Capitolo 4 Kat
Capitolo 4 "L'inizio di qualcosa"
Alexander non riesce a starsene tranquillo al suo posto e comincia a seguirmi dimostrando di avere persino un ottimo scatto.
《Aspetta! Perché fai così?》
《Non seguirmi. Vattene》 gli urlo continuando a correre, sprecando solo il fiato.
Ma che cosa ho fatto di male per meritarmi di incontrare proprio lui?
《Vuoi rallentare il passo?》
《Non ho tempo di parlare con te. Lasciami in pace》.
《Perché sei così scontrosa con me?》
《Indovina!》
La situazione è sempre più ridicola: io che scappo da lui
correndo a più non posso, come non avrei mai pensato di esserne
capace, e lui che non demorde e continua ad inseguirmi.
《Non sarà per il fatto di ieri sera? Non dovrei essere più arrabbiato io per il gilet?》
《Ma chi ti credi di essere?》 chiedo fermandomi d'improvviso e
voltandomi determinatamente verso di lui, tanto da ritrovarmi
vicinissima al suo viso.
Lo guardato negli occhi e resto così catturata dal suo sguardo
che non mi rendo conto che sta avvicinando il suo viso al mio tanto da
potermi baciare. Ma prima che possa fare un passo falso, ricomincio a
scappare.
《Adesso perché ricominci a correre?》
《Non sono affari tuoi!》
Subito mi afferra per il braccio e mi blocca dal fuggire da lui. Ho il
cuore che mi batte a mille e una voglia incontrollabile di scappare.
《Lasciami immediatamente il polso!》lo intimo senza avere nessun responso.
《Non è divertente rincorrerti per tutto il quartiere》.
《Potevi non farlo. Non ti ho costretto io a seguirmi!》
《Non ti sono molto simpatico, vero?》
《Non ti facevo così sensitivo!》
《Il tuo sarcasmo non è piacevole》.
《E secondo te, il tuo modo di fare della scorsa sera lo era, invece?》
ribatto non lasciandomi sconfiggere di nuovo e cercando di non ricadere
nel suo sguardo.
《Ti ha tanto scocciato?》chiede confuso.
《Secondo te?》dico acida. 《Mi hai umiliata! Cos'è volevi
vendicarti per averti rovinato il gilet?》chiedo determinata. 《E adesso
lasciami!》 aggiungo sganciando finalmente il braccio dalla sua presa.
《Ho ben altre cose a cui pensare in questo momento. Non ho tempo da
perdere con te》.
Lo lasciato lì e ricomincio a correre.
Completamente assorbita dalla situazione che si è creata con
Alexander, non mi viene minimamente in mente di tornare a casa per
raggiungere Christopher, che sicuramente è già arrivato.
I miei passi mi portano nell'unico luogo in cui mi rifugio ogni qual
volta succede qualcosa che mi mette agitazione: Nicole.
《Ma in fondo non me ne importa niente》.
《Se non te ne fosse importato, non saresti venuta qui a raccontarmi
tutto》commenta con calma e dolcezza Nicole, mentre fa servire il
tè dalla cameriera.
È sempre pronta ad ascoltarmi, seppure sia petulante e insistente.
《Ma mi ha umiliata, Nicky!》
《Hai ribadito questa frase per non so quante volte in dieci minuti che
sei qui, Kat》mi fa notare con la sua solita pacatezza girando con il
cucchiaino il tè. 《Non è che non vuoi ammettere un'altra
cosa?》
《E cioè? Quale?》
《Che in fondo in fondo lui ti piace!》 esclama sorridendo.
Alle sue parole, divento tutta rossa. Nicole ha ragione.
《Ma mi ha umiliata!》ribatto tornando determinata.
《Questo l'ho capito, Kat》sbuffa stufa di sentirmelo ripetere. 《A questo punto lo porterai stasera alla nostra uscita?》
《Ma con che coraggio mi presento a casa sua e invitarlo dopo quello che è successo?》.
Sarebbe folle.
《Comunque è stata una reazione legittima. Si è solo
difeso dalle tue accuse. Magari non è così cattivo come
vuole far credere, no?》.
Forse Nicole non ha tutti i torti. Forse sono stata io la prima a
comportarmi male nei suoi confronti, e lui giustamente ha fatto lo
stesso per difendersi.
Ma adesso come dovrei fare per recuperare tutto? Presentarmi a casa sua
per invitarlo ad uscire con i miei amici sarebbe troppo umiliante.
Torno a casa più morta che viva. Ho un mal di testa cronico e,
dopo aver fatto una doccia veloce, vedo il mio adorato letto e mi
sdraio abbracciando qualche morbido cuscino. So che il mio adorato
riposo verrà interrotto da qualcuno, che non ha il benché
minimo giudizio di lasciarmi un solo attimo in pace, ma devo
ricredermi. Questa volta non è venuto Daniel, questa volta
è Christopher.
《Dov'eri finita oggi pomeriggio?》 chiede entrando in camera
preoccupato. 《Quando ho saputo che non eri in casa, ho dovuto fingere
di averti vista qui fuori, per salvarti da tua madre. Meno male che non
si è accorta di niente》.
《Sei l'unica persona che mi vuole bene in questa casa》commento commossa dal suo gesto.
《Ma almeno hai corso un po'?》
《Sì. Ho corso davvero, stavolta》.
E anche troppo, considerata tutta la fatica che ho fatto per scappare
da Alexander e poi per andare e tornare da casa di Nicole.
Appena Christopher se ne va, mi infilo beatamente sotto le coperte e, dopo aver spento la luce, cerco di rilassarmi.
Purtroppo la pace e l'armonia sono parole che nel mio mondo non esistono e il cellulare comincia a suonare incessantemente.
Ma perchè non ho messo il silenzioso?
《Sì, pronto》rispondo controvoglia.
《Ti sei per caso ammalata?》
《Chi è?》chiedo completamente esausta.
《Come chi sono? Non mi hai riconosciuta? Sono Jennifer, la più
fashion. Quella più ricercata dai ragazzi. La più...》
《Ho capito, Jen》.
Di certo non ho la pazienza per stare a sentire tutti gli elogi che elencherebbe su se stessa.
《Ma che hai fatto? Hai una voce!》
《Stavo per addormentarmi》.
《Alle sette?》chiede scioccata.
《E' forse un reato?》domando esasperata dalla sua mentalità inconcepibile.
《Stasera c'è l'addio alla granita. Non dirmi che te ne eri
dimenticata!》 esclama come se avessi commesso un sacrilegio. 《Oggi non
hai più scuse e poi devi mantenere la parola data di portare il
tuo vicino di casa》.
《Jen, non credo sarà possibile》.
《E per quale motivo?》chiede non credendo potessi negarle un capriccio.
《Perché...》
《Non voglio saperlo》. Ma allora perchè me lo ha chiesto? 《Non ci
possono essere delle motivazioni più importanti della nostra
uscita per impedirgli di venire. Perciò digli che l'appuntamento
è per le nove e mezza al Liberty》.
《Jen, no...》ma è troppo tardi. Ha riagganciato subito e senza nemmeno salutarmi.
Mi ha incastrata per bene questa volta. E adesso cosa devo fare? Se non
portassi il ragazzo all'appuntamento, Jennifer mi porterebbe il muso
per settimane, mandandomi frecciatine a ripetizione. Non posso non
mantenere la parola data. Ormai gliel'ho promesso.
Sì, ma adesso come mi presento a casa sua?
《Salve, sono Kathleen Lucky. Sto cercando il figlio del signor Hillman.
È in casa?》chiedo nell'imbarazzo più totale.
Ma chi me l'ha fatto fare di entrare nel covo del mio acerrimo nemico solo per accontentare quella curiosa di Jennifer?
La domestica mi fa accomodare nell'ingresso chiedendomi gentilmente di
aspettare lì che Alexander arriverà subito. Poi la donna
scompare dalla mia vista lasciandomi completamente da sola ad attendere
il momento più umiliante della mia vita.
《Kathleen! Che piacere averti qui!》 esclama raggiante Sarah, mentre mi viene incontro per baciarmi le guance.
《Salve signora Hillman》 la saluto sentendomi a disagio.
Quella donna mi lascia del tutto sorpresa. Credevo che con tutte le
figuracce che avevo fatto a ripetizione la sera precedente, mi odiava
tanto quanto suo figlio. Ma devo ricredermi.
《Chiamami Sarah》 mi dic molto calorosa e dolce.
《D'accordo, signora Hillman》.
Alle mie parole si mette a ridere trovando divertente che continui a chiamarla ancora con il cognome del marito.
Ha una bellissima risata. È una donna che fa sentire a proprio
agio, e provo una strana sensazione, quasi di invidia. Alexander ha una
madre meravigliosa.
È davvero bella, di costituzione longilinea, con i capelli che
le cadono sulle spalle di un biondo naturale e fanno da cornice ad un
viso con i lineamenti delicati, che viene avvalorato dai suoi occhi
verdi.
《Vieni, non startene nell'ingresso. Accomodati. Oggi ho sfornato dei biscotti e voglio farteli provare》.
Non ho parole per la sua gentilezza. Mi conosce solo da un giorno e lei
si comporta con una naturalezza tale da non far credere a nessuno che
non siamo amiche da una vita.
Sarah si dirige un attimo in cucina e torna tutta orgogliosa con il vassoio pieno dei suoi dolci appena sfornati.
《Provali e dimmi cosa ne pensi. E' una nuova ricetta》.
Appena ne assaggio uno, resto subito catturata dal sapore dolce e
delicato del biscotto, come sono rimasta colpita dalle stesse
qualità della padrona di casa. È una donna così
buona che non merita tutto quello che avevo combinato la sera
precedente. Mi sento in colpa.
《Mi dispiace per il gilet di suo figlio e per aver rovinato la serata di ieri sera》.
《Non dirlo neanche per scherzo. Cosa vuoi sia successo? E poi anche io
alla tua età ero così esuberante. Non devi preoccuparti》.
È proprio una donna fantastica.
Sarah si congeda un attimo per andare a prendere qualche bevanda da
offrirmi, ma da sola mi sento vulnerabile sapendo che Alexander si
presenterà a momenti.
《Ma che bella sorpresa!》 esclama facendo il suo ingresso in salotto con
un sorrisetto al quanto divertito. 《Cappuccetto rosso nella tana del
lupo》.
Sicuro sia il figlio di Sarah?
《Non mettertici anche tu》 contrattacco sentendomi libera di difendermi
visto che sua madre non è presente. 《Se non fosse stato per le
mie amiche, non sarei mai venuta. Sei stato invitato a festeggiare
l'addio alla granita in città con noi》.
《Grazie ma non ho voglia di venire》.
《Il fatto che non ne hai voglia viene in secondo piano quando ti invita Jennifer》.
《E tu fai tutto ciò che ti dice lei? Mi sembra un po' ridicolo alla tua età》.
La sua lingua è sempre più pungente nei miei confronti e
riesce a penetrare nella mia sensibilità mortificandola.
《Non la conosci e non credo poi che la mia vita ti riguardi》.
《Se mi rispondi così, allora puoi scordarti che vengo》.
《Cos'è questo tono antipatico, Alex?》 lo rimprovera sua madre comparendo nuovamente in salotto. 《Che cosa succede?》
《Ho invitato suo figlio a prendere una granita con i miei amici》.
《E' un pensiero molto gentile da parte tua, Kathleen》commenta Sarah
colpita, mentre posava il vassoio con i bicchieri seguita dalla
domestica che fa lo stesso con le bottiglie. 《Perché Alex non
vuoi andare? Potrai farti dei nuovi amici》.
Alexander ci pensa un po' su, lasciandomi sulle spine, poi, dopo un sospiro sconfitto, dice 《D'accordo. Vengo》.
Si è arreso alla bontà e alla gentilezza di sua madre.
Dopotutto è impossibile contraddirla con cotanta dolcezza.
Dopo aver bevuto qualcosa di fresco, saluto e ringrazio
dovutamente Sarah per l'accoglienza e i buonissimi biscotti che mi ha
fatto provare. Poi esco con Alexander dalla villa ed entriamo nella
macchina di Christopher, che ci porta a destinazione con diversi minuti
di ritardo.
《Ma è consapevole il tuo autista che esiste un pedale chiamato
acceleratore e che se spinto consente al veicolo di andare più
veloce?》 chiede divertito Alexander, una volta sceso dall'auto. 《Una
macchina del genere è sprecata per andare così piano》.
Faccio finta di non averlo sentito. Anche io la penso allo stesso modo,
ma dal suo tono di voce capisco che lo sta prendendo in giro e questo
non gli è permesso. Posso farlo solo io, perché lo
conosco da molto e perché tanto lui sa che gli voglio bene. Ma
Alexander non può prendersi una tale libertà, considerato
lo ha appena conosciuto.
《Ah, dimenticavo, Lucky. Sei in debito con me》.
《Cosa!》esclamo del tutto basita.
E questa conclusione da dove l'ha tratta?
《Ti ho salvato la faccia con le tue amiche. Adesso ho diritto a qualcosa in cambio》.
Incrocio le braccia arrabbiata cercando una soluzione per liberarmi da
questa ingiustizia, ma Nicole ci chiama a distanza avendoci visti e,
senza aggiungere, ci avviciniamo al tavolo dei miei amici.
《Ciao. Sono Alexander Hillman》 si presenta educatamente.
Sembra essersi trasformato nella gentilezza di sua madre. Perchè
con me fa tanto l'antipatico e devo sopportare la parte più
negativa del suo carattere?
《Io sono Jennifer, ma puoi chiamarmi Jen》 si presenta immediatamente la sfacciata del gruppo.
Tanto per cambiare, Jennifer ha avvistato anche lui e dal suo volto
capisco stia architettando già qualcosa per farlo cadere nella
sua trappola e averlo tutto per sé. Non si smentisce mai.
All'appuntamento si sono presentati anche Brian e Ivan, i ragazzi di
Nicole e Sj. Almeno in questo modo Alexander non si sentirà un
pesce fuor d'acqua, non essendo l'unico ragazzo.
L'argomento principale della serata si concentra sulla festa di
beneficenza che si terrà domani. Noi ragazze abbiamo discusso
come consuetudine su come ci presenteremo e se abbiamo già
comprato gli abiti griffati adatti all'occasione.
《Tu, Kat, dovrai salire sul palco con la tua famiglia. Non sei agitata?》 chiede Melissa già preoccupata per me.
《Da morire》.
《Come ti invidio!》esclama Jennifer che ama stare al centro dell'attenzione.
《Non so come entrare nel vestito. Mia madre mi ha comprato un abito di
una taglia più piccola. Quella donna le architetta proprio tutte
per mettermi in difficoltà》.
Le ragazze si mostrano solidali e cercano di rincuorarmi, ma so che
sarà una vera tragedia farmi calzare a pennello quel vestito.
Confido almeno che la lampo si chiuderà, ma ho i miei dubbi.
Durante la serata cerco di osservare il comportamento di Alexander in
compagnia di altri suoi coetanei. Devo ammettere che sa essere gentile
e simpatico. Non è acido e arrogante, come lo è con me.
Ma allora qual è il suo vero animo? Finge con i miei amici o con
me? Perché mi sembra impossibile che qualcuno possa cambiare
così radicalmente il proprio comportamento.
Magari Nicole ha ragione, si atteggia in questo modo ostile nei miei
confronti solo perché sono stata io a rendermi odiosa e acida
per prima. Magari nasconde davvero un animo gentile, dolce e generoso
come sua madre.
《Allora me lo dai il tuo numero di cellulare?》.
Ed ecco come al solito Ivan che non sa mai dov'è il suo posto.
Ogni volta mi chiede il numero e devo sempre trovare un modo per
allontanarlo.
《Non capisco che cosa ci devi fare》.
《Così ti posso chiamare e parliamo un po'》 risponde provandoci in tutti i modi.
《Ma io non ho proprio nulla da dirti》concludo sdegnata allontanandomi da lui.
《Non mi dire》 commenta Nicole appena mi sposto accanto a lei. 《Te l'ha chiesto di nuovo, vero?》
《Sì》rispondo esasperata.
Non so più cosa fare con lui. Possibile non capisca che essere
impegnato con una ragazza significhi non provarci con le altre?
È proprio un caso disperato. Povera Sj.
《Ragazzi, ma perché la granita si chiama così? Mica
è fatta di granito!》 esclama Ivan pensando di essere divertente.
Sj scoppia subito a ridere, mentre tutti noi freddati da questa battuta ben poco simpatica, rimaniamo scettici nel guardarlo.
Credo che a quel punto la domanda che ci siamo fatti tutti sia stata:
ma ci è o ci fa? E sinceramente non penso di essere mai arrivata
ad una conclusione precisa.
A fine serata, io ed Alexander aspettiamo che Christopher ci venga a prendere, ma sembra non arrivare mai.
Dopo tutta la giornata trascorsa mi sento veramente a pezzi. Non riesco
a credere di essere ancora in piedi. E nel frattempo che aspettiamo, mi
siedo su una panchina lì vicino, stanca morta.
Capisco che Christopher vada molto lento e che ci metterebbe parecchio ad arrivare, ma adesso sta esagerando.
《Ma quando arriva?》chiedo stanca di aspettare.
Qualche minuto dopo, arriva la chiamata di Christopher. Ha avuto un imprevisto e non può venire a prenderci.
Adesso sono nei guai.
Non posso chiamare Alicia perché sicuramente avvertirebbe la
mamma, e lei mi metterebbe automaticamente in punizione per aver fatto
tardi. L'unica altra mia possibilità è Daniel, ma
nonostante provi a chiamarlo più volte, non risponde.
Così Alexander tenta di chiamare i suoi genitori, ma entrambi i
telefoni sono spenti. Sembra una congiura!
《E adesso?》domando sedendomi di nuovo sulla panchina. 《Che facciamo?》
《Che ne dici di fare quattro passi?》.
'Che ottima idea', penso.
Dopotutto ho corso solo due ore di fila nel pomeriggio, mangiato uno
yogurt bianco per colazione, a pranzo un'insalata con i pomodori e,
siccome la cena è per me vietata da mia madre, vivo adesso solo
di granita.
In poche parole, l'idea non mi piace proprio per niente. Preferisco
tornare a casa con il taxi piuttosto che rischiare di fare tardi e
peggiorare ancora di più la mia situazione.
Così mi propendo verso il ciglio della strada e con un gesto deciso chiamo una macchina che passa di lì.
《Cosa fai?》
《Non lo vedi?》rispondo con il solito tono acido. 《Torno a casa con il taxi》.
《Avanti, non vorrai mica lasciarmi qui da solo?》
《Hai diciassette anni, non quattro》.
《Ti ricordo che sei in debito con me》.
《E io ti rispondo che non me ne importa niente》.
L'auto, avendo ricevuto il mio segnale, si accosta per farmi salire ma,
nell'istante stesso in cui apro la portiera, Alexander mi blocca
afferrandomi per il polso.
《Ma che ti prende?》urlo furiosa.
《La signorina ci ha ripensato. Arrivederci》riferisce all'autista, richiudendo lo sportello.
《Si può sapere che ti è saltato in mente?》chiedo mentre l'auto si allontana da noi, lasciandoci in semi-ombra.
Sono arrabbiata. No, sono infuriata nera! Ma come si permette? Chi si
crede di essere? Ho tutti i diritti di tornare a casa nel modo in cui
mi pare e piace e non devo certo rendere conto a lui della mia scelta.
Sono libera e non può comandarmi. Per di più non sono
nemmeno nelle mie più piene forze di camminare.
《E adesso andiamo》 mi ordina trascinandomi per il polso.
《Mi fai male. Lasciami》.
《Non fino a che non ti sarai calmata》.
《Scordatelo!》 mi ribello cercando di liberarmi dalla sua stretta ma senza risultati.
《Ma non l'hai capito?》 mi rimprovera senza mezzi termini. 《Quello non era mica un taxi》.
《Ma che ti stai inventando?》
《Non avrei mai potuto mandarti con uno sconosciuto qualsiasi》.
《Allora potevi venire anche tu con me. Adesso si farà sicuramente tardi》, mi lamento non riuscendo proprio a scusarmi.
Dopotutto lo ha fatto per il mio bene, ma io tanto per cambiare ho finito solo per sgridarlo.
Inizio a sentirmi in colpa e a rimproverarmi per il mio poco tatto e
per non essere riuscita in quel momento a capire da sola il pericolo
che avrei corso.
Che tipo strano, però. Ama camminare e mi ha appena salvata da un plausibile losco individuo. Ma chi è veramente?
Passeggiamo per il viale in questa notte di settembre in pieno
silenzio. Alexander ha lasciato la presa dal mio polso da tempo, e
camminiamo l'uno distante di qualche passo dall'altra. Io non so cosa
dire, ormai anche l'arrabbiatura mi è passata e continuo per
inerzia a proseguire per la strada che ci riporterà a casa.
Comincio a sentire freddo e il cielo si fa sempre più buio. I
miei passi si irrigidiscono mano a mano, e le mie braccia si stringono
sempre più al petto cercando di scaldarsi. Un brivido attraversa
la mia schiena facendomi tremare. Alexander si volta verso di me e si
accorge che ho freddo ma non dice nulla e continua per il viale
facendomi strada.
Chissà, forse si sente in colpa per aver preferito camminare,
piuttosto che farsi dare un passaggio da un vero taxi. Ma non fa
nessuna mossa di cortesia, forse per paura che possa in qualche modo
sgridarlo ancora.
《Dove abitavo prima passeggiavo sempre per tornare a casa, anche in
orari come questi》esordisce forse cercando di scusarsi per aver
insistito a camminare.
《E allora? Qui non siamo nella tua vecchia città》rispondo con
tono scortese, coprendomi subito la bocca con la mano. Non avrei dovuto
rispondere in quel modo. Dopo tutte le cattiverie che gli dico,
è normale che si comporti male con me. Non posso dargli torto.
Le gambe cominciano a farmi veramente male e faccio sempre più fatica a continuare a camminare.
《Non potremmo fermarci un attimo?》 gli chiedo avvistando una panchina.
Alexander accetta e ci sediamo un attimo a riposare. Forse a questo punto dovrei dire qualcosa di carino, ma cosa?
《Hai una madre che sembra fantastica》confido dicendo la prima cosa che mi viene in mente.
《E' molto premurosa》risponde un po' esasperato al pensiero.
《Magari mia madre fosse così》 commento facendo altalenare le gambe a penzoloni dalla panchina.
Lui non dice nulla e continua a guardare basso. Poi mi parla della serata appena trascorsa.
《I tuoi amici non sono poi così male》.
Cosa cerca di farmi capire? Che ha apprezzato la compagnia?
《Jennifer è proprio carina》.
Ecco, lo sapevo. I ragazzi sono sempre affascinati dalle ragazze con un
ego spropositato, che si sentono bellissime e che si fanno valere in
tutto e per tutto. Dovevo immaginarlo che Alexander è come tutti
gli altri.
《Non è niente male》aggiunge sorridendo ironico.
Mi sta palesemente prendendo in giro.
《Sto scherzando》precisa vedendo la mia faccia aggrottata. 《Non mi
piacciono per nulla i tipi come lei. E poi non ho voglia di pensare
alle ragazze, adesso》aggiunge ancora divertito, allungando le braccia
come per stirarsi.
《Perché, hai avuto per caso una delusione d'amore ultimamente?》
chiedo non riuscendo a trattenermi per la curiosità.
《Che c'è, sei curiosa?》domanda con un sorriso sarcastico
alzandomi con la mano il viso. Ma con un gesto impulsivo gli allontano
il braccio arrossendo come una bambina.
Lui inizia a ridere molto divertito, mentre io lo guardo con le braccia conserte mettendo il broncio.
《Non è divertente》lo rimprovero arrabbiata.
《Perché non ti sei vista!》esclama tra le lacrime per le risate. 《Non hai mai avuto un ragazzo?》chiede ancora ridendo.
《Che ti importa?》ribatto scocciata non volendo rispondere.
《Dalla tua reazione sembrerebbe proprio di no》.
《Ho solo sedici anni. Ho tutta la vita davanti. Di certo non mi metto
con il primo che capita!》rispondo ancora imbronciata. 《Tu, invece?》
chiedo rigirando la medaglia.
《In realtà nemmeno io. Sono di gusti difficili》.
Alla sua risposta, che non so se crederci o meno, non aggiungo nulla e,
alzata dalla panchina, ricomincio a camminare ancora infreddolita.
《Sai...》riprende a parlare Alexander seguendomi a ruota. 《Credevo che
con tutto quello che fosse successo oggi pomeriggio, non mi avresti
più parlato》.
Lo guardo sorpresa e per un attimo penso che non è affatto male quando è gentile. E poi ha una bellissima risata.
Mi volto abbassando lo sguardo ancora pensierosa.
《A dir la verità non l'avrei creduto possibile nemmeno io》ammetto onestamente.
Questo ragazzo mi ha provocata in tutti i modi e, per com'è il
mio carattere, c'era addirittura il rischio che avrei potuto non
rivolgergli la parola per un periodo davvero lungo. Ma la verità
è che, sebbene lui sia pungente, Nicole ha ragione: in fondo
Alexander mi piace e, se non lo tratto male, anche lui si comporta bene
nei miei confronti.
Quando rientro a casa a mezzanotte, Alicia mi aspetta in salotto
furibonda. Il mio coprifuoco può essere prolungato solo fino
alle undici e mezza, non un minuto di più.
《Buona notte, Alicia》 le auguro cercando di evitare almeno per questa volta la sua lunghissima paternale.
《Dove credi di andare?》
《A letto. Sono molto stanca》.
《È mezzanotte, lo sai?》
《Sì. E' per questo che vado a dormire》rispondo cercando di fare finta di niente.
《Sai cosa succederebbe se lo dicessi a tua madre?》
《Ma tu non lo farai, vero?》 chiedo intimorita.
《Cosa te lo fa credere?》chiede squadrandomi.
《Avanti, Alicia, ho fatto solo mezz'ora di ritardo. Non essere pignola.
E poi ho provato a chiamare. Non è colpa mia se nessuno in
questa casa risponde al telefono e si degna di venirmi a prendere》.
Alicia sa che ho ragione e cede arrivando ad un compromesso.
《D'accordo, non lo dirò a tua madre, ma domani non uscirai》.
《Cosa? Stai scherzando! Domani è domenica!》ribatto sbalordita. Ha puntato a troppo per punirmi. 《Non è giusto!》
《Non ti conviene obiettare, Kat, o potrei ripensarci e tua madre ti darebbe una punizione peggiore》.
Trascorrere la domenica a casa è una vera e propria galera. Ed
è tutta colpa di Alexander che mi ha convinta a camminare. A
monte i sentimentalismi, qui c'è di mezzo una guerra e la
vittoria sarà mia. Domani gli riserverò una bella
sorpresa. Devo ancora pensare a cosa escogitare, ma una cosa è
certa: non gliela farò passare tanto liscia.
NOTE AL LETTORE:
Spero vi sia piaciuto
questo nuovo capitolo. Mi piacerebbe diventare più costante nel
pubblicare su questa piattaforma. Lasciate una recensione se vi fa
piacere. A presto.
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