- Questa
storia appartiene alla serie “Writober –
RWBY’s Alternative
Universe”
- Prompt:
Caffetteria
- Personaggi:
Glynda
Goodwitch/Ozpin
- Ti
preparo un caffè
- Glynda
aveva vent’anni.
- Non
aveva paura di lavorare, di tirarsi su le maniche e sgobbare. Era
giovane, eppure aveva deciso di iniziare a lavorare per essere
indipendente e
per
studiare.
- La
cosa che voleva più di qualsiasi altra cosa era diventare
un’insegnante, una professoressa, quindi aveva pensato che
lavorando in un posto solitamente frequentato da ragazzini avrebbe
fatto pratica.
- «Glynda!
Vogliamo altra torta!»
strillò
un ragazzo dai
capelli biondi.
- E
invece si ritrovava a sperare che non venissero più,
perché ogni
volta lasciavano un porcile che era degno di una fattoria.
- «Si
chiede per favore, disgraziato!»
si
lamentò, portando una
fetta di torta al cioccolato al
tavolo che l’aveva chiamata. Di fianco al ragazzino era
seduto una
ragazza dai capelli rossi che le fece un sorriso innocente e
luminoso.
- Glynda
sbuffò, tornandosene dietro al bancone.
- Quel
gruppetto, composto da due fratelli gemelli, un ragazzo che sembrava
avere l’argento vivo addosso ed una ragazza rossa e
tranquilla,
veniva tutti i giorni nella caffetteria e faceva un fracasso
insopportabile. Non c’era un solo momento in cui si
divertiva con loro, non riusciva a calmarsi, stava con i muscoli
sempre tesi.
- Doveva
essere pronta a qualsiasi richiesta assurda.
- Una
volta si era presentato il biondo, Taiyang, chiedendole un cappuccino
con una serie di varianti allucinanti.
Lei
gli aveva offerto un
semplicissimo cappuccino e gli aveva intimato di non azzardarsi mai
più a fare richieste simili.
- Non
poteva dire di avere fatto amicizia con loro, non si sentiva per
niente un’amica o una confidente. Quando i ragazzini
arrivavano e
poi se ne andavano con un turbinio di grazie, scusi e arrivederci,
lei
si accasciava sul suo
sgabello e si appoggiava al bancone con la testa.
- Le
prosciugavano ogni energia.
- «Come
stai, Glynda?»
- Lei
si rizzò all’istante, coprendo lo sbadiglio con le
mani.
- «Oz!»
- Il
giovane uomo le si sedette di fianco, sorridendo. Il
suo capo e il proprietario della caffetteria dove lavorava, aveva i
capelli di un brillante grigio e un’espressione sempre
accondiscendente sul viso.
«I
ragazzi ti sfiancano, vero?»
- «Non
li sopporto proprio… guarda che casino che fanno, ma poi
solo loro
quattro! Sono dei maiali! E poi strillano, e litigano, porca miseria,
possibile che litighino sempre tutti così tanto?»
- Ozpin
la guardò e scoppiò a ridere, in un modo
così delicato e sguaiato
allo stesso tempo che ogni scintilla di stizza nei confronti di quel
gruppetto svanì.
- «I
ragazzi sono pieni di energie… proprio come te.»
- «Sono
completamente diversa da loro.»
- «Questo
è vero. Ma sei una giovane donna che ha deciso di inseguire
il
proprio sogno lavorando senza sosta. E stai facendo pratica con loro,
che sono davvero molto energici.»
- «Non
so se posso gestirli.»
- «Certo
che li gestirai… sarai un’ottima professoressa, ne
sono sicura! E verrai qui da me, mi racconterai le tue
giornate… ti
offrirò un bel caffè. O preferisci un
thè?»
la
rassicurò, sorridendo.
- Glynda
arrossì leggermente e
gonfiò le guance. Poi
ricambiò il sorriso, mettendosi in piedi.
«Vuoi
un caffè?»
gli
chiese, inclinando la testa di lato.
- Ozpin
si aggiustò gli occhiali sul naso. «Non vedo
l’ora, grazie.»
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