Resilienza

di fotone
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Parlo in veste di una vittima cronica del male, in veste di chi ha guardato Satana negli occhi ed è sprofondato nelle sue terribili pupille infuocate: vi posso assicurare che chi ha sofferto è più evoluto. Chi sente il bisogno di provocare dolore agli altri ha, di contro, una natura primordiale. Così come primordiale è la natura della rabbia, del sadismo, della violenza, della guerra. Primordiale è la negazione e la conseguente rimozione del dolore. Dolore e sofferenza dovrebbero essere esaltati, piuttosto che demonizzati. In fondo, chi antichi stessi vedevano le cicatrici di un uomo come un segno di forza. Perché non dovrebbe esserlo ancora? Una cicatrice è un segno di sopravvivenza, non di debolezza. Harry Potter non si è mai vergognato della sua cicatrice, ma è bensì stato idealizzato ed esaltato per essa; perché dunque una ragazzina che ha sofferto depressione ed autolesionismo dovrebbe sentirsi a disagio a mostrarle? Perché chi è stato ferito in un incidente o per malattia deve desiderare rimuoverle? Noi fragili e piccoli umani non dovremmo mai scordare che chi ha sofferto è più evoluto e che il dolore non dovrebbe dunque essere visto come un handicap ma come una prova che, più è difficile, meglio può mettere alla prova una persona e dimostrarne le capacità. Piuttosto che vedere le ferite come segno di debolezza, dobbiamo vederle come segno di potere. Sono un segno di potere che ci rende superiori ai nostri occhi e agli occhi degli altri. O, perlomeno, dovrebbe renderci tali. Ci rende potenti, forti, evoluti. Chi ha pianto per la causa più atterrente, è necessariamente la persona più potente. La persona più evoluta. Chi ha visto i meandri dell'inferno, può dire di conoscere l'universo. Chi ha parlato con il diavolo in persona, può dire di capire davvero le cose che lo circondano. Il dolore è come uno schiaffo che ci sveglia, che ci permette di vedere il mondo com'è in realtà, senza che il drappeggiante sipario da cui la realtà è coperta ci svii. La verità è che il dolore è ciò che porta l'uomo all'adattamento, e che l'adattamento è ciò che porta l'uomo all'evoluzione. Senza dolore, non può esistere cambiamento e, senza cambiamento, non può esistere avanzamento. Chi giudica i feriti, chi li degrada, chi non vede la loro grandezza, è il più piccolo tra tutti gli uomini, poiché sarà colui che, di fronte alle minacce, non saprà di poterle affrontare. Chi guarda le proprie cicatrici, potrà sempre pensare: "Se sono riuscito a sopravvivere a quello, posso sopravvivere a tutto". I veri angeli, in fondo, non sono coloro che hanno una veste immacolata, ma coloro che sono riusciti a camminare attraverso l'inferno senza venire bruciati.




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