Il regno di Toru

di Tizy97
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Il portare dimensionale di Mokona si aprì, e per l'ennesima volta dal suo interno ne uscirono: Kurogane, Fay, Shaoran, Sakura e Mokona. Come al solito, sempre in modo disordinato, precipitarono a terra nella maniera più assurda possibile.

Kurogane perse le staffe e alzatosi di scatto prese Mokona per le orecchie - Quante volte ti ho detto di farci atterare come si deve, Polpetta Bianca! - urlò, mentre come un sonaglio, scuoteva Mokona su e giù. Fay ancora seduto, era lì che sorrideva, mentre Shaoran aiutava la principessa Sakura a rialzarsi.

Sakura si guardò attorno per capire in che mondo fossero arrivati e la prospettiva non era per nulla allettante. Era quasi sera, e si trovavano su una strada che da lontano si notava che portasse a una città. La strada era tutta rovinata, la natura che la circondava era come morta. Alberi secchi, senza colore e nessuna forza vitale. La stessa aria emanava un qualcosa di tetro e misterioso.

- Shaoran-kun - disse impaurita Sakura.

Shaoran che aveva capito tutto, confortò Sakura. - Non vi preoccupate principessa, ci sono io qui. A Sakura non poterono che fargli bene quelle parole confortanti e così, si sentì più al sicuro, come lo era sempre in compagnia di Shaoran e gli altri.

Shaoran si rivolse a Mokona. - Mokona, riesci a percepire la piuma? -

Mokona si concentrò e cercò di captare qualcosa, ci volle qualche secondo, finché poi potè rispondere a Shaoran. - Mokona sente la piuma, è in questo mondo, la sente laggiù - e così, seduta sulla spalla di Shaoran, indicò la città che di poco si intravedeva in fondo la strada.

- Bene, allora, mettiamoci in marcia - disse Kurogane

- Cerchiamo di arrivare prima che faccia troppo tardi - aggiunse Shaoran, regalando un caldo sorriso alla principessa.

- Dobbiamo anche trovare un luogo dove dormire stanotte, ho la sensazione che presto pioverà - disse Fay, mentre guardava il cielo col suo solito sorriso stampato in faccia.

E così, i nostri impavidi eroi, si avviarono alla ricerca della piuma, lungo la strada solitaria, ignari di ciò che sarebbe accaduto una volta arrivati a destinazione.

 





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