Sempre
Non ti comprendo,
regno terreno,
ciò che è stupendo
in te, a me par veleno,
assurdo è, ti sfugge
ciò cui io tendo,
non puoi distruggermi,
mi metti al bando.
Dell'Eden del bardo
ricerco l'ebbrezza,
lo spirito ho ingordo
di quella carezza,
ma del suo traguardo
non sono all'altezza:
è tardi, il bugiardo
lo sterno mi spezza.
[Diseredata
dal sogno e dal mondo,
ostracizzata
dal primo e il secondo,
pazza di fame,
persa, allo stremo!]
Testardo stame
straziato all'estremo
ritorni stordito
dal tuo predatore
[tormento d'ordito
tramato nel cuore].
Limbo d'argento,
di canto e d'incendio,
ormai l'ho capito
che non ti appartengo
[pur se, a un tuo comando
m'accendo e mi spengo,
pur se, a un tuo capriccio
mi libo all'inchiostro]:
fragile intreccio
di maschere mostro
e fiera brandisco
frustrato disastro,
ma cosa dimostro?!
Che strillo incastrata
restando sul posto
e pur non capisco
qual'è la mia strada.
[Sarà allora questo la poesia?
Il chiedermi ancora
il chiedermi sempre
che cosa io sia].
|