Falling stars

di Explore_Dream
(/viewuser.php?uid=615681)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 

Jessica's pov
Il sole splende in modo sorprendente su Cambridge questa mattina, ho risolto con mio fratello, Alex è fuori con Luke e posso dire che anche io sono quasi felice e tranquilla, sembra finalmente andare tutto per il verso giusto.
Sono sul divano a bere la mia tazza di latte con i biscotti e con il cartone "Coco" al televisore davanti a me (sì, adoro i cartoni come una bambina) quando qualcuno comincia a suonare insistentemente al campanello facendomi innervosire. Sbuffo irritata e poso la tazza sul tavolo prima di alzarmi e andare alla porta.

Non appena apro mi ritrovo Dennis davanti a me appoggiato allo stipite della porta. Il ciuffo nero è perfettamente pettinato, indossa i suoi soliti jeans neri ma che questa volta non sono strappati sulle ginocchia e una maglia sempre nera con sopra un giacchetto di Jeans, mentre io ovviamente ho una coda arruffata in testa, un paio di leggings e una maglietta più grande di me di almeno due taglie.
Come sempre mi ritrovo a fissare i suoi occhi quasi come mi stregassero e risulto una ebete perché rimango zitta senza che le parole mi escano dalla bocca.

«Buongiorno Jessica» comincia lui con un sorriso smagliante prima di farsi spazio e entrare senza che nemmeno io gli dia il permesso. «Ma dai non ci credo! Stai seriamente guardando Coco?» ridacchia sedendosi comodamente sul divano.
«Beh sai mi stavo rilassando da sola, non aspettavo visite e poi Coco è un cartone stupendo» rispondo cercando di difendere il mio cartone preferito e chiudendo la porta di casa. «Ah e comunque prego accomodati pure» dico sarcastica avvicinandomi al divano e di conseguenza anche a lui. «Grazie, lo avevo già fatto come vedi» ribatte lui con un sorriso beffardo sulle labbra portandomi ad alzare gli occhi al cielo.

Questo ragazzo è veramente un mistero. È così lunatico che mi fa venire il mal di testa, quando l'ho conosciuto poco tempo fa sembrava la persona più antipatica del mondo, poi quello che è successo tra noi dopo, il modo in cui ne sembrava indifferente, e invece ora me lo ritrovo in casa mia e mi ha pure baciato!
«Allora mi spieghi perché sei qui?» chiedo incrociando le braccia al petto e lui fa scorrere i suoi occhi su tutto il mio  corpo prima di fare uno dei suoi soliti sorrisetti e rispondermi «Sono venuto a prenderti. Vestiti dai che ti aspetto».

Sbatto le ciglia più volte e rimanendo in silenzio perché davvero non mi aspettavo una risposta del genere. «Cosa? E dove? Io non posso» mi affretto a dire ma lui mi interrompe «Dio Jessica, tu pensi troppo. Fidati e basta. Nella vita bisogna buttarsi nelle cose perché se non rischi non sai cosa potresti perderti.».
Rimango ancora per qualche secondo a fissarlo e poi abbasso le braccia lungo i fianchi «Aspettami qui» annuncio e faccio dietro front per avviarmi in camera a cambiarmi immaginando già che sul suo viso ci sia il solito sorrisetto che fa quando ottiene quello che vuole.
***
Dopo un'oretta siamo entrambi diretti chissà dove dato che Dennis non ha voluto dirmi niente. Ho deciso di indossare un paio di skinny jeans neri, con sopra una camicetta a maniche lunghe verde e un semplice paio di Adidas. Mi sono ovviamente portata un giacchetto dietro per le evenienze dato che non so cosa mi aspetterà. «Oh andiamo Dennis dimmi dove stiamo andando» prego come una bambina facendo il labbruccio e lui scoppia a ridere mentre guida scuotendo leggermente la testa «Sembri una bambina e se non stessi guidando non sai quanto ti morderei quel labbro» risponde spiazzandomi completamente.

Tra noi regna per qualche secondo il silenzio e noto come dalla faccia nemmeno lui creda a quello che è ha detto. Quando leggo sul cartello stradale dove siamo diretti però cambiare argomento diventa inevitabile e comincio a sentire un nodo allo stomaco, mi sembra di non riuscire più a respirare. Sul cartello a caratteri enormi è scritto "Londra" con una freccia che indica la direzione. Non può portarmi lì. Non è possibile. Non posso andarci.

«Io non posso venire a Londra» mi affretto a dire subito con la voce affannata e vedo Dennis aggrottare le sopracciglia «E perché no?» chiede continuando a fissare la strada e a non cambiare direzione. «Perché no Dennis. Sono venuta via da Londra per un motivo e ora non voglio tornarci» dico esasperata cercando di convincerlo, eppure la sua voce rimane pacata e non da' cenni di voler cambiare idea «Pensi che per me sia facile tornarci? Ci ho vissuto e ci ho lasciato delle cose brutte anche io, ma ignorare il passato non te lo farà dimenticare. Devi superare le cose e questo è il modo migliore, anche perché Londra è una città bellissima e se non trovi il coraggio di tornarci non supererai mai quello che ti tormenta».
Non trovo il coraggio per rispondere, perché so che ha totalmente ragione, per cui mi appoggio allo schienale della macchina e per tutto il tragitto nessuno dei due spiccica più parola.
***
Dennis's pov
Non credevo veramente che sarebbe venuta, eppure dopo due ore siamo qui, a camminare sulle sponde del Tamigi con due cioccolate calde. «Come fai a non amare una città del genere? Nonostante tutto intendo» sputo fuori per rompere il silenzio mentre osservo il London Eye a cui ci stiamo avvicinando sempre di più. Jess sospira e beve un'altro sorso della sua cioccolata prima di parlare «Si lo so, è stupenda» sussurra.

In poco tempo ci ritroviamo su Tower Bridge «Facciamoci una foto dai» annuncio entusiasta buttando le nostre cioccolate ormai finite nella pattumiera «Cosa? No dai» piagnucola Jess in risposta, ma io sto già fermando una coppia. Gli chiedo cortesemente di scattarci una foto e loro acconsentono, così faccio sedere Jess sul muretto e mi metto tra le sue gambe. «Okay se dobbiamo farlo facciamolo bene» mi sussurra all'orecchio provocandomi i brividi e poi mi stringe le braccia intorno al collo mentre la signora ci scatta la foto. Li ringraziamo entrambi e poi io infilo subito il telefono in tasca «Hey che fai?! Voglio vederla» protesta subito lei e io mi volto sempre rimanendo in mezzo alle sue gambe e poggiando i gomiti sulle sue cosce. «No. Altrimenti poi se non ti piace vuoi che la cancelli, invece io voglio tenerla» rispondo io tranquillo osservandola e lei incrocia le braccia al petto e sbuffa come una bambina portandomi a ridere.

«Ti chiedo scusa se non volevi venire qui. Volevo solo cercare di aiutarti e passare una giornata diversa ma ora che ci penso io non so cosa hai passato per cui...» sospiro io tornando improvvisamente serio. La vedo sciogliere le braccia e accarezzarmi il ciuffo dolcemente prima di rispondermi «In realtà hai ragione, hai fatto bene a portarmi qui. È solo che questa città mi ricorda tante cose che vorrei solo fingere non fossero mai successe».
Cerco di non farmi distrarre dalle sue mani che mi stanno ancora accarezzando il ciuffo e che mi portano a rilassare tutti i muscoli. Ma cosa mi succede? Una ragazza non mi ha mai fatto questo effetto. Sto diventando pazzo?

«Quali cose?» riesco a sussurrare alla fine in risposta mentre prendo ad accarezzarle le cosce da sopra i jeans. La sento subito rilassarsi al mio tocco e cerco di nascondere un sorriso che mi curva le labbra nel sapere che le faccio questo effetto. Sì, sono impazzito.
La osservo sospirare e prendere coraggio per raccontarmi finalmente cosa le è successo e svelare i misteri che si porta dentro «Ho perso molte persone a me care purtroppo. Ho perso il mio ex ragazzo e i miei genitori e...» non riesce a proseguire e vedo una lacrima scendere a bagnare la sua guancia. Subito la tolgo delicatamente con il mio pollice e gli prendo la mano facendo intrecciare le nostre dita per farle capire che io ci sono. Sono qui per lei. Sono pronto a sentire ogni cosa e ad abbracciarla o farla sfogare per ore se è quello di cui ha bisogno.
***
*Song "Whisper of Hope" *
Jess's pov
Sento gli occhi che pizzicano per le lacrime che hanno voglia di sgorgare fuori e per continuare il mio racconto devo prima buttare giù il groppo che mi sento in gola.
«Il mio ex ragazzo si chiamava Kevin ed era il ragazzo che avevo sempre sognato. Era dolce, premuroso, mi dimostrava sempre di tenere a me e io ero così presa da lui. Ma poi un giorno ho scoperto che era malato di cancro al pancreas» faccio una pausa per prendere aria come se fino ad allora avessi trattenuto il respiro e sento la mano di Dennis stringermi di più, così chiudo gli occhi per un attimo e continuo «Quando me lo ha detto ormai era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Dopo la sua morte io ero distrutta e non potevo immaginare che poco dopo sarebbe toccato anche i miei genitori. Tornavano da un weekend romantico a Cambridge e una macchina li ha travolti. Il guidatore è fuggito e non sappiamo nemmeno chi sia, li ha lasciati lì a morire. Forse se avesse chiamato l'ambulanza non lo so, avrebbero fatto qualcosa, ma invece no.» termino con una nota di disprezzo in bocca e non riuscendo più a trattenere le lacrime che ora vagano libere sul mio volto. Dennis subito si siede vicino a me sul muretto e mi stringe forte tra le sue calde braccia accarezzandomi la schiena senza dire una parola per farmi sfogare tutta la rabbia e la sofferenza che ho dentro.

Solo dopo qualche minuto passato così, a stringerci e basta, Dennis mi sorprende cominciando a parlare «Nemmeno io me la sono passata bene in questa città» sbuffa una risata, che però capisco benissimo essere forzata, e poi continua «Sono cresciuto fino a 7 anni in un orfanotrofio. I miei genitori mi hanno abbandonato quando ero appena nato e sono spariti nel nulla, o almeno così mi hanno detto all'orfanotrofio. Poi un giorno due persone sono venute e mi hanno adottato, Zack e Jack erano due omosessuali ma sono stati la famiglia più bella che abbia mai avuto. Dicevano che non mi avrebbero mai lasciato andare e invece poi lo hanno fatto. Zack è morto qualche anno fa per un infarto e Jack beh lui è come se mi avesse abbandonato anche lui» termina abbassando la testa e torturandosi le mani.

Non mi sarei mai aspettata questa confessione da lui e nemmeno che, come me, avesse avuto un passato altrettanto difficile, adesso mi sembra di capirlo un po' di più.
«Cosa è successo a Jack?» trovo il coraggio di chiedergli continuando a guardarlo mentre fatica per lasciarsi andare per la prima volta in vita sua con una ragazza molto probabilmente.
«É malato di Alzaimer. Non si ricorda neanche chi sono, non si ricorda di Zack, di quanto si amavano, di quanto mi hanno amato» risponde in un sussurro e capisco dalla voce strozzata che sta cercando di non piangere.
«Sei mai andato a trovarlo?» stavolta sono io a prendergli la mano costringendo il suo sguardo ad alzarsi su di me prima di rispondermi «È in una casa di cura e ci vado pochissimo. Mi fa male vederlo così capisci? Non riconosce il mio volto! Cazzo non Dio non sa più niente! Lui e Zack erano tutto per me! Nessuno mi aveva mai amato come loro!» comincia a gridare e so che non lo fa per cattiveria ma perché non è abituato a farsi vedere debole davanti alle persone.

Deciso di porre fine a tutto e zittirlo baciandolo. La sua bocca subito si apre e la sua lingua si fa spazio nella mia mentre gli allungo le braccia intorno al collo e lui mi stringe i fianchi. Rimaniamo a baciarci per qualche minuto in questo modo senza dirci più una parola perché so che è di quello che abbiamo bisogno. È stata dura per entrambi tornare al passato in questo modo e direi che per oggi può bastare.

«Vieni con me» annuncio sorridendo sulle sue labbra e con un salto scendo dal muretto allungandogli poi la mano. Lui la guarda poco convinto e alzando un sopracciglio.
«Oh andiamo io ti ho seguito fino a qui senza obbiettare e adesso tocca a te» rido io guardandolo con uno sguardo di sfida.
«Mi stai sfidando Jessica?» risponde lui con un sorrisetto facendomi alzare gli occhi al cielo e sbuffare «Quando la smetterai di chiamarmi Jessica?». Il suo sorriso si allarga ancora di più e finalmente mi afferra la mano per scendere anche lui dal muretto «Mai Jessica» mi sussurra all'orecchio con una voce che quasi mi fa svenire prima di tirarmi e iniziare a correre.

Corriamo mano nella mano come due perfetti idioti verso London Eye pronti a passare una giornata che non dimenticheremo mai.
Siamo due idioti si, siamo due ragazzi complicati con un passato difficile alle spalle ed è vero anche che Dennis è uno stronzo lunatico e che forse domani tutto sarà di nuovo cambiato, ma ora siamo qui. Siamo noi. Solo io, lui e una marea di spensieratezza. E per adesso questo mi sembra tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno.
Dennis's pov
Sono proprio uno stronzo.
Perché non ho parlato?
Non posso esserne sicuro ma ci sono troppe coincidenze in questa storia.
Dovrei parlare e invece rimango zitto e i suoi occhi che mi guardano sorridendomi mentre saliamo sulla ruota panoramica mi convincono che infondo posso rimanere zitto ancora per un po' e vedere come va.
***

Heilà gente!
Ci ho messo un pochino di più ad aggiornare del solito ma sapete che ho una vita e ho pure cominciato l'università quindi abbiate pietà di me. Devo dire che personalmente sono soddisfatta di questo capitolo perché vengono fuori molti aspetti interessanti dei nostri protagonisti. Che ne dite? Vi è piaciuto? Fatemi sapere tutto e ovviamente immaginate già di quale coppia tratterà il prossimo capitolo 🙊
Mi dileguo! Grazie mille a tutte!
Un bacio e al prossimo capitolo!😘





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3801486