Legami glicosidici

di Claire DeLune
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Dopo aver partecipato al concorso mensile di agosto La notte dei desideri sul forum di DF; ho pensato fosse carino condividerla con voi e creare una raccolta con tutte le tracce pubblicate finora dalle moderatrici.
I testi in cui vi sarà la presenza della Dolcetta saranno sempre ReaderxPersonaggio, dato che questo è un gioco di ruolo, dove ognuna di noi ha una Dolcetta tutta sua.

Spero vi piaccia!
Buona lettura,
Claire DeLune


LEGAMI GLICOSIDICI

1.
Quando gentiluomo si nasce, lo si è per sempre

   Tornare nella città dove avevi trascorso l’ultimo anno di liceo e ritrovare i tuoi due migliori amici ancora lì, pronti a riaccoglierti, fu come tornare indietro nel tempo e per un attimo, rivedendo il parco di fronte a casa, fu come se quei quattro anni non fossero mai passati. Ma bastarono i nuovi negozi e il nuovo taglio di capelli di Rosalya a farti rendere conto del contrario, riportandoti alla realtà.
   Una realtà dove la ______ del liceo non esisteva più.
   Una realtà dove ______ e Nathaniel non esistevano più e incontrare proprio il ragazzo in questione, in quel vicolo buio, totalmente mutato nei modi e nell’aspetto ne fu la prova lampante.
   Il nuovo Nath ti si presentò di fronte con la sua nonchalance da bulletto e una stilettata ti trapassò inesorabilmente il cuore, allargando un po’ di più quella ferita che mai aveva cessato di sanguinare per la vostra dolorosa rottura, e che, in quel frangente, non faceva altro che bruciare in agonia, riconoscendo in quel giovane uomo il tuo mancato amore, sebbene allo stesso tempo sembrasse irriconoscibile.
   I capelli di grano sono gli stessi, seppure più corti, gli occhi sono ancora della medesima tonalità dorata che tanto ti avevano affascinata e cullata nella loro dolcezza in passato, ma che ora appaiono ravvivati da un luccichio completamente diverso: è duro, pungente, malizioso. Proprio come la sua lingua piccata.
   Il dolce Nath dei tuoi ricordi è morto e con lui, speri, un giorno moriranno anche i sentimenti che ti hanno perseguitata per quattro dannati anni.
   Mentiresti a te stessa se dicessi di non aver sognato ogni giorno, in questi ultimi quattro anni, il momento in cui avresti incrociato di nuovo lo sguardo indulgente del tuo primo fidanzato.
   Mentiresti a te stessa se dicessi di non aver mai sperato di rincontrarlo all’università, una volta fatta l’immatricolazione all’Anteros Accademy per il Master.
   Inutile dire che Nathaniel deluse le tue aspettative quella notte nel vicolo, ma che allo stesso tempo un po’ ti piacque ugualmente anche così, con la sua aura da teppista a rimembrarti un po’ il Nathaniel della sua infanzia, quello che si divertiva a rompere le bambole della sorella. L’immagine ti fa sorridere e ti stringe la trachea in una morsa in contemporanea.
   Non puoi fare a meno di chiederti se sia a causa tua che è cambiato così tanto e il groppo che grava in gola s'ingigantisce dal senso di colpa.
   Sospiri sommessamente, immersa nel tuo rimugino, raccogli le ginocchia tra le braccia smilze e le abbracci forte al petto, improvvisamente infreddolita dalla fievole brezza della sera. Punti le iridi [colore] al cielo, proprio nell’attimo in cui una stella si stacca da quella cupola oscura che è l’immenso universo.
   Nath, è l’unica parola che ti sovviene alla mente e nemmeno tu sai che tipo di desiderio tu voglia esprime, pronunciando quel nome che così tanta mestizia ti procura.
   Forse desideri di dimenticarlo definitivamente, gettando l’ultimo frammento di lui che ti rimane al silenzio delle pallide stelle.
   Forse, per quanto detesti ammetterlo, ancora speri che la fiamma del tuo perduto amore si riaccenda, che possa ritornare a fervere di un ardore nuovo, che Nathaniel ti dimostri che, sotto sotto, nascosto dietro la coltre da poco di buono, vive ancora il pacato, permaloso, premuroso delegato del liceo.
   Sospiri di nuovo, serrando le palpebre.
   Visualizzi il suo viso cambiato ed è in quell’attimo fugace che qualcosa di caldo e pesante ti ricade sulle spalle. Spalanchi gli occhi di scatto, ritrovandoti improvvisamente il biondo seduto al tuo fianco in una posa stravaccata.
   Ti lancia un sorriso di scherno, «Le vecchie abitudini non muoiono mai, eh?», domanda, riferendosi al vizio di non portare mai un giubbetto con te.
   Ti stringi nelle spalle, celando il volto arrossato nel pelo della sua giacca a vento. Sorridi tra te, beandoti del profumo muschiato che traspira dal tessuto.
   Anche il vecchio cavaliere non è morto.




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