IL VIOLINO MUTO
“Ci sono
cose che solo i bambini
sanno.”
“Non si
sa chi gliele ha
insegnate, o perché le dimentichino appena diventati un po'
più
grandi, ma le sanno.”
“E
basta.”
Lo
diceva sempre nonna Em, seduta davanti al camino a filare
interminabili sciarpe di morbida lana colorata.
Fiona
ha cinque anni e non ricorda se alla nonna piaceva di più la
torta
al cioccolato o quella al limone, né cosa le aveva regalato
l'ultima
volta che era andata a trovarla. Era troppo piccola, aveva appena
imparato a scrivere il suo nome. Rivede la mamma che urla, la
trascina fuori dalla stanza, piange in macchina. Nonna Em è
un
puntino sempre più piccolo alle loro spalle mentre la
macchina
accelera e sparisce nella luce accecante del giorno.
Fiona
ha nove anni e non ricorda molto altro di lei, tranne quel profumo
strano di latte acido che aveva addosso e gli occhialetti spessi che
le scivolavano sempre sulla punta del naso, dispettosi.
Anche
oggi c'è il sole, ma è pallido e freddo. Mamma ha
costretto Fiona a
mettere il cappotto nero, quello bello, elegante e tutto
quanto,
ma che prude sulla pelle ed è talmente stretto da non farla
respirare bene. Il giardino è pieno di pietre grigie
infilate nel
terreno e statue di angeli tristi, e l'uomo vecchio e stanco continua
a parlare. Sembra cantare sottovoce, ma non è una bella
canzone.
Mamma è immobile e piange, ma quasi non si vede. Le lacrime
scendono
sottilissime e le lasciano appena una scia sulle guance, che lei
asciuga rapida con un fazzoletto di carta. Anche Fiona vorrebbe
piangere, ma non ci riesce. Ci prova, trattiene il fiato, si
concentra, ma niente. Mamma la tiene per mano e papà non
è ancora
arrivato.
“Arriverà”,
ha detto mamma prima di uscire, ma parlava sola davanti allo
specchio.
Si
alza il vento e finalmente il vecchio interrompe la sua nenia. Mamma
solleva il mento di scatto e fa qualche passo avanti, fermandosi
appena prima di un grossa buca. Fiona per un secondo ha paura che
voglia buttarcisi dentro. Poi qualcuno solleva la cassa marrone dove
nonna Em riposa e la fa entrare piano nella buca.
Non
sa perché, ma non ha voglia di vedere la terra che finisce
sopra la
cassa, le persone immobili, la mamma che continua a piangere.
Vorrebbe correre via. Ma non può – non
vuole – lasciare
quella mano.
È
quasi buio. Il portone si è richiuso e la casa è
fredda, finalmente
silenziosa. Mamma ripulisce gli avanzi di un pranzo pieno di parole
tristi e facce sconosciute. Fiona la osserva seduta su una sedia di
legno, le gambe a penzoloni. Papà non è ancora
arrivato. Non sa
quasi più da quanto lo stanno aspettando.
Un
anno ormai,
quasi un
anno.
Casa di nonna Em
è piena di cose che
sembrano avere cent'anni, vecchissime. I mobili scricchiolano legno e
tarme, i quadri pendono storti e riempiono ogni parete. Si potrebbe
giocare a contare le ragnatele per un giorno interno. Fiona si alza,
non vuole vedere il momento in cui mamma riprenderà a
piangere,
pensando che il rumore dell'acqua che rimbalza sui piatti nel
lavandino copra quello dei singhiozzi.
Le è sempre
piaciuto far finta di
essere un'esploratrice.
La casa è
grande, potrebbe iniziare
da qualsiasi porta, ma sceglie proprio la più paurosa di
tutte.
Quella della cantina. Da sotto l'uscio arriva a tratti uno strano
vento, e quando Fiona gira la maniglia, il pomello le resta in mano e
l'anta sembra quasi uscire dai cardini. La bimba si gira di scatto,
sperando che mamma non l'abbia scoperta. Nasconde il pomello dentro
il cassetto della credenza di fianco alla porta del bagno e torna
davanti alla porta della cantina. Spinge piano il pannello di legno
scheggiato, che si muove cigolando. Dai gradini che scendono sale una
folata d'aria gelida, alzando una nuvola di polvere. Non riesce a
trattenere uno starnuto.
“Mettiti la
giacca se vuoi uscire”,
mamma urla dalla cucina. Ha quella voce strana.
“Sì!”
urla Fiona, senza nemmeno
pensare di avvicinarsi al cappotto nero che pende abbandonato
dall'attaccapanni.
Il primo passo è
un po' tremolante,
ma uno dopo l'altro si lascia alle spalle i gradini e inizia ad
esplorare la memoria centenaria della vecchia casa di nonna Em.
Nota dell'autrice:
ciao a te che sei arrivato/a in fondo. Nella mia mente questa storia ha
un contesto, un proseguo e una conclusione, ma non so se
avrò mai il tempo di scriverli quindi per ora resta un
semplice Slice of Life.
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