Questa
minilong partecipa alla terza challenge indetta
dal
gruppo Boys Love - Fanart & Fanfic's World,
"Fall
into Autumn"
La storia ha come tema la stagione
autunnale, con l'obbligo di nominare
°AUTUNNO°
°OTTOBRE/NOVEMBRE°
Me ne sono innamorata, letteralmente.
Questa per me sarà la prima sovrannaturale, quindi mi auguro
di comporre qualcosa di coinvolgente ed emozionante.
Buon lavoro a tutti ^ ^ :3
Genere: fluff, malinconico,
sovrannaturale.
Personaggi: Sasuke Uchiha, Naruto
Uzumaki, Itachi Uchiha, Sakura Haruno, un po' tutti.
Coppie: Shonen ai, SasuNaru.
Note: Furry
Reddo
Kitsune to Kuro Ōkami
La
leggenda della Volpe Rossa e del Lupo Nero
I.
"Non sono un tanuki!"
-Mamma?
Mamma!
Kushina
stese le orecchie in direzione del suono.
-Indovina
dove sono? La donna si concentrò, chiudendo gli occhi e
focalizzando un punto preciso; individuata la fonte da cui si era
propagato il suono, si preparò ad alzare il tono di voce, in
risposta al figlio.
-Naruto,
12 metri, a est, dietro al secondo cespuglio.
Il
piccolo sbuffò imbronciato, correndo appresso alla madre.
-Sei
davvero brava a questo gioco, lo sai mamma?
Lei
arrossì ridendo, poggiando la mano sul suo capo e carezzandolo
teneramente.
-Sai
che sono sempre stata brava al Nascondino della Volpe.
-Ovvio.
-Naruto poggiò i pugnetti sui fianchi, tentando di assumere
un'espressione seria, matura. -Tu sei una volpe, è normale.
La
madre si chinò, accogliendo il figlio in un abbraccio caldo e
confortevole: si stava sempre così bene tra le sue braccia,
pensava spesso.
-Ti
voglio bene, sai?
-Come
potrei dimenticarlo? Dai, fila in casa che tra poco sarà
pronta la cena.
-Evviva,
si mangia! Ci saranno i dolcetti? -Questo dipende da te.
La
calda stagione estiva aveva concluso il proprio percorso, lasciando
spazio all'autunno ed ai suoi meravigliosi colori: l'arancio, l'oro e
il rosso avevano tinto il bosco, fino al limitare del lago. Le
abitudini degli abitanti di quel tranquillo paese perso tra le
colline stavano già cambiando: questo stava accadendo anche
all'interno del clan della Volpe, come per tutti. Prepararsi al
rigido inverno sarebbe stata una prerogativa fondamentale da quel
momento in poi, ma questo pensiero non sfiorava neppure un angolo
della mente del piccolo Naruto, perso ad esplorare i dintorni,
inseguire gli insetti, ricercare posti segreti nell'ambiente
circostante e giocare, giocare ed ancora giocare. D'altronde, a dieci
anni, cos'altro avrebbe potuto fare?
Il
giorno lasciò il posto alla sera.
-Mamma,
lo studio è difficile! Perché devo farlo? A che mi
serve?
Kushina
si avvicinò trattenendo a stento un sospiro, giocherellando
con i suoi morbidi capelli dorati.
-È
utile imparare qualche cosa, nel caso tu voglia in futuro interagire
con gli esseri umani. Non è quello che hai sempre
desiderato? L'idea di uscire da quel piccolo mondo che
rappresentava casa sua, raggiungere il paese non distante abitato
dagli uomini, aveva da sempre suggestionato la mente del bambino:
tutto ciò che conosceva su di loro lo doveva al padre, che
aveva imparato a celare la propria identità e a convivere con
gli umani, lavorando a diretto contatto con loro. Il rumore della
maniglia della porta d'ingresso destò il suo interesse, e
scostò con disattenzione i libri aperti sul tavolino.
-Papà,
sei tornato!- Gli corse incontro a braccia aperte, sorridendo: venne
catturato in uno stretto abbraccio, ciondolando felice la coda
volpina a destra e a sinistra. -Mi sei mancato, lo sai? Minato si
avvicinò alla moglie, sfiorandone le labbra con affetto ed
accarezzandole in viso.
-Bentornato.
Come è andata oggi? La conversazione dei genitori veniva
interrotta più e più volte dal curioso bambino, come
tutte le sere: chiedeva di come funzionasse il mondo umano, delle
abitudini degli abitanti, di ciò che li distingueva e li
accomunava al loro clan. Ogni volta il padre non mancava di
riprenderlo per quell'abitudine maleducata, ma poi rispondeva ad ogni
singola questione in maniera chiara ed esaustiva. Naruto spesso lo
ascoltava fino ad addormentarsi sul divanetto in salotto.
Il
mattino era dedicato alle esplorazioni: mentre il piccolo se ne
andava in giro per i dintorni, cercando qualsiasi cosa potesse
catturare il suo famelico interesse, Kushina preparava dolci e
panificati deliziosi, da poter scambiare poi con altre materie prime
con gli altri abitanti. Furba e convinta di non
farsi mai scoprire, la piccola volpe tentava spesso di accaparrarsi
qualche cosa, irrimediabilmente scoperta: in quei casi scappava più
veloce che poteva, raggiungendo le rive del Midoriiro no Mizūmi,
così nominato per le sue acque verde smeraldo. Probabilmente i
suoi genitori non avrebbero mai permesso la visita ad un luogo
simile: "È pericoloso, non puoi andare lì da
solo!" Sicuramente la madre avrebbe risposto in quel modo. A lui
però piaceva: si perdeva in quel meraviglioso colore su cui si
specchiavano i molteplici alberi presenti. Arrivato l'autunno, ogni
singola foglia di quell'ottobre quieto e silenzioso ritrovava se
stessa sulla superficie liscia.
-Eccomi!
Abituato
a non incontrare nessuno nei dintorni, spesso si esprimeva ad alta
voce, un poco per tenersi compagnia; prese posto sulla grande
pietra che costeggiava la sponda del piccolo e profondo specchio
d'acqua, perdendosi come spesso accadeva in quella trasparenza calma.
Quel giorno avrebbe dovuto accompagnare la madre a casa della
famiglia Haruno, per delle commissioni: sinceramente non voleva
partecipare, visto quanto poco sopportava la loro figlia, sua
coetanea. Kushina gli aveva spiegato che avrebbe semplicemente potuto
aspettare ancora un poco per conoscerla meglio e apprezzarla, ma
quello che la madre non capiva, era che lui non poteva soffrirla
proprio.
-Non
voglio andare da Sakura oggi, è antipatica.- Parlò con
la bocca piena, masticando e notando le briciole del pandolce cadere
sul lago, catturate voracemente da dei piccoli pesci di passaggio.
-Non capisco perché mamma si ostini a portarmi da loro. Ogni
volta che lo chiedo, mi dice "capirai quando sarai più
grande". Io voglio capire adesso!
Finita
la merenda, si stese a pancia in sotto, sfiorando l'acqua gelida con
la punta delle dita, rabbrividendo e rizzando la coda per il contatto
con una temperatura così spiacevole. Mosse la mano sorridendo,
ricreando delle piccole increspature: si stupiva tutte le volte di
quanto fossero ipnotici i movimenti creati.
-Se
sapesse che sono qui...!
Un
rumore lieve ma ben percepito direzionò le sue orecchie verso
sinistra, portandolo a ritirarsi dalla seduta naturale in cui era
poggiato, e mettendosi in posizione difensiva; non aveva mai
incontrato nessuno in quel suo luogo speciale, soprattutto per il
fatto che ci era sempre andato di nascosto. A parte qualche piccolo
animale, non c'era anima viva: naturalmente, non s'era neppure posto
il problema di trovarsi in quell'insolita situazione. Un posto
suggestivo, completamente deserto...
Una
figura spuntò dal nulla, non facendo caso al piccolo che stava
tenendo a fatica le orecchie diritte, scappando all'impulso di
piegarle all'indietro spaventato.
-Uh?
La
volpe venne attirata immediatamente da quel bambino, perché di
un coetaneo si trattava.
-Chi
sei?
Lo
sconosciuto si voltò osservandolo disinteressato, quasi
stizzito; occhi rossi, orecchi neri e lucidi, coda formosa e scura
come quei capelli corvini. Naruto si bloccò sul posto,
percependo un certo disagio. Non era una volpe, decisamente: era
completamente distante dai capelli chiari, dalle morbide orecchiette
arancio e la coda rossa di piccole dimensioni che lo
caratterizzavano.
-Silenzio,
tanuki.
Tanuki?
Rifletté su quel nome: ne aveva sentito parlare da uno dei
racconti del padre, in una di quelle sere in cui era particolarmente
in vena di conversare. Un'altra stirpe, un altro clan: un cane
procione, avvezzo al cibo, alla goliardia, buffo e distratto. Non
riteneva fossero esseri antipatici, ma sentirsi apostrofare con un
tono simile, lo infastidì non poco. Gonfiò le guance
strizzando gli occhi, quasi soffiando le parole verso
quell'impertinente.
-Non
sono un tanuki, razza di cane!
Indispettito,
il nuovo arrivato tese la coda con fare aggressivo, assottigliando
gli occhi ed alzando il mento.
-Io
non sono un cane- sputò con disprezzo, -sono un lupo.
Puntò
orgoglioso i pugni sui fianchi.
-Dì
quello che vuoi, a me sembri semplicemente un cane.
-Senti
chi parla, tanuki.
Facevano
davvero fatica a trattenersi, e poco dopo scoppiarono in una
fragorosa risata, che durò il tempo di uno sguardo: si fecero
subito di nuovo seri.
Si
stavano studiando.
Naruto
si ricompose il tempo di vederlo spostarsi rapido verso destra, come
a voler tagliare corto la conversazione e riprendere il proprio
cammino, incurante dell'incontro appena avvenuto. La volpe, spinta da
qualcosa a cui non era riuscita a dare spiegazione, si mosse verso
quel curioso bambino.
-Aspetta,
non andare. La madre lo aveva sempre messo in guardia riguardo
agli incontri eventuali con degli sconosciuti: "non rivolgere la
parola a chi non conosci, e non aver vergogna a scappare, se la
situazione sembra strana." Per esserlo, lo era davvero, ma non
sentiva più timore; semplicemente era curioso.
-Io
sono Reddo Kitsune Naruto.
L'altro
si voltò, senza fermare i propri passi.
-Kuro
Ōkami Sasuke,
non scordarlo tanuki. A presto.
Il
giovane appartenente al Clan dei Lupi sparì dall'altra parte,
addentrandosi nella boscaglia. Poco dopo, il piccolo sentì
tremargli le ginocchia: per la prima volta nella sua breve vita aveva
avuto il coraggio di affrontare uno sconosciuto. Corse.
Muoveva
i passi a perdifiato, sorridendo. Qualcosa in quel Sasuke lo aveva
incuriosito: lo avrebbe incontrato ancora? Avrebbe chiesto al padre
quella sera stessa qualche informazione in più riguardo agli
Ōkami; voleva imparare tutto su di lui, così da poter
fare un'impressione migliore al prossimo incontro. Perché lo
sapeva, ne era certo: lo avrebbe visto di nuovo.
Il
resto della giornata trascorse in maniera non propriamente
tranquilla: in casa Naruto continuava a distrarsi, non riuscendo a
dare la dovuta attenzione ai compiti assegnati. Kushina, accortasi
dell'entusiasmo del figlio, lo riprese incuriosita.
-Tutto
bene? È successo qualcosa di bello? Il bambino scosse la
testa su e giù sorridendo. Non aggiunse nulla.
-Immagino
i miei dolci siano venuti più buoni del solito, eh? Risero
entrambi, quando lui abbassò il volto divenuto paonazzo.
-Ricorda,
non si ruba.
Continuava
a mantenere il silenzio, sentendosi in colpa per due ragioni: la
prima, l'essere stato colto in flagrante, la seconda per non aver
raccontato nulla. Cosa avrebbe dovuto dire? "Sai mamma, sono
andato di nuovo in quel posto dove tu non vuoi che vada, ed ho
incontrato un bambino di un altro clan che non conosco." Non
riusciva neppure ad immaginare che reazione avrebbe potuto avere la
madre. Rabbrividì alla sola idea.
-Ecco,
è arrivato papà. Bentornato Minato.- La moglie si
avvicinò al marito, abbracciandolo affettuosamente; -andata
bene la giornata? Il viso stanco e provato dell'uomo si stese in
un debole sorriso.
-Non
è sempre facile avere a che fare con gli esseri umani, cara.
Mantenere celato il proprio aspetto risulta faticoso quando emozioni
forti e stress si mettono di mezzo.
Naruto
si avvicinò raggiante al padre, stringendolo con le manine.
Voleva chiedere tutto sui lupi, conoscere e informarsi, capire: la
sua curiosità era attiva più che mai.
-Non
ora, papà deve parlare di una cosa importante con la mamma.
Perché non vai a dormire? È tardi.
Quella
smorfia nata al posto di un sorriso sincero, lo convinse poco;
ubbidiente, si diresse verso l'altra stanza, dove l'attendeva un
morbido letto caldo. Effettivamente si sentiva molto stanco, complice
l'esilarante giornata vissuta. "Avrò un'altra occasione
per chiedere. Papà è stanco, ha bisogno di riposare".
Poco dopo si stese sotto quelle coperte così accoglienti,
chiudendo gli occhi. "Ci proverò domani."
A
qualche metro di distanza, Minato si rivolse alla moglie con fare
preoccupato.
-Ho
parlato con gli altri, prima di rincasare. A quanto pare sono
arrivati.
Kushina
si coprì la bocca tremante con la mano, chiudendo gli occhi
rassegnata.
-Gli
Ōkami sono tornati...
°
-Tesoro,
mi raccomando: non fare tardi, dobbiamo andare dalla famiglia Haruno
nel pomeriggio.
-Sì,
mamma!- Naruto rispose svogliato, non era proprio in vena di
affrontare il discorso di quella rompiscatole di Sakura un'altra
volta. Prese a correre in fretta, la merenda stretta in mano, nella
direzione del lago.
"Chissà
se oggi lo troverò..." Allontanatosi a sufficienza dal
campo visivo di casa, il piccolo virò dal sentiero,
raggiungendo nuovamente le placide sponde del Lago Verde. Prese a
costeggiare il breve tragitto che racchiudeva la splendente pozza
naturale, raggiungendo il solito masso che aveva battezzato come
punto di ristoro.
Non
era solo.
Sasuke
il lupo vi era steso comodamente, guardando il cielo.
-Ehi? La
volpe si avvicinò curiosa, trepidante di poter parlare di
nuovo con un essere così tanto diverso da lui. Non era ancora
riuscito a scoprire nulla sulla sua stirpe e su di lui, ma non gli
importava: era lì, quello bastava. Avrebbe potuto di nuovo
rivolgergli la parola: la sua curiosità brillò su
quelle iridi color mare.
-Mhn?-
Sasuke si sollevò sui gomiti, osservando il nuovo arrivato.
-Sei tornato, tanuki?
-Non
sono un tanuki, sono una volpe, cane.
Il
moro non rispose alla provocazione, schioccando la lingua e tornando
a stendersi. Il bambino gli si avvicinò incuriosito.
-Che
ci fai qui? -La stessa cosa che fai tu. Passo il tempo.
-Non
credevo venisse qualcun altro in questo posto.
Sasuke
lo guardò ridendo ironico.
-Il
mondo non è solo tuo, sai?
Piccato,
il biondino lo apostrofò.
-Perché
sei così antipatico?
-Non
riesci proprio a farti i cavoli tuoi. -Sospirò, scuotendo la
testa; -sono semplicemente fatto così.
Il
silenzio calò; la volpe gli si sedette accanto, spezzando a
metà la merenda che stringeva ancora tra le mani. Ne riservò
un pezzo per lui, porgendoglielo con un timido sorriso.
-Ne
vuoi? L'ha preparato mia mamma.
Senza
dire nulla, Sasuke afferrò quel pane fragrante e morbido,
addentandone una gran parte. Abbassò le piccole orecchie scure
crogiolandosi in quel buonissimo sapore, scuotendo la coda soffice e
gongolando con gli occhi chiusi.
"È
completamente diverso da prima. Si vede che gli piace il cibo." -Sai,
non sembri poi così cattivo, ora che ti guardo meglio.
-Io
cattivo? Perché dovrei scusa? -Mhh- Naruto ponderò
bene la risposta; -sembri sempre di malumore, prendi in giro e
rispondi pure male. Sei strafottente e ti credi chissà chi. Ed
è solo la seconda volta che ti incontro.
Abbassò
gli occhi imbarazzato, come se si fosse reso conto solamente in quel
momento d'aver superato un certo limite. Tentò di rimediare.
-Cioè,
sembrava, ecco.
Il
lupo assottigliò lo sguardo, circospetto. Effettivamente aveva
ragione.
-Sono
fatto così.
-Non
sei tanto male, dai. Da dove vieni? Perché non ti ho mai visto
prima? Il moro raccontò di come la sua famiglia s'era
trasferita da poco, e alla domanda se appartenesse a un clan
definito, si rabbuiò.
-Siamo
rimasti solo noi...
Il
silenzio cadde pesante, quasi soffocante: l'aria fresca dell'autunno
s'insinuò tra i piccoli come una barriera, sibilando
sinistramente. Alcune foglie secche si staccarono dagli alberi,
cadendo sul terreno morbido ad inspessire il tappeto color arancione.
Una di esse si posò sul capo di Sasuke, suscitando l'ilarità
della volpe: la raccolse sventolandola in faccia all'altro.
-Adesso
sei tu il tanuki! I
due scoppiarono a ridere fino a lacrimare.
-Sei...
sei divertente!
Scosso
dalle risa, Naruto si teneva stretta la pancia con le braccia,
incapace di fermarsi.
-E
tu... non sei poi così... male!
A
malapena si stava trattenendo! Calmate le risate convulse, i due si
osservarono seri; la volpe osava chiedere ciò che desiderava?
Si fece coraggio, martoriando nervosamente l'oggetto che stava ancora
stringendo. L'altro si accorse dell'improvvisa tensione.
-Cosa
c'è? Stai bene? Arrossendo, il piccolo si diede forza e si
espresse.
-Vorresti
essere mio amico? Il moro recuperò la foglia che gli era
caduta in testa poco prima.
-Perché
no.
Entrambi
sorrisero, osservando la superficie del lago incresparsi e
distendersi nuovamente, liscia e trasparente. Parlarono, di molto e
di niente: si presero in giro di continuo, azzuffandosi e ridendo
ancora.
Si
fermarono, quando Naruto udì da lontano la voce della madre.
-Scusami,
devo andare.
-Ciao,
tanuki.
La
volpe sorrise sarcastica.
-Ci
vediamo la prossima volta, cane.
Felice
di quel nuovo incontro e di quanto il tutto fosse stato divertente,
raggiunse di corsa il giardino di casa, incontrando Kushina fuori
dalla porta. La donna, decisamente preoccupata, lo abbracciò
stringendolo convulsamente.
-Non
allontanarti mai, mi raccomando.
Sconvolto
da una reazione così esagerata, si staccò curioso:
s'era sempre comportato in quella maniera, fiondandosi subito a casa
ai primi richiami. Quale la differenza rispetto al solito?
-Mamma,
cosa c'è? Consapevole di essersi esposta in maniera troppo
evidente, la madre si ricompose, sorridendo distrattamente; fece
cenno di seguirla in casa. Con sua sorpresa Naruto vi trovò il
padre, tornato in anticipo rispetto al solito. Spossato, la fronte
corrugata in un'espressione difficile da decifrare. Il suo sguardo si
accese nell'abbracciare il figlio, per poi velarsi di nuova tensione.
-Naruto...
Il
bambino, accortosi dell'atmosfera strana, strinse più forte
Minato, cercando calore e rassicurazione.
-C'è
una cosa di cui dovrei parlarti.- Lo prese per i fianchi,
portandoselo sulle ginocchia; gli carezzò i capelli
sorridendo, pronto ad affrontare un argomento che mai avrebbe pensato
di toccare. -È importante che tu mi ascolti molto bene, e che
segua ciò che sto per dirti non dimenticandolo mai. Prima di
cominciare, promettimi che non ti allontanerai più da casa, e
che sarai sempre accanto ad uno di noi, o qualcuno del villaggio.
Promettilo.
Le
dita si strinsero forte sulle braccia del piccolo, provocandogli non
poco fastidio: si sentiva a disagio, confuso. Perché mai
avrebbe dovuto ricevere un avvertimento simile? Cosa stava
succedendo?
-Hai
presente il Midoriiro no Mizūmi?
Certo
che sì: ci andava spesso, ed era lì che aveva
incontrato il suo nuovo amico. Fece finta di nulla, scostando lo
sguardo. Minato inspirò profondamente prima di continuare.
-Vedi,
da quelle parti si è trasferita una famiglia di lupi. Sono
solitari, non amano vivere in società come noi o come gli
esseri umani; sono infidi, scaltri, e... come posso spiegartelo in
modo che tu capisca? Insomma,- si bloccò un attimo,
riprendendo quasi sottovoce, -stai lontano da quel posto e da loro.
Se li incontri, scappa. Non cercarli, non essere curioso. È
importante Naruto, devi fidarti di me.
In
quel momento, il piccolo decise di nascondere l'incontro importante
ai genitori: non sapeva esattamente cos'era accaduto, e perché
suo padre odiasse così tanto gli Ōkami, ma decise che il
giorno dopo avrebbe cercato Sasuke e avrebbe preteso delle
spiegazioni. Sapeva che lui non era cattivo, doveva esserci stato di
sicuro un malinteso.
Naruto
salutò come di consueto la madre, stringendo tra le dita la
merenda e allontanandosi con passo lento, quasi a misurare ogni metro
che lo separava dalla propria casa fino al lago. Quando si sentì
sicuro, al di fuori dello sguardo sempre più teso di Kushina,
raggiunse di corsa le sponde.
Cominciò
a piovere. I passi s'erano fatti più incerti nel terreno
scivoloso: il fiato corto, la sensazione di qualcosa di sbagliato, un
timore che non comprendeva. Arrivò ansimando a pochi passi
dalla pietra che aveva ospitato i primi incontri con quell'amico così
strano, ma per qualche motivo interessante e divertente.
Sasuke
era lì, zuppo sotto la pioggia. Le orecchie abbassate e la
coda stretta tra le piccole dita tremanti. Alzò lo sguardo
verso Naruto: gli occhi lucidi ed arrossati, una mano passata ad
asciugarli velocemente, nel tentativo di non far scivolare nessuna
lacrima. Con voce spezzata, si rivolse alla volpe.
-Perché
tutti mi odiano...?
Il
bambino si sentì spiazzato quando quelle parole lo ferirono
come un colpo dritto allo stomaco: lo vedeva seduto lì,
sconsolato e triste. Cos'avrebbe potuto fare, se non aggrapparsi a
lui stringendolo con tutta la forza che possedeva? I fremiti di quel
corpicino zuppo si placarono a quel contatto così caldo e
confortevole.
-Io
non ti odio. Il lupo strizzò gli occhi, affondando il viso
in quella maglia bagnata, infischiandosene della pioggia, dell'aria
gelida, della riva del lago che si stava increspando sempre di più.
-Non
ti odio.
Il
piccolo lo ripeté nella speranza che il concetto fosse stato
chiaro, con voce rassicurante e piccole pacche sulla schiena.
D'improvviso
un suono flebile ma ben distinto arrivò alle orecchie della
volpe, che rizzò la coda stringendo più forte l'amico.
Non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo in un momento così
delicato, lo avrebbe difeso da tutto e tutti.
-Sasuke? Una
voce sconosciuta si levò incerta, stupita. Il bambino si
voltò, mugolando qualcosa di incomprensibile. Naruto non
poté fare a meno di notare l'incredibile somiglianza del nuovo
arrivato con l'essere che stava tentando di proteggere; aumentò
la presa, affrontando furente il suo avvicinamento.
-Aspetta.
Si
bloccò, vedendolo fermarsi a pochi passi, le braccia stese sui
fianchi. Ancora qualcosa non lo convinceva.
-Sta
tranquillo, sono suo fratello.
Tutto
aveva più senso: il bambino stese per un momento i nervi.
-Itachi?
La
voce di Sasuke lo tranquillizzò in qualche modo.
-Io
sono Reddo Kitsune Naruto. Non mancò di presentarsi con
fierezza, attendendo facesse lo stesso.
-Io
mi chiamo Kuro Ōkami Itachi, e sono suo
fratello maggiore. Ora dobbiamo andare, vieni o ti ammalerai.
Il
minore si scostò dalla volpe esitando, afferrando la mano
dell'altro. Si voltò e sorrise nella direzione del bambino
fradicio con un sorriso sghembo, un poco strano, ma sincero. La volpe
sorrise di rimando, e mentre i due lupi si stavano allontanando,
Itachi si voltò un'ultima volta.
-Grazie
per esserti preso cura di lui.
Scomparvero
nel fitto della boscaglia, mentre lo scrosciare autunnale s'era
trasformato in un vero e proprio acquazzone. Avrebbe dovuto
raggiungere presto casa. Si voltò un'ultima volta in quella
precisa direzione, prima di tornare sui suoi passi e raggiungere
nuovamente il giardino.
Buongiorno
a tutti! Eccomi qui super impegnata in questa nuova avventura! Per
la prima volta, ho deciso di utilizzare i personaggi del fandom di
Naruto trasportati nella loro infanzia, dandone caratteristiche in
parte animali, come in molti racconti tradizionali orientali. Mi
auguro questo esperimento sia gradito, perché io mi sto
letteralmente innamorando. XD
Ringrazio
le meravigliose pulzelle che hanno lavorato alla realizzazione del
progetto: Blueroar,
Mahlerlucia
e Miryel
:D
Un
grazie a chiunque dedicherà un po' del suo tempo per leggere
ed apprezzare questa minilong.
-Stefy_
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