Sangue d'acciaio

di CHAOSevangeline
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Partecipante alla seconda edizione di 4 Days Angst & Noir indetta da La Torre di Carta.
Prompt: 29. Tenere una pistola tra le mani e puntarla contro qualcuno




Sangue d'acciaio



Una pistola è pesante. È pesante per la canna di metallo, per l’impugnatura, per il tamburo e per la sicura. Una pistola è pesante sul cuore di chi la tiene, se quel qualcuno è ancora umano.
Mihael tiene le dita guantate strette intorno la presa, salde. Dentro la pelle scura che gli fascia le dita, queste sbiancano, ma Mihael non ha paura.
Ha in mano una pistola, la punta della canna contro la fronte di un uomo e non prova niente.
È sicuro di fronte a quel corpo legato, che non può reagire. È sicuro di voler sparare, che deve farlo, di fronte a tutto il terrore della vittima.
Quell’uomo ha tradito la sua famiglia, merita la morte.
Mentre lo guarda Mihael pensa, gli occhi brillanti di un bagliore folle, che vorrebbe sentire qualcosa. Una scossa.
E Mihael cala su di lui come una scure, premendo il grilletto. Vede il sangue sul muro e pensa che chiunque avrebbe provato l’istinto di reprimere un conato di vomito, ma non lui. Non prova disgusto per quel liquido denso. Le pupille dilatate degli occhi azzurri, adrenalina pura, non tradiscono un’emozione.
Sembra quasi che stia vivendo un sogno, che si stia guardando da fuori.
Mihael si sta osservando e non si giudica, non si biasima.
Non crede che un ragazzo di diciassette anni come lui avrebbe meritato di meglio. Non crede che quel cervello spappolato sulla parete sia più di quello che può sopportare. È stato abbandonato da sua madre, lui, è cresciuto in un orfanotrofio. È solo al mondo. Togliere la vita ad un uomo non lo renderà più triste, più solo, più diverso ancora.
Non sta soffrendo, non si pente, e soffre nel rendersi conto di questo: che non è normale.
Pensa solo, Mihael, che è buffo.
È buffo essere un guscio vuoto, è buffo non aver ucciso in preda alla furia, suo peccato capitale, ma con lucidità. Come un assassino.
Si sente ancora come prima di scendere in quel bunker sotterraneo: tranquillo.
Pensa ai passi sulle scale di metallo e non ricorda di aver provato paura.
Andava fatto e lui l’ha fatto.
Calpestare per uno scopo, uccidere per sopravvivere.
O me o lui e maledizione, Mihael è egoista e preferisce se stesso.
Ride, anche, il braccio che cade lungo il fianco.
Penseranno che sia pazzo e forse, solo forse, lo è.
Forse è pazzo, forse è un animale, forse è un mostro.
Perché Mihael Keehl, diciassette anni, una pistola in mano e un uomo morto di fronte a sé, non prova nulla.




 
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I miei ultimi tentativi di scrittura completi su Death Note risalgono a qualcosa come nove anni fa e sono così imbarazzanti che questa flash, scritta per la corsa di quattro giorni a cui sto partecipando, può non essere perfetta ma non passibile di vergogna.
Mi sono calata un po' nei panni di Mello, perché nel suo essere un tantinello squinternato mi ha sempre affascinata tantissimo.
Non mi dilungo troppo, anche perchè devo passare a pubblicare un'altra flash sempre su Death Note.
Mi auguro intanto che questa breve storia possa esservi piaciuta e che vogliate dirmi cosa ne pensate!




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