Fantasmi
dell’Opera
L’ambiente
era rischiarato dalla luce azzurrina delle
candele, posizionate sulle alte colonne di pietra del sotterraneo della
villa.
Sigilli
e simboli erano riportati su di esse, mentre
sulle pareti delle ampie navate c’erano affreschi che
raffiguravano Giotto
intento a compiere diverse azioni altruistiche.
Gokudera
si appoggiò con una mano a una delle colonne,
aveva i piedi nudi e i capelli argentei gli ricadevano davanti al viso.
<
La festa non è ancora iniziata e loro già
litigano, ogni scusa è buona per sfogare l’odio
che provano l’uno nei confronti
dell’altro.
Non
avrei dovuto vestirmi da Christine in questo
Halloween, hanno frainteso il significato > pensò.
Kyoya
estrasse i tonfa da sotto la lunga giacca nera,
stringendone il manico fino a far diventare bianche le nocche.
“Come
hai osato presentarti con il mio medesimo
costume?” domandò.
La
luce delle candele si rifletteva sulla maschera di
ferro da fantasma dell’opera che indossava.
“Fufufu.
In questa mascherata sei tu ad aver preso il
ruolo sbagliato. Ti sarebbe donato di più quello da tenero
bocciolo” rispose
Mukuro. Si nascose la bocca con la mano coperta da un guanto candido,
la sua
maschera da fantasma dell’opera era di ceramica candida.
Le
figure di entrambi si riflettevano nelle mattonelle
lucide del palazzo.
“Yò!”.
Kyoya e Rokudo si voltarono all’unisono e
impallidirono, vedendo Takeshi con il medesimo abito da cantante lirica
color
salmone, sfumato verso l’alto, che indossava Gokudera.
“Non
sapevo che aveste deciso di farci da cavalieri.
Ci eravamo messi d’accordo per fare Christine entrambi.
Questo
GDR mi sorprende sempre” disse Yamamoto.
“Fufufu.
Quante coincidenze in questa notte stregata.
Mi chiedo se significano qualcosa” sussurrò Mukuro.
“Sì!
Che dopo aver morso a morte Rokudo Mukuro,
morderò a morte te, Carnivoro” ringhiò
Kyoya.
“Eh?!
Così mi rovinerò il costume,
Kyòya” si lamentò
Takeshi.
“Yamamoto
Takeshi!” gridò Hibari.
Gokudera
gemette sconsolato.
[303].
|