Persiste forte e deciso nella sua mente il perché, è sul fronte di guerra e tra il sangue invoca la libertà. 

Tra quei corpi bruciati dalle fiamme, i boati insistenti delle bombe che alzano la polvere e l’odore acre del sudore, tra le anime perse che ora nell'inferno soccombono, tra le lacrime e la desperazione.

Ringhia, tanto forte l'animalesco rumore, i denti scricchiolano e la ferrea mascella imbrattata di un liquido vermiglio. 

Profondi respiri escono dalle carnose labbra, carne, quella che si lacera dei nemici simile a quella dei suoi compagni inermi sul campo. 

Gli scarponi forati e le pietre sotto le suole che si sgretolano, la ghiaia impregnata di rosso, metallico e stagnante nelle pozze come un letto di petali di rose la gente.

Scappano lacrime, furiose e roventi sul suo viso, urlano al cielo quegli occhi smeraldo che lentamente perdono la loro luce.

Libertà, che significato ha questa parola, per essere assaggiata e toccata con le dita da uno devono morirne mille. 

Pace, tanto agognata deve far spazio al quell'incubo chiamato guerra.

Impugna l'arma, maledetto flagello che fende le vite e le distrugge, la mano di un uomo che si eleva a Dio e decide chi deve rimanere e chi andare.

Ma un Dio lì non esiste e quell'uomo pensa, quella bestia che ammira il sonno eterno fare il suo corso e mietere vittime:

Se Dio è uno ed è colui che dà la vita e prende la morte, perché qui sono i cento e più soldati a prenderne il posto e decidere chi merita ed è giusto e chi no?

//Yay!

È la mia prima storia originale e nonostante non mi convinca molto ho deciso comunque di pubblicarla, adoro gli scenari di guerra e non potevo redimermi dal non scriverne ancora, perciò beccatevi sta nonhoideadichecavolosia! 

Aspetto qualche opinione, tsk!

-Daph