- Questa storia fa parte della
serie “Inktober – Persona’s
Stories”
- Prompt:
Biker Gang
- Personaggi:
Makoto Niijima
- Ho
già la mia gang.
- Doveva
sbrigarsi, Ren aveva dato appuntamento al Leblanc per decidere
finalmente di inviare la lettera per Okumura, ma era in ritardo.
- Aveva
schivato Sae all’entrata di casa, salutandola di sfuggita con
un
leggero bacio sulla guancia, ed era corsa fuori.
- Da
quando aveva iniziato a fare parte dei Phantom Thieves, i rapporti
con sua sorella si erano incrinati oltre ogni misura, pur amandola
dal più profondo del suo cuore.
- Sospirò
e si strofinò le braccia con le mani, rendendosi conto solo
allora
di essersi dimenticata di prendere la giacca.
- Decise
di muoversi, allungando il passo per arrivare prima possibile.
- Ma
dopo pochi minuti, il freddo autunnale le si insinuò nelle
ossa,
rendendo quasi insopportabile proseguire.
- Si
infilò allora nel primo negozio che trovò, senza
neanche guardare
la vetrina. Sarebbe stata poco, lo sapeva, giusto per riacquistare la
sua temperatura.
- «Ciao,
ti serve qualcosa?»
- Un
giovane uomo le si avvicinò, facendola saltare sul posto.
- «Oh
cielo…»
- L’uomo
le sorrise, gentile. «Non volevo spaventarti,
tranquilla.»
- «Avevo
freddo, mi scusi.» si scusò la ragazza, facendo un
leggero inchino.
E si guardò intorno, quando tornò in posizione
eretta.
- Non
poteva credere del luogo in cui si era andata a rintanare.
- Una
concessionaria di moto.
- Moto.
- Ah,
l’ironia!
- «Ti
piacciono le moto?»
- Makoto
annuì, sorridendo
debolmente. Non poteva spiegare che il suo alter ego nel Metaverso
era una moto, una moto da corsa, per giunta. E che il suo
abbigliamento era completamente diverso da quello di una normalissima
liceale.
- Ma
non poteva dirlo a quell’uomo.
- «Diciamo
che sono una parte di me.» disse solamente, avvicinandosi ad
un
modello da strada. Era nero, un cupolino piccolo, lo scheletro
nascosto all’interno della scocca imponente, opaco.
- Se
solo chiudeva gli occhi,
vedeva la sua Johanna, argentata e potente.
- Chissà
se da qualche parte
esisteva una moto come lei? O se era una prerogativa esclusiva del
Metaverso?
- Magari
dopo il liceo avrebbe potuto pensare di prendere la patente: quando
era in sella a Johanna, sentiva una scarica d’adrenalina,
un’energia nuova, una voglia di fare che la spingeva ad
attaccare
con tutta la forza che aveva in corpo. E Johanna la seguiva,
l’aiutava a realizzare i propri desideri.
- «Hai
mai pensato di guidare?»
- Makoto
scosse la testa. «Sono ancora minorenne, ma magari un
giorno.»
sorrise.
- «Devi
solo fare attenzione. Le gang diventano matte per avere una ragazza
come te tra le loro fila.» le disse il giovane uomo,
poggiandole la
mano sulla spalla con fare paterno.
- Makoto
non si scostò, rimase immobile con lo sguardo puntato sulla
moto, la
memoria su suo padre.
- E
poco dopo, la mente raggiunse i suoi amici. Li vide, uno per uno, in
fila.
- «Io
ho già la mia gang.» mormorò,
inspirando profondamente. «E la mia
gang mi sta aspettando.» continuò, ricordandosi di
essere ancora
più in ritardo di quanto fosse quando era uscita.
- Salutò
e corse fuori. E continuò a correre, lasciando che il freddo
la
irrigidisse man mano che procedeva.
- Per
fortuna al LeBlanc avrebbe avuto in regalo una tazza di
caffè
fumante.
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