Pillole

di Ronnie92
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Sono sempre stato contento delle critiche mossemi per il mio modo di fare "scrittura".
"Dicono  di me..." che sono uno scempio per la cultura italiana.
Sono una bruttura, uno sgorbio, che mi prendo gioco di questa magnifica tradazione letteraria, col mio modo spicciolo e insignificante di trascrivere cose insignificanti e basse almeno quanto me.

Volevo scrivere questa "epistola" per ringraziare con la penna dell'internet tutti i miei critici.
Perché nella critica trovo giovamento, tanto giovamento almeno quanto ne nutro nell'odio, nella guerra, nel dissidio, nello squallore e nell'imperfezione.

Essere una bruttura, un rifiuto, uno sgorbio è quasi motivo di vanto per me.
Soprattutto nell'ambito della scrittura.
Soprattutto nell'ambito di questa magnifica tradizione letteraria che è quella della nostra patria.

Il mio paesino, la mia nazione, l'Europa, il Mondo, non hanno bisogno di un altro scrittore che dica cose belle, alte e pregne di significato.
Non ne sono capace, ma soprattutto non ne sono degno.
Scrivere è un impegno MORALE. Almeno quanto vedere il Grande Fratello Vip.

Adoro essere maltrattato, perché nello stile ho tutte le mie pecche.
Non ho mai rispettato grammatica, punteggiatura, versi, rime, nessi e connessi.
Ho sempre sbagliato tutto perché tutta la base dettata dall'Ordine mi abbassa il sistema neuronale, me lo rende desertico.

Nessuna connessione si stabilsce dentro di me se devo rispettare l'ordine impostomi.
Per questo sono sbagliato, nato sbagliato, in un mondo giusto, di persone giuste.

Sono sbagliato se non ho l'ultimo modello, se non ho di che raccontare di cosa ho fatto nel weekend.
Sono sbagliato perché anche questo sito dice che devo scrivere di scrittura, di storie, di romanzi, di personaggi inventati.

Ma se fossi io stesso un personaggio inventato?
Non vi basta questo?
Non vi basta prendervi gioco di tutto, di tutti, dei deboli e dei forti, riempiendo schiere e schiere di file insignificanti di zombie da fiction?

"Io di risposte non ne ho..." Ma ho tantissime domande, ora e sempre.
Mi ritrovo ad essere nato negli anni 90, in quegli anni in cui, crescendo, non hai mai capito a che generazione appartieni veramente.
Se sei solo uno strascico degli anni '80, se sei solo un principio dei 2000.

Chi siamo noi?
Polvere e cenere, cenere e Polvere?

Siamo dissidi e contrapposti, brutture e insignificanze?

Non voglio dilunguarmi, anche perché ho scritto già abbastanza di cose insignificanti.
Potrebbe finire che mi fanno chiudere, e poi sarebbe tosta ripartire tutto dal principio.

In fondo, l'ignoranza è qualcosa che va costruita pian piano nel tempo.
Non fare un po' questo, non interessarsi un po' a quello, non leggere più nulla.
Crogiolarsi nei like, e piangere lacrime acide nelle critiche.

Siamo la "depressione" di una razza.
Ma la cosa migliore è che questo non frega letteralmente a nessuno.



 




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