Piccola Guerriera

di badgirl92
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PROLOGO

Non sapeva da quanto tempo si era ritrovato ad osservare quella silenziosa mocciosa dai capelli corvini. La osservava divertito prendere per il braccio con apprensione il fratello adottivo. Mentre Eren urlava le sue idee rivoluzionarie, il compagno di squadra Jean lo derideva. Il loro solito battibecco si concludeva solitamente con la voce roca e decisa del capitano Levi che li intimava di smettere, prima che si ritrovassero senza denti. Ma quel giorno se ne stava pigramente seduto a sorseggiare il suo tè, nascondendo dietro la tazza fumante il suo sorriso sghembo.
"Capitano Levi, deve fare qualcosa! Quei due si picchieranno se non li ferma!" Esclamò preoccupato il giovane Armin.
"Arelet, sei in mezzo e non sei trasparente." Gli mormorò di rimando il capitano spazientito. Era curioso di vedere in che momento la spilungona si sarebbe finalmente messa in mezzo per fermarli e calmare le acque. Sebbene avesse le capacità fisiche e il giusto temperamento distaccato per essere la leader del gruppo, la forza di volontà del bamboccio in grado di diventare un gigante influenzava anche Mikasa. Il momento era arrivato. Jean spinse aggressivamente Eren, mentre Sasha cercava invano di allontanarlo. La sua controparte riuscì a liberare un braccio dalla presa ferrea della sorella adottiva e diede un pugno ben assestato al compagno sul viso. A quel punto Mikasa entrò in azione. Con una mossa di sottomissione, catapultò Eren a terra. Jean cominciò a ridere sguaiatamente, ma fu zitto da un calcio micidiale allo stomaco che lo fece volare per diversi metri. Ritornata la quiete, Mikasa si rimise in posizione eretta, sistemandosi pacatamente la sua sciarpa rossa che nel frattempo le era scivolata di dosso.
Con un sorriso sulle labbra, il capitano Levi posò la tazza di tè sul tavolino e si avvicinò. I presenti si raggelarono in sua presenza, spaventati dalla reazione che avrebbe potuto avere il loro capitano. Adorava lo sguardo che avevano nei suoi confronti. Era temuto e rispettato da tutti. Un po' meno da quella mocciosa.
"Ackerman..." proferì con la sua voce roca e cupa. Lo sguardo della giovane non mutò. Serio e distaccato. Dovette ammettere che in tutto questo si assomigliavano molto.
"Credi che debba optare per una punizione esemplare per questi due piantagrane?" Chiese tagliente.
"Capitano Levi, ha iniziato lui con le sue solite idee strambe sul mondo esterno..." Esclamò Jean, decisamente in ansia per la sua sorte.
"Il prossimo calcio che prendi non sarà della dolce Ackerman, se non stai zitto."
"Io... io non sono dolce." Si offese la mora, con lo sguardo corrucciato, provocando in Levi un sorriso sornione. Poi, dopo un bel respiro rispose alla domanda del suo capitano:
"Farli restare senza cena forse è la punizione adeguata, signore."
Sasha si tese nel sentir proferire quelle parole. Di certo non aveva nessuna intenzione di dividere la cena di nascosto con quei due stupidi che si cacciavano sempre nei guai.
" No, troppo semplice. E sicuramente troverebbero il modo di farsi dare gli avanzi da qualcuno di voi." Constatò fintamente pensieroso il capitano, picchiettando l'indice sul labbro inferiore.
"Domani voi tutti farete una pausa dalle pulizie della casa, verrete con me a Trost, ho appuntamento con il comandante Erwin. Sistemeranno loro due soltanto. Entro mezzogiorno di domani voglio vedere il pavimento luccicare." Concluse, prima di voltarsi e congedarsi.
"Che cosa?!" Sbraitò Jean, con le mani tra i capelli, anche Eren urlò disperato:
"Non è possibile! Non ci siamo mai riusciti nemmeno quando ci siamo tutti!"





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