Hero/Wanted

di _Akimi
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Hero/Wanted


Clyde Blackburn non era un uomo adatto alla guerra, eppure non poteva definirsi un fervente pacifista.
Capitava, qualche volta, di trovarsi in situazioni scomode ed essere troppo testardo per chiudere gli occhi o voltarsi dall’altra parte.
Era uno spirito libero, quello sì, ma i suoi princìpi lo seguivano ovunque, anche verso quel continente oltre all’Atlantico che non poteva esattamente chiamare casa propria.
Doveva abituarsi ad una nuova realtà che poteva fare di lui un grande eroe - il pilota proveniente dai magnifici e democratici USA! -, ma era un titolo che, solo pensandoci, pesava sulle spalle da potenziale aviatore-immagine.
Certo, fantasticava sulla gloria, sulle donne e sulle medaglie appuntate al petto, ma la guerra prima o poi sarebbe finita e di tutto quel gran frastuono non sarebbe rimasto altro che uno sbiadito ricordo.
I piaceri sarebbero risultati effimeri se paragonati alla fatica richiesta per ottenerli e, dopotutto, nessuno al di là dell’oceano si aspettava da lui qualcosa di realmente importante.
Poteva essere il gioviale americano che sperava nelle libertà universali - un cliché che non tediava mai le belle ragazze nel paese a stelle e strisce, ma per un idilliaco futuro vi erano sempre diversi e insormontabili però.
A nessuno piaceva la guerra, eppure anche la pace aveva un suo peso e, seppure fosse sbagliato chiedere di prolungare un sanguinoso conflitto per altri mesi, in cuor suo lo sperava, disinteressandosi un poco di tutte quelle giovani vite buttate in luride trincee.


 
Perché, ecco, la verità Clyde Blackburn la conosceva bene.
Non era un eroe perfetto.
No, anzi, non era proprio un eroe.
Lo chiamavano truffatore o ladro - nomi che lo descrivevano meglio; era il cinico disposto a scommettere sulla vita di sua madre per qualche buon beneficio, il bugiardo che aveva finto di essere un altro, pur di riempire la propria esistenza di qualcosa che non fossero solo furti e rapine.
La cruda realtà era davanti ai suoi occhi, nell’Europa devastata, eppur sempre sublime: la guerra donava lui altro, non morte o sofferenza né pentimento o tristezza; una sensazione di immortalità che non avrebbe potuto rubare in nessun’altra parte al mondo.
Si sentiva invincibile volando sul biplano di un inglese che non avrebbe mai perdonato la sua impertinenza, invincibile su quelle ali meccaniche che si facevano strada verso gli orizzonti più luminosi che lui avesse mai visto.
Insensato, direte, ma non aveva paura di morire ed era abbastanza solo per non rimpiangere follie come questa.

Sì, Clyde Blackburn non era un uomo adatto alla guerra, non era un eroe, ma con qualche sua bugia poteva diventare qualsiasi cosa lui volesse.

 




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