Tu eri
l’unico, il mio grande amore
e ti
custodivo simile a un rarissimo fiore.
Eravamo
belve feroci, mosse da ardore;
il fuoco,
quell’eterno calore
che nasce e
deriva da un luogo migliore.
Eravamo la
stella che le vie erranti accende,
la marea che
sale e mai scende.
Ti amavo, ti
amavo davvero
e non
v’era
al mondo sorriso più sincero
quando la
mia bocca sfioravi con bacio leggero
e accoglievi
in te il mio animo nero.
Poi qualcosa
è successo e sei cambiato;
ho iniziato
a temere che mi avresti lasciato.
Dio mi
è
testimone: io non volevo.
Eri confuso
ma sempre tu, innamorato,
e ne ero
certo, vedi. Lo sapevo.
Un giorno mi
hai detto di volertene andare…
Credevi sul
serio che ti avrei lasciato scappare?
Mi dispiace,
tesoro, mi duole
se con la
mia ira ti ho arrecato dolore,
se senza
volerlo ti ho fatto del male
con la lama
fredda sulla giugulare
per ferirti,
annientarti,
e dalla mia
vita -come niente- cancellarti.
Non ti ho
più ascoltato
neppure
quando hai gridato,
i pianti e
le suppliche non mi hanno fermato.
Perché
ti
stupisci? Non ti ho perdonato.
E adesso il
cadavere del nostro amore
ha il tuo
volto, il tuo cuore
e anche il
tuo nome.
(Ucciderti,
caro, è stato un onore.)
Capisco la
vostra perplessità. Io questo delirio l’ho scritto
pensando ai SeKai, con
Jongin che uccide male il Broccolo perché sono sadica e
ormai lo sapete bene,
ma voi potete immaginarci chi più vi aggrada.
P.S. Neanche
a farlo apposta, proprio oggi è il mio sesto anniversario di
ficcyne a tema EXO
pubblicate su EFP. Sto invecchiando!
Una
cliccatina è sempre gradita: https://www.facebook.com/IlGeniodelMaleEFP/.
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