La
mia vita è finita. O meglio, il mondo come lo conoscevo
è finito.
Mi
passo una mano sopra gli occhi e impreco sottovoce, cercando di
seguire i passi dell'infermiera che mi sta accompagnando alla
reception.
“Aspetti
un attimo qui, vado a cercare il suo aiutante”, dice la
ragazza
prima di allontanarsi, lasciandomi seduto nella sala d'attesa.
Sospiro
appoggiando la testa contro la parete e aprendo gli occhi, ma tutto
ciò che vedo è nero.
Ricordo
le parole del mio medico: “mi dispiace informarla che
c'è un
cinquanta percento di possibilità che lei non torni a
vedere. La
bruciatura è stata notevole e abbiamo cercato di fare il
possibile
per impedire che peggiorasse. In questi prossimi giorni sapremo se
l'operazione è stata un successo. Le assegneremo qualcuno
che lo
aiuti in casa e fuori fino a quando non sapremo con certezza l'esito
dell'operazione.”
Questa
volta impreco a voce alta, fregandomene di chi possa esserci nelle
vicinanze e possa guardarmi male; io di sicuro non me ne renderei
conto.
“Se
vuole fare lo scaricatore di porto, lo faccia quando non ci sono
persone in giro, soprattutto bambini”, sento qualcuno dire al
mio
fianco.
“Mi
scusi, la prossima volta mi guarderò intorno. Oh, aspetti,
non ci
vedo nulla”, replico seccato girando la testa verso il nuovo
arrivato.
“Il
suo udito dovrebbe aiutarla a sentire ciò che capita nelle
sue
vicinanze”, dice imperterrita la persona.
“Senti,
non sono in vena di sentirmi fare una predica da un deficiente,
okay?”
“Scusa,
ma prima o poi avresti dovuto sentirla.”
Lo
guardo confuso, o almeno, spero di lasciargli capire che sono
perplesso dalle sue parole con le sopracciglia. La benda non mi aiuta
ad esprimermi.
“Hai
ragione, non mi sono presentato.” Lo sento prendermi la mano
e
stringermela. “Io sono Park Jimin e sarò il tuo
aiutante fin
quando non tornerai a vedere.”
“Mi
hanno affidato ad una piattola?”
“Mi
era stato detto che avrei dovuto aiutare un ragazzo poco più
grande
di me e quindi devo portarti rispetto, ma credo non lo
farò.”
“Tu
lo farai ecco…”
“Come
ti chiami?” Mi interrompe bruscamente.
“Presumo
te lo abbiano già detto.”
“Sì,
ma voglio sentirlo dire da te.”
“Sei
sempre così stressante?”
“Sì.
Quindi come ti chiami?”
“Sono
Min Yoongi e, se sei più piccolo di me, mi porterai
rispetto.”
“Se
tu lo farai con me.”
“D'accordo.”
“Affare
fatto allora”, dice con tono vittorioso prima di tirarmi su
con la
forza e cominciare a trascinarmi.
“Dove
andiamo?” Domando cercando di tenere il suo passo e non
inciampare.
“A
conoscere il mondo”, risponde semplicemente lui.
Il
suo “conoscere il mondo” si è rivelato
portarmi ad un parco e
farmi sedere su una panchina mentre mi descriveva ciò che
accadeva
attorno a noi.
A
lui non l'ho detto, ma ammetto di essermi immaginato tutto quello che
veniva raccontato, perfino il cielo che, secondo le sue parole, era
nuvoloso con sprazzi di luce ogni volta che il sole spuntava da
dietro le nuvole. Un po' come il mio umore, insomma.
Dopo
il parco mi ha portato a casa mia e dopo avermi sdraiato a letto,
è
sparito dalla mia stanza ma sento i suoi passi che percorrono in
lungo e in largo l'appartamento mentre borbotta qualcosa tra
sé e
sé.
“Eccomi
qui”, mi informa dopo quella che mi sembra
un'eternità.
“Era
ora”, commento solamente.
“Sono
stato lontano solo dieci minuti.”
“Scusami,
la prossima volta guarderò meglio l'orologio.”
“Che
deficiente che sei.”
“Ma
che bello il tuo lavoro. Prendi in giro sempre i tuoi
'pazienti’?”
“Certo”,
dice lui alla mia destra prima di sentire il materasso abbassarsi.
“Che
stai facendo?” Domando girandomi verso di lui, cercando di
mantenerlo distante.
“Calma
i tuoi bollenti spiriti, non voglio approfittarmi di te”,
ribatte
prima di sentirlo mormorare qualcosa, troppo basso per me da captare.
“Quindi?”
“Sai
com’era fatta casa tua?”
“Certo,
ci abito”, rispondo, non capendo dove voglia andare a parare.
“E
non alzare gli occhi al cielo!”
“Come
fai a sapere che lo stavo facendo?”
“Sei
prevedibile. E non cambiare discorso!”
“Dicevo…
Il tuo appartamento era 'pericoloso’ per te. Avevi molti
ostacoli
sparsi sul tuo cammino; ho dovuto toglierli. Poi vedrò come
fare per
gli armadi.”
“Oh,
giusto”, commento, sentendo le guance riscaldarsi. Ci mancava
solo
che facessi la figura dello scemo.
“Tranquillo,
è normale non pensarci subito. È una nuova
situazione per te,
perciò devi abituarti”, mormora lui. Dal suo tono
riesco a capire
che sta sorridendo.
“E
ora…”
“Ora
possiamo conoscerci meglio. Cioè, se dobbiamo passare tutto
il
giorno insieme, almeno dobbiamo sapere le basi.”
In
effetti, c'è una cosa che mi preme sapere riguardo a lui,
quindi ne
approfitto per chiederglielo.
“Come
sei fisicamente?” Domando a bassa voce, quasi vergognandomi
perché
è così strano chiedere questa cosa.
Lui
però non risponde. Almeno, non a parole. Mi prende le mani e
le posa
su una superficie morbida e leggermente calda. Inarco un
sopracciglio, cercando di capire cosa mi stia facendo toccare.
“Queste
sono le mie guance. Cerca di farti un'immagine mia usando il tatto.
Se qualcosa è sbagliato o non lo riesci a capire, ti
correggo io”,
commenta Jimin.
Comincio
quindi a muovere le mani delicatamente sul suo viso, delineando i
suoi tratti e riproducendoli nella mia mente.
Ha
un viso rotondo ma non in maniera esagerata, piuttosto direi giusta
per come me lo sono immaginato. Le guance sono morbide e mi domando
quanti anni abbia. Sposto le mani sul naso, ben proporzionato al
viso. Gli occhi sono piccoli anche se di certo non tanto quanto i
miei.
Faccio
scivolare la mano verso il basso e mi fermo su quelle che dovrebbero
essere le sue labbra e queste sono piene e morbide. Dalla bocca passo
ai capelli, pettinati in un taglio corto e ordinato, con la frangia,
e così soffici che mi fanno pensato ad una nuvola di cotone.
“I
tuoi capelli sono neri? E gli occhi?”
“Gli
occhi sono marroni scuri, quasi neri e i capelli biondi.”
“Biondi?
Perché?”
“Mi
piace tingerli. La settimana scorsa li avevo rosa”, risponde
con un
tono divertito.
“Sei
ben strano… E quanti anni hai?” Chiedo togliendo
le mani dal suo
viso e poggiandole sulle mie ginocchia.
“Ne
ho ventidue.”
“Non
dovresti essere a studiare? Alla tua età lo
facevo…”
“Guarda
che quei tre anni in più che hai non ti rendono
più vecchio di me
di una generazione. E sì, dovrei essere a studiare, ma sono
in pausa
primaverile, perciò mi sono trovato un lavoretto. Tu invece
lavori?”
“Sì”,
rispondo in maniera secca.
“Dove?
Cosa fai?”
Non
so perché, ma mi immagino Jimin con lo sguardo da cagnolino
che
aspetta una mia risposta. Sospiro prima di parlargli.
“Sono
un compositore.”
“Allora
sei qualcuno di importante!” Esclama battendo le mani.
“Nah,
c'è gente più importante di me. Lavoro per
un'agenzia non tanto
grande quindi non in molti mi conoscono”, aggiungo
prontamente,
cercando di spiegargli bene la situazione.
“Okay…
Adesso sei in ferie?”
“Purtroppo
sì. Non posso fare molto se non vedo la tastiera o riuscire
a
scrivere…”
“Be’,
ma adesso hai me. E sono sicuro riusciresti a suonare la tastiera
anche ad occhi bendati.”
“Grazie
della fiducia e della proposta. Ci penserò su,
d'accordo?”
E
nuovamente riesco ad immaginarmi la sua espressione tutta contenta
dopo avergli detto queste cose. È incredibile come qualche
ora fa
non lo sopportassi e ora mi sembri un bravo e serio ragazzo.
“C'è
un gradino davanti a te, non tanto alto ma abbastanza largo”,
mi
avvisa Jimin tenendomi per il braccio sinistro.
Oggi
aveva voglia di andare in giro, io no, o almeno non con la benda in
bella vista, perciò mi ha fatto indossare con la forza degli
occhiali da sole, un cappellino e la mascherina a coprire la bocca e
il naso. Non so dove mi abbia portato, ma dalle urla dei bambini opto
per un parco giochi.
“Spiegami
perché siamo venuti qui?” Poggio il piede dove
penso sia il
gradino ma devo aver sbagliato i miei calcoli perché rischio
di
cadere a terra se non fosse per la presa di Jimin sul mio braccio.
“Per
vederti fare qualche figuraccia”, lo sento rispondere con
difficoltà, come se si stesse trattenendo dal ridere.
“Certo
che sei un imbecille.”
“Che
amore che sei! Le ragazze cadranno ai tuoi piedi con il tuo carattere
da duro… se prima non cadi tu”, aggiunge dopo
qualche istante
prima di scoppiare a ridere.
“Anche
spiritoso”, commento digrignando i denti, dandogli uno
scappellotto.
“Volevo
solo sentirti ridere, dato che sei sempre così
serio.” L'altra sua
mano si posa sulla mia schiena per guidarmi sugli scalini.
“Sempre
così diret…” non finisco la frase che
qualcuno mi interrompe.
“Jimin!
È incredibile come da una settimana ti stia cercando e oggi,
all'improvviso, ti trovo al parco con… È il tuo
ragazzo?” Sento
domandare dalla voce grave della persona e questa volta scoppio a
ridere; immagino come sia contento Jimin che finalmente non sia
serio.
Il
mio aiutante mi dà un pizzicotto sul fianco. “Lui
è Yoongi e devo
far…”
“Deve
farmi da badante perché al momento non ci vedo
nulla”, chiarisco
subito la situazione prima che il conoscente di Jimin si faccia delle
idee sbagliate.
“Oh.
Io sono Taehyung, amico di questo qui, piacere di
conoscerti”,
commenta il ragazzo.
Chino
leggermente il capo e torno a cercare il braccio di Jimin che deve
avermi lasciato andare poco fa. Appena trovo la sua mano la posiziono
sul mio avambraccio e sento una esclamazione di sorpresa davanti a
me.
“Tutto
bene?”
“Come
facevi a sapere dove si trovava la sua mano?” Domanda di
rimando
Taehyung, parecchio sorpreso dal mio gesto.
“Mi
sono già fatto un'idea sulla sua altezza e sapevo anche che
si
trovava al mio fianco. E so anche che ha una mano piccola rispetto
alla mia, quindi me lo sono immaginato”, rispondo
prontamente,
cercando di dare una spiegazione logica quando in realtà
è stato un
gesto istintivo.
“Wow…
Pensavo che Jimin avesse finalmente trovato la sua anima
gemella”,
commenta.
Sento
Jimin ridere nervosamente e me lo immagino con le guance rosse per
l'imbarazzo. La vista deve essere qualcosa di adorabile.
“Adorabile??”
Penso rivolgendo un sorrisetto a Taehyung.
“Be',
devo andare ora, Jungkook mi aspetta per un appuntamento. Ah Jiminie,
quando volete entrambi potete venire al mare con me e
Kookie… Fammi
sapere, okay? Ciao”, dice il ragazzo mentre si allontana da
noi.
“Simpatico”,
mormoro riprendendo a camminare.
“Già…
È il mio migliore amico dalle medie, conosce tutto di me. E
il suo
ragazzo è altrettanto buono", dice mentre mi guida per il
parco.
“Dai,
cammina più in fretta, altrimenti arriviamo in
ritardo”, incita
Jimin mentre tira dalla mia mano e accelera il passo.
“Ti
sei dimenticato che non vedo nulla?” Borbotto cercando di
raggiungerlo per farlo smettere di tirare la mano che comincia a
farmi male.
“Oh…”
Si ferma tutto ad un tratto, facendomi andare a sbattere contro la
sua schiena. Mi massaggio il naso e lo sento riprendere a parlare.
“Scusa, non volevo…” Mormora
accarezzandomi la fronte e i
capelli.
“Lo
dico al tuo capo appena lo vedo”, scherzo riprendendo a
camminare
con lui che mi segue.
Lo
sento prendermi la mano e il mio cuore perde un battito.
“È che mi
piace trattarti come se fossimo amici che si conoscono da
anni.”
Spero
di non stare arrossendo, ma il calore che sento alle guance potrebbe
indicare l'opposto. “Dai, meglio se andiamo da Taehyung e il
suo
ragazzo. Non voglio si facciano una brutta impressione di me.”
Sento
come la sua presa attorno alla mia mano si rafforza e sorrido
lievemente, cercando di ignorare lo sfarfallio che sento allo
stomaco.
“Ehilà
hyung”, esclama una voce diversa da quella di Taehyung e
presumo
sia del suo ragazzo.
“Kookie!
Come va?”
“Io
tutto bene… Lui deve essere il ragazzo di cui Taehyung ha
parlato
ieri.”
“Sono
Yoongi, piacere", dico chinando il capo.
“Io
sono Jungkook, il ragazzo di Tae.”
“Be’,
direi che possiamo andare…” Mormora Jimin.
“La
montagna russa ci aspetta!” Esclama eccitato Taehyung.
“Cominciamo
con qualcosa di leggero, eh…” Commenta quello che,
se ho ben
capito, è il più piccolo tra noi.
Non
sono mai stato un amante delle montagne russe, quindi figuriamoci ora
che non vedo nulla ma sento più di prima. Evito
però di dirlo agli
altri per non rovinare il divertimento. Se sopravvivo, mi tingo i
capelli di rosa.
La
risata di Taehyung riecheggia nella via nella quale ci troviamo e io
mi stringo nelle spalle, cercando di ignorare l'imbarazzo che sto
provando.
“Credo
di essere diventato sordo”, esclama dopo essersi calmato.
Dopo
qualche istante lo sento mugolare di dolore.
“È
pur sempre più grande di te, quindi non lo prendere in
giro”,
sento dire a Jungkook.
Una
mano scivola lungo il mio braccio e mi dà una stretta
gentile all
mio polso.
“Eddai,
è normale aver paura. Anche tu hai urlato, Tae. E oserei
dire anche
con poca mascolinità.” La voce di Jimin nasconde
una nota di
imbarazzo e non so a cosa sia dovuta.
“È
che Yoongi hyung sembra così… duro. Comunque
scusami hyung, non
dovevo prenderti in giro.”
“Tranquillo,
è naturale farlo. E poi, me lo meritavo, no? Ho rischiato di
privarti della capacità di sentire Jungkook mormorarti dolci
parole.” Le dita della mano di Jimin si intrecciano alle mie
e io
cerco di nascondere un sorriso a trentadue denti per non spaventare i
ragazzi.
“Nah,
anche senza l'udito riuscirei a sentirle. Potrei leggere le sue
labbra”, commenta Taehyung.
“Be',
mi sono salvato dal rosa”, mormoro a bassa voce ma loro mi
sentono
comunque.
“Rosa?”
Domanda Jungkook
“Mi
ero detto che, se sopravvivevo a quel giro, mi sarei tinto di rosa i
capelli. Ma siccome sono quasi svenuto, non dovrò
farlo.”
Sento
che Jimin si avvicina al mio orecchio e mi sussurra qualcosa prima di
dare la buonanotte ai ragazzi. Entriamo in casa e mi porta in camera,
chiudendo la porta alle sue spalle per darmi la privacy per indossare
il pigiama.
Io
vado a letto con un sorriso enorme stampato in volto e le parole di
Jimin che si ripetono nella mente.
Sei
più bello moro.
“Scusi
dottore ma… la notte posso dormire senza benda? Jimin
potrebbe
rimetterla la mattina appena sveglio…”
Domando mentre sento il
dottore scribacchiare qualcosa sulla sua poltrona davanti a me.
“Uhm…
Credo si possa fare”, risponde finalmente.
“Davvero?”
Esclamo sbalordito.
Non
è molto, ma dormire senza benda è qualcosa che
desidero fare da
quando me l'hanno messa. Non è ingombrante, è
vero, ma è una
sensazione insopportabile.
Esco
dall'ufficio del dottore sorridendo ampiamente e sento subito la mano
di Jimin posarsi sul mio avambraccio. Ormai passiamo così
tanto
tempo insieme che riconosco il suo tocco e il suo respiro.
“Buone
notizie?”
“Sì.
Finalmente posso dormire senza benda!”
“Sono
veramente contento per te”, commenta e so per certo che sta
sorridendo.
“Oggi
dedichiamo la giornata solo a noi, a divertirci insieme”, gli
chiedo, non rendendomi conto di aver parlato di un 'noi’ fino
a
quando dopo una pausa di esitazione mi risponde che va bene.
Mi
prende per mano e ci dirigiamo all'uscita in un silenzio spezzato
ogni tanto da Jimin che elenca i posti dove vuole andare. Io
annuiscono soltanto, contento di poter passare del tempo in quello
che, inconsciamente, spero sia una specie di appuntamento.
Jimin
mi porta in quello che credo sia un mercatino, dato il
chiacchiericcio continuo, e a volte anche rumoroso, e la fusione di
profumi nell'aria. Lui continua a tenermi per mano, attento a non
lasciarmi allontanare nemmeno di un millimetro dal suo braccio mentre
continua a raccontarmi di sé, della sua infanzia e della sua
famiglia.
Qualche
volta intervengo per commentare una particolare situazione divertente
o solo per dirgli qualcosa della mia vita; rimarrei ore ad ascoltare
la sua voce senza stancarmi. È così dolce e
vellutata che sono
sicuro riuscirebbe a farmi addormentare in meno di un minuto la sera.
Ad
un certo punto ci fermiamo e sento il profumo di tteokbokki
solleticarmi le narici, facendomi venire l'acquolina in bocca. Sento
che Jimin chiede al proprietario dello stand di dargli due porzioni.
Dopo aver pagato, mi prende di nuovo per mano e riprende a camminare
e dopo qualche passo mi fa sedere e lo sento accomodarsi al mio
fianco.
“Spero
che il tteokbokki ti piaccia”, commenta mentre apre il
sacchetto
con le vaschette.
“Sì,
mi piace”, lo rassicuro.
Sto
per prendere in mano lo stuzzichino e di passo anche un tteokbokki ma
Jimin è più veloce di me e sento il profumo dello
spuntino più
vicino.
“Apri”,
ordina.
Faccio
come dice e sento sulla lingua il sapore del tteokbokki. Comincio a
masticare, sperando che Jimin non noti le mie guance rosse. Lo sento
ridacchiare e vorrei chiedergli perché, ma non voglio ci
siano
incidenti con il cibo.
“Una
volta non sarai più mio aiutante, cosa farai?”
Domandò realmente
curioso della risposta.
Da
una parte non vedo l'ora che il dottore mi dica che la mia vista
è a
posto, ma dall'altra significherebbe non avere più Jimin al
mio
fianco e al solo pensiero mi si stringe il cuore.
“Be’,
ovviamente riprendo a studiare visto che sono sicuro guarirai prima
della fine delle mie vacanze”, risponde tranquillamente.
“Oh”,
riesco a dire cercando di non tradire il mio disappunto.
“Ah,
dimenticavo”, riprende e all'improvviso lo sento avvicinarsi
di più
a me. “Non dimentichiamoci che verrò ad
importunato nel tuo
studio, così magari scriverai una canzone per me.”
Rischio
di strozzarmi con il boccone che ho in bocca, lui ridacchia e mi
preme una bottiglia contro le labbra, bevo e tossisco un po'.
“Sorpreso?”
“Non
pensavo… Cioè, insomma…”
“Non
pensavi avrei continuato a vederti? Perché non dovrei? Sei
una bella
persona e mi trovo bene con te.”
“Solitamente
le persone non continuano l'amicizia con me per il mio
carattere.”
Lo
sento prendermi la mano e darle una stretta probabilmente per
rassicurarmi del fatto che le sue parole sono sincere.
“Quelle
persone perdono l'opportunità di condividere dei bei momenti
con una
bella persona, peggio per loro. Io mi sento fortunato per averti
incontrato”, e prima che possa rendermene conto, sento
qualcosa di
soffice sfiorare la mia guancia rossa.
Giro
la testa verso di lui ma Jimin mi avvisa che va a buttare la
spazzatura. Mentre aspetto mi porto una mano sulla guancia e cerco di
non sorridere in modo inquietante; non vorrei spaventare qualche
persona con la mia faccia da beota.
Rientrando
a casa è scoppiato un temporale e trovandoci vicino
all'appartamento
di Jimin decidiamo di andare lì almeno fino a quando non
cessino la
pioggia e il vento forti.
Posato
un piede oltre la soglia, mi sento arrossire violentemente e il cuore
comincia a battermi all'impazzata. Non ho mai reagito così a
qualcun
altro e farlo ora mi fa sentire come qualche protagonista di drama
innamorata persa della sua controparte maschile.
Cerco
di scrollarmi di dosso il nervosismo e l'imbarazzo, pregando che
Jimin sia troppo impegnato a condurmi all'interno della casa per
notare il mio stato.
“Uhm,
visto che ti trovi in un posto conosciuto, direi di limitare i giri
di per conoscere casa mia; potrai farlo una volta la tua vista
sarà
guarita”, commenta facendomi sedere su una superficie morbida
e
comoda. “Qua ci troviamo nel salottino e sei seduto sul mio,
sgangherato, divano.”
“L'importante
è che sia comodo.”
“Anche
troppo… ne ha viste troppe da quando l'ho messo
qui”, ribatte.
Mi
alzo di scatto e lui scoppia a ridere.
“Cosa
stai pensando nella tua bella testolina?” Domanda anche se
entrambi
sappiamo che non si aspetta una risposta.
Sbadiglio
e mi appoggio allo schienale del divano, facendomi forza per non
addormentarmi all'improvviso. Sento Jimin borbottare qualcosa tra
sé
e sé prima di ritrovarmi in piedi, mano nella mano con lui.
“Vieni”,
ordina cominciando a camminare a passo lento e spiegandomi il
percorso per evitare che faccia una brutta fine.
Apre
una porta ed entriamo in una stanza, mi lascia la mano avvisandomi
che deve sistemare delle cose e poi torna da me. Lo sento armeggiare
con degli oggetti che sono quasi sicuro siano cuscini e lenzuola, dal
profumo di bucato che si leva per la stanza.
Dopo
qualche minuto torna da me e si inoltra nella stanza, facendomi poi
sedere su un materasso e togliendomi gli occhiali da sole che indosso
per non fare vedere la benda.
“Visto
che la pioggia per ora non cessa… e siccome sembri
stanco…
pensavo che potevi schiacciare un pisolino mentre preparo, o cerco di
farlo, la cena.”
Annuisco
subito.”Grazie mille! So che dovrei restare a tenerti
compagnia e…”
Lui
mi interrompe. “Tranquillo, non mi dà fastidio
stare qualche
minuto da solo. Però se hai bisogno, chiamami,
intesi?”
Lo
sento uscire e io mi sdraio sul morbido materasso, sorridendo
contento e chiudendo gli occhi, immaginando me senza benda che
cammina sulla spiaggia mano nella mano con Jimin.
Mi
sveglio di scatto e mi gratto gli occhi, senza trovare il solito
tessuto che mi dà fastidio da settimane. Allora ricordo che
sono in
casa di Jimin e che fuori piove. Lui dovrebbe stare preparando la
cena e siccome non voglio essere considerato un ospite maleducato che
non si cura di chi lo accoglie in casa, decido di raggiungerlo.
Apro
gli occhi così come faccio da qualche giorno sperando di
vedere la
luce filtrare dalla benda e vedo tutto buio. Sospiro frustrato e sto
quasi per chiudere nuovamente gli occhi quando un fascio di luce
attira la mia attenzione.
Spalanco
gli occhi e mi guardo intorno, notando sì il buio, ma anche
i
particolari della tenda dalla quale sta filtrando la luce,
illuminando in modo soffuso la stanza, vedo i contorni di una
scrivania alla mia destra e quelli di un armadio davanti a me. Giro
la testa dall'altra parte del cuscino e trovo ad aspettarmi la mia
più grande sorpresa.
Davanti
a me, dormendo profondamente e rivolto verso di me c'è
Jimin. I suoi
capelli biondi cadono sulla sua fronte, verso il cuscino, e gli danno
un aspetto sereno, angelicale. I suoi tratti sono uguali a quelli che
avevo immaginato e un calore mi pervade il cuore. Lo ammetto, sono
cotto di Jimin.
Poso
una mano alla sua guancia e rimango a fissarlo, cercando di
imprimermi questa sua espressione calma nella mente.
Sospiro
pesantemente e mi avvicino alla sua fronte, desiderando lasciargli un
bacio che, altrimenti, non sarei in grado di dargli.
Allontano
il mio viso dal suo e incrocio i suoi occhi aperti, fissi su di me e
che esprimono un mix di emozioni che vanno dalla confusione
all'imbarazzo.
“Scu-scusa!
Non volevo… Non sono un pervertito, davvero!”
Esclamo togliendo
la mano dalla sua guancia e allontanandomi per quanto il letto possa
permettermelo.
Jimin
alza il braccio destro e lo posso sulla mia schiena, stringendomi a
sé.
“Devi
dirmi qualcosa?” Domanda e la sua voce è
così roca che sembra la
cosa più sexy che io abbia mai sentito.
Cerco
di riprendermi mentalmente prima di rispondergli.
“No.”
“Sicuro?”
Avvicina il suo volto al mio e posa il suo sguardo sulle mie labbra.
“Uhm…
La mia vista è guarita?” Tento sapendo in fondo
che non è quello
a cui si riferisce.
“L'ho
notato… Ma non è questo che intendo”,
ribatte passando un dito
sulla mia guancia.
“Io
non devo dire nulla…”
“Sicuro?
Perché sai, mi spezzeresti il cuore se non ricambiassi i
miei
sentimenti.”
Faccio
per rispondere ma le sue parole continuano a ripetersi nella mia
testa. Ha detto “ricambiassi i miei sentimenti”?
Sul serio? È
impossibile. Io non posso…
“Ti…
Ti piaccio?”
Lui
sorride e mi bacia la guancia. “L'importante qui è
se io piaccio a
te.”
Gli
dò uno spintone fino a che non si appoggia al materasso con
tutta la
schiena e mi siedo a cavalcioni su di lui.
“Tu
che dici?” Domando, finalmente cercando di essere meno
insicuro,
più me stesso per insegnargli chi avrà il comando.
“Uhm,
non saprei…” Scherza mentre posa le mani sui miei
fianchi.
Mi
chino su di lui e lo bacio sulle labbra. Dio, sono proprio come me le
ero immaginate! Morbide e piene e… dolci. Come dello
zucchero
filato. Lo sento sorridere nel bacio prima di ritrarre il capo
leggermente.
“Mi
piaci troppo”, confessa accarezzandomi le guance.
“Anche
tu.”
“Che
schifo, non raccontarmi come…”
“Come
non abbiamo fatto nulla, Tae?” Stuzzico il nostro amico
seduto di
fronte a me.
Si
porta una mano sul cuore e tira un sospiro di sollievo. “Per
fortuna.”
“Però
ho toccato”, aggiungo sogghignando e notando con la coda
dell'occhio come Jimin è arrossito.
“Ewwwww,
che schifo! È come se vedessi i miei genitori
baciarsi!”
“E
pensa che fanno di peggio”, commenta Jungkook ricambiando il
mio
ghigno.
Taehyung
si copre gli occhi e continua a borbottare tra sé e
sé, io mi
scambio un cinque con il maknae e sento Jimin maledire
sottovoce.
Allungo la mano libera sotto il tavolo e gli stringo il ginocchio.
“Sei
così gentile a condividere le nostre cose con i
più piccoli”,
mormora finalmente dopo essersi calmato.
“Come
se loro fossero dei santi… Gli sto solo abituando per quando
ti
palpeggerò davanti a loro”, replico.
Jimin
spalanca gli occhi e mi dà uno scappellotto. “Non
osare!”
Mi
chino verso di lui e gli dò un bacio per zittirlo.
“Come vuoi.”
The
End
Ringrazio
chiunque abbia letto questa one-shot. So che non è il
massimo, ma
volevo scrivere qualcosa per farmi perdonare dalla mia amica per la
penultima ff sui BTS che ho scritto e inoltre perché volevo
scrivergliene una fluff per il suo compleano…
Reby,
questa one-shot è il tuo secondo regalo di compleanno da
parte mia
|