La Bella e la Bestia - Ele
La Bella e la Bestia
«Allora
finisce tutto così?»
Sono
fermi uno davanti all’altra, immobili, nella luce ramata del
tramonto.
«Sì»
Il
silenzio è completo, rotto solo dalla loro voce e dal respiro,
reso rapido dall’angoscia – o forse da altro.
«Stai
per uccidermi?»
Una
domanda terribile, detta con un filo di respiro, poco più di
un sussurro.
«Sì»
Una
risposta ancora più terribile, data con voce ferma, senza
tremiti né incertezze.
Sasuke
ha il braccio teso, il kunai vicino alla gola di Sakura. Sui loro
corpi sono ancora presenti le ferite del combattimento che li ha
portati a quel punto, e negli occhi c’è già la
consapevolezza di quel che accadrà.
Sakura
abbassa le palpebre.
La
fine, dunque, è questa.
Buio.
«Eee...
Sipario! Buona!» Con un sospiro esausto, Kakashi si lasciò
cadere su una poltroncina in prima fila. «Ce l’abbiamo
fatta!»
«Ma fa schifo!» scattò Sakura,
sporgendosi da dietro il telo color vinaccia. «Dai, abbiamo un
kunai di cartone! Di cartone! Non andrà mai bene!»
«Da
qui sembrava vero, giuro!» gridò una voce dal fondo,
agitando la mano. «Anche se secondo me sarebbe meglio se lei
uccidesse lui!»
«Naruto, non si cambia lo spettacolo durante le
prove generali» gli fece notare Kakashi, laconico.
«Ah, peccato. Sarebbe stata una bella svolta.»
«Per me va bene così com’è»
sbuffò Sasuke, emergendo dal sipario e balzando a terra. «Poi
il pubblico deve metterci un po’ di immaginazione.»
«Un bel po’» commentò stizzita una
bionda dalla terza fila. «Non riesco assolutamente a capire
perché vi ostiniate a tutti i costi usare queste scenografie
minimaliste! Due alberi non vi farebbero mica male!»
«Due alberi non rappresentano nemmeno un decimo di
foresta» ringhiò Sakura, scivolando a terra dietro
Sasuke. «Piuttosto che fare le cose a metà, preferisco
non farle del tutto!»
«Sì,
certo, anche voi che siete andati a scegliere un lavoro che parla di
ninja...!»
«Qualcosa di nettamente più originale della
vostra recitina da terza elementare!»
«Ehi, l’abbiamo modificato, attualizzato,
innovato in modi che voi nemmeno...!»
«Buone...» sospirò l’uomo seduto
accanto alla bionda in terza fila. «Kakashi, avete finito?
Possiamo prendere il palco?»
«Tutto vostro.»
Con
un movimento fluido Kakashi si alzò dalla poltroncina e
raccolse il copione spiegazzato che aveva lasciato cadere. Avvolto in
un completo totalmente nero – ma avvolto-avvolto,
fino al naso
–
che lo rendeva quanto mai inquietante, mise una mano sulla spalla del
suo primo attore e si diresse verso il fondo della platea, dove
Naruto masticava un chewing-gum con le gambe stese sulla fila
davanti.
«Allora? Come andava?» chiese Sakura
ansiosamente.
«Tu eri perfetta come al solito, Sakura-chan»
gorgogliò lui, con un ampio sorriso. «Certo, di fianco a
Sasuke chiunque sembrerebbe perfetto, ma... Ahia! Ti sto facendo i
complimenti, non picchiarmi!»
«Idiota» sbottò lei, e poi gettò
uno sguardo di sottecchi a Sasuke.
Non che lui sembrasse particolarmente colpito, comunque;
afferrò una bottiglietta d’acqua, l’aprì, e ne
buttò giù un sorso, con assoluta imperturbabilità.
Quando si accorse dello sguardo di Sakura, semplicemente lo ignorò.
«Adesso state zitti, gli altri devono provare»
sospirò Kakashi, accomodandosi accanto a Naruto.
«Sì, comunque io penso ancora che farmi
morire a metà scena sia davvero squallido...» bofonchiò
lui, speranzoso.
«Shh» fu l’unica risposta che ottenne.
Sakura aspettò di vedere Sasuke che si sedeva a
una certa distanza, solo, poi rifilò un pizzicotto a Naruto
che stava per proporle di mettersi al suo fianco, e invece andò
a raggiungerlo, sedendosi con aria casuale alla sua destra. Lui le
scoccò un’occhiata rapida, e i suoi occhi baluginarono nella
luce che arrivava dal palco; ma non parlò.
Il sipario si aprì.
Notte.
Neve
sul terreno gelato, la luna occhieggia a terra con la sua luce
pallida. Una sagoma si muove lungo la campagna, come smarrita.
«Non
mi sarei dovuta allontanare tanto...»
La
giovane si stringe tremando nel mantello. Si ferma, ruota su sé
stessa. Il silenzio che la circonda è completo e opprimente.
«Vi
siete perduta?»
La
voce improvvisa la fa sobbalzare. Si volta di scatto, e spaventata
incontra lo sguardo di un giovane magro, che sembra non soffrire
minimamente il freddo di cui lei è preda.
«Ero
lungo la strada del ritorno, poi c’è stata la tormenta...»
«Capisco.
Uno sfortunato incidente.»
Sorride,
Shikamaru, e tende un mano pallida verso Ino.
«Permettetemi
di offrirvi un riparo, bella fanciulla.»
Lei
esita, e infine cede. Prende la sua mano.
Le luci del palco si riflettevano blandamente negli
occhi di Sakura, che guizzavano ad intervalli regolari dalla scena al
ragazzo seduto al suo fianco. Le voci degli attori giungevano fin lì
leggermente attutite, e Sasuke non dava l’impressione di volersi
perdere mezza battuta.
Sakura giocherellò con le unghie, nervosa.
Oltre la platea, sulle assi scheggiate del palco,
Shikamaru e Choji si muovevano con coordinazione perfetta, a loro
agio nei costumi rigidi.
«Sai, sono molto nervosa per domani»
sussurrò Sakura lentamente.
Gli occhi di Sasuke si spostarono a malapena.
«Forse abbiamo scelto qualcosa di troppo
difficile...» continuò lei, fissandosi le dita.
«Insomma, siamo andati a prendere addirittura dei ninja... Mi
chiedo se il pubblico capirà, se riusciremo a...»
«Sakura» la interruppe Sasuke.
«Sì?» fece lei ansiosamente.
«Non riesco a sentire Shikamaru.»
«Oh. Oh, scusa.»
Sakura ammutolì, grata all’oscurità
della sala che nascondeva il suo rossore. Si morse l’interno della
guancia, mortificata e stizzita.
Che idiota!
La
giovane siede su una poltrona, con una tazza di tè caldo in
mano. Il giovane che l’ha salvata siede all’altro capo del
tavolino, e la fissa sorridendo.
«Io
vi ringrazio per l’ospitalità... Ma ormai sono qui da
qualche giorno, e sono d’incomodo...» mormora timidamente.
«Senza contare che la mia famiglia sarà in pensiero.»
«Non
dovete preoccuparvi per i vostri cari» la rassicura lui,
interrompendola. «Ho provveduto affinché fossero
informati della vostra permanenza qui. E, per tutto il resto, siate
pur certa che avervi come mia ospite è soltanto un piacere,
nient’affatto un disturbo.»
«Oh,
voi dite...?»
Cala
il silenzio nella stanza.
Un
lungo, prolungato silenzio.
Un
interminabile silenzio.
Un
infinito, sconfinato, assolutamente inopportuno silenzio.
E
Ino lancia un’occhiata di fuoco a Shikamaru.
«Shika, la battuta!» sospirò Asuma,
passandosi una mano sul viso tirato.
«Non è possibile! Tutte le volte!»
sbottò Ino, scattando in piedi e sbattendo la tazza vuota sul
tavolino traballante.
«Ah, che seccatura...» mugugnò lui,
grattandosi la nuca. «Questa è la scena più
lunga, è inevitabile che perdiamo qualche pezzo per strada...»
«Improvvisazione,
testa vuota, improvvisazione!»
esclamò lei, furente. «Dio, ma quante volte dovrò
rispiegartelo?»
«Ti cola il trucco» sospirò lui.
«Per favore, possiamo rifare la scena, invece di
scannarci?» intervenne Asuma, mentre Choji allontanava
gentilmente Ino. «Grazie...»
Naruto, dall’ultima fila, ridacchiò divertito.
«Quei due litigano come Kiba e Hanabi l’anno
scorso. Secondo me finiscono uguali» commentò,
masticando rumorosamente il suo chewing-gum.
Kakashi non ribatté, ma francamente aveva serie
difficoltà a paragonare Kiba a Shikamaru. E soprattutto a dare
credito all’intuito di Naruto per quelle cose.
A qualche sedile di distanza, Sakura e Sasuke erano
ancora in religioso silenzio, gli occhi fissi al palco. Sakura si
chiedeva se lui, per caso, avvertisse il suo stesso batticuore;
Sasuke fissava Shikamaru e pensava che avrebbe recitato la sua parte
mille volte meglio.
«No,
vi prego, lasciatemi andare! Ormai è troppo tempo che mi
trattengo...»
La
giovane cerca di divincolarsi dalla stretta del suo insistente
ospite, ma lui le afferra la mano e crolla in ginocchio davanti a
lei, disperato, sopraffatto.
«Vi
prego, concedetemi la vostra mano! Ho fatto tutto questo solo per
arrivare al momento in cui vi avrei domandato di sposarmi!»
«Che cavolo, Shika, vuoi sposarla, non offrirle un
Chupa Chups!» intervenne Asuma dalla platea. «Più
energia!»
Sakura, sul fondo, sbatté le palpebre e fissò
di nuovo Sasuke, di sottecchi.
Forse anche lei doveva metterci più energia.
Voleva uscire con lui, non leggergli il copione.
«Sasuke...» sussurrò, quasi tra i
denti. «Senti, pensavo... Domani, dopo lo spettacolo...»
Ino
corre attorno al tavolo, e fino alla porta. Si aggrappa disperata
alla maniglia pesante, ma Shikamaru è più rapido di lei
e la solleva di peso, portandola indietro.
«No,
vi prego! Lasciatemi! Lasciatemi!»
«Padrone!»
grida Choji, comparendo sulla scena e intervenendo a dividerli.
«Padrone, che fate?»
Ino,
tra le braccia del servitore, scoppia in singhiozzi, e poi tutto si
fa buio.
«Sai, per festeggiare...» continuò
Sakura, tormentandosi il mignolo. «Mi chiedevo se, ecco...
Insomma, magari saremo stanchi, però forse... ti andrebbe di
andare da qualche parte insieme?»
Trattenne il fiato, con il cuore in subbuglio,
attendendo la sua risposta.
Sul palco il sipario si riaprì frusciando, e, nel
silenzio, il rombo del sangue che le scorreva in corpo sembrava un
tuono.
Dimmi
di sì, dimmi di sì, dimmi di sì...
«Ma certo, Sakura-chan!» trillò la
voce di Naruto, in un curioso tentativo di mescolare gioia e
sussurri. «E’ un’ottima idea! Andiamo a mangiare qualcosa
tutti insieme!»
Kakashi, che se lo trovò steso sulla pancia,
sospirò rassegnato: il terzo, inarrestabile incomodo.
«Naruto!» scattò Sakura, facendosi
viola. «Come... Cos... Torna a sederti! Disturbi le prove degli
altri, imbecille!»
«Ehh? Ma sei tu che...»
«Siediti!»
Con un maligno pizzicotto, Sakura ridusse Naruto
all’impotenza, e le costole di Kakashi ringraziarono. Poi, umiliata
oltre ogni dire, affondò nella sua poltrona e sbatté le
palpebre per impedirsi di piangere, evitando come la morte di
incrociare lo sguardo di Sasuke.
Disfatta
totale.
«Vi
prego di perdonare il mio padrone...» dice Choji, alle spalle
di Ino.
La
destra della giovane è già sulla porta, la sinistra
stringe il mantello con angoscia.
«E’
stato solo così a lungo che non sa più come trattare
gli uomini.»
«Ma
io... Non posso sacrificare la mia vita a lui» sussurra Ino
tremante. «Non posso...»
«Ma
il mio padrone vi ama! Finora si è sempre mantenuto scostante
con tutti, tranne che con voi! Voi siete speciale... siete unica!»
«Io...»
«Non
riesco a credere che non proviate niente per lui!»
Di
fronte alle accuse del fedele servitore, Ino si sente smascherata.
Abbassa la mano, si volta e torna da lui; gli prende le mani.
«Io
provo qualcosa per lui. Lo amo, forse. Ma non posso rinchiudermi per
amore. Non posso... morire, per amore.»
Ma
io posso morire per la vergogna,
pensò Sakura, chiedendosi quanto fosse patetico alzarsi e
scappare in tutta fretta. Forse mangiando quindici budini al
cioccolato sarebbe riuscita a morire sorridendo.
«Non
andatevene, vi prego.»
Shikamaru
tende la mano, e aspetta che Ino la prenda, mentre Choji li fissa
trattenendo il respiro.
«Io
cambierò. Ve lo prometto. Farò qualunque cosa, ma voi
non andatevene.»
«Ok, e ora la Bestia acquista un barlume di
umanità...» mormorò Asuma, fissando la scena come
stregato.
Naruto, dalla sua poltrona, fece un palloncino con il
chewing-gum.
Sasuke continuò a guardare il palco, immobile.
Ino
cede, e tende la mano per prendere quella di Shikamaru.
Nei
suoi occhi brillano le lacrime, la sua voce è roca e incerta.
«Voglio
provare a credervi» sussurra. «Voglio amarvi senza
seppellirmi.»
E
lui, grato, la stringe a sé sotto lo sguardo affettuoso del
fedele Choji.
Sakura trasalì, e il respiro le si strozzò
lungo la trachea.
Mentre Asuma faceva riaprire il sipario con un sospiro
soddisfatto e Naruto fischiava nel peggiore dei modi, rimproverato da
un Kakashi esausto, Sakura per un attimo smise di sentire qualunque
rumore.
All’improvviso, nella penombra del teatro, ci fu solo
lei.
E la sua mano.
Stretta a quella di lui.
Piano.
Piano, respira con calma. E’ un sogno? Mi sono addormentata?
Eppure le sembrava di essere sveglia. Sentiva il calore
della mano di Sasuke sulla sua, per quanto assurdo potesse sembrare,
e, come da una distanza infinita, anche le voci di Naruto e Ino che
si insultavano a vicenda.
Trattenne il fiato, chiedendosi fino a quando sarebbe
stata in grado di farlo; poi, all’improvviso, la mano di Sasuke si
allontanò.
«Nh, domani sera...» lo sentì
borbottare, sforzandosi di mantenere il tono distaccato di sempre; e
si accorse che evitava di guardarla. «Potremmo festeggiare
tutti insieme, come suggerisce Naruto.»
Sakura arrossì, e si trovò a sorridere
alla sua nuca.
Ostinato e rude, esattamente come la Bestia. Ma
ricercato come la Bella.
«Sì» mormorò in risposta.
E le luci della platea finalmente si accesero.
* * *
Tanti auguri a te!
Tanti auguri a te!
Tanti auguri a Eleeeeeeeeee...
E LA TORTA A ME!
Evviva!
Ammettetelo, era un sacco che non trovavate qualcuno così privo
di fantasia e autostima da cantare questa vecchia schifezza! XD
Auguri Ele! I tuoi XX (non si dice, dopo i 12 U_U) anni sono appena
stati celebrati da quello che avrebbe dovuto essere il tuo regalo di
Natale! Sono quasi riuscita a farlo arrivare a Ferragosto, vedi quanto
sono brava? ^___^
Però è SasuSaku, ammira lo sforzo!
Facendoti di nuovo gli auguri
per tutte le cose più belle, a partire dall'università e
finendo con la vecchiaia, ti mando un grosso grosso bacione!
Ti voglio bene!
Susi
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