Capitolo 25
“Chloe, mi chiamo Chloe!”
Emma sorrise alla bambina prima di prenderle la
mano e incamminarsi verso l’accampamento.
Killian l’affiancò e la salvatrice afferrò il suo uncino, camminando così
mano nella mano.
Quando arrivarono all’accampamento, Giglio
Tigrato si sentì sollevata nel vedere che tutti stavano bene e volle sapere
qualche dettaglio dell’avventura appena vissuta.
Ci pensarono David e Snow
a metterla al corrente di quanto accaduto. Regina si precipitò immediatamente nella
tenda, dove la sua bambina era ancora sotto un incantesimo del sonno, lo stesso
che aveva usato su Emma anni addietro, quando non riuscendo a rimanere calma,
si vide costretta ad addormentarla, per la sua salute e quella di Alice, quando
ancora era nel suo grembo.
Alice subito saltò al collo di Emma, quando la
vide entrare subito dopo Regina.
“Mamma, sei tornata te stessa! Ti ricordi di me
ora vero?”
Emma l’abbracciò stretta e la baciò sulla
guancia “Non so nemmeno come abbia potuto dimenticarti. Mi dispiace tanto!” le
disse, prendendole il volto con le mani e sentendosi in colpa.
La piccola alzò le spalle “Bhe
non mi conoscevi ancora quando eri piccola. È normale che non ti ricordassi di
me!”
Emma le sorrise e se l’abbracciò ancora per un
po’ mentre guardavano Regina svegliare Roni.
La piccola non prese bene il fatto di essere
stata messa a dormire, mentre sua madre se ne andava in una missione suicida.
Regina cercò di calmarla, mentre la piccola
cercava di scappare da lei.
Emma, Killian e le
bambine quando avevano visto che le cose si stavano mettendo male, avevano
deciso di uscire per lasciare un po’ di privacy alle due.
Regina continuò nel suo intento di calmare la
piccola e farle capire la situazione “Tesoro, ho dovuto farlo. Eri troppo
agitata e dovevo andare!”
“No, non dovevi. Tu dovevi restare con me.
Quell’ombra avrebbe potuto portarti via da me. Ho visto che voleva fare del
male ad Emma. Potevi morire e andare
laggiù, in quel posto orrendo con quei mostri per sempre e diventare una di
quelle persone brutte e io non ti avrei
mai più rivista! È tutta colpa di Emma, tu non centri niente!” disse la bambina
con le lacrime agli occhi.
Regina cercò in tutti i modi di consolare la
bambina, ma la piccola era talmente arrabbiata, che aveva cominciato anche a
scalciare.
Regina si morse il labbro. Non aveva mai visto
sua figlia agire in quel modo e in quel momento ringraziava che non avesse i
poteri. Non sapeva cosa avrebbe potuto agire la sua magia, con la sua bimba in
quelle condizioni.
Regina l’afferrò da dietro, in modo tale da non
essere colpita dai piedi e da imprigionarla e abbracciarla allo stesso tempo.
La lasciò agitare e piangere finchè ne sentiva il
bisogno, senza però che rischiasse di farsi del male.
Una volta calmata, la cullò un po’ e le posò un
bacio sulla testa.
“Va meglio tesoro?” le chiese quando prese
semplicemente a singhiozzare.
“No. Sei cattiva, ti odio, vattene via!” disse
la bambina trovando nuovamente un po’ di energia per cercare di allontanare la
madre, ma questa volta Regina, non fu gentile, tanto che Roni
rimase stupita dal gesto di sua madre. Infatti a quelle parole la donna si
arrabbiò. L’afferrò bruscamente per le spalle, senza stringere troppo. La sua
intenzione non era quella di farle del male, ma di farle capire che doveva
prestarle molta attenzione.
“Ora ascoltami bene Roni.
Capisco che tu possa avere paura e che senta il bisogno di sfogarti, ma mai e
poi mai devi dirmi una cosa del genere. Sono parole bruttissime da dire e le
persone non riescono a passarci sopra come niente fosse. Capito? Ti ho parlato
molte volte del mio passato e del mio rapporto con mia madre. Io ho odiato mia
madre. L’ho odiata con tutta me stessa e sai come è finita tra di noi! Sai
anche io cosa ho fatto per odio. Quindi non osare mai più dire a me o a tuo
padre una cosa del genere. Nemmeno quando sei tanto arrabbiata. L’odio è il
sentimento più brutto che tu possa mai provare e ti porta a compiere cose
ignobili e a desiderare che la persona che odi sia morta. Ora so che non è
questo il tuo desiderio, ma non voglio mai più sentirti affermare una cosa del
genere!” disse Regina con le lacrime agli occhi.
La bambina la guardava con occhi spalancati.
“Prima di partire, avevamo spiegato a te ed
Alice a cosa si poteva andare incontro. Qualcuno di noi potrebbe anche non tornare
mai più a casa, ma lo dobbiamo fare perché è nostro compito salvare il mondo!
Non di Emma e basta. La causa di tutto questo può essere della sua magia, ma
lei ha infranto le regole a sua insaputa solo per accontentare i suoi
amici. Vuoi sapere cosa ha fatto la
prima volta che ha infranto le leggi della natura che ci ha portato a questo?”
La bambina annuì “Ha salvato la vita a tuo
padre!”
Roni
sussultò “Esatto. Robin era ormai morto. Io non ho potuto salvarlo e solo Emma
poteva e l’ho implorata di farlo. Quindi non posso tirarmi indietro, né darle
la colpa di niente. Non posso lasciarla da sola dopo quello che ha fatto. L’ho
ha fatto per me e se non fosse per lei, io non avrei mai avuto te. Quindi si,
potrei anche morire in questo viaggio, ma non posso tirarmi indietro. Lei ha
bisogno di aiuto, Killian, Snow,
David, io…tutti abbiamo bisogno di aiuto. Siamo una famiglia e come tale ci
aiutiamo a vicenda!”
“Emma mi ha detto una cosa simile quando
eravamo negli inferi. Mi ha detto che non devo avere paura di essere la
salvatrice, perché avrò sempre qualcuno ad aiutarmi. È la stessa cosa che mi
stai dicendo tu?” chiese la piccola.
Regina annuì sorridendole.
“Io ho avuto paura. Paura di morire, mamma. Non
volevo che toccasse a me affrontare quell’ombra. Mi faceva tanta paura e ho
avuto tanta paura anche per te e…”
“Lo so piccola, lo so. Anche noi abbiamo paura,
ma dobbiamo farlo per garantire il futuro a te e a Roland e a tutti i bambini
del mondo. Ora se vuoi che me ne vada, ti lascerò sola in questa tenda a riflettere
su quanto ti ho detto, ma appena vuoi, io sarò la fuori ad aspettarti!” disse
Regina alzandosi in piedi. Provò a fare qualche passo, ma si sentì cingere la
vita da dietro.
Roni
l’aveva abbracciata e non sembrava intenzionata a lasciarla andare. Regina la
prese in braccio e con la testa della bambina poggiata nell’incavo del suo
collo, raggiunse gli altri.
Snow
sorrise a Regina. Dalla tenda era facile
sentire la conversazione e tutti l’avevano sentita, nonostante ognuno cercava
di fare qualcos’altro per non intromettersi.
Regina scosse la testa quando comprese che
tutti avevano sentito.
La donna provò a mettere a terra la bambina, in
modo tale che potesse andare a giocare con Alice e Chloe,
che sembravano già diventate amiche, ma Roni non sembrò intenzionata a lasciarla andare. Andò
allora a sedersi su di un tronco vicino al fuoco insieme agli altri..
“Tutto bene?” le chiese Emma, posandole la mano
sulla spalla e accarezzando la testa di Roni. Regina
annuì per poi dire “Bene, ora che abbiamo tutto il necessario, come si
procede?”
Killian dispose davanti a se tutti gli elementi “Allora, abbiamo la polvere
di fata, la piuma sacra indiana, la squama di sirena, un pezzo di legno
appartenente alla Jolly Roger e infine quella stramaledettissima ombra!”
“Dovremmo provvedere subito a creare la
scintilla?” chiese David.
“Forse è meglio. Eviteremo di perdere uno degli
elementi durante il viaggio, oltre al fatto che non voglio portarmi dietro
quell’ombra col rischio che faccia di nuovo del male a nostra figlia!” disse Snow, guardando Emma, la quale abbassò lo sguardo. Sperava
che la storia fosse chiusa, ma sapeva che i suoi, sua madre soprattutto, non
avrebbero lasciato cadere l’argomento.
“Sai come fare love?” chiese Killian.
Emma alzò le spalle “Me lo dirà Lucas, vero?”
disse la donna guardando dentro il fuoco, dentro al quale il fantasma aveva
deciso di apparire per fare più scena, sebbene solo lei potesse vederlo.
Tutti i presenti guardarono nella sua stessa
direzione, ma di fatto videro solo fuoco.
Emma cominciò a parlare con il fantasma del
ragazzo sperduto, memorizzando la procedura per creare la scintilla, schema che
avrebbe dovuto ripetere per le prossime
volte.
La salvatrice chiuse gli occhi e si concentrò.
Non mosse un muscolo, ma si poterono
vedere i vari elementi illuminarsi e
sollevarsi da terra. Essi presero a volteggiare intorno al fuoco, prima
tranquillamente, poi sempre più forte, tanto da creare un tornado.
Killian corse dalle bambine per metterle al sicuro, con Regina che seguì il
suo esempio portandosi dietro Roni. Anche i Charmings si allontanarono per non essere coinvolti nella magia della figlia e per tenere lontani
anche gli indiani curiosi che si avvicinavano per capire cosa stesse
succedendo. Emma rimaneva seduta immobile, mentre il vento si alzava sempre di
più. Il fuoco del falò si spense, come una candelina di compleanno sulla quale si soffiava
esprimendo un desiderio.
Poi la noce di cocco si aprì facendo volare via
le due metà e liberando l’ombra, che comunque rimaneva prigioniera nella magia
della salvatrice. Lentamente gli oggetti rallentarono fino e si avvicinarono
gli uni agli altri fino a congiungersi con uno scoppio di luce.
Tutti si coprirono gli occhi e quando poterono
riaprirli, videro una sfera verde volteggiare in aria e che lentamente scese su
di Emma, che l’afferrò con la mano destra, chiudendo poi il palmo.
“Emma, ce l’hai fatta!” disse Snow felice e avvicinandosi alla figlia, la quale sorrise e
annuì.
“Tutto bene love?” chiese Killian,
il quale si preoccupava sempre quando usava la sia magia in maniera eccessiva.
“Sto benone. Ho solo una gran fame!” disse la
donna, facendo sorridere i presenti.
“Anche io!” dissero all’unisono Chloe, Alice e Roni.
Tutti appoggiarono l’idea di riempirsi gli
stomaci, dopo di che tutti decisero di organizzarsi per la partenza, sebbene
avrebbero aspettato il giorno successivo per levare l’ancora.
Erano tutti nella tenda, sempre con Killian e David che presero posto al di fuori per fare la
guardia.
Le bambine giocavano e saltellavano allegramente.
Si sentivano più tranquille al pensiero che la prima avventura era finita bene.
Roni era contenta di quale sarebbe stata la prossima
destinazione. Non vedeva l’ora di andarci.
“Sarò sincera, non so cosa pensare sulla
rinuncia di Roni dei suoi poteri. Dovrei sentirmi più
tranquilla, me se fosse stato un errore? Ma forse è meglio così, potrà vivere
una vita tranquilla!” disse Regina, guardando sua figlia che giocava
allegramente, come se tutta la paura che aveva provato, non l’avesse scalfita
minimamente.
“Io non credo che se ne siano andati. Sono
semplicemente addormentati!” disse Emma.
“Sei sicura di quello che affermi tesoro?”
chiese Snow.
“Ricordate quando ho perso i poteri baciando Killian, quando Zelena ha provato
ad affogarlo? Bhe poco dopo li riavevo di nuovo e
questo perché nessuno può privare un salvatore dei suoi poteri, se non le
forbici che ci separano dal nostro destino!” disse Emma.
“Allora come spieghi che non avverta più la
magia?” chiese Regina confusa.
“Credo che sia stata la magia stessa ad
accontentare la bambina, nascondendosi dentro di lei. Un po’ come quando vivevo
nel mondo senza magia. Io non avvertivo nessun potere, ma ce l’avevo. Deve
essere qualcosa di simile. È dormiente. Diciamo che Roni
ha fatto una magia su se stessa e se ne avrà bisogno, al momento giusto l’annullerà,
proprio come è successo a me!” disse Emma.
“Si, credo che la tua teoria sia giusta!” disse
Regina, in parte rincuorata.
Snow,
chiuso l’argomento disse “Emma, volevo parlare di quanto…”
Emma sapeva cosa stesse per chiederle sua
madre, ma ringraziò il diversivo che si venne a creare, per non parlare del suo
passato. Infatti prima che Snow potesse finire, si
sentì un lamento.
Chloe
era a terra con una smorfia di dolore e si teneva il piede.
“Cosa è successo?” chiese Regina.
“Non abbiamo fatto niente. stavamo saltando e
poi è caduta, noi non centriamo!” disse Roni in sua difesa.
“Non è niente, sono caduta!” disse Chloe, con un sorriso “Succede!” disse alzando le spalle.
Emma le si avvicinò e disse “Ti stai tenendo il
piede. Forse hai preso una storta!”
“No, no, davvero, non è niente! passerà in
fretta!” disse la bambina.
“è meglio comunque darti un’occhiata e perché
no, darti dei vestiti migliori!” disse la salvatrice, facendo apparire degli
abiti nuovi e scarpe nuove.
“Va bene per gli abiti, ma mi tengo le mie
scarpe!” disse la bambina determinata.
“Come preferisci, sembrano ancora buone, ma
controlliamo comunque il piede piccola!” disse Emma prendendo la scarpa e
sfilandogliela.
“No, non lo fare!” disse la piccola, sperando
che le venisse dato ascolto.
Emma sussultò a quello che vide e così fecero Snow e Regina.
“Non hai il piede!” disse Alice indicandogli
l’arto.
“Alice, non è carino da dire!” la rimproverò Snow.
“Tutti quanti dicono a papà che non ha la mano
e nessuno lo rimprovera!” disse la bambina incrociando le braccia.
“Non è vero che mi manca il piede, mi manca
solo la parte finale. Sono nata con una malformazione e non ho le dita dei
piedi e allora? Questo non vuol dire che sono stramba e che non possa venire
con voi! Non lasciatemi qui per favore!” disse la piccola con le lacrime agli
occhi.
Emma sorrise e diede una carezza alla bambina “Nessuno ti lascerà qui, non preoccuparti!”
disse la donna per poi osservare la scarpa “La scarpa è stata fatta apposta per
non farti zoppicare, vedo. C’è una protesi che ti aiuta con l’equilibrio vero?”
“Si, così non ho problemi a camminare, ma
comunque a volte se mi sforzo troppo fa
un po’ male, ma non è un vero e proprio problema!” disse la bambina.
“I tuoi genitori ti hanno abbandonato per
questo per caso?” chiese Emma, guardando la bambina negli occhi. “Molti bambini
vengono abbandonati perché agli occhi dei loro genitori non sono perfetti per
qualche difetto fisico. È il tuo caso?”
La bambina scosse la testa “No, i miei genitori
o meglio il mio papà mi voleva bene, anche se non me lo ricordo tantissimo, mia
mamma è morta dandomi alla luce!”
Emma la guardò negli occhi e vide che la
piccola diceva la verità. Si sentì sollevata nel sentire che non le era toccata
la sorte di molti bambini di quell’isola. Anche se non li aveva più, sapere che
almeno i suoi genitori l’avevano voluta, era un conforto che i bambini
abbandonati non potevano sognare.
La bambina infine si cambiò, e con lei anche
Alice e Roni, e tutti si misero a dormire, ma non per
tutti fu una notte di riposo.
Emma non aveva paura di chiudere gli occhi.
Quel pomeriggio Lucas, l’aveva avvisata che lui e le altre anime l’avrebbero
protetta dagli incubi durante il sonno. Fino a quel momento lo avevano
permesso, sia perché la salvatrice doveva capire la gravità della situazione,
sia perchè dovevano ancora ben capire come fare. Non
era una cosa facile e infatti non promisero niente sulle visioni, ma almeno la
notte avrebbe potuto riposare e con lei anche Roni.
Però le cinque anime, non potevano proteggerla
dai suoi demoni interiori e infatti da li a poco Emma, venne perseguitata
dall’incubo che quell’avventura gli aveva riportato alla mente.