo perfetto per nascondersi e far perdere le
proprie
tracce.
-
Purtroppo il viaggio tra le dimensioni con i portali illegali
è
pericoloso e imprevedibile -
Il
mandante si massaggiò le tempie tentando di contrastare
l'avanzare
del mal di testa.
-
C'è qualche possibilità di rintracciarla? -
-
Il passaggio tra le dimensioni per creature non naturali come i
membri dell'Ordine, inficia alcune abilità. Quindi non
riesco a
percepirla -
-
Speriamo che Mirjana la trovi e che la vada a riprendere Hathor,
così
possiamo andare avanti con almeno l'altra metà del piano
indisturbati -
-
Possiamo comunque fare la mossa stabilita -
-
No, per quello meglio stare fermi a osservare e vedere come procedono
le cose -
Arcrow,
Palazzo dell'Ordine,
h
09.30
Sissel
le aveva detto – imposto – di tornare a casa a
riposare fino a
nuovo ordine, ma lei non poteva andarsene così, doveva prima
parlare
con Mirjana.
Hathor
fece praticamente irruzione nel salone principale dove Mirjana
riceveva i Sovrintendenti.
I
soldati di guardia tentarono di fermarla, ma non ci riuscirono molto
bene.
-
Signora, abbiamo tentato di fermarla ma... -
Mirjana
fece loro cenno che andava bene ugualmente e, non appena furono
usciti, si accasciò sul trono.
-
Non dovresti essere a letto? O quantomeno a casa a riposare? -
-
Scherzi, vero? Io... -
-
No! Non sono riuscita a trovarla... Per ora -
-
Non abbiamo nemmeno idea di chi l'abbia rapita? -
Mirjana
scese dal trono e le si avvicinò.
-
Voglio che tu vada a casa e riposi, devi essere in ottima forma per
andarla a prendere -
Hathor
fece per protestare ma Mirjana la bloccò subito.
-
Ed è un ordine, non un consiglio -
Visto
che alla sede non aveva molto da fare, e ancora peggio si sentiva
inutile, decise di dar retta a Mirjana: riposarsi e tenersi pronta
per quando l'avrebbe trovata.
Casa
sua stava in una palazzina al di là del ponte che collegava
l'isolotto dov'era sito il palazzo dell'Ordine.
L'ottantesimo
piano era molto in alto, ma non riusciva a dormire nelle camerate: le
stanze non erano insonorizzate e purtroppo sentiva tutto.
Casa
sua era completamente insonorizzata e l'adorava: un enorme open space
con pareti bianco perla, soffitto colorato di rosso carminio e
decorato con fini arabeschi dorati e parquet in legno chiaro.
Appena
entrati sulla sinistra c'erano tre grossi rami di bambù
piantati in
un vaso inserito dentro la piccola penisola in legno che funzionava
come svuota tasche.
Scesi
i tre ampi gradini ricoperti di moquette rosso carminio, una moderna
cucina rossa faceva bella mostra occupando quasi tutta la parete di
sinistra; subito di fronte alla cucina era presente un enorme tavolo
in legno massiccio per la maggior parte ingombro di libri, documenti
e da un piatto in vetro di murano trasparente con venature in oro,
che conteneva frutta fresca e secca.
Sulla
destra dell'ingresso una porta dello stesso legno del tavolo,
conduceva a un corridoio dove c'era il bagno e la cabina armadio.
Nel
soggiorno, di fronte alla cucina, era presente il comodo letto
matrimoniale col telaio basso, costantemente sfatto, sormontato da un
enorme libreria, che occupava l'intera parete, ricolma di libri nuovi
e antichi tomi che Hathor aveva salvato prima che la famosa
biblioteca di Alessandria bruciasse.
Su
uno scaffale del mobile lasciato libero, era presente una moderna TV
LCD e di fronte era posizionato un semplice divano bianco a tre
posti usato raramente.
Infine,
vera regina indiscussa della casa, oltre che il motivo per cui aveva
spostato il letto in soggiorno: un enorme vetrata con vetri
riflettenti occupava l'intera parete di fronte e faceva bella mostra
dell'ampio balcone su cui erano sistemati una sdraio e un tavolino
con ombrellone, al momento chiuso, e una spettacolare vista su tutta
la città.
Non
avendo molto da fare, decise di farsi un bagno rilassante,
dopodiché
si mise comoda a letto con tutte le intenzioni di informarsi il
più
possibile sui portali.
Durò
venti minuti, addormentandosi profondamente fino al giorno dopo.
Era
passata una settimana e di Aeni ancora nessuna traccia.
Nemmeno
di Mirjana veramente, che si era ritirata in meditazione nella Sala
Azzurra e non ne era più uscita.
Non
avendo nessuno a cui insegnare, Hathor aveva controllato tutti i
documenti e i rapporti arretrati e ora non aveva più nulla
da fare;
per cui fu solo un caso che Halen la trovò nel suo ufficio.
-
Mia madre vuole vederti – le annunciò breve e
concisa, per poi
andarsene come era venuta.
Il
palazzo che dava sede all'Ordine era enorme, una persona esterna ci
si sarebbe persa proprio come Hathor i primi tempi, per questo aveva
praticamente costretto Mirjana a mettere delle indicazioni ad ogni
angolo per poter capire dove conduceva ogni corridoio.
Quando
arrivò davanti alla porta del salone erano presenti gli
stessi
soldati che ave travolto la settimana prima, rivolse loro un
“buongiorno” canzonatorio prima di entrare.
Esattamente
come il resto del palazzo, la sala era enorme: le imponenti colonne
in marmo nero con rifiniture in oro scomparivano al piano inferiore
mentre il pavimento a rombi di marmo nero e bianco era parzialmente
coperto da un tappeto rosso molto pregiato che arrivava fino al
trono.
Alle
spalle dl trono, una grande portafinestra si apriva sul balcone in
marmo coperto di neve.
Hathor
detestava quella stanza, la trovava di pessimo gusto, ma non era lei
la padrona di casa.
Si
concentrò su Mirjana seduta sul trono: era evidente che
fosse
stanca, nemmeno il trucco le nascondeva le profonde occhiaie.
-
Cosa è successo? - ruppe il silenzio Hathor.
-
L'ho trovata -
Momento
di silenzio.
-
Dal fatto che stai evitando di proseguire il discorso mi dice che la
cosa non sarà semplice, vero? -
-
Già. L'ho trovata, ma in un'altra dimensione -
Silenzio
glaciale.
-
Stai... Stai scherzando, vero? Un'altra dimensione?-
Hathor
era a dir poco sconvolta.
-
Sì, un'altra dimensione -
-
Hai mai fatto caso che quando una cosa può andare male,
andrà
sicuramente nel peggior modo possibile ? -
-
So cosa vuoi dire, ma ho controllato e ricontrollato e non
c'è
nessun errore -
-
Fantastico -
-
Senza contare che non è solo quello il motivo per cui ho
faticato a
trovarla: il sangue nero è inattivo -
Hathor
la guardò perplessa, così Mirjana
proseguì.
-
So che stai per chiedermi come ho fatto a rintracciarla se il sangue
nero è inattivo: il tatuaggio. Non essendo una creatura
naturale, il
passaggio delle dimensioni blocca tutte le abilità non
naturali, ma
il sangue nero usato per il tatuaggio non è compromesso
perché non
altera nulla a livello fisico -
-
Allora è stata una fortuna... Ovviamente non lo sa che, non
appena
la recupero, quello che le è successo sarà stata
una passeggiata -
-
Non gliel'hai ancora detto, vero? -
-
No, e dopo quello che è successo mi ha convinto che ancora
non posso
parlargliene -
-
Ne sei sicura? -
-Ti
ricordo che mi ha apertamente disobbedito partecipando alla cerimonia
di nascosto. E' qui d un anno, non da tre mesi, e ancora non conosce
le regole -
-
Se lo dici tu... -
-
Sì, lo dico io. E' brava, ma inesperta e immatura... E
comunque mi
devi ancora spiegare come recuperarla... O mi hai chiamata solo per
rompermi l'anima? -
-
Sei un demone, Hathor, non hai un'anima -
L'espressione
di Hathor la convinse a proseguire il discorso iniziale.
-
Stasera, a mezzanotte, nell'ala est. E non andrai da sola -
-
Non mi affiancherai Cordelia, vero? -
Cordelia
era una Cacciatore di classe B. La sua famiglia era stata decimata
dai demoni, e spesso usava questa giustificazione per uccidere
nonostante Hathor le avesse intimato varie volte che l'Ordine non
uccideva.
Quando
scoprì la vera natura di Hathor, fu un vero dramma.
Lo
sbandierò ai quattro venti e fu grazie alla sua lingua
lunga, che
Hathor si trovò dei mostri intenzionati ad ucciderla, in
casa.
Era
stata pesantemente ripresa di Mirjana, ed era piombata in fondo ai
ranghi. Ora cercava di risalire, ma nessuno lavorava volentieri con
lei.
-
No, non intendo seppellire nessuno. Per questo ho chiesto a Krizia -
-
Va bene. Almeno con lei non litigherò -
Mirjana
la congedò ricordandole l'appuntamento di quella notte.
Quando
Hathor tornò nel suo ufficio lo trovò occupato da
quattro persone,
tra cui suo figlio Noctis.
Gli
bastò guardarla in faccia per capire.
-
Mirjana non si smentisce mai. L'ha trovata, vero? -
Hathor
lo fissò indecisa se dirgli o meno la verità, ma
alla fine realizzò
che suo figlio aveva vent'anni e non era più un ragazzino,
certe
cose poteva tranquillamente affrontarle.
-
Sì, l'ha trovata... In un'altra dimensione -
Si
poteva fin sentire il loro respiro che si era bloccato. Il primo a
recuperare le sue funzioni cerebrali fu proprio Noctis che,
nonostante sapesse già la risposta, domandò
ugualmente.
-
Chi andrà a prenderla? -
Hathor
lo guardò seria, per poi spostare lo sguardo sugli altri tre.
-
Potete lasciarci un minuto? -
Prompto
tentò di protestare, ma fu praticamente portato via di peso
gli
altri due.
-
Capisco cosa stai per chiedermi: chi andrà a recuperarla, e
so che
sai già la risposta -
-
Non andare. Non mi importa di sembrare egoista, ma tu sei mia madre,
madre che credevo fosse morta. Non devi farti carico di tutto -
-
Sai che con tuo padre ho spesso discusso perché non ti
vedesse solo
come suo successore al trono, ma anche come un ragazzo normale. Sono
ancora convinta di questo, ma ognuno di noi ha
responsabilità alla
quale non può sottrarsi: tu un giorno dovrai prendere il
posto di
tuo padre e questo non vuol dire che io non ci sarò
più per te,
perché anche quando avrai quaranta anni, io sarò
sempre tua madre.
Proprio come tu hai questa responsabilità verso Lucis, io ce
l'ho
verso le persone che credono in me -
Noctis
abbassò lo sguardo consapevole che quella era la
verità nuda e
cruda.
-
Devo andarla a riprendere, non ci metterò molto, e comunque
non
andrò da sola: Krizia verrà con me -
Tornò
a guardarla.
-
Hai ragione, in fondo te la sei cavata per quasi 20.000 anni non
sarà
complicato per te -
-
E' molto importante per me avere la tua fiducia - rispose Hathor con
un sorriso materno che fece arrossire Noctis.
Sapeva
bene che lo imbarazzava chiamarla "mamma" perché
fisicamente avevano quasi al stessa età, per cui la chiamava
semplicemente per nome, quindi quando c'erano quei momenti "madre
e figlio" Noctis si imbarazzava sempre.
Intorno
alle 22, Hathor tornò a casa per prepararsi. Nonostante si
aspettava
una missione lampo, seguì il protocollo in caso di missioni
e si
preparò la borsa per rimanere via almeno un paio di
settimane.
Alle
23.30, all'entrata, trovò Krizia che l'aspettava con la
borsa in
spalla.
Ammirava
molto Krizia.
Anche
lei era stata una sua allieva, l'aveva conosciuta quando aveva
vent'anni ed era appena fuggita dalla gilda di assassini che l'aveva
accolta da bambina. Era arrabbiata col mondo e molto violenta in
combattimento, uccidendo anche quando non era necessario.
Certo,
faticava a farsi obbedire da Aeni, ma con Krizia era stato
addirittura peggio.
Ora
la ragazza ribelle era cresciuta, lasciando il posto a una magnifica
trentenne.
-
Pronta per questa nuova avventura? -
Hathor
inarcò un sopracciglio alla domanda ironica della compagna,
incamminandosi verso
il
luogo dell'incontro.
-
Sei preoccupata? -
-
Non sai quanto. Mirjana non si è sbottonata molto: mi ha
solo detto
che l'ha trovata -
-
Già, nemmeno a me ha detto molto -
Hathor
non rispose.
-
Non ti colpevolizzare, non è responsabilità tua.
Ha fatto la sua
scelta disobbedendoti -
-
Hai ragione, peccato che lei è responsabilità mia
-
Percorsero
il corridoio in cristallo nero che portava all'ala est.
Molti
Cacciatori e Warlord adoravano quel corridoio poiché
permetteva di
vedere al di sotto gli impiegati della sede amministrativa muoversi
frenetici da un ufficio all'altro.
Anche
Hathor adorava quel corridoio, ma non ne apprezzava molto il resto:
da ambo i lati erano poste una moltitudine di colonne in cristallo
nero. Statue
dorate di stupende sirene che parevano cristallizzate nel tempo,
avvolgevano le colonne a mo' di guardiane silenziose.
Davanti
al pesante portone, già c'erano Mirjana e Halen ad
aspettarle.
Nessuna
parlò.
Mirjana
sciolse i sigilli che bloccavano il portone che si aprì
accompagnata
da diversi, sinistri cigolii. Una pesante aria gelida densa di potere
magico, le investì.
Dentro
non era certo più caldo: il loro respiro si condensava.
All'interno,
la stanza era spoglia priva di qualsiasi fregio particolare e
completamente buia; almeno finché non mossero i primi passi
all'interno, quando una serie di torce si accesero da sole rivelando
un immenso arco in pietra con diversi simboli incisi sopra.
-
Penso di non essere mai entrata qui - disse Krizia rompendo il
silenzio e guardandosi intorno.
-
Sì, non sei l'unica -
Anche
Hathor si guardava attorno curiosa, l'ala est era interdetta a tutti
eccetto Mirjana.
-
Nessuno ha il permesso di venire qui, solo io posso -
a
un cenno della madre, Halen si avvicinò a una torcia
tirandola verso
di sé. Una pietra del muro si mosse, rivelando una nicchia
coperta
di velluto rosso dove vi era posato un pugnale d'argento finemente
intagliato.
Hathor
e Krizia si voltarono verso Mirjana in attesa di spiegazioni.
-
Per aprire un portale legale serve una grande quantità di
potere
magico. O si assolda un mago, oppure... -
-
Si usa il sangue di un demone - concluse Hathor.
-
Esatto. Il sangue di un demone puro, è magia allo stato
primordiale,
inoltre Aeni ha il tuo sangue nelle vene, è un legame che vi
porterà
direttamente da lei -
-
Ottimo, come si procede? -
Mirjana
indicò le scanalature presenti sul pavimento che arrivavano
fino
all'arco.
-
Il portale si nutrirà del tuo potere magico, aprendo un
collegamento
tra questo e l'altro mondo -
-
Fantastico -
-
Un altra cosa: non so se l'altro mondo sia abitata o meno -
-
Giusto per curiosità: quando pensavi di dircelo? -
-
Ammetto di averci pensato dopo. Spero non sia abitato, ma preparatevi
a non tornare in tempi brevi -
-
Dovrò pensare a chi lasciare il comando. Forse, se l'avessi
saputo
prima, avrei potuto pensare ad un sostituto -
-
Non c'è tempo ora, dovete andare. Ci metteremo in contatto
in
seguito, quando vi sarete fatte un'idea di dove sarete capitate -
-
Molto bene. Procediamo -
Hathor
si tolse la protezione all'avambraccio destro e la striscia di cuoio
nero che le proteggeva la mano e il polso. Alzò la manica
della
giacca e prese il pugnale dalla mani di Halen, incidendosi il polso.
Dovette
fare un notevole sforzo imponendo al proprio corpo di non rimarginare
la ferita.
Quando
il sangue arrivò al portale, i simboli incisi sopra si
illuminarono
di un tenue azzurro; l'arco si riempì di colori luminosi
segno che
il passaggio era pronto.
Hathor
permise al suo corpo di rimarginare la ferita, rimettendosi la
striscia di cuoio e la protezione.
-
Non rimarrà aperto a lungo, andate -
Krizia
e Hathor annuirono sia in segno di assenso che di saluto e
scomparvero nel portale che tornò ad essere un normale arco
in
pietra.
Mirjana
sospirò.
-
Speriamo bene -
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