avviso
Percorro lentamente la via, trafficata di macchine e autobus, su un
piccolo marciapiede grigio. Un fastidioso senso di angoscia, opprime il
mio petto costringendomi ad una postura poco corretta, quasi curva.
Avverto il battito del mio cuore leggermente accelerato, mentre una
strana confusione offusca la mia mente; ma perché è
dovuto capitare proprio a me???
Scorgo la meta del mio pellegrinare alla fine della via e,
inconsciamente, il mio procedere diventa più lento e stentato.
Mi soffermo a guardare i fiori posti alle finestre delle case,
l’interno delle macchine posteggiate davanti a me, seguo il
girovagare annoiato di un gatto; ma, inesorabilmente, il mio tragitto
diventa sempre più corto.
Sono quasi davanti all’edificio quando avverto una voce chiamarmi
-Signorina! Signorina!! Per favore può tenermi quel posto? Sia
gentile il tempo di fare il giro con la macchina, sono in ritardo ed
è il primo buco libero che trovo dopo cinque giri per le
traverse vicine!
Annuisco, quasi sollevata, per quella provvidenziale opportunità di ritardare ancora la tortura, quell’atto barbarico e subdolo, conosciuto ai più come prelievo di sangue.
Aspetto paziente il ragazzo dalla macchina nera, informando i vari
“pretendenti al posto” che il parcheggio è
già stato prenotato. La metà di loro mi ha apertamente
inveito contro, l’altra metà invece ha borbottato
sommessamente qualche improperio immergendosi speranzosi in altre
vie alla ricerca di qualche angolino per la loro macchina.
Guardo disorientata l’orologio notando che, sebbene siano passati
svariati minuti, quel ragazzo non si è ancora fatto vedere.
Inizio a pensare che abbia trovato parcheggio altrove e mi abbia
lasciato lì ad accumulare karma negativo
e maledizioni varie mentre lui, è già comodamente seduto
alla sua scrivania, a godersi la sua meravigliosa giornata di lavoro
quando lo vedo arrivare sorridente e parcheggiare in maniera perfetta
la sua auto.
-Leggiadra fanciulla le sono infinitamente grato! Mi permetta di
scortarla ovunque debba andare, sarò il suo cavaliere
finché non la saprò giunta a destinazione!
Questo strano ragazzo, appena abbandonato il suo mezzo, si è
diretto da me prendendomi le mani nelle sue e iniziando a decantare
lodi e ringraziamenti degni di un cavaliere servente dell’800. Ho
quindi la possibilità di vederlo in tutto il suo fascino, non ha
solo un sorriso accattivante e due occhi blu mare magnetici,
è anche alto con un fisico che definirei addirittura
sensuale. Non solo il suo corpo ma anche i modi, il suo atteggiamento,
lo rendono.. non so provocante, affascinante.
-N.no ti ringrazio, sono già arrivata e poi, tu non eri in ritardo per il lavoro?-
Porta una mano dietro il capo mentre un sorrisetto sghembo, tinto di colpevolezza, si distende sul suo viso perfetto.
-Si, dovrei iniziare il turno alle sette precise, ma non
permetterei mai che una cosi bella ragazza vaghi sola per queste
vie dopo aver protetto il mio posto auto! Posso offrirle qualcosa per
sdebitarmi almeno?-
Mi inchioda con quei suoi meravigliosi occhi blu, stregandomi con quella voce calda e melliflua
che si insinua nella mia mente, offuscandone le facoltà
intellettive. Un cornetto potrei anche accettarlo, infondo, sarebbe
davvero scortese non accettare la sua galanteria, e poi sembra un cosi
bravo ragazzo..
Sto quasi per accettare la sua offerta quando il mio sguardo ricade
sull’ insegna bianco verde con su scritto “centro
diagnostico”, posta sull’entrata dell’edificio
proprio di lato a noi, ed allora riacquistato il mio buonsenso
declinando malvolentieri l’invito.
-Ti ringrazio, ma devo davvero andare, la struttura qui presente mi
attende per prelevare qualche provetta del mio preziosissimo sangue.
-Ah ma allora è perfetto! Io lavoro qui, vieni con me, mi occuperò io di te!
Mi afferra per la mano trascinandomi, allegro, all’interno
dell’edificio, fino alla "reception" dove svolgo le varie pratiche
di pagamento e infine, una gentile infermiera, mi accompagna nella zona
prelievi. Un’altra estenuante fila da sopportare, questa volta
per subire la mia condanna.. mi sento come una persona condannata al
patibolo, scortata con i polsi legati e le catene ai piedi, verso il
logo della propria morte.
Si lo so che sto esagerando, è solo un prelievo. Delle comunissime analisi ma per me è una vera tortura.
Odio il sangue ed ho il terrore degli aghi!
Ricordo che da piccola dovetti fare delle punture, e fu una vera
tragedia, sia per me che per i miei genitori, basta sapere che feci in
tutto tre punture ma di buchi ce ne furono quattro,e si perché
non appena la siringa toccò il mio delicato e innocente deretano,
io mi divincolai così tanto da farla volare via e quindi dovetti
ri-sopportare quell’arcaica tortura.
Rabbrividisco al solo pensiero che un ago, profanerà il mio
fragile braccio, per insinuarsi in un’ingenua vena e rubarne il
rosso contenuto. Inizio cosi a guardarmi smarrita intorno, alla ricerca
del mio presunto accompagnatore e protettore, non lo scorgo da nessuna
parte, ma in compenso osservo la gente che, come me, attende il
proprio turno.
Ci sono una paio di persone di mezza età pazientemente
sedute su quelle scomode sedie color panna attaccate al muro che
conversano tra loro di malattie mortali, di acciacchi e reumatismi
dovuti all’età avanzata; ovviamente si confidano tutte le
sintomatologie che affliggono le loro giornate e si scambiano consigli
su come contrastare l’avanzare della vecchiaia. Altri, invece,
parlano di figli e nipoti, delle loro vite, e della loro
gioventù passata cosi diversa dalla nuova generazione.
C’è anche una giovane coppia appoggiata alla parete
che bisbiglia in disparte da tutti, la ragazza è molto carina,
mora e dai tratti delicati e giovani, è abbracciata al ragazzo
che ricambia delicato il gesto accarezzandole dolcemente il braccio, a
quanto pare tenta di infondere coraggio alla fidanzata
terrorizzata come me dalla barbarica pratica di prelevamento-sangue.
Infine, ci sono svariati bambini accompagnati dalle proprie madri. Uno
singhiozza rumorosamente e col viso rigato dalle lacrime e le mani
tremanti , è aggrappato alla gonna della madre e la prega di
riportarlo a casa promettendole di fare il bravo e di non ammalarsi
più, un altro invece, è seduto silenzioso e col volto
chino fissa il pavimento, sembra calmo ma in realtà è
terrorizzato, lo si capisce dal frenetico movimento delle sue mani che
instancabili si torturano in improponibili accavallamenti e torsioni,
un’altra ancora invece sorride allegra muovendo ritmicamente le
gambe avanti e indietro come in attesa di un giro su una giostra,
sembra quasi impaziente di entrare, come la invidio!!!
-Ayame eccoti qui! Non ti ho fatto aspettare troppo spero.
Mi volto sorridente e sollevata all’idea di avere anche io
qualcuno accanto a me, ma ciò che si para davanti ai miei occhi
non è semplicemente il ragazzo spigliato di prima vestito con
jeans e maglietta, no indossa un camice bianco!!
-Hei mi sembri un po’ tesa, non dirmi che hai paura di un piccolo aghetto?
Ha i primi due bottoni aperti a mostrare gli indumenti
sottostanti e un sorriso smagliante a illuminare il volto, tuttavia
trovo che qual largo camice immacolato elimini gran parte del suo
fascino. Forse sarà la mia innata avversione verso medici e
affini a darmi tale effetto, o forse il fatto che quel fisico
scolpito non sia più messo in evidenza; ma adesso questo ragazzo
non riesce più ad attirarmi, anzi, quasi mi mette in soggezione.
Soggezione che si trasforma in paura non appena lo sento prendermi per
mano e pronunciare quelle poche parole che risuonano per me come una
condanna..
-Su non c’è da preoccuparsi è un aghetto sottilissimo.
-I.io veramente non ho paura dell’ago.. ma del fatto che verrà infilato nel mio braccio-
Affermo tentando di assume un tono scherzoso che tuttavia non credo di
essere riuscita ad ottenere, infatti, lo vedo sfoggiare due occhioni
luccicanti da cucciolo e cingermi nuovamente le mai nelle sue.
-Non temere mia dolce Ayame! Ci penserò io a prelevare il tuo
prezioso sangue e ad occuparmi di te! Vieni mia diletta, seguimi e non
temere, queste mani non hanno mai ferito una donna, sanno solo
compiacerle.
Mentre lo dice, mi stringe a se abbracciandomi alla vita. Sento la sua
mano sul mio fianco destro scendere lentamente verso la coscia mentre,
interdetta dalla sua intraprendenza e velocità, vengo
“accompagnata” verso una delle salette prelievi.
Riesco appena a realizzare la situazione e a tentare una contromossa,
che avverto Miroku emettere un gridolino di dolore e il calore della
sua mano svanire dal mio corpo.
Fine primo capitolo!!
Allora che ve ne è sembrato??
Vi aspettavate che il ragazzo della macchina fosse Koga vero? E invece
no, era il nostro Miroku! Ma tranquilli c’è Sango a tenerlo
a bada e nel prossimo capitolo il nostro hentay non avrà vita
facile…
Parliamo ora del perché di questa Storia.. doveva essere una
semplice shot ma la mia testolina aveva ben altro in mente così
è venuta fuori una ff di 4 capitoli. Che dire è un
piccolo palliativo per mantenermi presente durante il periodo di stasi
che ci sarà in “La mia cura”. Purtroppo per mancanza
di tempo e la dovuta ispirazione non potrò scrivere fino a
inizio agosto cosi ho tirato fuori questa storia scritta secoli fa
dandole una correzione e un finale perciò tranquilli è
ultimata e non ci saranno ritardi avrete un capitolo ogni 2 o 3 giorni
al massimo. Vuole essere una semplice storia, leggera, poco impegnativa
ma divertente, spero di strapparvi un sorriso insomma : )
Piccolo angolino delle curiosità, in questa ff ci saranno di
tanto in tanto piccoli aneddoti autobiografici vedi storia delle 3
punture con 4 buchi.. è successo quando avevo all’incirca
5 anni :P ma a differenza della nostra protagonista non ho mai avuto
paura di fare le analisi, tranne la prima volta.. il motivo lo
scoprirete in uno dei prossimi capitoli.. diciamo che ad ogni
aggiornamento vi parlerò anche un po’ di me se vi
interessa :P
Ed ora, visto che so che molti lettori li amano, ecco lo spoiler sul prossimo capitolo:
“Una signora si è unita a noi, chiamando a gran voce, a
quanto pare, il mio accompagnatore, facendolo nuovamente sbiancare e
questa volta, il motivo mi è più che palese. Si tratta di
una donna intorno agli ottant’ anni, indossa una veste lunga a
fiori con le maniche a giro e una scollatura troppo audace per la
sua età, la pelle delle braccia, non più soda, traballa
ad ogni suo movimento rendendo le numerose smagliature quasi vive.
Il viso è smunto e segnato dal tempo, i capelli canuti
sono tenuti fermi da uno strano fermaglio a forma di ossa in una
specie di coda bassa e al suo sorriso mancano all’appello un paio
di incisivi sia superiori che inferiori; ma, cosa più
inquietante, i suoi grandi occhi neri come la notte circondati da una
fitta rete di rughe, divorano con lussuria la figura terrorizzata di
Miroku, il quale, avrà l’onore di doverle praticare
una rettoscopia.”
Questa storia è dedicata a tutti i lettori e commentatori de
“La mia cura” nella speranza che aspettino una scrittrice
assillata dagli esami, e ovviamente a tutti gli amanti di questa
favolosa coppia.
Invito tutti gli incauti lettori incappati in questa pagina di lasciare
un segno del loro passaggio, perché come sempre critiche e
commenti sono ben accetti, ovviamente ogni errore segnalato sarà
prontamente corretto.
Che altro dire, spero che questa storia vi piaccia e vi diverta almeno un po’ .
Un bacione a tutti Mikamey
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