Perfetta
«Sei
la più bella tra le mie figlie» le sussurra sua
madre, mentre le
pettina i capelli «Sei la più bella tra le mie
figlie, sei
perfetta»
Druella
Black ha la voce impastata dal vino e lo sguardo vuoto di chi sa che
suo marito non tornerà a casa stasera.
Le
accarezza il viso diafano, identico al proprio «Non
accontentarti di
nessuno che sia meno di te»
La
sala da ballo di Casa Black è gremita di ospiti e gli enormi
lampadari illuminano le figure sottostanti, gli eletti che hanno
ricevuto l'onore di essere stati ufficialmente invitati a un
ricevimento di tale importanza.
Narcissa
osserva il suo amato da sopra l'enorme scalinata di marmo e lo vede
impegnato in un animato discorso con altri giovani purosangue, solo
il meglio del meglio tra gli ospiti dei suoi genitori. Non
può fare
a meno di pensare che non esista nessuno di più bello al
mondo.
Si
è vestita con cura, sapendo che lui ci sarebbe stato.
L'abito lungo
color blu notte ha un taglio raffinato e contrasta meravigliosamente
con i capelli biondi, arricciati per l'occasione, che questa sera
sembrano brillare al pari dei gioielli costosi che indossa. Si
è
persino messa il rossetto rosso – qualsiasi cosa pur di
sembrare
più grande, qualsiasi cosa pur di farsi notare da lui. Lui
è
sempre perfetto e anche lei sarebbe diventata perfetta per lui.
Come
rampollo di una nobile e antichissima famiglia, non è di
certo a
corto di pretendenti, ma nessuna splende più della stellina
dei
Black stasera, nessuna. Tranne una
– pensa Cissy e sente le interiora annodarsi, la bile salirle
in
gola – e lei la odia, la odia, la odia.
Non riesce a
pentirsi per questo.
Quando
scende le scale, la piccola Black lo fa con il portamento di una
regina, sembra davvero più grande dei suoi diciassette anni
e sente
gli occhi di molti su di sé. Gli sguardi degli uomini le
vagano
addosso e indugiano più del dovuto, ma a lei non importa,
basta che
tra quelli ci sia anche il suo.
Non c'è.
Per
tutta la serata gli lancia sguardi di sottecchi, mentre tiene un
calice di champagne con la punta delle dita curate e cerca di non
pensare a quanto sarebbe bello poter parlare con lui, ridere insieme.
Gli avrebbe dimostrato quanto era perfetta,
quella sera.
In
molti si offrono di ballare con lei, per un po' declina gentilmente,
ma alla fine accetta la mano protesa di suo cugino Evan,
che ha i capelli color del grano, labbra sottili e occhi che le
scavano dentro. Anche lui è una preda ambita nel mondo
purosangue –
ha sentito sua madre e suo padre parlottare una volta: una delle loro
figlie avrebbe potuto sistemarsi con lui. Cissy aveva sperato
ardentemente di no; il problema non era tanto l'incesto, che anzi
avrebbe garantito la purezza dei loro figli, ma Evan non era
perfetto. Era un bel
ragazzo, raffinato, elegante, purosangue, ma non era perfetto e lei
non si sarebbe accontentata di nulla di meno della perfezione.
La scelta, alla
fine, era ricaduta su Andromeda, che aveva gettato un solo sguardo
all'avambraccio non più candido del suo promesso e aveva
deciso
immediatamente che non sarebbe mai stata sua moglie.
Suo
cugino ha venticinque anni e due occhi famelici, la stringe troppo
forte e le sorride come se riuscisse a vederle dentro, la fa sentire
nuda. Lei ricambia lo sguardo con la fierezza di una regina di
ghiaccio – lei è perfetta e
lui no.
Come osa farla sentire inferiore?
Quando il ballo
finisce, Evan la scorta fuori dalla pista, fin troppo cortese, per
poi baciarle la mano – le labbra indugiano a lungo sulle
nocche.
«Sei cresciuta bene, Cissy» mormora. Si sente
sporca solo a stare
in sua presenza e sta per congedarlo, scappare via, prima di
accorgersi che lui li sta fissando.
Il suo sorriso cessa
di essere tirato all'istante e diventa dolce come il miele:
«Bevi
qualcosa con me, Evan?» Se lui è stupito, non lo
dà a vedere.
Narcissa sente già la testa leggera per tutto lo spumante
bevuto
prima, ma si costringe a buttare giù altro liquido dorato e
a ridere
quando suo cugino fa una battuta – sente il suo
sguardo
sulla pelle e brucia di soddisfazione.
Rimane lì, a
parlare con suo cugino, a ridere sempre più forte, sempre
più
stordita dall'alcool, sempre più impaziente, sempre
più disperata
– perché, perché,
non le si avvicina? Non la vede forse?
Non è forse perfetta, lei, stasera?
Le sembra che
passino anni, ma alla fine lui si avvicina a Evan,
lo saluta.
Sono entrambi aspiranti Mangiamorte e si conoscono dai tempi di
Hogwarts; non mancano un paio di battute sulle bravate fatte a scuola
e su quanto Silente la stia rendendo sempre peggio. Lui la guarda
quasi con compassione: «Pensa che tra poco avrai finito,
tieni duro
Cissy». Il cuore di lei si stringe, ma non
sa se di gioia per
quel nomignolo affettuoso o di irritazione perché lui la
considera
ancora piccola – e non deve, lei è
perfetta per lui, come fa a
non vederlo?!
Non tiene i capelli
legati indietro, quella sera, cosa che lo rende ancora più
affascinante. Narcissa si intromette nella discussione ogni volta che
può, cercando di non risultare inopportuna o disperata.
Cerca di
rendersi più grande, riempirsi la bocca di parole che ha
sentito
solo dai suoi genitori o da Bella. Non riesce a smettere di pensare
che lui è lì perché geloso di Evan,
anche se non ha motivo di
esserlo, ovviamente. È di molto superiore a suo cugino, non
c'è
paragone nella mente da diciassettenne infatuata di Cissy. Lui sembra
ascoltarla, annuisce quando parla, le dà
importanza, non la
tratta come una bambina, come la trattano tutti. Sente di amarlo
ancora di più per quel motivo.
Non si accorge mai
di un paio di occhi che fissano il terzetto, pericolosamente
assottigliati.
Lui è palesemente
interessato, si autoconvince la mente della ragazza. Scherza con lei,
le sorride ed Evan è sempre più irrilevante, ci
sono solo loro
due... La sovrasta, ma in maniera rassicurante, non cerca d'imporsi
come farebbero molti uomini, è sicuro di sé,
pacato, perfetto.
Anche lei è sempre più affascinante, a tratti
civettuola, non
riesce a non sbattere le ciglia, non riesce a non ridere, forse un
po' troppo forte. Alla fine le chiede di ballare. Narcissa accetta
con tutta la cortesia purosangue di cui è capace, quando
invece non
vorrebbe fare altro che saltargli al collo e stringerlo forte e
baciarlo e... I suoi pensieri prendono una piega inaccettabile per
una giovane donna di buona famiglia e deve controllarsi – avrà
tempo per le sue fantasie proibite più tardi, nel suo letto,
e avrà
tempo di soddisfarle appieno per tutta una vita, deve solo giocare
bene le sue carte.
Non nota il
luccichio negli occhi del suo amato, che sembra sapere esattamente
ciò che
le passa per la testa.
Quando
finalmente ballano insieme, Cissy sente il suo cuore esplodere di
gioia; lui la prende per la vita con delicatezza e la stringe, ma non
abbastanza da farle male, e quando le fa fare una giravolta
è sicura
di amare quelle mani. No, in realtà è sicura di
amare tutto di lui,
dagli occhi fieri al portamento aristocratico. Lo adora,
perché è
perfetto. Si ripete che non stonerebbero affatto, l'uno accanto
all'altra.
Continuano
per due, tre, quattro balli – l'ultimo è un valzer
e Cissy tocca
il cielo con un dito mentre annega nei suoi occhi. Stanno dando bella
mostra di loro stessi, a ballare in quel modo, lo sa benissimo. Ma
è solo invidia, è tutta invidia
– le serpi vestite a festa
mascherano la loro verde invidia dietro sorrisetti di scherno e
occhiate ammiccanti, come se tutti sapessero qualcosa che lei non sa.
Ma è lei a saperne più di loro, pensa.
È lei che tutti invidiano.
Nessuno può toglierle questa gioia. Nessuno
tranne...
Ma no, non è possibile. Questo ballo in sé
smentisce qualsiasi
voce, qualsiasi dubbio di Cissy: lui non ha occhi che per lei,
è
palese.
È
anche per questo che non capisce la furia di sua madre quando tornano
indietro insieme, a braccetto. Sono perfetti
insieme,
perché sua madre non lo vede?
«Madame Black»
fa
un baciamano perfetto a sua madre, mentre Cissy sorride radiosa e
pensa che niente e nessuno al mondo è più felice
di lei.
«Buonasera»
il tono è gelido. Narcissa non coglie, o forse si rifiuta di
cogliere, non capisce perché sua madre, simile ad una
sentinella in
quel momento, sembra così seccata.
«Mi duole
disturbarvi, ma avrei bisogno di parlare con mia figlia»
Druella non
aspetta nemmeno l'assenso del suo accompagnatore per afferrarle un
polso e praticamente trascinarla via. Non ha mai visto sua madre
agire in quel modo, dare spettacolo così – sente
i sussurri
degli astanti, le vipere imbellettate. Si volta indietro,
come
per scusarsi con lo sguardo con il suo amato e chiedergli di
aspettarla, ma lui non c'è già più.
Sua madre non è mai
stata violenta e Cissy non ha mai avuto paura di lei – almeno
fino
ad adesso. La spinge dentro un salottino del secondo piano, con la
carta da parati bordeaux e con quadri di antenati Black non
particolarmente importanti appesi alle pareti. Druella ha assunto le
sembianze di una delle tre Furie, i suoi occhi mandano lampi e sembra
volerla polverizzare.
«Cosa credevi di
fare?» le sibila contro.
«In che
senso?»
Sua madre è esattamente come tutti gli altri – non
vede, non
capisce.
«Nel senso che non
voglio che tu dia mai più spettacolo in un modo simile!
Ballare in
maniera così indecente e con chi, poi!» Questo non
è da sua madre,
che ha sempre elogiato e apprezzato la famiglia del suo amore.
«Con chi?»
ripete
Cissy, infatti, in tono piccato – possono insultare
chiunque
davanti a lei, ma non lui. Neanche sua madre deve permettersi.
«Se non sbaglio siete voi a lodare lui e la sua famiglia in
continuazione! Non fate altro che ripetere a me e a Bella che
è un
ragazzo eccezionale. Vi sto facendo un favore, soprattutto
dopo...»
La voce diventa sempre più flebile, fino a scomparire.
C'è un
silenzio pesante nell'aria. Andromeda era scappata di casa un anno
prima e il disonore era stato enorme. I sussurri, le battutine, gli
sguardi di compassione o di fredda goduria li seguivano ancora. Quel
ballo era la prima festa in casa Black da molto tempo, un'occasione
per dimostrare al mondo che erano ancora in piedi.
«È
esattamente per
quello che ci ha fatto quella disgraziata di Andromeda» la
voce di
sua madre assume una sfumatura pericolosa quando sputa il nome di
quella che una volta era sua figlia «che tu non ti puoi
permettere
di mettere in imbarazzo la tua famiglia! E poi...» Sembra far
fatica
ad ammetterlo, ma alla fine riesce a dire «E poi non voglio
che
quell'uomo ti si avvicini».
«Io non vi capisco!
È un ottimo partito e a me piace così
tanto» la sfumatura nella
voce di Narcissa diventa lamentosa – si odia per questo: non
può
fare la bambina se vuole essere perfetta, degna di lui.
Sua madre sembra
stupita, la guarda in modo strano. «Lo è,
infatti» pronuncia
queste parole come se la figlia fosse impazzita.
«Allora non capisco
qual è il problema!» Le due donne si scrutano come
se l'altra non
riuscisse proprio a capire l'ovvio. La più giovane delle
Black,
però, inizia a nutrire un bruttissimo presagio e un lungo
brivido
freddo le attraversa la schiena.
A sorpresa, sua
madre sospira: «Oh, figlia mia, non ti credevo
così cieca!» Il
brutto presentimento si intensifica, il cuore di Narcissa si fa
pesante e al contempo inizia a battere più forte. «Il
tuo amore
ha occhi solo per tua sorella; tuo padre e suo padre sono
già in
fase di trattative, nonostante l'onta di Andromeda. Non ti
permetterò
di boicottarle» il suo tono è più
dolce, ora, ma la fermezza di
fondo rimane.
Sua figlia, però,
non l'ascolta già più: è sbiancata e
immobile, come pietrificata.
«Non è vero» sussurra – non
è possibile che lui preferisca
Bellatrix. Narcissa è perfetta, loro due insieme sarebbero
perfetti.
«Cissy...»
«Non è
possibile,
non è vero! Perché mi mentite
così, madre?» Sembra che le
abbiano rovesciato in testa un catino d'acqua gelida, pare un
uccellino che cerca riparo dalla tempesta, Narcissa, mentre fissa la
madre con gli occhi lucidi di chi sa di negare il vero.
«Non essere
sciocca, Narcissa».
«A lui piaccio io!
Venite, chiedeteglielo pure se volete, vi farò vedere, ve lo
dimostrerò! Io e lui siamo perfetti. Me l'avete detto voi,
no? Devo
accontentarmi solo della perfezione».
Se sua madre è
colpita, non lo dà a vedere. Si limita a un freddo, quasi
sprezzante: «Io credo che sia perfetto per tua sorella
invece».
Parla di Bellatrix
come se non fosse sua figlia. Narcissa non ha mai capito
perché, tra
sua madre e Bella c'è sempre stata tensione, ma nell'ultimo
periodo
sembra aver raggiunto picchi estremi. Nessuno ne parla mai con lei,
però. Prima era Andromeda a spiegarle i piccoli dettagli che
non
riusciva a cogliere, ma ora più che mai sembrava che tutto
le
venisse taciuto, che fosse sempre all'oscuro delle dinamiche che
muovevano l'Antichissima Casata dei Black. Si ripeteva che era solo
perché la ritenevano troppo piccola, che poi le cose
sarebbero
cambiate, ma man mano che il tempo passava si rendeva conto che le
sue sorelle, alla sua età, le avevano sempre dato
l'impressione di
sapere tutto.
Li detestava per
questo – Bellatrix, perfida com'era, godeva nel vederla persa
e in
svantaggio e sua madre l'aveva sempre trattata come una bambina.
Entrambe giocavano con lei come se fosse stata una bambola
–
pallida, perfetta porcellana, che ricordava a Druella tutto
ciò
che non era stata e a Bellatrix tutto ciò che non sarebbe
mai potuta
essere.
Narcissa si dirige
verso il salone principale, sua madre alle calcagna. Ha intenzione di
dimostrare, sia a lei che a sua sorella, che questa volta avrebbe
vinto lei, che aveva sopportato per anni, ma l'unica volta che
contava davvero sarebbe stata lei a prevalere, non Bella.
Le due sorelle Black
rimaste non avevano mai avuto un rapporto idilliaco, erano entrambe
state più legate ad Andromeda, l'unica veramente equilibrata
delle
tre – erano entrambe altezzose, arroganti e sempre
in
competizione. Avevano bisogno che la terza si annullasse
completamente a loro favore per poterla amare.
Anni dopo, davanti
alla tomba di una delle sue sorelle e lo sguardo dell'altra, incapace
di perdonarle persino in quel momento, Narcissa avrebbe finalmente
capito che erano state loro a scacciare Andromeda – l'avevano
oppressa, schiacciata, annullata nella loro faida.
Andromeda non era
mai stata se stessa: si trasformava a turno nell'incoraggiamento di
Cissy di fronte di una sorella maggiore che cercava in tutti i modi
di screditarla, e nell'affetto di una madre assente che sembrava
amare solo la sua terzogenita – le mani ferme sulle spalle di
Narcissa o una carezza sulla guancia di Bellatrix. Loro se ne erano
nutrite avidamente ed erano cresciute nel loro stesso orgoglio, mai
curandosi di ricambiare – avevano bevuto
Andromeda fino
all'ultima goccia e l'avevano abbandonata, troppo impegnate ad
ammirare i loro stessi riflessi nei suoi occhi sempre più
vuoti per
accorgersi che il resto di lei stava marcendo.
Ma la Narcissa
diciassettenne, frivola e vanitosa, non ci sarebbe mai arrivata.
La Narcissa
diciassettenne può solo cercare con lo sguardo il suo amato
e morire
dentro quando lo vede accanto a sua sorella. Per tutta la sera,
Bellatrix le aveva fatto la cortesia di volatilizzarsi nel nulla,
erano ore che non si faceva vedere – solo per farsi
venire a
cercare.
Narcissa –
ingenua, sciocca, piccola Narcissa –
può soltanto
avvicinarsi e interrompere la conversazione tra i due con un flebile
«Eccomi tornata».
Lui si volta verso
di lei, ma adesso le sembra diverso, non è più il
ragazzo pacato,
composto, perfetto che l'ha fatta ballare. Appena
Bellatrix si
palesa, lo sguardo nei suoi occhi diventa famelico, si perde ad
ammirarla come un predatore scruta la preda – ad un
tratto hanno
gli stessi occhi, la stessa aria pericolosa e oscura che a Narcissa
mette i brividi.
Le sorride di nuovo,
ma adesso le sue labbra assomigliano a quelle di Evan e sembrano
trasudare compiacimento – alcune persone in sala stanno
osservando
la scena di sottecchi, attente a non farsi notare, e lui sembra
godere nell'essere al centro dell'attenzione.
È sua madre che
rompe il silenzio, rivolgendosi alla sua primogenita con un freddo:
«Dove ti eri cacciata?» Come al solito non sembra
neanche che sia
sua figlia, sangue del suo sangue.
Bellatrix accenna
soltanto un sorrisetto, gli occhi scuri le brillano di sadica gioia:
«Ma madre, sono sempre stata qui»
Pian piano, il
freddo si insinua sotto la pelle di Narcissa. Sono sempre
stata
qui.
Sua sorella ha
ereditato i tratti nobili e severi dei Black, è avvolta in
una veste
di pizzo nero che la fascia e la valorizza. Sembra il peccato fatto
persona e riesce a uguagliare la sorellina in quanto a bellezza
–
Bellatrix ha sempre dovuto dimostrare di poter brillare
più di
lei.
Con enorme sgomento
della piccola di casa Black, ci riesce benissimo. I suoi
occhi
sono tutti per Bella, sembrano volerla spogliare lì, adesso,
per
possederla fino all'alba, incurante di tutto e tutti. È
palese
quanto la desideri.
È
sbagliato, è tutto sbagliato! Come fa a non capire che
Bellatrix,
per quanto ammaliante, non è perfetta?
Il sorriso del suo
amato è la fotocopia di quello di sua sorella, ora e persino
Madame
Black sembra accorgersene, perché si rivolge al giovane con
parole
affilate, pienamente consapevole di come tenga in pugno entrambe le
sue ragazze: «Ti stai divertendo, stasera, Rodolphus?»
«Oh, moltissimo,
signora Black» L'astio che sprizza dal viso di Druella si
intensifica, mentre il sorriso sul volto del ragazzo si allarga.
Rodolphus Lestrange
ha ventiquattro anni, la voce di velluto e gli occhi di un lupo.
Nasconde il richiamo della foresta dietro a sorrisi cortesi –
socialmente, la scelta migliore per lui sarebbe Narcissa, ma non si
accontenterà di nessuna al di fuori di Bellatrix.
Più Cissy li
guarda, più sente l'odio ribollire dentro di lei e per un
istante
pensa che sarebbe così facile sfoderare la bacchetta e
affatturare
sua sorella. Vorrebbe solo farle a pezzi le ossa, tagliarle la testa
e appenderla di fianco a quelle degli Elfi Domestici di zia Walburga,
scioglierle il corpo – oscuro, attraente, Black –
nell'acido. Non conosce neanche un incantesimo per fare queste cose,
ma sarebbe pronta a saltarle addosso alla babbana, a distruggerla con
le sue stesse mani.
Conoscendola,
Bellatrix riderebbe fino alla fine. Neanche la morte riuscirebbe a
scalfire quel sorrisetto fastidiosissimo – ma
l'idea di lei con
le labbra insanguinate e i denti spaccati fa stare meglio Narcissa,
anche se solo per un istante.
Ci mette un attimo
per capire che il suo amore stava soltanto cercando di catturare
l'attenzione di sua sorella, ma la realizzazione la distrugge.
«Con permesso,
Madame Black, Cissy» Tenendo Bella per la
vita, il giovane
Lestrange la conduce verso il centro della sala, proprio mentre il
direttore d'orchestra sventola la bacchetta e gli strumenti incantati
intonano una contraddanza.
La maggiore delle
sorelle Black si stringe a Rodolphus, come per rimarcare il suo
possesso – Narcissa è in frantumi, ma
parte di quei cocci
godono nel sapere che Bellatrix è stata gelosa di lei, anche
se solo
per un attimo.
«Sei
la più bella tra le mie figlie» sua madre
è dietro di lei, la
guarda negli occhi attraverso l'enorme specchio dalla cornice dorata.
Per un istante sembrano quasi la stessa persona, sdoppiata.
Narcissa
è in piedi, ritta nel suo abito da damigella di seta lilla,
ed è
davvero bellissima. Sua madre le aggiusta l'ultima forcina nei
capelli. «Attenzione a non far sfigurare la sposa»
aggiunge, la
voce carica di veleno. In tutto questo tempo, ancora non è
riuscita
a capire come mai sua madre detesti Bellatrix.
Cissy
è già di fianco all'altare quando sua sorella
entra in chiesa. Ha
sempre creduto che Bellatrix vestita di bianco non sarebbe riuscita a
togliere il fiato, che non fosse proprio il suo colore.
Aveva
sperato, si era davvero illusa, di riuscire a essere più
bella di
sua sorella, il giorno del suo matrimonio. Sarebbe stata una
magra rivincita.
Ma
mentre la vede avanzare verso l'altare – verso
Rodolphus –
non può far altro che pensare a quanto le piacerebbe
macchiare tutto
quel candore di sangue.
Rodolphus
è perfetto, ma anche Bellatrix lo è. Sono
perfetti insieme.
E
lei li odia, li odia entrambi.
Evan
Rosier, Mangiamorte, imparentato con Druella Rosier, madre delle
sorelle Black.
Note
dell'autrice:
Eccomi
tornata a parlare della famiglia più disfunzionale del Mondo
Magico,
signori e signore, ecco a voi i Black!
Da
dove cominciare?
Una
delle grandi cause dei disturbi delle piccole Black è
proprio la
madre, Druella, intrappolata in un matrimonio vuoto e frustrante, con
un marito disattento e due figlie maggiori che gli assomigliano
troppo. Voglio farvi notare, infatti, che all'inizio Druella non
sopporta Bella per il puro e semplicissimo motivo che assomiglia a
Cygnus ed è “troppo Black”. Questo
però peggiora solo le cose,
perché Bella assume per ripicca anche il carattere dei Black, peggiorando ancora di più
l'astio della
madre e tutto questo diventa un circolo vizioso.
Narcissa
è invece amata solo perché la fotocopia della
madre – può ancora
diventare ciò che Druella non è stata. In
più, viene trattata come
una bambina da quest'ultima proprio perché è
l'unica che Druella
vuole davvero proteggere dal sudiciume dei Black – e solo
perché
vede in lei un riflesso di se stessa.
Bellatrix
è ovviamente gelosa di questo amore e tra le due si instaura
una
competizione per chi “brilla” di più;
spoiler: essendo molto più
forte, caratterialmente parlando (ma non solo), della sorella minore,
Bellatrix vince sempre.
Andromeda,
poverina, si divide tra le due sorelle, le ama entrambe e cerca di
tenerle entrambe contente, dando ad ognuna quello che le manca, senza
mai chiedere nulla in cambio. Non è mai stata davvero
detestata da
Druella, ma neanche amata, è sempre lì nel mezzo;
questo la rende
l'unica equilibrata e l'unica capace davvero di amare
incondizionatamente.
Al
contrario e ci tengo a precisarlo, Bellatrix e Narcissa sono due
egoiste montate.
Sono
entrambe marce e corrotte, e sono capaci di amare la sorella solo
“consumandola”. Stanca di questo inferno, Meda fa
l'unica cosa
possibile e le abbandona.
Infine
il peggiore di tutti, Rodolphus è un sepolcro imbiancato:
all'interno è feroce, selvaggio, bramoso, ma al contrario di
Bellatrix (che comunque ha capito di che pasta è fatto e lo
desidera
proprio per questo) sa nascondersi dietro una maschera di
formalità
e cortesia, che strega Narcissa. Lui si accorge di
ciò e
cerca di sfruttarla a suo vantaggio per conquistare Bellatrix, che ci
casca a sua volta come una pera: Rod si accorge dell'orgoglio dei
Black e la prende per il naso, la manipola in modo che lei creda di
desiderarlo, quando in realtà non vuole semplicemente essere
seconda
alla sorella.