La notte

di Lelusc
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Ogni volta che devo dormire, è un gran tormento, preferirei mille volte cacciare via tale sgomento.

Dopo che la mamma ha chiuso la porta, sbuca un mostro di terracotta e il mostro del cartone animato che ho visto stamani e che ha perso le mani.

Rumori improvvisi riempiono la stanza, così mi copro il viso senza tanta noncuranza.

La notte mi spaventa e l'armadio con i vestiti è il portale per mondi indefiniti.

Mondi infernali e paurosi, con piccoli mostri spaventosi che ne escon vittoriosi.

L'improvviso picchiettare della pioggia sulle finestre mi fa sobbalzare e alzare delle proteste.

Un tuono squarcia il cielo e un salto mi fa fare per d'avvero.

La mamma vorrei chiamare, ma so già che mi andrà male.

Non un movimento posso fare e lei non può far altro che starmi a guardare, insicura di come trattarmi e impossibilitata a calmarmi.

Ormai sono grande devo capire, ma è inutile ho paura da morire.

Guardo il soffitto scuro e ho paura che qualcosa attraversi il muro. 

Mi copro con la coperta fino alle orecchie e chiudo gli occhi, chissà magari va via quel mostro quattrocchi.

Respiro a stento lì sotto, ma almeno non me la faccio sotto.

Le finestre di colpo prendon vita e da esse appaglion lunghe dita.

Il vento sedicente e un po' presuntuoso, ha mosso i rami del pino nodoso.

Io l'ho compreso, ma non realizzarlo posso, perché in me qualcosa ha smosso.

Mi volto nel letto e abbraccio il cuscino, mi vorrei fare piccolo piccolo e calmarmi un pochino.

Non so quanto tempo rimango così, so solo che di colpo è un nuovo dì.

La paura è passata da quando dalla finestra l'aurora è entrata e un nuovo giorno mi aspetta con tutti i miei giochi,

però sapevo che mai più avrei dormito,senza mamma che mi accarezzasse il viso.

 




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