#Writober
2018 ~ Blue list ~ 5 ottobre:
AU
01 settembre
2005.
I Blackthorn
arrivarono al binario 9
e ¾, sul quale sostava il magico Hogwarts
Express dalle tinte nere e scarlatte. Oltre ai fantomatici Weasley, non
esisteva altra famiglia più numerosa e unita di quella formata da Andrew ed
Eleanor, insieme ai loro sette figli.
I più grandi
avevano subito dispensato saluti, baci e sorrisi, per poi affrettarsi a cercare
i loro compagni fra gli scompartimenti.
Quello era l’anno
in cui toccava a Julian salire per la prima volta sul rapido treno diretto alla
rinomata Scuola di Magia e Stregoneria: il ragazzino undicenne si sentiva un
tantino emozionato e anche preoccupato, poiché prima di allora la prospettiva di
doversi separare dai fratelli minori per tutto il periodo scolastico non aveva
minimamente sfiorato la sua mente.
Era già un punto di
riferimento per loro, con la sua gentilezza e indulgenza li aveva conquistati.
Certamente avrebbe avuto Mark ed Helen vicini, ma un senso di dispiacere misto
ad affetto lo invase quando i due gemelli Ty e Livvy lo circondarono per
abbracciarlo e per salutarlo affettuosamente, con in sottofondo i singhiozzi da
infante di Tavvy sdraiato sul passeggino e i continui “Posso
andare con lui, mamma? Posso? Davvero non
posso?”
di Dru, la più piccola fra le sorelle, tenuta in braccio dalla maga mezzosangue,
nonché rinomata pittrice e fotografa, che aveva trasmesso a Julian la stessa
passione per l’arte.
Eleanor Blackthorn
scosse il capo, ma senza perdere il suo sorriso materno e comprensivo, che
Julian adorava.
«Sei ancora troppo
piccola, Dru. Vai a salutare Jules prima che perda il treno»,
esortò.
Così
Drusilla saltò giù dalle braccia della donna e Julian le raccomandò di fare la
brava fino al suo ritorno, accarezzandole gentilmente i capelli castani e
scoccandole un bacino sulla fronte, per poi andare da Tavvy e fare lo stesso. Il
piccino rispose con un gorgoglio felice, mitigato dalla presenza del ciuccio in
bocca.
Salutò
tranquillamente anche i genitori, celando il suo reale stato d’animo e
allontanandosi. Quando Julian fece per salire sullo scompartimento insieme al
suo baule con tutto l’occorrente all’interno, vide avvicinarsi una coppia di
maghi e una ragazzina bionda, probabilmente della sua età, pronta a montare sul
mezzo di trasporto. Ella portava i lunghi capelli avvolti in una coda, che egli
vide appena si girò per scherzare con il padre prima di farsi stringere in un
abbraccio, con la madre che le accarezzava dolcemente la schiena e le sussurrava
qualche raccomandazione. Julian non si era accorto minimamente di essersi
paralizzato per fissare indiscretamente quel quadretto familiare, finché non udì
il fischio del treno che annunciava la partenza imminente. Sobbalzò quel tanto
che bastava per richiamare l’attenzione della coetanea, che si accorse della sua
presenza, lo osservò curiosa per poi rivolgergli un sorriso affabile, quasi
complice. In effetti stava sorridendo anche lui e, cosa ancor più incredibile,
sembrava che il dispiacere di salutare la sua famiglia fosse già scemato,
sostituito dal desiderio di conoscerla, di chiederle il suo nome e se magari
potevano viaggiare seduti nello stesso scompartimento.
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