Stop pity yourself, or life become an endless nightmare

di Sacchan_
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Cliché: ossia un comportamento stereotipato, un dialogo comune, una situazione usata e strausata che in questo secondo giorno del #writetober si traduce in: come vi continuo la flash precedente.



DAY 2: Cliché


Atsushi avvertì la sensazione di galleggiare a mezz'aria. Una percezione di leggerezza, quasi di tepore, come il risveglio da un sonno profondo e ristoratore.
"Mmm..." Mugolò appena aprendo gli occhi, accorgendosi poi di qualcosa che non andava: dove erano finite le postazioni di lavoro e le pile di documenti da smistare e archiviare? Perché erano stati sostituiti dai lampioni di strada e dalle luce artificiale dei grattacieli?
"Ben svegliata, principessa! Dormito bene?"
"Mh?" Atsushi sollevò appena il viso per individuare il profilo del suo nuovo mentore: dal mento perfetto, ai capelli castani, alle immancabili bende che gli circondavano il collo, visibili da sotto il colletto della camicia.
Solo dopo aver ripreso coscienza di sé capì che la sua impressione di lievità proveniva dal suo trovarsi letteralmente in braccio al signor Dazai, con le sue braccia forti che lo sostenevano dalla schiena e da sotto le ginocchia.
"Eeeeehh?" Si agitò Atsushi dimenando braccia e gambe, cogliendo di sprovvista Dazai, minacciando di farlo rovinare a terra.
"Ehi, sta fermo! Rischi che ti faccia cadere!"
Il più piccolo ne arrossì, balbettando una sequenza di scuse infinite, ricordandosi del momento in cui era bellamente caduto addormentato.
"Il signor Kunikida si sarà sicuramente arrabbiato, vero?" Osò chiedere e subito Dazai rise della sua domanda, rafforzando la presa sul corpo di Atsushi.
"Neanche tanto. Proprio lui mi ha detto di portarti a letto!"
Il viso di Atsushi divenne blu dallo spavento.
"Cosa? Non ci credo!"
Dazai sbuffò divertito riprendendo a camminare verso i dormitori dell'Agenzia, sotto lo sguardo incredulo di Atsushi.
"E invece sì. Più tollerante di quello che appare, eh?" Scherzò socchiudendo gli occhi, ripensando a come Kunikida aveva smorzato il suo tipico stacanovismo; Atsushi annuì di rimando: in realtà non si spiegò come mai, nonostante ora fosse sveglio, Dazai non diede cenno di rimetterlo a terra, ma continuò a portarlo in braccio imboccando persino la scalinata che conduceva al suo dormitorio.
"Mh, Dazai-san? Ora puoi anche mettermi giù, no?" Pigolò debolmente, provando a nasconderne l'imbarazzo.
Solo allora Dazai si arrestò per guardarlo finalmente negli occhi, cosa che ancora non aveva fatto, lasciandolo combattuto tra l'idea del sostenere lo sguardo o abbassarlo deliberatamente per nascondere il rossore sulle guance.
Inutile dire che l'uomo intuì all'istante i suoi pensieri e si lasciò scappare una risatina divertita per richiamare Atsushi all'attenzione.
"Atsushi-kun, dovresti davvero smetterla di guardarmi con quegli occhioni da cucciolo spaesato, sai?"


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