Stop pity yourself, or life become an endless nightmare di Sacchan_ (/viewuser.php?uid=82631)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Cliché:
ossia un comportamento stereotipato, un dialogo comune,
una situazione usata e strausata che in questo secondo giorno del
#writetober si traduce in: come vi continuo la flash precedente.
DAY 2: Cliché
Atsushi
avvertì la sensazione di galleggiare a mezz'aria.
Una percezione di leggerezza, quasi di tepore, come il risveglio da un
sonno profondo e ristoratore.
"Mmm..." Mugolò appena aprendo gli occhi,
accorgendosi poi di
qualcosa che non andava: dove erano finite le postazioni di lavoro e le
pile di documenti da smistare e archiviare? Perché erano
stati
sostituiti dai lampioni di strada e dalle luce artificiale dei
grattacieli?
"Ben svegliata, principessa! Dormito bene?"
"Mh?" Atsushi sollevò appena il viso per
individuare il profilo
del suo nuovo mentore: dal mento perfetto, ai capelli castani, alle
immancabili bende che gli circondavano il collo, visibili da sotto il
colletto della camicia.
Solo dopo aver ripreso coscienza di sé
capì che la sua
impressione di lievità proveniva dal suo trovarsi
letteralmente
in braccio al signor Dazai, con le sue braccia forti che lo sostenevano
dalla schiena e da sotto le ginocchia.
"Eeeeehh?" Si agitò Atsushi dimenando braccia e
gambe, cogliendo
di sprovvista Dazai, minacciando di farlo rovinare a terra.
"Ehi, sta fermo! Rischi che ti faccia cadere!"
Il più piccolo ne arrossì, balbettando
una sequenza di
scuse infinite, ricordandosi del momento in cui era bellamente caduto
addormentato.
"Il signor Kunikida si sarà sicuramente
arrabbiato, vero?"
Osò chiedere e subito Dazai rise della sua domanda,
rafforzando
la presa sul corpo di Atsushi.
"Neanche tanto. Proprio lui mi ha detto di portarti
a letto!"
Il viso di Atsushi divenne blu dallo spavento.
"Cosa? Non ci credo!"
Dazai sbuffò divertito riprendendo a camminare
verso i dormitori dell'Agenzia, sotto lo sguardo incredulo di Atsushi.
"E invece sì. Più tollerante di quello
che appare, eh?"
Scherzò socchiudendo gli occhi, ripensando a come Kunikida
aveva smorzato il suo tipico stacanovismo; Atsushi annuì di
rimando: in realtà non si spiegò come mai,
nonostante ora
fosse sveglio, Dazai non diede cenno di rimetterlo a terra, ma
continuò a portarlo in braccio imboccando persino la
scalinata
che conduceva al suo dormitorio.
"Mh, Dazai-san? Ora puoi anche mettermi giù, no?"
Pigolò debolmente, provando a nasconderne l'imbarazzo.
Solo allora Dazai si arrestò per guardarlo
finalmente negli
occhi, cosa che ancora non aveva fatto, lasciandolo combattuto tra
l'idea del sostenere lo sguardo o abbassarlo deliberatamente per
nascondere il rossore sulle guance.
Inutile dire che l'uomo intuì all'istante i suoi
pensieri e si
lasciò scappare una risatina divertita per richiamare
Atsushi
all'attenzione.
"Atsushi-kun, dovresti davvero smetterla di guardarmi con
quegli occhioni da cucciolo spaesato, sai?"
Parole: 393
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3802653 |